Si rassicuri pure Barbara Palombelli. Molti sono della sua stessa idea quando scrive su Il Foglio «sono in minoranza assoluta: penso che sacerdoti, suore e parrocchie e comunità sparse per tutto il paese non debbano pagare l’Imu». Neanche il più acceso anticlericale si sognerebbe di chiedere ad una parrocchia di quartiere di pagare l’oneroso tributo. Magari Barbara Palombelli dovrebbe specificare cosa intende per “comunità sparse per tutto il paese”: un termine tanto generico che potrebbe comprendere di tutto e di più.
La giornalista ad ogni modo non fa distinzioni e pensa che questa trattamento debba essere applicato anche per «i rabbini, gli imam, i monaci di tutte le religioni del mondo». Pur apprezzando la democraticità della giornalista bisogna stare attenti. Le religioni nel mondo sono veramente tante e c’è da giurare che all’inventiva del popolo italico non sfuggirebbe di inventare una nuova religione per “imu-nizzarsi” dal pagamento del tributo magari eleggendo a luogo di culto di una neo-religione una semplice abitazione privata.
Continua scrivendo che «tassare la carità e la spiritualità per investire in ostriche e cozze pelose mi sembra un’idea orrenda e piuttosto rozza» con l’ovvio riferimento agli scandali che hanno portato alle dimissioni della giunta Polverini. C’è solo da concordare con lei: tassare la carità e la spiritualità è orrendo. Infatti nessuno si sogna di far pagare l’Imu per un luogo di culto (laddove si può fare esercizio di spiritualità) o per un dormitorio della Caritas ma solo per quei beni immobili (tanti) da cui si ricava un profitto. Ovvio che poi tutti i cittadini onesti vorrebbero che questi nuovi tributi non vengano usati in “ostriche e cozze” o in altri cattivi usi della politica come – un esempio tra i tanti – il caso che riguarda l’ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi sotto inchiesta per appropriazione indebita di circa tredici milioni di euro dalle casse del partito provenienti dai rimborsi elettorali (quindi dalle tasse di tutti i contribuenti) proprio nel periodo in cui era segretario della Margherita Francesco Rutelli: ossia il marito della stessa Palombelli.