Spesso da parte del mondo cattolico si sente parlare di cristiani perseguitati o discriminati. Il riferimento non avviene – come sarebbe anche opportuno – solo per i fatti tragici che stanno sconvolgendo l’Egitto ma ogni pretesto è buono per parlare di “cristianofobia”.
Il deputato “ultracattolico” del Pdl Carlo Giovanardi non ha perso occasione per parlare di cristiani imbavagliati nel caso in cui si arrivasse ad un testo di legge contro l’omofobia ed addirittura esiste un osservatorio (l’Oidce) sui presunti casi di intolleranza e discriminazione a cui sarebbero sottoposti i cristiani in Europa. Mancato riconoscimento dell’obiezione di coscienza sui matrimoni omosessuali (non solo per gli ufficiali dello stato civile ma anche per chi offre servizi per le cerimonie), esistenza di leggi contro i crimini d’odio che incitano alla violenza, divieto di protestare davanti gli ospedali in cui si praticano aborti o di fermare le donne che si stanno recando nelle strutture sanitarie per abortire: tutti questi sarebbero – per il controverso osservatorio – alcuni dei casi di “discriminazione” contro i cristiani. Addirittura per l’Oidce sarebbero esempi di “intolleranza” verso i cristiani l’impossibilità – per le comunità religiose – di non rispettare i regolamenti edilizi, le discussioni sui privilegi che gode la Chiesa cattolica nei vari Paesi e l’impossibilità per i gestori di hotel o B&B di rifiutare coppie dello stesso sesso. La libertà di religione quindi sarebbe un valore supremo che, secondo il segretario per i Rapporti della Santa Sede con gli Stati mons. Dominique Mamberti, dovrebbe essere difeso in ogni circostanza nonostante per la Corte europea dei diritti dell’uomo la libertà religiosa può essere limitata in presenza di interessi maggiori. Continua a leggere
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La patacca francofona di Riscossa Cristiana
Buongiorno a tutti.
Sono passate diverse settimane da quando il Parlamento francese ha approvato la legge che regolamenta i matrimoni fra persone dello stesso sesso e l’opposizione delle associazioni che contestano il provvedimento in questione viene tuttora costantemente tenuta d’occhio da vari siti simil-PontifeSSi nostrani con lo scopo di convincere gli italiani che la maggioranza dei francesi è contraria a questa legge e sono i “perfidi” (perché hanno perso la fede, ricordiamolo sempre) socialisti di Hollande a cercare di imporne l’applicazione con la forza.
Una delle ultime operazioni in tal senso in ordine di tempo è stata la pubblicazione da parte di Riscossa Cristiana, il sito nato su iniziativa di Padre Cavalcoli, sodale del nostro caro Cidipippen, e diretto da Paolo Deotto, di un articolo a firma di Stéphanie Lemoine dal titolo:
“CHE STA SUCCEDENDO IN FRANCIA? NON C’E’ PIU’ LIBERTA’?” Continua a leggere
Una notizia per il Forum delle associazioni familiari: la famiglia omosessuale aiuta anche quella eterosessuale.
Mentre gli altri Paesi approvano il matrimonio per le coppie dello stesso sesso, in Italia ci si limita a discutere di riconoscimento delle unioni civili con alcuni interventi favorevoli anche dal centrodestra.
Contro questi interventi si è scagliata l’associazione politica di orientamento cattolico Forum delle associazioni familiari con una lettera aperta pubblicata sul giornale dei vescovi italiani Avvenire.
L’associazione definisce il mancato riconoscimento delle unioni omosessuali come un «ipotetico torto» a danno di «cosiddetti diritti civili negati» e si domanda se tali diritti siano veramente negati: «Ma sono davvero negati, questi diritti? E quali? Il diritto ad amarsi? Il diritto a convivere? Il diritto a non avere i propri redditi assommati nel computo delle imposte? Il diritto a nessun obbligo giuridico di mantenimento verso alcuno?». Per fortuna in Italia non è la legge che stabilisce chi amare e con chi convivere: per quanto riguarda il «diritto a non avere i propri redditi assommati nel computo delle imposte» o il «diritto a nessun obbligo giuridico di mantenimento» bisogna specificare che questa situazione riguarda anche le tante coppie eterosessuali che decidono di non sposarsi sebbene persista – sia per le coppie etero che per quelle omosessuali – l’obbligo di mantenimento verso i figli. Continua a leggere
Michael Bloomberg: “Le regole religiose non dovrebbero mai dettare le leggi della società”
di Michael Bloomberg, attuale sindaco di New York
In tutta Europa e negli Stati Uniti il sostegno per il matrimonio omosessuale è in crescita e per un semplice motivo: è coerente con la promessa democratica di pari diritti per tutte le persone. Fino a quando il governo avrà il compito di rilasciare le licenze di matrimonio, tutte le coppie – a prescindere dal loro orientamento sessuale – meritano pari dignità davanti alla legge.
Credo che sia solo una questione di quando – e non di se – il matrimonio omosessuale sarà accettato come parte normale e legale delle società democratiche. Qui negli Stati Uniti il cambiamento sta avvenendo rapidamente. Due anni fa, ho contribuito a spingere per il matrimonio dello stesso sesso a New York e siamo stati in grado di approvare una legge con sostegno bipartisan.
Allora, abbiamo discusso molto su questioni che il parlamento britannico ha preso in considerazione nel corso delle ultime settimane e mesi – inclusa la questione se le confessioni religiose sarebbero state costrette a celebrare i matrimoni omosessuali e se “unioni civili” fossero sufficienti per le coppie dello stesso sesso. Alla fine, la maggior parte dei nostri legislatori hanno convenuto che le unioni civili avrebbero relegato le coppie dello stesso sesso ad uno status inferiore e che in sede di approvazione delle licenze di matrimonio il governo non avrebbe dovuto discriminare tra i sessi. Inoltre, la legge è stata scritta per garantire che nessuna confessione religiosa sarebbe stata costretta a solennizzare un matrimonio in violazione delle sue convinzioni. E dal momento che la legge è stata approvata, nessuna confessione lo è stata.
L’arcivescovo Marini, delegato per i congressi eucaristici ed ex cerimoniere di Giovanni Paolo II, smentisce gli uccrociati
“Il matrimonio gay ha già vinto”: non è il titolo di una rivista per omosessuali ma è quanto titolava in una doppia copertina la prestigiosa rivista america Time assieme all’immagine di una coppia omosessuale intenta a baciarsi.
In effetti i difensori dei diritti civili hanno validi motivi per essere contenti: il matrimonio per le coppie dello stesso sesso è stato legalizzato recentemente anche in Uruguay, Nuova Zelanda e Francia portando a quattordici (assieme ad alcuni Stati degli Usa) il numero dei Paesi dove è possibile contrarre matrimonio per una coppia gay.
Nonostante si possa affermare che il matrimonio per le coppie gay abbia vinto anche perché l’opinione pubblica (pure italiana) si dimostra favorevole all’introduzione di questo istituto giuridico, i cattolici più integralisti continuano nella loro battaglia potendo contare purtroppo in Italia su una classe politica che attualmente è sorda alle istanze che provengono dal Paese in tema di diritti civili.
Nel mondo del web si mettono in mostra i cattolici dell’associazione Unione cristiani cattolici (sedicenti) razionali che intervengono contro il matrimonio gay con un articolo dal titolo “Omosessuali, incestuosi e poligamici chiedono il matrimonio”.
Così scrivono gli uccreazionari: «Robert P. George, giurista presso la Harvard Law School e l’università di Princeton, Girgis Sherif, ricercatore di filosofia a Princeton e alla Yale Law School e Ryan T. Anderson ricercatore della Heritage Foundation hanno riaperto il discorso: una volta che si abbandona l’attuale concezione del matrimonio sostituendola con un contratto che legittima solamente una relazione tra persone adulte e consenzienti legate da un rapporto sentimentale, non esiste più una base di principio per negare o resistere all’estensione della licenza di matrimonio a tutte le possibili forme di relazioni tra individui adulti». Forse è il caso di offrire qualche elemento in più: come si può leggere nello stesso sito la Heritage Foundation è una fondazione «la cui missione è di formulare e promuovere politiche pubbliche conservatrici». Insomma è una fondazione molto orientata e di parte. Continua a leggere
19 marzo, festa del papà. Un papà repubblicano scopre che il figlio è gay e si schiera per il matrimonio omosessuale
Negli Stati Uniti il presidente Obama si è espresso esplicitamente a favore dell’abolizione del Doma, la legge che definisce il matrimonio come l’unione tra uomo e donna ed esclude le coppie gay dai benefici fiscali riservati invece alle coppie eterosessuali.
Il consenso a favore del matrimonio omosessuale cresce all’interno degli Stati Uniti ed anche all’interno dello stesso Partito repubblicano.
Tra gli ultimi ad esprimersi in ordine di tempo a favore del matrimonio per le coppie dello stesso sesso c’è il senatore dell’Ohio Rob Portman, primo membro del Partito Repubblicano al Senato a manifestare il suo favore. Il politico ha citato un fatto personale ossia la scoperta che il proprio figlio 21enne Will è gay.
In un commento sul Columbus Dispatch in questo modo il senatore Portman ha espresso il suo punto di vista: «Sono giunto a credere che se due persone sono disposte a fare un impegno di amarsi e sostenersi a vicenda nella buona e nella cattiva sorte per tutta la vita, il governo non dovrebbe negare loro la possibilità di sposarsi».
Con queste parole Rob Portman ha raccontato la scoperta dell’omosessualità del figlio: «Due anni fa, mio figlio, una matricola del college, ha detto a mia moglie Jane ed a me che è gay. Ha detto che lo sapeva da qualche tempo e che il suo orientamento sessuale non è una cosa che ha scelto, ma era semplicemente una parte di ciò che egli è. Jane ed io siamo orgogliosi di lui per la sua onestà e il coraggio. Siamo rimasti sorpresi di apprendere che è gay ma sapevamo che era sempre la stessa persona che era sempre stato. L’unica differenza è che ora abbiamo avuto un quadro più completo del figlio che amiamo. Continua a leggere
Cari uccrociati, quanta confusione…..
Nel panorama dei blog legati al mondo cattolico una posizione interessante è quella dell’associazione cattolica Unione cristiani cattolici razionali i cui articoli si propongono di sostenere – su presunte (ma spesso infondate) basi razionali – temi cari ai cattolici più integralisti (finanziamento alle scuole paritarie, opposizione ad aborto, divorzio, matrimonio omosessuale, eutanasia, fecondazione assistita, etc.).
Spesso le basi dei loro articoli sono però piuttosto fragili e fallaci. Questo è quanto avviene in due articoli.
Il primo (“Finanziare le paritarie è meglio per tutti, lo dice la Svezia”) è dedicato al finanziamento alle scuole private. Gli uccrociati, basandosi su studi effettuati nel lontano Massachusetts ed in Svezia sostengono che sia conveniente finanziare le scuole paritarie.
Nell’articolo scrivono che «Un team di professori ha comparato i risultati delle charter schools, gestite da genitori e simili agli istituti scolastici parificati spagnoli e di quelle quelle pubbliche nello Stato del Massachusetts. In entrambi i casi le scuole vengono finanziate completamente con le tasse. Dallo studio è emerso che i migliori risultati si sono raggiunti nelle charter schools: i genitori scelgono e gestiscono, lo Stato paga e la qualità migliora» volendo in questo modo sostenere che i risultati migliori si ottengano nelle scuole private piuttosto che in quelle pubbliche. C’è da essere contenti per gli studenti delle charter school del Massachusetts ma forse, per il caso italiano, sarebbe preferibile considerare quanto scritto in uno studio della Fondazione Agnelli che aveva l’obiettivo di verificare quale tipo di scuole superiori preparasse meglio gli studenti per gli studi universitari. L’indagine riguardava oltre 145.000 diplomati provenienti da 1.011 istituti di Piemonte, Lombardia, Emilia e Calabria. La Fondazione Giovanni Agnelli nella ricerca esplicitamente afferma che «nonostante la presenza di alcune realtà di chiara eccellenza, la performance della maggior parte delle scuole non statali è deludente rispetto a quelle statali». Forse uno studio realizzato nelle scuole italiane è più attinente rispetto ad uno studio realizzato nel lontano e diverso Massachusetts ed anche un bambino capirebbe che ricerche realizzate in contesti tanto lontani e diversi da quello italiano difficilmente potrebbero valere per il nostro Paese. Continua a leggere
Dai cattolici americani la richiesta di un cambiamento all’interno della Chiesa
Il pontificato di Benedetto XVI si avvia alla sua conclusione e da molte parti ci si interroga su quale strada percorrerà la Chiesa cattolica sotto il nuovo papa.
Dallo studio dell’istituto privato di studi politici, economici e sociali americano “Pew Research Center” emerge che la maggior parte dei cattolici americani vogliono un cambiamento all’interno della Chiesa.
Nonostante il 51 per cento pensa che la Chiesa debba mantenersi ferma sulla tradizione (contro il 46 che ritiene che debba percorrere nuove direzioni), il 58 per cento vedrebbe positivamente la possibilità ai preti di sposarsi (il 35 per cento invece pensa che sia una cattiva idea). Il 60 per cento auspica che il nuovo papa provenga da un Paese in via di sviluppo.
La maggior parte dei cattolici americani (74 per cento) ha un giudizio positivo nei confronti di Benedetto XVI ma il favore è sceso rispetto al 2008 quando l’83 per cento dei cattolici americani apprezzava l’operato di Ratzinger: all’inizio del suo pontificato il favore era solo del 67 per cento.
La maggior parte dei cattolici americani (67 per cento) pensa che Benedetto XVI abbia fatto ben poco per contrastare i casi di abusi sessuali nella Chiesa, ad aprile 2008 questa percentuale era del 40 per cento.
Il 55 per cento pensa che abbia agito bene per quanto riguarda le relazioni con le altre religioni sebbene questa percentuale sia scesa dall’aprile 2008 quando sette cattolici su dieci avevano un giudizio positivo su questa parte del pontificato di Ratzinger. Continua a leggere
La coda di “Paglia” della Chiesa: timidissima apertura e sensibile dietrofront sui diritti delle coppie omosessuali
Dopo la presa di posizione del presidente della Conferenza episcopale italiana cardinale Angelo Bagnasco che aveva definito un «baratro» l’approvazione del matrimonio per le coppie dello stesso sesso in Francia, interviene monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia.
Il prelato chiude al matrimonio tra omosessuali affermando che il matrimonio «è unicamente quello tra un uomo e una donna» ed a dirlo «non c’è solo la Chiesa, ma anche la Costituzione italiana».
Bisogna ricordare che la Costituzione non vieta affatto il matrimonio per le coppie dello stesso sesso. La Corte costituzionale si è espressa già con la sentenza 138/2010. Mancando nell’articolo 29 della Costituzione la previsione che il matrimonio debba essere contratto solo tra persone di sesso diverso i giudici della Corte costituzionale sottolinearono che «come risulta dai citati lavori preparatori, la questione delle unioni omosessuali rimase del tutto estranea al dibattito svoltosi in sede di Assemblea, benché la condizione omosessuale non fosse certo sconosciuta. I costituenti, elaborando l’art. 29 Cost., discussero di un istituto che aveva una precisa conformazione ed un’articolata disciplina nell’ordinamento civile. Pertanto, in assenza di diversi riferimenti, è inevitabile concludere che essi tennero presente la nozione di matrimonio definita dal codice civile entrato in vigore nel 1942, che, come sopra si è visto, stabiliva (e tuttora stabilisce) che i coniugi dovessero essere persone di sesso diverso». Continua a leggere
E se la dottrina cattolica legittimasse poligamia, poliandria ed incesto?
L’istituzione del matrimonio omosessuale ha sempre riscosso critiche all’interno del mondo cattolico che spesso ha paventato che l’approvazione del matrimonio omosessuale possa portare alla poligamia o all’incesto.
In sei paesi Ue (Belgio, Spagna, Svezia, Portogallo, Danimarca e Paesi Bassi) le coppie dello stesso sesso hanno la possibilità di sposarsi mentre in altri stati è possibile accedere alle unioni civili.
In Francia il governo Hollande ha in programma di approvare il matrimonio anche per le coppie omosessuali ed a riguardo il cardinale Barbarin aveva paventato che il provvedimento di Hollande «porterà a innumerevoli conseguenze. Dopo, ci sarà chi vorrà trasformare la coppia in una relazione a tre o a quattro. Poi, un giorno, è possibile che il divieto di incesto verrà abolito».
Il paragone tra matrimonio omosessuale era stato fatto anche dal candidato alle primarie del Partito repubblicano Rick Santorum secondo cui se si permette il matrimonio gay sulla base di un sentimento generico, allora non c’è ragione per vietare quello poligamico: una boutade che non deve avergli portato molta fortuna visto l’esito delle primarie americane.
Proprio riprendendo il pensiero del politico repubblicano, Tempi con un articolo di Benedetta Frigerio propone – alla vigilia del referendum sul matrimonio omosessuale nel Maine, Maryland, Minnesota e Washington – un articolo sulle unioni poligamiche negli Usa titolando “Il matrimonio gay è roba vecchia, ora negli Usa si fanno strada i poliamori” mettendo in relazione – come Marco Tosatti su La Stampa – unioni omosessuali e poligamiche.