MA UN BACIO IN PUBBLICO E’ UN ATTO OSCENO?

Il giorno di Natale, Bruno Volpe non ha potuto risparmiarsi (e risparmiarci) il suo ennesimo articolo contro i gay. In questo caso, si tratta specificamente delle due lesbiche che un carabiniere ha insultato, dopo averle sorprese mentre si baciavano in strada.
Bruno Volpe, ovviamente, non si scomoda più di tanto per indagare e ricostruire i fatti, ma, al contrario, offre tutta la solidarietà propria ed, evidentemente, di Pontifex.Roma (che ne pubblica l’articolo) al “povero” carabiniere e si scaglia anche lui su quelle “intoccabili” lesbiche che, nonostante avrebbero commesso chissà quale reato, sarebbero “vacche sacre”.

Ma due ragazze (o due ragazzi) che si baciano in pubblico commettono proprio un reato? E siamo sicuri che, invece, il reato non lo abbia commesso proprio il carabiniere tanto apprezzato da Bruno Volpe? Cerchiamo di capire qualcosa di più. Ovviamente, terremo in considerazione la versione dei fatti denunciata dalle due ragazze e riportata sulla stampa e sui media nazionali, premesso che non sono emerse differenti prospettazioni della vicenda.

Il reato che, in primis, Bruno Volpe contesta alle due ragazze è costituito, evidentemente, dal delitto di atti osceni in luogo pubblico di cui all’art. 527 del Codice Penale. Bruno Volpe scrive, infatti, che: “ciò (il bacio saffico) va ben oltre il comune senso del pudore largamente oltraggiato.”

Cosa dice l’art. 527 c.p.? Punisce con la reclusione da tre mesi a tre anni chiunque, in luogo pubblico o aperto al pubblico, compie atti osceni, mentre l’art. 529 c.p. precisa che, agli effetti della legge penale, si considerano osceni gli atti che, secondo il comune sentimento, offendono il pudore.

Occorre, quindi, chiedersi, prima di tutto, che cosa sia il comune sentimento del pudore. La giurisprudenza, nel corso degli anni, ci viene in aiuto e ci spiega che il pudore si esprime in una reazione emotiva, immediata ed irriflessa, di disagio, turbamento e repulsione in ordine a organi del corpo o comportamenti sessuali che, per ancestrale istintività, continuità pedagogica, stratificazione di costumi ed esigenze morali, tendono a svolgersi nell’intimità e nel riserbo (Corte di Cassazione, sentenza n. 1809 del 1979).

Il pudore è, quindi, strettamente correlato alla morale sessuale. La giurisprudenza ha, quindi, precisato che, per atto osceno si deve intendere un atto che, avendo connotazione sessuale, tenuto conto della sensibilità dei consociati di normale levatura morale, intellettuale e sociale nell’attuale momento storico, suscita nell’osservatore rappresentazioni e desideri erotici ovvero cagiona una reazione emotiva immediata di disagio, turbamento e repulsione (Corte di Cassazione, sentenza n. 37.395 del 2004).

Un bacio, quindi, si può considerare un atto tale da scatenare “rappresentazioni e desideri erotici” ovvero da determinare una “reazione emotiva di disagio, turbamento e repulsione”? La giurisprudenza ci aiuta ancora e ci dice di no. Infatti, non possono considerarsi oscene quelle manifestazioni di reciproco affetto, visibili in pubblico, che non turbano la sensibilità dell’uomo di media moralità, il quale rimane indifferente alla visione di baci ed abbracci in soggetti consenzienti (Corte di Cassazione, sentenza n. 7234 del 1998).

Il concetto di “comune senso del pudore” che sta alla base dell’art. 527 c.p. ed il concetto di “pubblica decenza” che sta alla base della contravvenzione di cui all’art. 726 c.p. (“atti contrari alla pubblica decenza, turpiloquio”) sono considerati dalla giurisprudenza concetti a limite mobile, nel senso che ciò che è reputato decente presso una comunità di consociati muta via via nel corso del tempo, muta con il mutare non solo degli individui e delle generazioni, ma delle idee, dei sentimenti, della cultura di un popolo (Corte di Cassazione, sentenza n. 9685 del 1996).

Qualunque sia il punto di vista di Bruno Volpe, un bacio in pubblico (tra uomo e donna) è attualmente considerato del tutto normale. Forse cinquant’anni fa non era così, ma nel 2012 si tratta di un atto del tutto “sdoganato” e, pertanto, del tutto compatibile con la pubblica decenza ed il pudore. Esattamente come non è considerato contraria al comune sentimento del pudore l’esibizione di un seno nudo in estate sulla spiaggia (Corte di Cassazione, sentenza del 30 Aprile 1980).
Infatti, il concetto (a limite mobile) di pubblica decenza va determinato non in base alla sensibilità di chi attribuisce scarso rilievo ai valori morali e spirituali, ma neppure in base a chi ha un esasperato senso della consumatezza. Il parametro è dato dal parere dei consociati di normale levatura morale, intellettuale e sociale (Corte di Cassazione, sentenza del 30 Aprile 1980).

A questo punto, abbiamo accertato, se mai ve ne fosse bisogno, che un bacio in pubblico tra un uomo e una donna non è contrario al comune senso del pudore né alla pubblica decenza. Lo stesso discorso vale, però, per il bacio in pubblico tra due uomini o tra due donne per diverse ragioni:
1. L’atto osceno, come abbiamo detto, è un atto in grado di suscitare desideri erotici, pulsioni sessuali o manifestazioni di disgusto nell’uomo medio (come lo abbiamo definito nell’ultimo paragrafo). Questo atto dev’essere considerato in modo oggettivo, a prescindere da chi ne sono i protagonisti. Altrimenti, si arriverebbe all’assurdità per cui un bacio tra un uomo deforme e una donna sgraziata sarebbe “contrario al senso del pudore” e si salverebbero solo i baci tra persone affascinanti. Un bacio è un bacio. Di conseguenza, se il bacio, come atto in sé, è lecito (per i motivi che abbiamo visto sopra), è lecito tanto quello fra uomo e donna quanto il bacio fra omosessuali.
2. L’art. 3 della Costituzione (che tanto infastidisce certi ambienti ultrà cattolici) vieta ogni discriminazione fondata sul sesso (ovvero, anche sull’orientamento sessuale). Sarebbe, pertanto, contrario alla Costituzione ed al suo spirito, applicare la legge penale solo agli atti compiuti fra omosessuali, laddove gli stessi comportamenti (nella specie, il bacio) non sono oggetto di sanzione, se posti in essere da o fra eterosessuali.
3. Nel 2012, anche i baci omosessuali si possono considerare pacificamente “sdoganati” sul piano sociale. Nessuno nega che ci siano persone che possono provare “disgusto” (Bruno Volpe lo ha espresso in più occasioni), ma queste persone non rappresentano più il comune sentire dell’uomo di normale levatura morale, intellettuale e sociale il quale, complice anche la televisione, il cinema, Internet e gli altri media è sempre più abituato (e anche disposto ad accettare) le manifestazioni di affetto poste in essere dalle persone dello stesso sesso.

Bruno Volpe rimprovera altro alle due ragazze di Roma. La resistenza a pubblico ufficiale e l’oltraggio a pubblico ufficiale. La resistenza a pubblico ufficiale è un delitto punito dall’art. 337 c.p. che prevede la reclusione da sei mesi a cinque anni nei confronti di chi usa violenza o minaccia per opporsi ad un pubblico ufficiale mentre compie un atto d’ufficio o di servizio.
In questo caso, stando alla versione dei fatti riportata dalla stampa nazionale (che Bruno Volpe non smentisce, se non facendo illazioni prive di qualsiasi straccio di prova) le due ragazze non hanno usato né violenza né minaccia contro il carabiniere, al quale, tra l’altro, hanno fornito i documenti. Hanno semplicemente richiesto le sue generalità, per poterlo identificare e segnalare al proprio comando. Soprattutto, però, il reato non sussiste perché, anche qualora vi sia stata una resistenza (secondo Bruno Volpe la resistenza consiste, probabilmente, nel fatto che le due ragazze non hanno “obbedito” al carabiniere, ma lo hanno, invece, contestato), il carabiniere non stava compiendo un atto del proprio ufficio o di servizio. Non compete affatto ad un esponente delle Forze dell’Ordine, infatti, comandare ai cittadini di non baciarsi o di non tenersi per mano né, tantomeno, è un atto dell’ufficio insultare le persone dicendo loro “fate schifo”.
Veniamo, infine, all’oltraggio a pubblico ufficiale. Anche in questo caso, premesso che, comunque, non mi risulta che le due ragazze abbiano insultato od offeso il carabiniere, l’art. 341 bis c.p. richiede che il reato sia commesso contro un pubblico ufficiale mentre compie un atto d’ufficio ed a causa o nell’esercizio delle sue funzioni. Come abbiamo visto, il carabiniere protagonista di questo triste episodio non ha compiuto alcun atto d’ufficio, né ha esercitato le proprie funzioni che non sono quelle di censore né, tantomeno, quelle di insultare la gente.

Le due ragazze, quindi, stando alla versione dei fatti riportata dalla stampa nazionale, non hanno commesso nessun reato. Proprio nulla. Zero. E il valoroso carabiniere, tanto ammirato da Bruno Volpe? Beh, in prima battuta, penso si possa ravvisare il reato di abuso d’ufficio (art. 323 c.p.). Segue il reato di ingiuria, dal momento che la frase “fate schifo” offende onore e decoro delle due ragazze (art. 594 c.p.) e si conclude il menù con il reato di minaccia (art. 612 c.p.) perché il carabiniere avrebbe minacciato le ragazze di denunciarle per atti osceni e, comunque, le avrebbe “avvertite” che, dopo aver ritirato loro i documenti, “sa chi sono e dove abitano”. Il tutto aggravato dalla circostanza di aver agito con abuso dei propri poteri e violazione dei doveri inerenti alla propria funzione, ai sensi dell’art. 61 n. 7 c.p.
Non male per un “paladino della giustizia”.

E’ chiaro, ovviamente, che gay e lesbiche, se commettono un reato, sono del tutto denunciabili e perseguibili, come chiunque altro, contrariamente a quanto scrive Bruno Volpe. In questo caso, però, nessun reato è stato commesso e, francamente, non si vede quali prove abbia Bruno Volpe per sostenere il contrario, per “santificare” il carabiniere e condannare le due lesbiche.
Se Bruno Volpe ha le prove che le due ragazze non si stavano soltanto baciando ma, ad esempio, stavano avendo un rapporto sessuale sulla pubblica via, lo dimostri e io scriverò un pezzo in cui illustrerò quali reati hanno commesso le due lesbiche e quale pena meriterebbero. In caso contrario, l’unica prova certa che il signor Volpe ha offerto è un esempio di pessimo giornalismo, fatto di supposizioni ed illazioni.

Break down the Wall

StevenY2J

Fonti:
http://www.pontifex.roma.it/index.php/editoriale/il-fatto/13624-gay-e-lesbiche-come-le-qvacche-indianeq-intoccabili-solidarieta-con-il-carabiniere

Buon 25 dicembre a…

… Tutti gli attivisti catto-clericali : auguriamo loro di passare un gioioso 25 dicembre insieme alle loro mogli (per quelli che sono sposati ovviamente , ovvero una percentuale infima , prossima allo zero) e ai loro figli (per quelli che ne hanno , percentuale ancora minore). Speriamo che il nuovo anno riesca a portare loro un po’ di sale nella zucca , quel tanto che basta per capire che un prete , un separato/divorziato , un single , tutti senza figli sono le ultime persone sulla faccia della Terra che dovrebbero parlare di Famiglia.

…  Tutti quelli che , per contrapporre le loro risibili opinioni in fatto di violenza sulle donne , portano come esempio le cifre riportanti gli omicidi perpetrati dalle stesse : se non ce la farà Babbo Natale a fare capire ai duri di comprendonio che il problema è culturale e non una questione di cifre… non ci riuscirà mai nessuno. Ringraziamo per il fatto che , nonostante tutto , non ce la faranno mai ad imbrigliare le donne e la loro sessualità nella loro rete di penosa misoginia nascosta dal dogma religioso.

… Alla giovane barese  , la vittima di B.V. l’avvocato stalker di Bari quartiere Murat , consulente legale dell’azienda dove lavoravano entrambi. Non ci siamo dimenticati di lei e non ci siamo dimenticati di B.V. , delle sue croci disegnate con la bomboletta spray e del fegato appeso al citofono. Auguri a lei per una ritrovata serenità e auguri a lui , che possa pagare caro le sue malefatte e la sua cattiveria , in questa vita e in quella che succederà.

… Noi poveri Italiani (con l’iniziale maiuscola) , con la speranza che la prossima legislatura non veda protagonisti i soliti lerci individui , quelli che ci hanno governato per buona parte degli anni successivi al ’94. Ci meritiamo di meglio.

… Tutti quelli che fanno onestamente la loro parte e il loro mestiere : agli impiegati nella scuola pubblica , nell’amministrazione locale e negli ospedali che fanno esattamente ciò che viene loro richiesto , ossia il loro dovere ; ai preti impegnati nel sociale , quelli che non fanno politica e che con essa non hanno legami , che non partecipano ai programmi televisivi contenitore (di liquame organico) e che si preoccupano seriamente del benessere del gente ; a chi ha ancora voglia di fare Informazione in modo decente e a chi ha ancora voglia di Informarsi in modo decente.

… Tutti quelli che vogliono fare funzionare il cervello , che siano credenti o meno , di destra o di sinistra , uomini o donne , eterosessuali o omosessuali , bianchi o neri o gialli o blu. Ce la possiamo fare.

Poveri materiali

[Vi assicuro che ci ho provato; davvero, di questo articolo, avrei voluto fare un’esegesi, tentare di dare una spiegazione a tutto quel profluvio di sciocchezze, che ci dice solo una cosa interessante: che Bruno Volpe non solo va al cinema, e dunque, contrariamente a quello che possiamo aver pensato tutti quanti almeno una volta, ha una vita sociale e non sta in casa (della madre) a contarsi i capelli persi ed i chili acquistati con l’età che passa, ma addirittura ci va in compagnia, e di una donna! Sono sicuro che presto qualche emerito (ma forse Volpe fraintenderà) farà sentire la sua voce per dire, a questo proposito: “Che sia anatema!”

Ma, alla fine, ho rinunciato, accontentandomi di mettere insieme quanto potete leggere poco sotto; perché, sul serio, tentare di analizzare un… qualcosa scritto in un italiano che dire stentato è fare un grosso complimento, e che, in sovrappiù, in quanto a contenuto pare essere stato portato qui direttamente con una DeLorean DMC-12 dai momenti più oscuri degli anni Cinquanta (e chissà perché, sono sicuro che tra i prossimi bersagli del Nostro potrebbero senza dubbio esserci ‘i balli alla Incanto in fondo al mare, dove si spezza quel clima di serietà e pudicizia che nei nostri giovani era stata instillata dall’opera meritoria, per quanto condannabile senza se e senza ma, del Terzo Reich’) (NdA: la citazione me la sono inventata, ed è ovviamente sarcastica. Ma è meglio precisare, la legge di Poe è sempre in agguato) è fatica che può risultare più improba del proverbiale lavorare in miniera. Per cui, beccatevi questa: è una parodia. Ma non siate troppo duri nel giudicarla: in fin dei conti, ben povera è la “base” su cui ho dovuto lavorare. E solo Dio riuscì a creare la donna, partendo da materiali tanto scadenti]

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Riceviamo, dalla Diocesi di Senigallia.

Diocesi di Senigallia

Ufficio comunicazione e cultura

P.zza Garibaldi, 3 – 60019 Senigallia (An)

 

In merito agli articoli di stampa apparsi su vari quotidiani on line relativi alle presunte dichiarazioni del vescovo emerito mons. Odo Fusi Pecci apparse sul sito Pontifex.roma.it si fa presente quanto segue. Mons. Odo Fusi-Pecci è il vescovo emerito di Senigallia, non più responsabile della diocesi dal 1997 ed ha 92 anni.

Dopo che il sito Pontifex.roma.it ha riportato alcune sue dichiarazioni virgolettate in merito alle unioni omosessuali definite manifestazioni del demonio e Vendola un pervertito, abbiamo interpellato Mons.Fusi-Pecci che riferisce di non aver minimamente detto quelle frasi, né che sono in linea con il suo pensiero. L’intervista telefonica che gli è stata fatta è stata manipolata a causa della sua difficoltà nell’udito. La differenza tra le richieste degli omosessuali e l’insegnamento della Chiesa – come tutte le differenze di idee – fanno parte della convivenza nella stessa società, ma non possono e non devono essere occasione di discriminazioni e di offese.

Il vescovo di Senigallia, Giuseppe Orlandoni tiene a dire: “Sono molto amareggiato di quanto pubblicato dal sito Pontifex.roma.it. Il vescovo emerito Fusi Pecci si è sempre distinto per la sua mitezza, per la capacità di saper annunciare con verità il Vangelo senza mai condannare alcuna persona. Nella nostra diocesi è amato e ricordato proprio per il suo ministero autorevole ed accogliente al tempo stesso. Evidentemente c’è chi, per creare divisione e sollevare polemiche strumentali si è approfittato per estorcere dichiarazioni la cui durezza ha poco a che fare con il suo pensiero”.

Dispiace profondamente la sofferenza che si è creata a causa di questa notizia non vera rimbalzata di giornale in giornale. Sarebbe bastata una verifica in diocesi per non montare alcuna questione.

“Più volte ho richiamato gli operatori dell’informazioni alla sobrietà e alla verifica di quanto rilanciano – dice ancora di vescovo Orlandoni – ma evidentemente questo appello è caduto nel vuoto. Confido nella capacità dei lettori di saper distinguere la buona informazione da quella, come in questo caso, mediocre e senza alcun scrupolo nel ferire sensibilità e rispetto della verità”.

 

[Nota Di Admin (NDA): Le parti evidenziate in grassetto sono frutto della mia libera interpretazione]

Qui la copia del comunicato stampa (in formato PDF)

 

L’uomo è uomo, per Dio!

“L’uomo contesta la propria natura. Egli è ormai solo spirito e volontà. La manipolazione della natura, che oggi deploriamo per quanto riguarda l’ambiente, diventa qui la scelta di fondo dell’uomo nei confronti di se stesso. Esiste ormai solo l’uomo in astratto, che poi sceglie per sé autonomamente qualcosa come sua natura. Maschio e femmina vengono contestati nella loro esigenza creazionale di forme della persona umana che si integrano a vicenda.” Papa Bendetto XVI Discorso alla curia romana su famiglia e sessualità. Continua a leggere

Mons. Appignanesi, la Diocesi di Potenza risponde.

Da quanto potrete leggere in questo post, ieri ho inviato delle email alle diocesi di Potenza e Senigallia evidenziando il mio stupore ed il mio sconcerto per le affermazioni gravemente offensive pronunciate dai vescovi emeriti delle due diocesi, ovvero Mons. Appignanesi (vescovo emerito di Potenza) e Mons. Odo Fusi Pecci (vescovo emerito di Senigallia).

Ieri sera ho ricevuta la risposta della diocesi di Potenza. La considero una risposta ufficiale visto che proviene da una delle persone indicate come responsabili delle Comunicazioni Sociali della diocesi.

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E’ meglio dirgliela…. potrebbero non arrivarci

La differenza è che Elauna AVEVA ESPRESSO LA VOLONTA’ DI NON VIVERE la sua esistenza prigioniera del suo corpo, mentre Marco Pannella NON VUOLE MORIRE, ma solo attirare l’attenzione, con il proprio personale sacrificio, sulle condizioni disumane delle carceri italiane, nelle quali tra l’altro lui NON è detentuo.

D’altra parte per mesi Anotnio Simone, novello Silvio Pellico, ci ha stracciato le balle con le sue patetiche lettere sulla sua “ingiusta” detenzione, pur consumando regolarmente i pasti tutti i giorni….

La differenza

Ci sono cose che ti lasciano senza parole ma con tanto amaro in bocca, tanto che se non lo sputi fuori potresti finire affogato. Allora diciamo che questo post è, scusate la finezza, uno sputo. Tanto per non finire strozzata.

La redazione di Tempi pubblica oggi un articolo dall’inequivocabile titolo “Tutti preoccupati per Pannella: giusto. Ma non conta più l’autodeterminazione come per Eluana?”

La domanda, che sembra proprio rivolta a noi, è semplice: se ci siamo tanto battuti per difendere la libertà di Eluana e il rispetto della sua scelta di morire, perchè adesso siamo preoccupati per le condizioni di salute di Marco Pannella in volontario sciopero della fame e della sete da molti giorni come forma di protesta contro le condizioni disumane delle carceri italiane?

Voi cosa dite? Rispondiamo o lasciamo che ci arrivino da soli?

parole ed azioni

dopo la pubblicazione delle interviste al  Monsignor Fusi Pecci (vescovo emerito di Senigallia) ed al Monignor Appignanesi (vescovo emerito di Potenza) pochi minuti fa ho inviato due email di protesta alle diocesi di Senigallia e di Potenza.

Vi invito a passare dalle parole ai fatti. Copiate/incollate le mail oppure scrivetene una vostra ed inviatele agli indirizzi email indicati nel post. Se le procure della Repubblica non agiscono puo’ agire il cittadino con la protesta.

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