La sentenza del tribunale di Roma riguardante l’adozione di una bambina di cinque anni ad una coppia di lesbiche non solo ha infiammato i vescovi italiani ma anche quel mondo di politici, giornalisti, cattedratici, giuristi, oculisti e macellai che gravitano intorno al mondo cattolico.
Addirittura di “golpe” dei pm scrive la deputata ultracattolica e membro dell’Opus Dei Paola Binetti sul Sussidiario.net ma non è la sola politica “scandalizzata” dalla decisione del tribunale per i minorenni.
Per Giovanardi si tratta di una «sentenza eversiva» (evidentemente l’eversione delle “Brigate gay” o “Brigate rosa”) mentre per il deputato Alessandro Pagano si è arrivati ormai al «Tribunale speciale contro la famiglia tradizionale»: insomma dopo aver conosciuto i tribunali speciali durante la dittatura fascista (che spesso mandavano al confino proprio gli omosessuali) ora il mondo gay attuerebbe una sorta di “vendetta” per tutto quanto han subito, eh sì.
Di “sentenza pericolosa” scrive Ruben Razzante sulla Nuova Bussola Quotidiana perché «mina alla radice l’unicità della famiglia naturale, sancita nella Costituzione, e mette a repentaglio solidi principi pedagogici»: evidentemente Razzante ne sa di più degli psicologi e degli assistenti sociali che invece si sono espressi a favore dell’adozione alla coppia lesbica. Continua a leggere
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Adozione a coppia di lesbiche: Avvenire e quei “problemi morali rilevanti”.
Non poteva di certo mancare la reazione della Chiesa cattolica davanti alla sentenza del tribunale per i minorenni di Roma che ha deciso l’adozione di una bimba di cinque anni ad una coppia di due donne conviventi da circa dieci anni e regolarmente sposata all’estero. La bambina è stata concepita, grazie alla fecondazione eterologa, da una delle mamme (che quindi risultava madre legale a tutti gli effetti): la decisione del Tribunale di Roma ha esteso l’adozione anche all’altra donna che – sin dalla nascita – si è occupata allo stesso modo della minore.
“Sentenza choc”: questa è la litania del clero italiano davanti a questa decisione.
Non sembra proprio essere corrispondente alla tanto decantata apertura di papa Francesco il commento del giornale dei vescovi italiani Avvenire: «Volevano andare oltre il loro amore lesbico. In sfregio alle leggi, e al normale buon senso, hanno preteso di “sposarsi”, acquisendo in qualche Paese facile un pezzo di carta che in Italia non vale nulla. Sono poi tornate all’estero per pagarsi ciò che la legge nel nostro Paese, e la natura, non avrebbero consentito: la vita di un bambino. Non importava quale delle due dovesse partorirlo, era indifferente al punto che hanno scelto sulla base del corpo più giovane». Sembrano così lontane le parole di papa Francesco: «Chi sono io per giudicare un gay?».
La posizione dei preti italiani è condivisa da altre autorità ovviamente “super partes” come quella del vice-presidente dei Giuristi cattolici, Giancarlo Cerrelli che, da quanto afferma, sembra ben conoscere quale sia il “bene” della bambina: «È del tutto evidente che ci troviamo di fronte a una sentenza ideologica, che vuole scavalcare il Parlamento e che, soprattutto, non guarda al bene della bambina». Evidentemente Cerrelli conosce così bene la bambina e la realtà familiare in cui è cresciuta da poter smentire la psicologa e l’assistente sociale che – come risulta nella sentenza – hanno dichiarato che «dall’incontro con le due mamme non sono emersi elementi che possano indurre a ritenere l’esistenza di un qualsivoglia disagio o disturbo della bambina causato, in ipotesi, dalla sua realtà familiare». Continua a leggere
Siamo pronti a reinserire pedofili, assassini e stupratori?
Tempo fa in un post qui su Pontilex, ancorché su un tema molto diverso, anticipai una riflessione che avevo in animo da tempo, salvo poi lasciarla appesa: è giunto il momento di riproporvela, tanto il tempo è quello che è e sicuramente non sarete a mare.
Per la crociata anti-gay il Comune di Verona arruola l’Armata Brancaleone [Updated]
Buongiorno a tutti
Come ben sa chi segue questo blog sin dalla sua nascita, uno degli sport preferiti dei cattotalebani nostrani (e non solo) è quello di gridare al Big Gombloddo.
Poco importa che sia massonico, comunista, “omosessualista” (come a loro piace dire), pippoplutogiudaico o ordito dalla Kattifissima Unione Europea. L’importante è che ci si possano ricamare sopra con un pizzico di fantasia, ovviamente descrivendo sè stessi nel ruolo degli indomiti paladini dell’umanità che smascherano le oscure trame degli agenti del Male che tramano all’ombra delle lapidi del cimitero di Praga.
E poco male se nel farlo si omette qualche fatto o dato, si traduce nel modo sbagliato (più o meno involontariamente) qualche termine straniero, si racconta qualche mezza verità oppure vere e proprie panzane. Lo si fa “per maggior gloria di Dio”, come si diceva fino a qualche decennio fa.
Ma il vero problema sorge quando queste frescacce (che magari sono state nel frattempo esaminate e smentite, non senza tempo e fatica) assurguno al ruolo di verità per (de)merito di chi le considera “verità assolute”, ora per semplice creduloneria ora per “contiguità intellettuale” (nonché per precisa scelta politica e tornaconto personale) con chi le bufale se le inventa, e pretende che tutti gli altri vi si adeguino, magari (peggio ancora) sfruttando il potere che ha a propria disposizione per farlo.
Una cosa del genere è successa nei giorni scorsi a Verona, dove il Consiglio Comunale ha approvato lo scorso 23 luglio un ordine del giorno confezionato attingendo a piene mani dal marasma dei peggiori siti cattotaliban del web italiano. Un fatto che lascia decisamente basiti perché, oltre ad essere già abbastanza grave di per sè, messo in atto da una istituzione pubblica locale che dovrebbe curare gli interessi di tutti i cittadini e non predisporre pezze giustificative pseudo legali per proteggere i pregiudizi di una parte di essi.
Procediamo quindi senza indugio all’esame del documento.
Inchini e malavita.
Da un po’ di settimane a questa parte sta facendo scalpore il fatto che alcune processioni si fermino e rendano omaggio ai boss malavitosi. Il che mi dà la possibilità di una riflessione sulla natura di questo sdegno che a mio avviso non dipende nemmeno dal fatto che si voglia confortare chi ha commesso dei crimini, ancorché efferati.
Scuola pubblica. Costi quel che costi.
Le “bussoballe” su Napolitano e Repubblica Centrafricana
Buongiorno a tutti
In genere non ho mai prestato molta attenzione al sito “La Nuova Bussola Quotidiana”, ma l’altroieri (sabato 12 luglio 2014) mi sono imbattuto in due articoli che hanno risvegliato il mio interesse. Non perché fossero particolarmente interessanti ma per la quantità di balle, errori ed inesattezze che contengono.
Esaminiamoli brevemente. Continua a leggere
Fra il dire ed il fare c’è di mezzo… la Guinea Equatoriale
Buongiorno a tutti.
Sembra proprio che il Vaticano, da quando Jorge Bergoglio è stato eletto al soglio pontificio, sia destinato a non combinarne una dritta per quel che riguarda la politica internazionale, nello specifico per la tutela dei diritti umani.
Infatti, la scorsa domenica (22 giugno), nel ricordare la prossima Giornata delle Nazioni Unite per le vittime della tortura durante l’Angelus, l’attuale pontefice ha affermato che “torturare le persone è un peccato molto grave” ed ha esortato i fedeli a “impegnarsi per collaborare all’abolizione di ogni forma di tortura e sostenere le vittime ed i loro familiari”.
Parole che sono suonate un tantinello ipocrite a chi conosce quali relazioni intercorrano fra la Santa Sede ed uno dei peggiori autocrati del pianeta, il “Presidente” della Guinea Equatoriale Teodoro Obiang. Continua a leggere
Anche con un poco di zucchero alla Chiesa la pillola non va proprio giù.
I metodi contraccettivi non hanno mai riscosso l’approvazione della Chiesa cattolica: una vera e propria guerra persa almeno in Italia dove la maggioranza delle persone non considera immorali gli anticoncenzionali.
Se in Italia poche possibilità ci sarebbero di bloccare la pillola del giorno dopo, in Bolivia il segretario generale della Conferenza Episcopale Boliviana Eugenio Scarpellini ha chiesto al governo di eliminare la vendita della pillola del giorno dopo perché non potrebbe essere considerata un contraccettivo.
Anche in Italia da parte del mondo cattolico la pillola del giorno dopo non è considerata un contraccettivo ma un “intercettivo” così come spiega Anna Fusina su Zenit, l’agenzia di stampa dei Legionari di Cristo. L’intercezione sarebbe «una tecnica che intercetta l’embrione rendendone impossibile l’annidamento nella parete uterina» e perciò non avrebbe «un effetto contraccettivo, ma antinidatorio, cioè abortivo». Un paragone tra contraccezione ed aborto condiviso, sempre su Zenit, da Elisabetta Bolzan secondo cui «anche la contraccezione di emergenza può provocare l’uccisione di un concepito» e per cui «il criterio di decisione che porta alla diffusione della contraccezione d’emergenza e al suo utilizzo è dunque il desiderio che una donna, una coppia hanno o meno nei confronti del figlio, ideale o reale che sia, sopprimendo di conseguenza l’oggettività che si è di fronte a una vita umana». Continua a leggere
Maggio: il “mensis horribilis” per gli ultras cattolici
Buongiorno a tutti.
Il mese di maggio che ci siamo da pochi giorni lasciati alle spalle è non è stato particolarmente propizio per i tradizionalisti di casa nostra.
Infatti, durante la mensilità appena trascorsa, solitamente già di suo dispensatrice di brutti ricordi per i cattonazi, sono avvenuti due fatti che, complice il grande spazio dedicato alla campagna elettorale per le elezioni europee ed i relativi risultati, poca risonanza hanno avuto sui media nazionali: la nuova bocciatura del Vaticano da parte di un organismo internazionale (il Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura) ed il respingimento da parte della Commissione Europea della petizione “Uno di noi” promossa da diverse associazioni pro-life europee.
Se la copertura dei media mainstream ha latitato, così non è stato per le testate cattotalebane che hanno reagito nel loro solito modo ovvero inventando giustificazioni e/o alibi patetici quando non vere e proprie frescacce, ed i toni utilizzati sono stati appena un filino più pacati rispetto alle reazioni che sono seguite alla pubblicazione del rapporto ONU sulla pedofilia ed alla sentenza della Corte Costituzionale sulla Legge 40. Continua a leggere