L’Italia è stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo a garantire anche alle madri la possibilità di dare il proprio cognome al figlio: una sentenza che è stata accolta con favore in tutto lo scenario politico (come se sia necessario aspettare i richiami di Strasburgo per aggiornare la nostra legislazione). A seguito della sentenza, il Consiglio dei ministri ha deciso di garantire questo diritto in caso ci sia l’accordo da parte di entrambi i genitori.
Una notizia accolta – come detto – con favore da tutte le forze politiche nonostante all’interno del mondo cattolico non sono mancate le critiche.
Il primo ad esprimere il suo allarmismo, con un’intervista su Tempi, è Giancarlo Cerrelli, vicepresidente dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani (Ugci), secondo cui la decisione di Strasburgo «crea disordine e contrappone uomo e donna».
Una sentenza che per Cerrelli desta «sospetti» con conseguenze «che possono essere pericolose» ed «ingerenze (…) che mettono in discussione la modalità con cui l’Italia dall’epoca romana garantisce l’ordine delle generazioni». In effetti dall’epoca romana poco o nulla è cambiato all’interno della famiglia. Continua a leggere
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Legge contro l’omofobia: i cattolici italiani “tengono famiglia”.
A breve riprenderà in Senato il dibattito sulla legge contro l’omofobia e la stampa cattolica è in primissima linea per opporsi a qualsiasi testo che possa difendere gli omosessuali da violenze motivate dall’orientamento sessuale della vittima.
Molto agguerrito è ovviamente il quotidiano dei vescovi italiani Avvenire secondo cui nel testo «ci sono rischi di introdurre forme odiose di repressione della libertà di pensiero e di religione». Nella stessa intervista Lucio Romano di Progetto per l’Italia parla di «”golpe” notturno» come se si voglia «si voglia agire di nascosto, evitando un dibattito democratico».
Dello stesso avviso anche Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari, secondo cui «il Parlamento avrebbe da occuparsi con la medesima lena di ben altre questioni veramente urgenti e che riguardano l’intera società invece di dedicarsi, giorno e notte, a temi che nella migliore delle ipotesi sono divisivi». Perciò è chiara la richiesta di Belletti: «Rivolgiamo un appello ai senatori affinché il dibattito sul tema dell’omofobia non sia trattato a porte chiuse e con il favore delle tenebre ma venga affrontato nel confronto delle diverse posizioni, senza ideologia e senza strappi». Continua a leggere
Sulle coppie di fatto i giuristi cattolici contro i notai italiani.
Aumentano le coppie di fatto in Italia ed ormai un bambino su quattro nasce da genitori non sposati: questo è quanto emerge dall’ultimo rapporto Istat sul matrimonio. Davanti alla latitanza del Parlamento nell’adottare una legge a tutela delle coppie di fatto, il Consiglio nazionale del notariato ha realizzato l’iniziativa dei “Contratti di convivenza Open Day”, una serie di incontri nelle sedi dei Consigli notarili di tutta Italia in cui le coppie italiane (anche omosessuali) potranno stipulare dei “contratti di convivenza” per regolamentare alcuni aspetti prettamente patrimoniali del rapporto: come partecipare alle spese comuni, come usare la casa di residenza, l’attribuzione dei beni acquistati durante la convivenza, Tutti aspetti molto importanti soprattutto nel caso in cui il rapporto di convivenza cessi e che riguardano anche i figli nati dalla coppia nel definire i rapporti patrimoniali su mantenimento ed istruzione (tutti i dettagli su www.contrattidiconvivenza.it). Come riportato dal sito del Consiglio nazionale del notariato, i contratti di convivenza «sono accordi – che devono risultare da apposito atto scritto – con cui la coppia definisce le regole della propria convivenza attraverso la regolamentazione dell’assetto patrimoniale della stessa – prima che abbia inizio o durante lo svolgimento del rapporto – ed alcuni limitati aspetti inerenti i rapporti personali (ad es. la designazione dell’amministratore di sostegno)». Continua a leggere
Bimba affidata a coppia omosessuale: uno “scandalo” per il mondo cattolico.
Solo in Italia la notizia dell’affidamento temporaneo di una bambina di tre anni ad una coppia omosessuale a cui era legata da rapporti affettivi poteva creare tante polemiche e discussioni.
Non basta che la coppia sia definita dai servizi sociali che hanno esaminato il caso come stabile e affidabile (anche economicamente) e non basta che il provvedimento sia temporaneo e che la bimba potrà continuare a frequentare la madre: per il mondo cattolico tutto questo è uno “scandalo”.
Il primo intervento non viene da un esponente cattolico ma “laico” come l’ex parlamentare del Pd Mario Adinolfi: «Ho una figlia di tre anni, esattamente la stessa età della bimba che il tribunale dei minori di Bologna ha deciso di affidare a una coppia di omosessuali. Credo di comprenderne alcune dinamiche psicologiche in maniera piuttosto approfondita e mi trovo d’accordo con il procuratore minorile della Repubblica che, concentrata sul benessere della bimba piuttosto che su ottenere uno spot sui giornali, si era detta radicalmente contraria all’affido della treenne alla coppia gay ritenuta “non all’altezza”». Si apprende con piacere che Adinolfi oltre che esperto di poker è anche esperto di psicologia dell’infanzia. Continua a leggere
Vengo anch’io. No tu no. Ma perché? Perchè no. L’avvocato cattolico “censurato”.
“Vengo anch’io. No tu no. Ma perché? Perchè no”: questi versi del grande Enzo Jannacci descrivono bene la diatriba tra il vicepresidente dell’Unione giuristi cattolici italiani (Ugci) Giancarlo Cerrelli e Domenica In “colpevole” di aver cambiato idea sulla partecipazione del giurista alla trasmissione di Rai Uno.
Cerrelli si era reso protagonista, in merito al dibattito sull’omofobia, di un controverso intervento a UnoMattina dove aveva affermato che «l’omosessualità è stata depennata dal manuale diagnostico e statistico delle malattie mentali non per motivi scientifici».
Successivamente Mara Venier a Domenica In vuole parlare di omosessualità ed in un primo momento – da quanto afferma Cerrelli – era stato invitato l’esponente dell’Ugci: invito che era stato disdetto in un successivo momento facendo gridare alla “discriminazione” il giurista cattolico.
Intervistato dall’agenzia di stampa Zenit dei Legionari di Cristo secondo cui il caso «non svela solo l’inadempienza di una televisione pubblica dalla presunta vocazione pluralista, ma quello che sembrerebbe un graduale imporsi di una dittatura omosessualistica che mina alle basi antropologiche e culturali della società odierna» l’avvocato cattolico commenta il fatto. Sembra quasi una situazione “orwelliana” quella descritta: «Per giungere all’indifferenziazione sessuale, tale ideologia deve percorrere alcune tappe. Una di queste è l’omosessualizzazione della società, consistente sia nell’uniformazione dei sessi tra loro, che nell’avvicinamento del mondo e della cultura eterosessuale al mondo e alla cultura omosessuale. (…) Continua a leggere
Quei giuristi cattolici molto cattolici ma poco giuristi
«Sono gay, l’Italia è un Paese libero ma esiste l’omofobia e chi ha questi atteggiamenti deve fare i conti con la propria coscienza»: con queste parole ha purtroppo deciso di togliersi la vita un giovane ragazzo omosessuale lanciandosi dall’undicesimo piano di un palazzo a Roma.
Il giorno dopo – proprio sull’omofobia – interviene nelle pagine del quotidiano online Il Sussidiario, Giancarlo Cerrelli, vicepresidente dell’Unione giuristi cattolici italiani (Ugci), con un articolo dal titolo “Omofobia. Ecco il piano fascista per ‘rieducare’ gli italiani”. Lo stesso Cerrelli si era già reso protagonista di un intervento a UnoMattina Estate che aveva creato molte polemiche.
Il giurista cattolica esprime “meraviglia” per la «fretta con cui è stato approvato tale disegno di legge senza che vi fosse alcuna urgenza sociale e nonostante siano altre le priorità a cui gli italiani attendono che si provveda». Forse è necessario aspettare che un fenomeno sia “urgente” affinché il legislatore sia chiamato ad occuparsene? Dobbiamo forse aspettarci che gang terrorizzino e pestino gli omosessuali affinché il Parlamento senta la necessità della giustezza di un provvedimento a contrasto delle discriminazioni e dei contrasti legati all’orientamento sessuale? Per il resto gli italiani che pensano che sono “altre le priorità” possono stare tranquilli. L’iter parlamentare di approvazione delle leggi è prima di tutto diviso nelle quattordici diverse commissioni parlamentari competenti per materia (questo disegno di legge appartiene alla commissione Giustizia) e quindi la discussione di una legge che contrasta l’omofobia non “rallenta” l’approvazione di una legge con – ad esempio – misure per l’occupazione che potrà essere discussa negli stessi giorni in un altra commissione parlamentare (ad esempio nella commissione Lavoro o in quella Attività produttive). Inoltre il presidente della Camera o del Senato possono decidere di dare priorità ad un particolare disegno di legge nel calendario dei lavori se ritengono che sia particolarmente urgente. Strano che un giurista – sebbene cattolico – ignori tutto questo. Continua a leggere
“Tempi” di lotta al disegno di legge contro l’omofobia
Bisogna riconoscerlo: nella gara all’interno del mondo cattolico per contrastare il disegno di legge contro l’omofobia una posizione da leader la occupa Tempi, l’organo di informazione vicino al movimento ecclesiale di Comunione e liberazione.
L’11 settembre Emanuele Boffi ritorna sulla vicenda che ha visto protagonista Giancarlo Cerrelli, vicepresidente dell’Unione dei Giuristi Cattolici per titolare “Le associazioni Lgbt vogliono mettere il bavaglio a chi non la pensa come loro sulla legge anti omofobia”. Quale la “grave colpa” delle associazioni Lgbt? Lo spiega bene Emanuele Boffi: «Alcune associazioni lgbt hanno incontrato il presidente della commissione di Vigilanza Rai, Roberto Fico (M5S), chiedendogli di presentare un’interrogazione che faccia “piena luce” su quanto accaduto durante la puntata del 20 agosto di Uno Mattina (RaiUno)». Insomma chiedere spiegazioni in Parlamento – ossia nel luogo simbolo della democrazia e del pluralismo – significherebbe “mettere il bavaglio” ed infatti sono molto chiare le idee di Emanuele Boffi: «Tutta questa vicenda non fa altro che confermare quanto andiamo scrivendo da tempo. E cioè che la legge sull’omofobia non mira a tutelare le persone omosessuali che vengono discriminate per le loro preferenze sessuali (lo ripeteremo di nuovo a rischio di apparire zelanti: se discriminazione c’è, essa va punita con gli strumenti di legge già esistenti), no, la norma Scalfarotto-Leone mira a mettere il bavaglio a persone come Cerrelli. Questo episodio ne è l’ennesima conferma». Resta da domandarsi se Boffi parlerebbe di “bavaglio” a proposito delle innumerevoli posizioni (il più delle volte con esposti ai tribunali) dell’assocazione Genitori Cattolici contro programmi come Le amiche del cuore, Basic Instinct, Darkman, Full Metal Jacket, Body of evidence, L’Amante, Luna di fiele, Io ballo da sola, Trono di spade. Continua a leggere
I Giuristi Cattolici: “Omosessualità depenalizzata a maggioranza”. Anche il papa viene eletto a maggioranza.
Nella polemica esplosa alle parole di Giancarlo Cerrelli, vicepresidente dell’Unione giuristi cattolici italiani, che ha affermato che «l’omosessualità è stata depennata dal manuale diagnostico e statistico delle malattie mentali non per motivi scientifici» non poteva mancare l’intervento del presidente della stessa associazione, il professor Francesco D’Agostino: un intervento autorevole che avviene da un palcoscenico altrettanto autorevole, Avvenire, organo della Conferenza episcopale italiana.
D’Agostino, professore anche alla Libera Università Maria Santissima Assunta ed alla Pontificia Università Lateranense e membro della Pontificia Accademia per la Vita, lo ammette sin da subito: «Non voglio entrare nel merito di un problema che non domino (ma che dubito sia davvero dominabile da parte di chicchessia) e cioè se l’omosessualità possa essere “curata” e se il disagio esistenziale di cui (alcuni ) omosessuali soffrono li renda meritevoli di aiuto». D’Agostino non vuole entrare nel merito di un problema ma poi in effetti lo fa. E nonostante dubiti che nessuno possa dominare il “problema” se l’omosessualità possa essere “curata” forse uno psicologo avrà qualcosa di più da dire rispetto ad un giurista.
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Italia: il Paese con il Vaticano e con 64mila Chiese dove i professionisti cattolici sono “costretti all’anonimato”
Il mese prossimo sarà in discussione in parlamento il disegno di legge contro l’omofobia ed ovviamente, come per tutti i temi “sensibili”, divampa la discussione tra politici, psicologi, attivisti, giuristi, giornalisti, sacerdoti.
Una calda mattina d’agosto diventa rovente a Unomattina Estate quando l’avvocato Giancarlo Cerrelli, vicepresidente dell’Unione giuristi cattolici italiani, afferma che «l’omosessualità è stata depennata dal manuale diagnostico e statistico delle malattie mentali non per motivi scientifici» accennando alla fine anche alle cosiddette “terapie riparative” che farebbero ritornare eterosessuali i gay. Polemica scontata anche perché dal 1990 l’Oms ha depennato l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali.
Tante le reazioni alla sua dichiarazione ed immediatamente arriva la replica di Giuseppe Luigi Palma, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi, che in un comunicato ha dichiarato: «È gravissimo che i detrattori della legge antiomofobia ripropongano, tra le altre, l’idea che l’omosessualità sia una malattia da curare e, di conseguenza, che l’orientamento omosessuale sia da modificare, contraddicendo palesemente quanto, invece, da anni sostiene la comunità scientifica internazionale che, a ragione, ha da tempo rigettato le cosiddette terapie di conversione e riparative. Affermare che l’omosessualità possa essere curata o che l’orientamento sessuale di una persona si debba modificare, come recentemente dichiarato dal vicepresidente Unione giuristi cattolici italiani, è una informazione scientificamente priva di fondamento e portatrice di un pericoloso sostegno al pregiudizio sociale ancora così fortemente radicato nella nostra società, come dimostrano, purtroppo, i sempre più diffusi fatti di cronaca. Ribadisco, se mai ce ne fosse bisogno che gli psicologi, secondo il Codice deontologico, non possono prestarsi ad alcuna ‘terapia riparativa’ dell’orientamento sessuale di una persona, bensì collaborare con i propri pazienti nel caso di disagi relativi alla sfera sessuale siano essi avvertiti dagli eterosessuali così come dagli omosessuali». Continua a leggere