ELOGIO DELLA DIVERSITA’

Un caro saluto a tutti. Mi allontano un attimo da tutto il discorso sul femminicidio, sui volantini del parroco di Lerici e sulle querele di Bruno Volpe perché un articolo, pubblicato qualche giorno fa su Pontifex.Roma (sembra ci tengano molto a che venga riportato il nome completo del sito) ha attirato la mia attenzione. Probabilmente, tornerò nei prossimi giorni sulla questione dei brutali omicidi e delle violenze sulle donne ma, quest’oggi, mi voglio concentrare sull’articolo di tale “Cittadino X” (Gustavo Gesualdo), a quanto pare una new entry di Pontifex.

In realtà, prendo spunto dal pezzo del Cittadino X per fare qualche riflessione in generale. Devo confessare, infatti, che l’articolo mi è apparso piuttosto confuso nei contenuti e poco scorrevole per quanto riguarda la sintassi e, pertanto, non ho la minima intenzione di analizzarlo parola per parola. Mi piace evidenziare, invece, l’aggressività verbale del signor Cittadino X, il quale apostrofa tutti coloro che non concordano con le sue teorie come “ignoranti, arroganti, postulanti e presuntuosi difensori del nulla diverso dal naturale.”

Il Cittadino X, dopo un piccolo preambolo pseudo-scientifico di cui, francamente, non comprendo molto la funzione, sentenzia che “non si rileva il fondamento giuridico di unioni in matrimonio che non siano fondate sulle due sessualità riconosciute come capaci di riprodursi, di avere dei figli, o di prenderne in adozione in difetto o mancanza della capacità riproduttiva.”

Il fondamento giuridico esiste eccome. Infatti, a prescindere da quello che il Cittadino X, qualsiasi cattolico o qualsiasi integralista cattolico possa pensare, il matrimonio (inteso come istituto giuridico) non è affatto fondato sulla possibilità di riprodursi. In un certo senso, volendo molto banalizzare, il matrimonio-istituto giuridico non è altro che un contratto che consente all’ordinamento giuridico (alias, lo Stato italiano) di regolamentare una situazione di fatto, ovvero la situazione di chi decide di condividere buona parte della propria esistenza con un’altra persona, eventualmente avendo dei figli con questa.

Se si vuole ragionare in modo lucido ed intellettualmente onesto, è, quindi, necessario separare il matrimonio civile – istituto di diritto privato dal matrimonio religioso – sacramento. Il primo è del tutto carente di quell’aurea di inviolabilità e sacralità che si riconosce al secondo. La funzione di qualsiasi istituto giuridico è quella di regolamentare situazioni giuridiche già esistenti. Esistono persone che uccidono altre persone? Bene, l’ordinamento interviene con il reato di omicidio. Esistono persone che vogliono vivere e condividere la vita con altre persone? Ecco il matrimonio (civile).

Possiamo semplificare dicendo che, fino ad una ventina d’anni fa, non si poneva il problema di regolamentare alcuna forma di convivenza alternativa al matrimonio. Problema che si è posto negli ultimi anni e si pone tuttora, con la diffusione delle coppie di fatto, delle famiglie allargate e delle convivenze omosessuali. Concentriamoci su quest’ultimo aspetto. Si tratta di un fenomeno esistente nella società. Lo Stato, in quanto tale, ha il dovere di prenderlo in considerazione, dal momento che riguarda una percentuale non trascurabile di suoi cittadini.
A questo punto, possiamo cominciare a discutere. Possiamo discutere, ad esempio, se sia opportuno estendere la disciplina del matrimonio civile anche alle coppie omo o se, invece, riconoscere loro soltanto alcuni diritti specifici e, direi, “burocratici” (pensione di reversibilità, successione legittima, diritto di visitare e accudire il partner in ospedale, ius sepulchri…) attraverso strumenti più flessibili (DICO, PACS o simili…). All’estremo opposto, possiamo discutere se sia opportuno aprire le porte dell’adozione anche alle coppie omo, oltre che ai single e ai semplici conviventi. Fra parentesi, evidenzio che io sono favorevole al pieno riconoscimento delle unioni gay ed alle adozioni, anche se, magari, non nell’immediato, per dare il tempo alla società di accogliere il cambiamento. Non è questo il punto, però. Il punto non è la mia opinione, né quella del Cittadino X. Il punto è che, trovandoci tutti in una democrazia, su queste questioni è necessaria ed inevitabile una discussione. Discussione in cui potrebbe anche prevalere il punto di vista contrario al mio, ovvero il mancato riconoscimento dei diritti che ho riportato sopra ai gay.

L’articolo del Cittadino X, però, va ben oltre la democrazia e rivela quello che, in realtà, molti “integralisti”, “tradizionalisti” o semplici omofobi in realtà pensano. Il problema che Cittadino X solleva nelle righe successive del suo scritto non riguarda più, infatti, il matrimonio gay (di cui, ripeto, si può e si deve discutere anche con chi non lo ritiene opportuno). Il Cittadino X e, direi a questo punto molti altri “cattolici” o sedicenti tali, non disquisisce più, infatti, sull’opportunità o meno di regolamentare a livello giuridico le unioni gay ma, con un colpo di mano, rovescia il discorso fino a sostenere che, in pratica, i gay, in quanto “anormali” non devono avere alcuno spazio non solo a livello giuridico ma, anzitutto, a livello sociale.

Cittadino X distingue, dunque, fra i “normali” (che sarebbero gli eterosessuali) e gli “a-normali” (ossia gay e lesbiche) che, cito testualmente, avrebbero addirittura “il dovere di essere curati e riportati in alveo di normalità.”
A questo punto, ci si dovrebbe chiedere chi stabilisce cosa sia normale e che cosa non lo sia. Cittadino X fornisce una risposta del tutto incredibile, che lascia veramente sgomenti. Egli sostiene che la risposta alle domande “chi è normale e chi no?” e “chi ha diritto ad essere tutelato e chi ha il dovere di essere curato e riportato in alveo di normalità?” debbano fornirle “menti equilibrate e serene, non coinvolte, non interessate, non gelose ed invidiose del concetto di normalità altrui, non ossessionate da sessualità atipiche che invertono i sessi a piacere e ne creano di nuovi a volontà.”
Do per scontato che, secondo Cittadino X, tra queste “menti equilibrate e serene” non ci sono omosessuali (cito a caso, Nicky Vendola e Ian McKellen) né eterosessuali apertamente a favore dell’omosessualità (cito ancora a caso, Mara Carfagna e Brian May). Con l’assurda conseguenza che, a decidere chi è normale e chi non lo è, saranno proprio coloro (e SOLO coloro) che si auto-definiscono tuttora “normali”, ovvero gli eterosessuali apertamente schierati CONTRO l’omosessualità.

E’ evidente, in altre parole, che a decidere chi è “normale”, secondo Cittadino X, dovrebbero essere soltanto coloro che sono “normali” secondo il suo punto di vista, persone dichiaratamente contrarie al riconoscimento di qualsivoglia diritto ai gay, come Bruno Volpe, Gianni Toffali e, a quanto sembra, lo stesso Cittadino X. Persone che, ripetutamente, hanno qualificato gli omosessuali come “malati” o “anormali” e si sono, invece, definiti “normali” e “sani”.

E’ un circolo vizioso, un gioco a somma zero di cui, penso, si sono accorti tutti coloro che hanno dato un’occhiata al pezzo di Cittadino X. Ma si tratta di un gioco molto pericoloso. Perché si può ritorcere contro qualsiasi categoria. Oggi, Cittadino X l’ha utilizzato contro gli omosessuali. Ma se, fra qualche anno, aumentasse a dismisura il numero di non credenti, che cosa impedirebbe di applicare lo stesso gioco a chi professa una religione? Che cosa impedirebbe di definire “normale” chi si rivolge ad un medico per farsi curare e “anormale” chi entra in una chiesa a pregare? Chi impedirebbe di qualificare i cristiani (o i musulmani o gli ebrei o i buddhisti) come “malati”? E se il passo successivo fosse quello di internare tutti i credenti affinché siano “curati e ricondotti all’alveo della normalità?”

La risposta alle domande che si è posto Cittadino X, invece, è un’altra. Chi è normale e chi non lo è? Nessuno è “normale”. Ogni essere umano ha le sue specificità, ha le sue caratteristiche che lo rendono unico ed irripetibile. Qualcuno è alto, qualcuno è un genio, qualcuno sa cantare, qualcuno progetta ponti e palazzi, qualcuno ama persone dello stesso sesso, qualcuno ha deciso di credere in una o più divinità, qualcuno ha la pelle nera. Trovo che tutto questo sia meraviglioso. A volte, mi capita di passare mentalmente in rassegna tutti i fantastici amici che mi circondano o le persone straordinarie che ho conosciuto, quelli con cui ho condiviso esperienze e quelli con cui ho discusso, litigato o attraversato momenti difficili. Come un album di figurine, mi accorgo delle specificità di ciascuno, di quanto ogni individuo sia incredibilmente complicato, straordinario e diverso dagli altri. Di quanto ognuno sia “a-normale”. Non riesco a capire perché alcune persone pretendano di cancellare alcune di queste diversità o pretendano di classificare esseri umani di serie A (i “normali”) ed esseri umani di serie B (gli “anormali”). Ah, già, perché tra le varie diversità c’è anche l’intolleranza. Elogio della diversità.

Break down the Wall

StevenY2J

Fonti:
http://www.pontifex.roma.it/index.php/opinioni/laici/13636-adamo-ed-eva-con-lomosessualita-nasce-il-conflitto-sessuale

tanto per ricordare

Bruno Volpe nel suo ultimo editoriale nega ogni collegamento con il sito dell’organizzazione neonazista stormfront. questo non e’ vero. il collegamento c’e’ stato. pubblico questo video che fu realizzato proprio quando pontifex pubblico’ un video prodotto da stormfront. ci sono stati altri collegamenti (ricordate i proclami antisemiti di Padre Pranaitis, il prete tanto caro a nazisti e Forza Nuova?).

Continua a leggere

Lettera aperta a Costanza Miriano. E’ anche un po’ colpa sua…

Colpita dal bellissimo articolo di Faunita sul femminicidio e le provocazioni del sito Pontifex, ho sentito il bisogno di scrivere anch’io una lettera aperta. L’ho scritta a Costanza Miriano, la ormai celeberrima autrice di “Sposati e sii sottomessa”, la quale pubblica oggi su Tempi un articolo sulle donne e il loro ruolo nella famiglia. Completamente sorda a tutto quello che le sta accandendo attorno, come se vivesse su Marte e non le giungessero comunicazioni dalla Terra, la signora Miriano ripropone ancora una volta il suo cavallo di battaglia: donna dedicati alla casa, ai figli, al marito e non dimenticarti anche di essere pettinata e truccata quando tuo marito rientra dal lavoro la sera. Altrimenti sono cacchi tuoi quello che potrebbe succederti. Continua a leggere

risposta a Gianni Toffali

Gianni Toffali, blogger non secolarizzato e dispensatore di “consigli per disintossicarsi dalla modernità laicista, sinistra, anticlericale e gayfilae’ intervenuto nella polemica scoppiata intorno al volantino pubblicato da don Piero Corsi.

Per i pochi che ancora non lo sapessero il volantino, affisso nella parrocchia di don Corsi, era la stampa di un articolo di Bruno Volpe, un articolo che addossava sulle donne la responsabilita’ delle violenze da loro subite.

Continua a leggere

L’importante è che se ne parli…

Condivido con voi:

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-12-27/pontifex-dietro-sito-talebani-142526.shtml?uuid=AbWE5UFH

In fondo Volpe può ritenersi soddisfatto della pubblicità, un pò meno del profilo che ne esce. Peccato che la giornalista non abbia citato B.V. del quartiere di Murat. Converrà informarla?

 

 

Che tu sia maledetta tra tutte le donne

Dopo un periodo di silenzio, torno a riscrivere, anche se mi ero ripromesso di non dare mia più retta agli “amici” di pontifex.roma reputando giustissime le parole di padre Alberto Maggi che, citando il prologo di Giovanni, osservò come “la luce splendeva nelle tenebre”  e non le combatteva… la verità splende da sola, senza bisogno che vada difesa…

Mi limito ciò nonostante, perdonate la ripetizione che spero non vi risulti particolarmente noiosa, a riproporre un mio articolo, scritto ormai due anni fa, sull’importanza che la donna riveste nell’economia della salvezza cristiana. Continua a leggere

A proposito di “donne che provocano” ed autocritica…

Egregio Sig. parroco di San Terenzo (ma mi rivolgo anche a chiunque altro ritenga che una donna uccisa o violentata “se la sia andata a cercare” e che le donne “ribelli” istighino ad atti terribili),

perdoni se io – donna e quindi votata ad essere sottomessa e taciturna – ho la sfrontatezza di rivolgermi a Lei, oltretutto dissentendo dalle Sue opinioni. Debbo tuttavia confessare che il suo volantino – che peraltro cita noti articoli dell’arcinoto sito “Pontifex”, che da settimane pare lanciato in una feroce censura alle donne “ribelli” –  mi ha lasciata davvero senza parole.

Persino io (una donna!) ricordavo un comandamento del Decalogo che prescriveva di non uccidere. Peraltro, tale comandamento non conteneva nemmeno precisazioni ulteriori del tipo “a meno che non sia una donna che provoca rompendo una relazione o rifiutando le tue avances o mettendo troppa salsa sugli spaghetti”.

Vorrei chiederLe quali donne uccise – delle tante, troppe che anche quest’anno hanno insanguinato le cronache – avrebbero “provocato” il loro assassino. Abbia la bontà di indicare, con nomi e cognomi, le vittime di sesso femminile che avrebbero “istigato”, e come lo avrebbero fatto.  Così, visto che noi donne siamo tanto ribelli ed indisciplinate, sapremo – future vittime in pectore che non siamo altro! – come non cadere in errore a nostra volta.

Mi permetta poi di farLe notare come sia di difficile comprensione questa Sua affermazione circa le donne che “cadono nell’arroganza e si sentono indipendenti”.

Ora: posto che l’arroganza è un difetto abbastanza sgradevole in ambo i sessi, Le faccio notare che la nostra Costituzione (che certo Lei non ignora) all’art. 3 proclama solennemente che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso…”. Non penso occorra precisare ulteriormente il significato – evidentissimo – di tale enunciato. Mi permetta tuttavia di ricordarLe che, sempre la Costituzione, stavolta all’art. 29, comma 2, prevede che “il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi”.

In quanto parroco, inoltre, presumo che Lei avrà avuto di celebrare innumerevoli matrimoni, Ora, come Lei ben sa, in tale occasione è previsto che agli sposi venga data lettura di alcuni articoli (143, 144 e 147) del Codice Civile, inerenti i diritti e doveri nascenti dal matrimonio. Se non erro, a mente del primo comma dell’art. 143 “con il matrimonio il marito e la moglie acquistano gli stessi diritti e assumono i medesimi doveri”… Le suona familiare? Penso di sì, perché, ripeto, di questi articoli Ella avrà dato molte e svariate volte lettura a sposi di ogni età.

In altre parole, sì, anche noi donne siamo esseri indipendenti – per legge, pensi! – con il diritto e dovere di gestirci in autonomia. Se ciò risulta peccaminoso o può turbare la coscienza maschile, addirittura spingendo taluni a usare violenza contro chi esercita i propri diritti costituzionalmente garantiti, mi creda, non è più un problema femminile, ma casomai di chi detta violenza usa!

Ed ora, mi permetta di far riferimento ad un’altra affermazione – da Lei pronunciata – sulla quale è davvero impossibile essere non dico d’accordo, ma anche solo mantenere un atteggiamento diciamo asettico. Segnatamente, Lei ha asserito che “Donne e ragazze in abiti succinti provocano gli istinti, facciano un sano esame di coscienza: forse ce lo siamo andato a cercare”.

Eppure non dovrebbe essere difficile abbandonare lo stereotipo della mulier instrumentum diabuli o quello della fanciulla ubriaca e discinta che, alle ore piccole della notte, gira sui tacchi alti “provocando” bravi uomini che alla fin fine si limitano a “punirle” (con qual diritto non è ben chiaro, posto che nessuna legge in Italia prevede lo stupro o l’omicidio “punitivo”…) per la loro sfacciataggine. Peraltro, già da decenni la Suprema Corte di Cassazione – ultimo grado di giurisdizione nonché organo deputato a fornire l’interpretazione ed esatta applicazione del diritto – ripete come un abbigliamento succinto, l’uscire di casa presto o tardi, il camminare da sole ecc. non siano una “provocazione” femminile che possa dar luogo ad attenuanti per lo stupratore, né l’interrompere una storia d’amore, rifarsi una vita, ecc. possano essere circostanze che attenuino la responsabilità dell’assassino.

In altre parole, sostenere che la donna sia tentatrice – ma contemporaneamente portata a far l’angelo del focolare, contraddizione questa davvero vistosa!!!!! – equivale a dire che gli uomini appena vedono un’appartenente al sesso vituperato siano incapaci di trattenersi – il che per gli uomini tutto è un insulto, ed anche piuttosto brutale – e debbano saltarle addosso, abusandone fisicamente e addirittura privandola della vita…. Una visione delle relazioni uomo-donna davvero curiosa per non dir di peggio, ne converrà.

Non ho nemmeno ben chiaro in base a cosa la vita di una donna valga talmente poco da poter essere ridotta ad un “se l’è cercata”, mentre magari la stessa donna, se incinta, va tenuta nove mesi sotto una campana di vetro perché non si danneggi la preziosa palla proteica che porta nel ventre… Insomma, l’embrione va tutelato a costo della vita della madre, la donna in sé invece si può abusare, maltrattare e uccidere ed è pure colpa sua! Curiosa concezione della famosa “tutela della vita dal concepimento alla morte naturale” che evidentemente per gli esseri di sesso femminile è sottoposta a condizioni e termini assortiti in tema di moralità e meritevolezza….

La verità è, purtroppo, ben diversa. Donne e ragazze uccise non sono delle poco di buono che hanno “provocato” o “tentato”, ma persone comuni, che in vita amavano e guardavano con speranza al futuro ed hanno pagato nel modo più duro per la crudeltà, il rancore, la follia altrui. In altre parole: le vittime di femminicidio (e questa parola la usiamo a voce alta, perché descrive esattamente il fenomeno) non hanno provocato il loro assassini – peraltro quasi sempre padri, mariti, fidanzati, ex mariti ed ex fidanzati – con gonne corte o tacchi a spillo o cose del genere, ma hanno compiuto gesti quali:

– Troncare una relazione sentimentale o un matrimonio ormai in declino;

– Allacciare una nuova relazione sentimentale;

– Denunciare percosse, molestie, persecuzioni;

– Chiedere il riconoscimento di un figlio;

– Chiamato il compagno col nome di un ex;

– Chiesto di restare un giorno a casa a riposare…

Alcune addirittura avevano “solo” il torto di essere lì, dalla parte sbagliata della lama o della pistola o del pugno. Insomma di essere state lì, vittime. Lasci che Le faccia qualche esempio concreto – in ordine sparso e senza alcuna pretesa di completezza – al riguardo.

Caltanissetta, 21 gennaio 2002 – Carmelina Sferrazza, studentessa 16enne, viene uccisa a colpi di pietra dopo un litigio dal fidanzatino 19enne, Ferdinando Lo Porto, che poi nasconde il cadavere in un cantiere lì vicino, dove viene rinvenuto qualche mese dopo dal padre di Lo Porto. Pare che la ragazza avesse chiesto con insistenza a Ferdinando di sposarla dopo che in paese erano girate voci sulla loro intimità.

Martellago (Venezia) 29 aprile 2006 – Jennifer Zacconi, 20enne, incinta e alla vigilia del parto. Esce per incontrarsi con l’ex fidanzato Lucio Niero per discutere del nascituro. Niero è sposato e con due figli, ma è riuscito a nascondere alla moglie la gravidanza di Jennifer e ad illudere l’ingenua ragazza, dichiarando di essere divorziato, ma adesso non potrà celare la nascita del bambino né un eventuale processo per dichiarazione di paternità. Dopo aver troncato lui stesso la relazione rifiutando di assumersi le proprie responsabilità, insiste con Jennifer per avere un appuntamento e chiarire la situazione del bambino in arrivo. Jennifer viene massacrata di botte, strangolata, gettata in una buca dietro un distributore di benzina e sepolta ancora viva, col suo pancione, mentre inizia ad avvertire le prime contrazioni.

Sesto San Giovanni (Milano) 13 febbraio 2001 – Monica ha 16 anni, da un mese ha lasciato il fidanzatino Roberto Giaquinto, coetaneo conosciuto sui banchi di scuola. Alla vigilia di San Valentino, Roberto la avvicina nel cortile dell’istituto magistrale durante l’intervallo e, con una sola mossa, le taglia la gola con un coltello che s’era portato dietro da casa, nascosto nello zaino assieme ad un regalo per la festa degli innamorati, destinato alla ragazza che ha appena ucciso. Arrestato immediatamente, confessa di aver ucciso Monica perché “doveva essere solo mia”.

Mondragone (Caserta) 3 settembre 2006 – Veronica Abbate ha diciannove anni, l’aspetto da modella, studia medicina. Da nove mesi ha troncato con l’ex moroso Mario Beatrice, allievo ufficiale della Guardia di Finanza, 23enne geloso e possessivo e recentemente, in un compagno di università, ha trovato il grande amore. Mario Beatrice viene a saperlo, inizia a seguirla, a tempestarla con telefonate in cui minaccia di uccidersi, simula due incidenti stradali per impietosirla, invano. Quella sera le chiede di vedersi per l’ennesimo chiarimento. Veronica viene fulminata con una revolverata alla nuca – sparata con la pistola d’ordinanza – sotto gli occhi di una coppia di amici con cui era uscita. Mario Beatrice, prima di costituirsi, fa in tempo a mandare alcuni sms al nuovo fidanzato di Veronica, rinfacciandogli la colpa per quanto accaduto.

Erice (Trapani), 4 luglio 2012 – Maria Anastasi ha 39 anni ed è incinta al nono mese del suo quarto figlio. Da una ventina d’anni è sposata con Salvatore Savalli, il matrimonio è un disastro, fatto di percosse, umiliazioni e maltrattamenti di ogni tipo, tutti lo sanno ma nessuno interviene. Salvatore, negli ultimi tempi, ha imposto in casa la presenza della propria amante. Quel pomeriggio di luglio, l’uomo parte per le campagne in compagnia della moglie e dell’amante, i figli lo notano caricare strani oggetti – come una tanica di combustibile – in automobile. Maria, col suo pancione ingombrante, è assolutamente inerme, viene tramortita a badilate, forse è ancora viva quando il suo corpo viene dato alle fiamme. Marito ed amante si rinfacciano la responsabilità del delitto.

Sanremo (Imperia) 10 agosto 2001 – Antonella Multari, commessa in un negozio di Vallecrosia, sta facendo shopping con un’amica, è il giorno del suo 33esimo compleanno. Il suo ex fidanzato, il trentenne Luca Delfino – già sospettato di aver ucciso un’altra donna, Luciana Biggi –  le fa la posta da giorni. Hanno avuto una storia durata quasi un anno, ma la situazione s’era fatta intollerabile, Luca la picchiava, era geloso, possessivo, la minacciava di ucciderla. Lei l’ha buttato fuori casa, ha cambiato indirizzo e numero telefonico e lo ha denunciato svariate volte. Tutto inutile. Luca Delfino l’aggredisce in mezzo alla strada con un coltello, massacrandola. Fermato da un passante, è arrestato immediatamente. Antonella viene trasportata d’urgenza al Pronto Soccorso, ma per lei non ci sarà nulla da fare.

Palma Campania (Napoli) 2 luglio 2012 – Alessandra Sorrentino ha 26 anni, è casalinga, ha due bambini. La notte del due luglio il marito Gian Carlo Giannini (solo omonimo dell’attore spezzino), agricoltore 35enne, la uccide nel sonno pugnalandola con una forbice, sul terrazzo di casa. L’uomo sospettava che la moglie avesse un amante.

Potenza, 12 settembre 1993 – Elisa Claps ha sedici anni, è la terzogenita di una famiglia molto unita, studia al liceo classico ed è stata appena promossa agli esami di riparazione. Quella domenica esce di casa con un’amica per incontrare Danilo Restivo, 20enne noto in città per essere uno squilibrato, uno che molesta le ragazzine con telefonate oscene e taglia loro ciocche di capelli sugli autobus. Da mesi Restivo corteggia Elisa, ma lei lo ha sempre respinto. Il giorno prima del delitto, Danilo telefona ed Elisa, le chiede un appuntamento per consegnarle un regalo per la sua recente promozione. Elisa ci va, ma in compagnia dell’amica, che un paio d’ore dopo citofona a casa Claps sostenendo di averla “persa di vista all’uscita della messa”. Elisa è data per scomparsa. I suoi resti scheletrici verranno ritrovati 17 anni dopo nel sottotetto della chiesa della Ss. Trinità di Potenza. Elisa non è affatto scomparsa, è stata assassinata da Restivo, che dopo un tentativo di stupro l’ha pugnalata mortalmente, ferendosi mentre la ragazza cercava di strappargli il coltello di mano. Infine, le ha tagliato alcune ciocche di capelli.

Licodia Eubea (Catania) 27 dicembre 2011 – Stefania Noce ha 24 anni, studia all’università. Ha lasciato il fidanzato Loris Gagliano con un seguito di denunce, l’ex moroso la perseguita, ha addirittura sabotato l’impianto frenante dell’auto della madre di Stefania. Il pomeriggio del 27 dicembre, Loris si presenta a casa di Stefania, ha con sé un coltello. Colpisce mortalmente la ragazza ed il nonno di questa, Paolo Miano, 71 enne, che ha cercato di difenderla.

Parma, 12 settembre 2006 – Silvia Mantovani ha 28 anni. Alle superiori ha conosciuto Aldo Cagna, ragazzo benestante, viziato e violento. La loro storia inizia da ragazzini, poi si trasforma in un incubo. Aldo perseguita Silvia, la picchia, le fa la posta sotto casa, la segue ovunque vada minacciandola di ucciderla, la vuole tutta per sé, le impedisce di uscire. Silvia deve lasciare gli studi e chiudersi in casa per un anno intero, privandosi della vita sociale, delle amicizie. Silvia deve ricorrere alle cure del Pronto Soccorso e sporge innumerevoli, inutili denunce, poi riesce a rompere con Aldo, si iscrive alla facoltà di infermieristica a Parma, trova un lavoretto part-time, allaccia una nuova relazione e ricomincia a vivere, è ad un passo dalla laurea. Aldo decide di vendicarsi. Le sera del 12 settembre la segue all’uscita dal lavoro in automobile, sperona l’auto di Silvia, balza fuori la pugnala tre volte al cuore prima di costituirsi. Agli inquirenti dichiara che l’ex fidanzata “non mi rispondeva più nemmeno alle telefonate”.

Palermo, 20 ottobre 2012 – Lucia Petrucci ha 18 anni, sua sorella Carmela uno di meno, frequentano entrambe il liceo classico. Lucia ha avuto una storiella di pochi mesi col 23enne Samuele Caruso, originario di Bagheria. Lui non tollera che sia finita, è geloso, sospetta che Lucia abbia un nuovo amore, le manda sms minacciosi. Lucia sporge denuncia, ma il pericolo viene sottovalutato. Nel primo pomeriggio del 20 ottobre aspetta la ragazza sotto casa, di ritorno da scuola. Ha con sé un coltello, inizia a menare fendenti, colpisce Lucia ferendola gravemente e uccide Carmela che si è slanciata a difesa della sorella. Si dà alla fuga ma viene presto fermato. Dichiara di non aver avuto intenzione di fare nulla di male all’ex fidanzata, la madre lo sostiene giurando che “mio figlio non è un mostro”.

Enna, 24 aprile 2012 – Vanessa Scialfa ha 20 anni, da pochi mesi convive con il trentaquattrenne Francesco Lo Presti. Lui le ha imposto di lasciare il lavoro da barista, di troncare i contatti con i genitori e gli amici. Quel pomeriggio, in un momento di intimità, Vanessa chiama per sbaglio Francesco col nome di Alessandro, il suo ex fidanzato. Francesco la aggredisce alle spalle, la garrotta con un cavo elettrico, poi si accorge che è ancora viva e la soffoca con uno straccio imbevuto di candeggina. Dopodiché avvolge il cadavere in un lenzuolo, lo carica in auto e lo getta dal cavalcavia della statale Enna-Caltanissetta, quindi si finge disperato per la scomparsa della fidanzata. L’ex moglie di Lo Presti, anch’essa poco più che ventenne, dichiarerà di averlo lasciato dopo un paio di anni di matrimonio perché era troppo violento e geloso.

Marsciano (Perugia), 24 maggio 2007 – Barbara Cicioni, madre di due bambini, è una bella signora di 33 anni, incinta di una femminuccia, proprietaria di una ben avviata lavanderia che gestisce col marito, Roberto Spaccino. I due stanno insieme da quando erano bambini, non è un rapporto facile, lui è geloso, violento e manesco, è arrivato a minacciarla con una roncola davanti ai figli, la insulta, la maltratta. Barbara è all’ottavo mese, è una gravidanza difficile, complicata da gestosi e diabete. Quella sera, dopocena, si stende sul letto per riposare un poco, poi scoppia una lite col marito, geloso e ossessionato dall’idea che la bambina in arrivo non sia sua. Barbara viene percossa, presa a schiaffi, soffocata col cuscino. Il marito simula una rapina ma viene incastrato ed arrestato poche ore del funerale della moglie e della figlia. Pretende e ottiene un esame dei tessuti fetali che dimostra come la bimba, morta nel grembo della madre, fosse sua.

Leno (Brescia), 28 settembre 2002 – Desireé Piovanelli ha appena compiuto 14 anni, è la terza di quattro figli, sogna di diventare pediatra. Quel sabato pomeriggio è uscita per far visita ad un’amica. Incontra amico d’infanzia, Nicola, che le propone di fare quattro passi per vedere una cucciolata di gattini. È una trappola. La ragazza viene attirata in un cascinale alla periferia del paese, dove l’attendono altri due coetanei, Nico e Mattia, ed un trentacinquenne, Giovanni Erra, che Desireé conosce perché talvolta fa da baby-sitter al figlio di questi. I tre ragazzi – istigati da Erra – da mesi erano ossessionati dalla graziosa quattordicenne ed avevano progettato da tempo di attirarla in un luogo isolato per abusare a turno di lei. Desireé tenta una disperata resistenza, scalcia, prova a fuggire ma viene massacrata a coltellate. Morirà dopo oltre un’ora di agonia. Subito dopo il delitto, Nicola cerca di deviare le indagini, inviando sms in cui si spaccia per lei, dicendo che sta bene ed è scappata di casa per andare a trovare il fidanzatino.

                                          * * * * * * * * * * *

Penso non occorra aggiungere altro. Questi nomi – e tanti, tanti altri nomi – queste vite spezzate parlano da sé, con molta più forza di quanto non possa fare io. Queste sono donne vere, che hanno vissuto vite normali finché qualcuno non ha deciso che “loro” non meritavano più di vivere.

Non ho la pretesa di indurLa a cambiare opinione. Ma le ho riportato storie vere, fatti veri, vite vere, dolore vero. Lei rimane libero di pensarla come crede, esattamente come me. Nondimeno, mi permetta di dirLe che, dopo aver letto le sue dichiarazioni, sono ben felice di avere un’opinione tanto diversa dalla Sua, d’essere circondata da persone che la pensano come me. Probabilmente, se una di queste donne fosse stata sua madre, sua sorella, sua amica, anche Lei sarebbe stato di tale avviso.

Cordialmente.

Le malsane idee di Pontifex sono “contro il comune sentire della Chiesa” [UPDATED]

Finalmente.

Finalmente una presa di posizione netta da parte di un esponente della Chiesa nei riguardi di alcune delle ripugnanti castronerie vomitate da personaggi del calibro di Bruno Volpe e di tutta la Banda Bassotti.

Don Piero Corsi lascia l’abito talare dopo la polemica per un suo scritto in cui ha giustificato il femminicidio. “Dopo una notte insonne per il dolore e il rimorso per la giusta polemica causata dalla mia ‘imprudente provocazione’ comunico che ho deciso di mettere da parte l’abito talare, del quale mi sento indegno”, dice don Corsi.

”Voglio scusarmi con tutti per quella che voleva essere soltanto una imprudente ‘provocazione’. In particolare mi voglio scusare con tutte quelle donne che si siano sentite offese in qualche modo dalle mie parole”. Lo ha detto il parroco di San Terenzo a proposito del volantino sul femminicidio affisso in chiesa

(ANSA)

 

Queste le parole di Piero Corsi , probabile ex parroco di Lerici , dopo la polemica nata per aver affisso un volantino che conteneva copia dell’articolo di Volpe riguardo il femminicidio.

Parole che puzzano di falso lontano miglia , in quanto escludo il pentimento per ciò che ha scritto e detto Corsi in questa ed altre occasioni : certa gente non cambia mai , punto.

Più probabilmente gli è stato dato un aut aut e il Corsi ha scelto di dimettersi dal ruolo di parroco. Niente paura , lo ritroveremo in politica a fianco di Scilipoti o a scrivere porcherie sul sito Pontifex.

Trovo invece molto interessanti le parole del Vescovo :

 

” Nel volantino si leggono motivazioni inaccettabili che vanno contro il comune sentire della Chiesa”.

(ANSA)

Il volantino conteneva , ricordiamolo , nient’altro che le parole di Volpe riguardo la violenza sulle donne. Le “idee” di Volpe sono dunque contro il comune sentire della Chiesa.

Oltre ovviamente essere contro il comune senso del pudore , in quanto ogni persona normale si vergognerebbe anche solo di sognare certe boiate del tipo “le donne sempre più spesso provocano, cadono nell’arroganza, si credono autosufficienti e finiscono con esasperare le tensioni. Bambini abbandonati a loro stessi, case sporche, piatti in tavola freddi e da fast food, vestiti sudici.”

Oltre ogni senso di logica e civiltà , a ben guardare.

Una nazione nello sdegno , una figura pessima per la Chiesa Cattolica , un prete dimissionario : escludo che il messaggio arriverà all’esimio Bruno Volpe , che addosserà la colpa ai cattocomunisti , alla secolarizzazione , ai movimenti delle streghe femministe , agli omosessualisti adducendo tutte le solite motivazioni , il tutto catolagabile nel novero delle “solite cazzate

Questi però sono i risultati del Pontifex-pensiero che , al di là della sempre risibile opera di “spararle sempre più grosse per avere più visibilità e più accessi al sito” , rimane sempre a dir poco vergognoso.

Aggiornamento :

Come volevasi dimostrare le dichiarazioni dello squallido prete di Lerici si sono dimostrate “un falso” : è bene ripetere che certa gentaglia non cambia mai.

Così come è bene ricordare che questo triste personaggio ha ottenuto la sua ancor più triste ora di notorietà rivolgendosi ad alcuni giornalisti chiamandoli froci e bastardi ed augurando loro la morte.