Nessuno ha mai dimostrato che l’omosessualità sia una malattia. Cominciamo con questa semplice costatazione storica. La conseguenza è che nessuno può curare quello che non conosce. Ecco perché il 99,96% delle organizzazioni scientifiche professionali nel settore medico, psicologico ed educativo del mondo occidentale concorda nel rifiutare la cura contro le persone gay e lesbiche, considerando quella cura come ciarpame di attivisti antigay senza dignità scientifica. Gli omofobi sono ossessionati dal voler curare gay e lesbiche dichiarando che non ci siano prove per considerare l’omosessualità come sana. Essendo disonesti, fingono che nella scienza moderna non vale la regola opposta, cioè che siano loro a dover dimostrare che sia una malattia. L’omosessualità fu inserita tra i disturbi mentali solo nel 1952 quando venne pubblicato per la prima volta il DSM da parte della più importante organizzazione medico-scientifica al mondo (American Psychiatric Association). Non avevano alcuna prova scientifica seria per inserirla, come vedremo tra poco. Fu considerata malattia per ventun anni appena, perché nel frattempo alcuni scienziati controllavano la validità di quella decisione e, appena finito questo controllo, la dovettero togliere riconoscendo che non c’era alcuna evidenza scientifica per curare gay e lesbiche. Nel 1973 venne quindi derubricata dalla lista dei cosiddetti disturbi in seguito alla demolizione completa degli strumenti di ricerca che erano stati usati in psicologia e psichiatria sino a quel momento per provare che gli omosessuali fossero malati per il solo fatto di essere omosessuali. Due decenni di studi avevano demolito uno dopo l’altro i metodi di ricerca usati sino ad allora. Una donna eterosessuale nata più di un secolo fa è chi incominciò prima di tutti a controllare quella che si considerava una certezza scientifica, i gay sono malati come la Terra gira intorno al Sole. Questa scienziata ha cambiato i destini delle persone omosessuali. La ricercatrice universalmente riconosciuta per aver mostrato sin dagli anni ’50 che i gay non sono intrinsecamente malati di mente. Una psicologa che ha modificato la storia, con la scienza.
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La pedofilia è un orientamento sessuale come l’omosessualità? Altra bufala in salsa cristiana.
Nel 1973 l’American psychiatric association (Apa) ha cancellato l’omosessualità dal suo elenco delle malattie mentali, il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders: una scelta che non è mai piaciuta al mondo cattolico che ancora continua a ripetere che è stata una decisione adottata per motivi non scientifici.
Nel vano tentativo di associare l’omosessualità alla pedofilia molte fonti riportano che l’Apa avrebbe deciso di classificare la pedofilia come “orientamento sessuale” eliminandola dal novero delle malattie così come era avvenuto per l’omosessualità nel 1973.
“Pedofilia, 50 anni fa era una ‘malattia’. Da quest’anno per gli psichiatri americani è un ‘orientamento sessuale'”: così titola Tempi in un articolo firmato da Benedetta Frigerio secondo cui «L’associazione degli psichiatri americani (Apa) ha scritto nel suo ultimo manuale che la pedofilia, “il desiderio sessuale verso i bambini è un orientamento” come gli altri». La giornalista aggiunge: «La decisione denunciata dall’Associazione della famiglia americana (Afa) va così a completare un lungo percorso di sdoganamento cominciato già negli anni Cinquanta». Continua a leggere
Avvenire: “Disturbati i figli dei gay”. Per la comunità scientifica sono solo “bullshit”.
Il giornale dei vescovi Avvenire ha pubblicato un articolo di Bice Benvenuti (“Adozioni ai gay? Figli disturbati”) sulle adozioni alle coppie omosessuali.
Nell’articolo si riporta l’opinione del dott. Giuseppe Di Mauro, presidente della Società italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps): «Siamo preoccupati perché i media parlano dell’argomento con troppa leggerezza. Invece l’argomento è molto delicato e andrebbe valutato con maggiore rigore scientifico, soprattutto per le ripercussioni che comporta sulla crescita e lo sviluppo del bambino».
Giuseppe Di Mauro è un pediatra e risulta molto difficile credere che avere dei genitori omosessuali possa comportare un deficit nello sviluppo fisico.
Si potrebbe obiettare che una coppia di genitori dello stesso sesso non è l’ambiente idoneo allo sviluppo psicologico del bambino (sviluppo psicologico che di certo non è di competenza dei pediatri) ma l’Associazione italiana di psicologia ricorda che «le affermazioni secondo cui i bambini, per crescere bene, avrebbero bisogno di una madre e di un padre, non trovano riscontro nella ricerca internazionale sul rapporto fra relazioni familiari e sviluppo psico-sociale degli individui» ed inoltre «non sono né il numero né il genere dei genitori – adottivi o no che siano – a garantire di per sé le condizioni di sviluppo migliori per i bambini, bensì la loro capacità di assumere questi ruoli e le responsabilità educative che ne derivano».
Sull’organo della Cei si ricorda che non ci sono numerosi studi sulle coppie omosessuali che hanno adottato bambini e – laddove si sono svolti – riguardavano campioni piccoli con «la finalità dichiarata di sostenere liceità e opportunità delle unioni gay».
I dati sulle adozioni delle coppie gay provengono da un gruppo di 59 studi dell’Apa (American psychological association) ma – a riguardo – il giornale dei vescovi riporta uno studio dello studioso Loren Marks pubblicato sulla rivista Social science research secondo cui gli studi dell’Apa sarebbero invalidi essendo presenti alcune lacune. Continua a leggere