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25 aprile a freddo

Il 25 aprile è la ricorrenza della liberazione dell’Italia dal nazifascismo un evento che dovrebbe, almeno per qualche ora, mettere tutti d’accordo. Ma evidentemente non è così. C’è sempre qualcuno che ogni anno vorrebbe far durare il 24 aprile 48 ore e svegliarsi direttamente al 26.

Per esempio il 24 aprile Salvini pubblica un bel post accorato di solidarietà al popolo armeno al quale si sente particolarmente vicino. Abbastanza vicino, perché ancora non è riuscito a trovare l’Armenia sulla cartina. Poi il 25 si dimentica di “tramandare la memoria” della seconda guerra mondiale ai nostri figli , e anziché ricordare eccidi e genocidi ben più vicini nel tempo e nello spazio, pubblica un altro bel post sulla terribile violazione delle libertà  imposte dalle misure anticovid. Prima gli Armeni!!

Anche la Meloni celebra su twitter il suo 25 aprile privato: la libertà è poter uscire dopo le 22 senza mascherina, altro che rastrellamenti, pestaggi e campi di concentramento. 

Ma mentre alle mattate dei partiti di destra e al loro goffo imbarazzo il giorno della liberazione dal nazifascismo siamo ormai abituati, non si riesce a capire come un movimento cattolico, per quanto integralista e sui generis, non riesca a mostrare un po’ di cristiana compassione verso le vittime del nazifascismo. “Tempi” il quotidiano online vicinissimo a CL ricorda il 25 aprile con un articolo dal titolo “Una storia “vera” per il  25 aprile” che fa cosí:

L’articolo è particolarmente significativo non perché sceglie di celebrare l’evento della liberazione parlando delle uccisioni di preti da parte dei partigiani (e ben vengano tutte le verità storiche), ma perché precisando che tali omicidi erano stati commessi anche da parte dei fascisti, anziché ristabilire la verità storica non manca di stracciarci le balle con la solita storia che comunismo e fascismo erano in fondo la stessa identica cosa.

Intanto un’altra bella penna di Comunione e Liberazione (non si capisce bene da cosa), il poeta Davide Rondoni, celebra anche lui il suo 25 aprile personale, molto personale: roba che ci vuole come minimo una “tre giorni” di ritiro spirituale a Rimini per provare a capire:

Ecco insomma, il 25 aprile è niente e tutto. Un evento mai accaduto e da cancellare, oppure una marmellata generica, confusa e indistinta. Un 25 aprile dimenticato, ignorato, strumentalizzato a fini politico-religiosi, piegato a tutti gli usi e consumi. Tutto purché non si dica che il 25 aprile è il giorno in cui si ricorda la LIBERAZIONE DAL NAZIFASCISMO. 

Eppure sembrerebbe facile: «Oggi ricordiamo chi riscattò l’Italia. I giovani facciano propri i valori costituzionali» (Pres. Mattarella)

Frankenstein Junior

Torturata dalla parola Natura che qualcuno usa come proprietà privata del proprio Dio per stabilire i confini del mitico territorio del bene e del male, mi sono riletta Frankenstein. Il moderno Prometeo.

Quando il dottor Frankenstein dette vita alla sua creatura con una rozza operazione di tagliocucito e qualche scarica elettrica, il “bambino” che ne nacque si rivelò, al contrario, tutt’altro che rozzo. 

Il Figlio che il padre rinnega senza dargli nemmeno un nome, giorno dopo giorno da autodidatta, impara a parlare, a leggere e a scrivere. Il Figlio Artificiale, messo insieme con pezzi eterologi,  rivela nei suoi pensieri una capacità non comune di autocoscienza e sa leggere nel caos doloroso dell’animo umano. Il Figlio contro Natura sente su di sé tutta la ferocia dell’esistere, l’umiliazione dell’abbandono, la lama della solitudine, la ferita sanguinante dell’amore negato.

Il personaggio partorito dalla fantasia di una diciottenne, già madre di un neonato morto quasi subito e incinta del terzo figlio, ci mette davanti alla questione, attuale molto più oggi che nel 1818, di quanto sia lecito desiderare di aver un figlio e giusto ottenerlo con qualsiasi mezzo la scienza lo renda possibile. Ma ancora di più ci costringe a decidere da quale parte stare: se solidarizzare con il dolore di un creatore pentito, o da quella della sua creatura, per quanto terribile e vendicativa.

E’ Mary a dirci da che parte stare spostando la nostra compassione, paragrafo per paragrafo e riga dopo riga, dall’uno verso l’altro. Perché molto peggiore, molto più condivisibile e molto più “naturale” è la sofferenza del figlio abbandonato che quella di un padre annichilito dalla morale comune, incapace di emanciparsi da un’educazione religiosa castrante e torturato da una distorta idea di Natura.

PS: anche se me l’hanno spoilerata, non ho mai letto la terribile fine del libro…

La terza via

Ci siamo svegliati un giorno e abbiamo scoperto che mentre dormivamo sonni quasi tranquilli il mondo si era rovesciato. Mentre dalla fine della guerra in poi ci si era tanto impegnati per superare i meschini confini nazionali e diventare parte della grande nazione europea, qualcuno ci stava ritrascinando nel chiuso del nostro asfittico orticello circondandoci da palizzate o divieti di attracco.

E quanto ci è piaciuta la cosa!!

Come mai il sovranismo incassa così tanto? Ha senso parlare della piccola Italia, della piccola Ungheria, della piccola Francia in questo piccolo mondo? Come farà la piccola Italia ad affrontare temi grandi come l’efficientamento energetico, la salute delle persone, il passaggio alle rinnovabili, la riduzione delle emissioni di Co2? E poi i flussi migratori? E il tema della giustizia fiscale e la tassazione delle grandi multinazionali che sono il vero problema della ridistribuzione della ricchezza e della pace sociale? Bisogna ricordare che Irlanda, Lussemburgo e Malta rubano ingenti risorse ai cittadini di tutta Europa permettendo alle grandi multinazionali di avere sedi fiscali nei loro territori con aliquote ridicole. Qual è la risposta sovranista a questo problema?

D’altra parte si ricordi Salvini – grande amico di Orban – che il sovranismo crea più nemici che amici. Lo dimostra il fatto, ad esempio, che in tema di migrazioni essere Italia o Ungheria non è affatto la stessa cosa e che gli interessi delle due nazioni sovrane in questo caso sono in grande contraddizione. La Lega infatti, per non dispiacere l’amico Orban, non si è MAI presentata in due anni alle 22 riunioni per superare l’ingiusto accordo di Dublino che avrebbe di molto favorito l’Italia (primo porto d’attracco dei migranti) e parecchio sfavorito l’Ungheria. Insomma, se vuole essere nazionalista, almeno Salvini si decida in quale nazionale vuole giocare!

L’Europa è lungi dall’essere un’entità compiuta e perfetta, ma può diventare la vera patria di un pensiero politico nuovo. Una terza via transnazionale che parta dall’aggregazione popolare, dai bisogni e non dalle paure della gente, che superi gli egoismi delle destre e l’immobilità della sinistra.

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Perché la Meloni vincerà le elezioni

La Meloni vincerà le politiche. Si vede subito che la signora ha classe e con quel suo fare finemente aristocratico  riesce a tirare fuori il vero fascista che è dentro ognuno di noi. Che ci sia qualcosa di fascista anche nelle anime più socialiste lo avevamo già imparato a scuola. Essere fascisti è una cosa umana e naturale, è inutile dire. E anfatti ecchila da Floris in camicetta bianca che fa pandan con la sua anima nera, a spiegarti quanto sei cojone. Cioè le cose stanno così si la voj capì. L’Italia c’ha un enorme problema: i negri. Il problema è grande e quindi occupa i punti da 1 a 50 del programma di Fratelli di Italia, la soluzione quelli dal 51 al 100. Per non farvi perdere tempo ve lo sintetizzo qui:

  • Problema: i negri so’ troppi e più aspettiamo e più diventan troppi
  • Soluzione: rimannamoli a casa sua

Fa tenerezza Floris che le chiede “scusi ma questi sono clandestini per lo più senza documenti, dov’è casa loro? e lei candida: “casa loro è da dove sono venuti” che infatti non fa una piega. E Floris “Ma scusi questi sono centinaia di migliaia come glieli rimandiamo a casa loro, in aereo? chi paga?” e lei “ma ‘nvedi che sei cojone, l’areo costa sempre meno der arbergo a 5 stelle o no? cheppoi il problema è che questi non ci dovevano nemmeno arrivà qua”. E Floris “ma noi siamo una penisola e intorno abbiamo il mare, come facciamo a fermarli?”. E lei “ma perché la Spagna sta in Russia e non ce l’ha il mare?”. E Floris “e infatti la Spagna ha più immigrati di noi. E comunque il trattato di Dublino l’ha firmato il vostro governo e i profughi vanno accolti”. E lei “ma ce lo sapete o no che questi negri so’ profughi al massimo al 20%, gli altri so tutti migranti climatici”. Che infatti sono africani che hanno caldo.

Cioè come si fa a discutere. E’ una battaglia persa. Arriverderci al 4 marzo.

L’incredibile voto dei turchi emigrati

Erdogan ha ringraziato di cuore i turchi residenti all’estero per il sostegno ricevuto e in definitiva per essere stati coloro che gli hanno permesso di vincere il referendum. Il presidente in odore di dittatura ha incassato dai turchi in Germania un bel 63,1% di sì e da quelli olandesi e francesi addirittura un plebiscitario 68%  ben al di sopra del risicato 51% che di riffa o di raffa è riuscito a racimolare in patria.

Come a dire che gente che si fa il bagno tutti i giorni nell’acqua della democrazia, del lavoro, dello stato sociale e dei centri commerciali ha votato per sostenere nella madre patria un governo autocratico, fortemente criticato in sedi internazionali per le limitazioni alle libertà civili, l’imbavagliamento della stampa, le incarcerazioni dei giornalisti, la reintroduzione della pena di morte, insomma per tutto ciò da cui erano scappati alla ricerca di quella fortuna e libertà che il loro paese non era in grado offrirgli.

La spiegazione più semplice è che si tratta di turchi non integrati che hanno usato il voto in favore di Erdogan per far dispetto ai tedeschi dando sfogo al loro irrisolto complesso di inferiorità. Sono turchi provenienti dalle zone più povere della Turchia (non dal centro di Istanbul o dalla costa, territori ben più sviluppati) che si portano dietro retaggi ancestrali di autoritarismi e imperi gloriosi duri a morire nei sogni notturni. Sono turchi che – sebbene di terza generazione – non sono riusciti veramente a farcela e vivacchiano mangiando kebab nei chioschi mentre guardano le porsche sfilare sulla Ludwigstrasse e la gente ridere seduta nei tavolini dei ristoranti di Neuhausen. Gente che non si è ancora tolta di dosso quella parola che i tedeschi usano per definirli: Gastarbeiter, lavoratori ospiti. Sono turchi schizofrenici che manifestano disordinatamente nelle piazze tedesche a favore del dittatore Erdogan, sicuri che nessuno verrà a manganellarli perché lì, in Germania, c’è libertà di parola.

Di sicuro in tutto questo c’è un po’ di verità. Tuttavia la realtà è sempre molto più complicata di come la vogliamo spiegare. Dei 3 milioni di turchi regolarmente residenti in Germania, ad esempio, 1,4 avevano diritto al voto e di questi solo 600.000 sono andati a votare. Gli altri 800.000 erano probabilmente i turchi meno interessati alle questioni della madre patria proprio perché più integrati nel paese ospitante e se fossero andati avrebbero quindi probabilmente votato No. Ma semplicemente non l’hanno fatto.

Insomma, la realtà è davvero molto più complessa di come la vorremmo raccontare e non ne verremo a capo. Ogni spiegazione ha il suo pezzetto di ragione e ci aiuta a coprire un piccolo spazio di comprensione che non riusciremo comunque a riempire del tutto. Alla fine però vince sempre la vecchia teoria di Michael Moore che prevedendo a vittoria di Trump ci metteva in guardia dal fattore “cabina buia” in cui ciascuno di noi, falliti nella vita personale, schiacciati dal tacco del potere, non invitati alla festa del capitalismo selvaggio, usiamo la matita come una bomba per sovvertire l’ordine apparentemente rassicurante in cui noi non contiamo un cazzo.

Veniamo noi con questa mia addirvi

600 professori universitari firmano una lettera di accusa alle scuole basse e ai loro operai specializzati incapaci di insegnare persino la lingua italiana agli studenti di oggi. Uhhh che scandalo!!! Questi non sanno manco tenere una penna in mano!! E non mi dire!!! Ecchecaxxo!

E peccato che si dimenticano che negli ultimi 15 anni la formazione degli insegnanti l’hanno fatta proprio loro nelle loro università. SSIS, corsi di formazione online dell’Università di ‘Staminchia, TFA, puntifici vari, eccetera eccetera. E adesso c’hanno pure il coraggio di lamentarsi che questi non hanno imparato a fare il loro mestiere. E loro, i baroni, la cui unica preoccupazione finora era stata far vincere il dottorato di ricerca all’amante, adesso devono persino organizzare corsi di recupero sul gerundio alla facoltà di Lettere Classiche. Continua a leggere

Frustrazioni pubbliche e private

Alla vigilia del voto negli Stati Uniti Michael Moore annunciava contro ogni aspettativa la vittoria di Donald Trump . La sua lungimirante previsione non si basava su calcoli statistici e fini analisi socio-economiche della nazione americana, ma piuttosto su un indicatore per così dire “privato”: il grado di frustrazione del singolo cittadino medio americano. Continua a leggere

Perché NO

Questo referendum mi ha fatto venire in mente quando quelli delle Iene si mettevano davanti a Montecitorio a chiedere ai deputati della repubblica italiana i primi tre articoli della Costituzione a memoria. Per qualcuno la Repubblica italiana si fondava sulla fedeltà allo statuto albertino, per altri i valori supremi della repubblica erano il diritto al divorzio e all’aborto e qualcuno mortificato ammetteva semplicemente di non avere studiato.

Allora io mi chiedo, se tanto mi dà tanto, di 20 milioni di italiani che hanno votato NO al referendum, quanti potranno essere quelli che avevano una seppur vaga idea di quello che stavano facendo?

Una vittoria è una vittoria e non si discute però qualche domanda bisognerà pur farsela se è andata a finire così. Io ci ho provato e questa è la mia lista improvvisata sulla tipologia di elettori che hanno espresso il loro chiaro e sicuro NO:

  1. L’italiano medio: maccherone mi hai provocato e mo’ te magno. Direi che questo rappresenta almeno il 95% degli elettori che hanno messo una bella croce grande grande sul NO. Me compresa. Insomma mica puoi venirmi a dire che votando per la Costituzione, io in realtà sto votando per aumentare il tuo personale indice di gradimento, che poi mi viene da pensare che se per caso vincesse il SI’ Renzi diventerebbe un Padre Costituente e ce lo saremmo ritrovato persino nei libri di diritto costituzionale.
  2. L’incazzato. Quello che ce l’ha per partito preso con chiunque governi perché sono sempre e comunque una associazione a delinquere che fa i propri interessi a scapito della gente (un po’ anch’io)
  3. Il deluso: quello che in Renzi all’inizio ci aveva creduto ma poi, con la storia delle banche, del jobs act, dell’articolo 18, degli 80 euro chiesti indietro ai pensionati, della buona scuola e del fatto che diciamocelo è proprio antipatico, ci ha ripensato (io mai)
  4. Il nostalgico di Bersani: quello che non riesce proprio a guardare avanti e pensa ai bei tempi in cui alla guida dei comunisti c’era Berlinguer e visto che il voto ai morti è sprecato, crede che almeno si poteva tenere Bersani che ha tolto i 5 euro di tassa sulla ricarica dei telefonini e ha introdotto la portabilità dei mutui (anche se ormai la banca gli ha preso la casa) e che sarebbe pur sempre stato meglio di questo democristiano rampante figlio di un banchiere che gli rubato il posto a colpi di slogan tipo “largo ai giovani” (un po’ anch’io)
  5. Il neonazista filo Salvini che pensava che il referendum fosse tra chi era a favore (SI) o contrario  (NO) a non affondare i barconi dei profughi a colpi di kalashnikov appena entrano in acque territoriali italiane
  6. I grillini che gli avevano detto che votando NO avrebbero fatto cadere il governo e finalmente poteva andare su Di Maio (che è anche più giovane di Renzi)

Comunque sia, Renzi se l’è cercata e l’ha trovata. Ha fatto tutto da solo in una specie di apoteosi onanistica che si è conclusa con un orgasmo multiplo da manuale. Purtroppo però non suo ma di chi stava a guardare.