Siamo calabresi ma non ‘ndranghetisti, Avvenire!

Devo fare “outing”: sono calabrese. Non mi sono mai sentito calabrese perché non penso che nascere in Calabria come in qualsiasi altra regione connoti, sia in senso positivo che in senso negativo, la persona in un certo modo. Non posso “sentirmi” calabrese perché non ho mai capito quale sia l’essenza del calabrese: non penso che i calabresi abbiano delle caratteristiche particolari che li differenziano dagli abitanti di altre regioni. Non posso dire di amare la Calabria più delle altre regioni o Paesi del mondo in cui sono stato. Non ho una feeling particolare con una persona per il semplice fatto che è nata in Calabria. Non digerisco la ‘ndujia o la classica soppressata, a casa non ho appeso quadri o fotografie che mi ricordino la Calabria, quasi tutti i miei amici non sono calabresi, parlo un orrendo dialetto calabrese sebbene il mio accento tradisca le mie origini meridionali. Non mi son mai sentito “orgoglioso” di essere calabrese perché ciò avrebbe significato che gli abitanti di altre regioni o di altri Paesi del mondo avrebbero dovuto vergognarsi delle loro origini “non calabresi”. Però – inutile negarlo – anche se non mi sento calabrese, in ogni caso lo sono o almeno così mi devo considerare in base al dizionario Treccani secondo cui è calabrese un «nativo della Calabria». C’è poco da fare, sono nato in Calabria e quindi devo considerarmi calabrese a tutti gli effetti sebbene non ci abiti da molti anni. Perciò riprendendo la mia “calabresità” sono rimasto un po’ perplesso nel leggere un articolo di Avvenire che titolava “Lo strano caso del suicidio di un dirigente. Scoperti legami con famiglie calabresi”, in merito al sospetto suicidio di Pasquale Libri, dirigente dell’ospedale San Paolo di Milano e sposato con una nipote del boss Rocco Musolino. Non capivo cosa ci fosse di male ad avere legami con “famiglie calabresi” ma – leggendo l’articolo – mi sono reso conto che le famiglie calabresi del titolo sono famiglie un po’ particolari: sono famiglie della ‘ndrangheta. Non credo sia difficile capire che essere una “famiglia calabrese” non significa affatto essere una “famiglia ‘ndranghetista”: le seconde costituiscono solamente una parte infinitesimale delle prime. Continua a leggere

Il cardinale Jorge Mario Bergoglio eletto papa Francesco I

Papa Francesco I

Nonostante la frase misogina attribuita a papa Bergoglio fosse stata riportata anche da fonti d’informazione come TgCom24 la notizia si è rivelata infondata.
Quando si sbaglia, anche se in buona fede e fidandosi di fonti nazionali, è doveroso scusarsi sia con i lettori che con la persona interessata.
La critica – anche se accesa – non deve mai essere infondata e c’è solamente da essere contenti che papa Francesco I non abbia detto una frase tanto grave.

Cagliostro

Le lamentele di Volpe su Mea Culpa

Si può definire attentato ad un’istituzione una trasmissione ove due soli ospiti sono fortemente critici verso l’istituzione in questione, uno è un giornalista d’inchiesta (quindi in linea teorica super partes) e uno solo non appartenente a tale istituzione?

Ebbene, perché proprio questo è il pensiero di Bruno Volpe sulla puntata di Piazzapulita trasmessa ieri a La 7.

Siamo alla vergogna più totale.Esordisce l’ormai solingo articolista del blog ultracattolico (leggi: fanatico) inflazionando una già inflazionata lunga serie di luoghi comuni.  Prima del Conclave, il solito Formigli ha dedicato Piazza Pulita al Conclave Parrebbe coerente… eppure, evidentemente per una scarsa conoscenza della sintassi ecco che il Nostro rigira la frittata: la puntata non era dedicata al Conclave pur essendo così stato detto: ma il realtà, visti gli ospiti in studio, si é trattato di una vile imboscata ai danni della Chiesa cattolica, processata sotto il profilo della onestà e della trasparenza. E qui la confusione è concessa perché in effetti Volpe ha ragione: la puntata non era dedicata al Conclave – per quello esistono già la dirette – ma alla capacità del nuovo Pontefice di fare Mea Culpa e riportare l’ordine entro le Mura Leonine (cui il titolo della puntata: Mea Culpa). Continua a leggere

Quanta preoccupazione, Avvenire!

Dalle urne è uscito un quadro politico molto complicato: il Partito democratico ha la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera ma al Senato è necessaria un’alleanza con il Movimento 5 Stelle che al momento sembra restio all’idea di unirsi al partito di Bersani. Proprio quest’ultimo ha lanciato al gruppo di Beppe Grillo una proposta di governo basata su un programma articolato in otto punti.
Questo piano ha suscitato la nervosa reazione del giornale dei vescovi italiani Avvenire che ha reagito con il corsivo “Quanto zelo, segretario!”.
Non si può certo dire che i cattolici possano dirsi contenti del risultato delle urne. Il movimento Scelta civica di Mario Monti, pur avendo ricevuto l’appoggio addirittura dell’Osservatore Romano, ha ottenuto solo il 9,13 per cento delle preferenze al Senato aggiudicandosi 18 seggi e l’8,3 alla Camera riuscendo a far eleggere 37 deputati. Risultati miseri per il cattolicissimo Udc che ha ottenuto alla Camera solo l’1,78 per cento delle preferenze mentre il movimento cattolico di Magdi Cristiano Allam è stato votato solo dallo 0,12 per cento dagli elettori. Insomma una situazione per i cattolici così drammatica che anche Famiglia Cristiana scrive di «un’Italia senza cattolici». Continua a leggere

Ratzinger non è riuscito a fermare la secolarizzazione: i risultati peggiori proprio in Italia.

Secondo un sondaggio realizzato da da YouGov, le popolazioni europee sono rimaste per la maggior parte indifferenti al pontificato di Benedetto XVI.
Questa percezione è stata confermata anche da una rilevazione dell’istituto privato di studi politici, economici e sociali americano Pew Research Center che monitora costantemente la religiosità negli Usa e nel mondo.
Nonostante Ratzinger abbia dedicato le proprie energie a combattere la secolarizzazione nella società sembra che abbia fallito nel suo scopo proprio nelle nazioni europee con il maggior numero di cattolici: Francia, Germania, Spagna ed Italia.
In questi Paesi solo una minoranza di cattolici afferma che la religione sia molto importante nelle loro vite. Dal 2002 al 2011 la percentuale di cattolici francesi che è di questo parere non ha mai superato il 15 per cento attestandosi al 13 per cento nel 2011. La situazione è un po’ migliore in Spagna dove un cattolico su tre conferisce molta importanza alla religione nella sua vita ed un’analoga situazione è registrata anche in Germania dove il credo religioso è considerato fondamentale dal 36 per cento di chi si professa cattolico.
La situazione è peggiore propria in Italia: nel 2009 (ultimo anno di rilevazione da parte del Pew Research Center) solo un cattolico su quattro dava molta importanza alla religione con una diminuzione di ben quattro punti percentuali rispetto al 2002. Continua a leggere

ART. 609-bis c.p.: VIOLENZA SESSUALE

Vorrei approfittare del mio account ancora valido su Pontilex, per fare una breve considerazione su un fatto di cronaca che riguarda la Chiesa Cattolica, ma che evidentemente deve essere di scarsa importanza considerato che Avvenire oggi gli ha dedicato 5 righe e Tempi (altro organo di informazione cattolico) addirittura lo ignora completamente.

Il cardinale scozzese O’Brien, nel rinunciare a presenziare al prossimo Conclave a seguito degli scandali che lo hanno travolto, ha dichiarato testualmente “Vorrei cogliere l’occasione per ammettere che ci sono state volte in cui la mia condotta sessuale è stata al di sotto degli standard che ci si aspettano da un prete, da un arcivescovo e da un cardinale”. Continua a leggere

Piccolo spazio pubblicità n.4

Buongiorno a tutti.

Le improvvise defezioni del Geniale Webmaster Carlo Di Pietro e di Don Strazy sembrano aver lasciato profondi vuoti nell’attività di “correzione fraterna” del sito meno secolarizzato della rete globale: non solo Bruno Volpe confeziona a mala pena un paio di articoletti striminziti al giorno, ma anche tutto il restante della combriccolla PontifeSSa sembra improvvisamente diventato uccel di bosco.

Niente più Gianni Toffali, niente più dottori & professoroni vari, niente più missive e/o segnalazioni dai millemila aficionados dei Pontizombies, neanche uno straccio di copiaincolla “a cascata” come quelli dei bei tempi andati.

E delle “novità del sito” promesse a fronte della richiesta di donazioni, manco l’ombra.

Ma per tutti quelli (ed in special modo quelle) che sentissero l’insopprimibile bisogno di riconciliarsi con la Vera Dottrina o, più semplicemnte, subiscono la mancanza delle impagabili gaffes (trad. dal francese: uscite a cazzo) di VolpaSStren & co., ecco per voi una buona notizia: è uscito in edicola il nuovo numero di GRATIA!!! Continua a leggere

Cosa ha lasciato Benedetto XVI all’Europa? Poco o niente.

Benedetto XVICon la storica abdicazione di papa Ratzinger ci si interroga su quanto resta del suo pontificato.
Considerando quanto emerge dall’ultimo sondaggio Eurotrack condotto da YouGov, il pontificato di Benedetto XVI non ha sortito grandi effetti nelle popolazioni di Gran Bretagna, Francia, Germania, Danimarca, Svezia e Finlandia.
Il 68 per cento delle persone intervistate crede che Benedetto XVI abbia fatto bene ad abdicare mentre l’8 per cento pensa che abbia sbagliato ed il 25 per cento non ha un’opinione a riguardo.
Il 36 per cento ha un giudizio positivo sugli otto anni del pontificato di Ratzinger che invece viene valutato negativamente dal 23 per cento; un significativo 41 non ha nessun giudizio in merito.
Nonostante i giudizi principalmente positivi, il 43 per cento pensa che sia stato un papa troppo conservatore ed abbia cambiato poco all’interno della Chiesa, il 4 per cento crede che sia stato troppo radicale, il 12 pensa sia stato un pontefice equilibrato ma una percentuale molto alta (41 per cento) non ha nessuna opinione.
I cittadini europei principalmente non hanno un’idea precisa su come abbia operato Joseph Ratzinger su alcuni temi specifici. Il 47 per cento pensa sia stato troppo conservatore su temi come la contraccezione e l’omosessualità contro un 4 per cento che crede che sia stato troppo progressista ed un 10 per cento che considera equilibrato l’atteggiamento del papa emerito su questi temi: un significativo 41 per cento non ha nessuna opinione in merito. Continua a leggere

Cari uccrociati, quanta confusione…..

Nel panorama dei blog legati al mondo cattolico una posizione interessante è quella dell’associazione cattolica Unione cristiani cattolici razionali i cui articoli si propongono di sostenere – su presunte (ma spesso infondate) basi razionali – temi cari ai cattolici più integralisti (finanziamento alle scuole paritarie, opposizione ad aborto, divorzio, matrimonio omosessuale, eutanasia, fecondazione assistita, etc.).
Spesso le basi dei loro articoli sono però piuttosto fragili e fallaci. Questo è quanto avviene in due articoli.
Il primo (“Finanziare le paritarie è meglio per tutti, lo dice la Svezia”) è dedicato al finanziamento alle scuole private. Gli uccrociati, basandosi su studi effettuati nel lontano Massachusetts ed in Svezia sostengono che sia conveniente finanziare le scuole paritarie.
Nell’articolo scrivono che «Un team di professori ha comparato i risultati delle charter schools, gestite da genitori e simili agli istituti scolastici parificati spagnoli e di quelle quelle pubbliche nello Stato del Massachusetts. In entrambi i casi le scuole vengono finanziate completamente con le tasse. Dallo studio è emerso che i migliori risultati si sono raggiunti nelle charter schools: i genitori scelgono e gestiscono, lo Stato paga e la qualità migliora» volendo in questo modo sostenere che i risultati migliori si ottengano nelle scuole private piuttosto che in quelle pubbliche. C’è da essere contenti per gli studenti delle charter school del Massachusetts ma forse, per il caso italiano, sarebbe preferibile considerare quanto scritto in uno studio della Fondazione Agnelli che aveva l’obiettivo di verificare quale tipo di scuole superiori preparasse meglio gli studenti per gli studi universitari. L’indagine riguardava oltre 145.000 diplomati provenienti da 1.011 istituti di Piemonte, Lombardia, Emilia e Calabria. La Fondazione Giovanni Agnelli nella ricerca esplicitamente afferma che «nonostante la presenza di alcune realtà di chiara eccellenza, la performance della maggior parte delle scuole non statali è deludente rispetto a quelle statali». Forse uno studio realizzato nelle scuole italiane è più attinente rispetto ad uno studio realizzato nel lontano e diverso Massachusetts ed anche un bambino capirebbe che ricerche realizzate in contesti tanto lontani e diversi da quello italiano difficilmente potrebbero valere per il nostro Paese. Continua a leggere