La notizia del suicidio assistito di Vittorio Bisso in Svizzera ha riportato questo tema nell’agenda dei media. A novembre dello scorso anno molta eco aveva suscitato la decisione di Lucio Magri di ricorrere al suicidio assistito in Svizzera. Il caso di Vittorio Bisso e di Lucio Magri sono però differenti: mentre il primo era malato di Sla ed inevitabilmente non è possibile guarire o fermare il decorso di questa malattia, il secondo era affetto da una forma depressiva e quindi non era in pericolo di vita. Fonti di stampa riportano che ogni anno circa 1500 Italiani si rivolgono alle cliniche svizzere per richiedere informazioni ma ovviamente questi dati sono tutti da verificarsi. L’Eurispes – nel “Rapporto Italia 2012” – ha raccolto il parere degli Italiani in merito al testamento biologico, l’eutanasia ed il suicidio assistito. Continua a leggere
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Buono-scuola per gli istituti privati? Buono solo per i Paesi anglosassoni.
Le sovvenzioni alla scuola privata sono sempre state al centro del dibattito politico e recentemente un referendum consultivo nel comune di Bologna ha bocciato il finanziamento pubblico agli asili privati: nel mezzo di queste polemiche i parlamentari del Pdl Maurizio Lupi, Mara Carfagna, Mariastella Gelmini e Maurizio Sacconi propongono una moratoria sui temi etici «con particolare riferimento ai principi della tradizione, dalla vita alla famiglia naturale, alla libertà educativa». Nel mondo accademico invece ci si continua ad interrogare sulla bontà dei sussidi statali alle scuole private che sono erogati sotto forma di finanziamenti diretti o contributi alle famiglie denominati “buoni-scuola”.
Sul sito di informazione lavoce.info Giuseppe Bertola – professore di economia politica presso la facoltà di Scienze Politiche dell’università di Torino ed esperto scientifico ed accademico con Fmi, Commissione Europea, Banca d’Italia, analizza – rifacendosi ai risultati di uno studio basato sull’indagine Pisa – il sistema dei buoni scuola giungendo ad una conclusione: i buoni-scuola permettono a studenti bravi ma poveri di frequentare gli istituti migliori solo nei Paesi anglosassoni ma non dove – come in Italia – l’educazione statale è migliore di quella privata. Il test Pisa (acronimo di “Programme for International Student Assessment”) è un’indagine internazionale condotta dall’Ocse per valutare il livello di istruzione degli adolescenti nei principali Paesi industrializzati. Continua a leggere
La necessità dell’anti-antifascismo o la necessità di qualche Campari (& De Maistre) in meno?
Ho sempre saputo dell’esistenza (purtroppo) del fascismo e dei fascisti e dell’azione (encomiabile) dell’antifascismo e degli antifascisti. Non sapevo che esistesse anche una terza categoria: “l’anti-antifascismo”. Di “necessità dell’antifascismo” scrive Federico Catani sul blog Campari & De Maistre. «L’Italia è il Paese degli enti inutili»: sentenzia Catani che – dopo aver espresso il desiderio di «chiudere alcune procure, come quella giacobina di Milano» arriva dritto al cuore del “problema”. «C’è un’associazione italiana che andrebbe sciolta subito, senza pensarci tanto: l’Anpi, ovvero Associazione Nazionale Partigiani d’Italia»: è determinato Catani a scagliarsi contro l’Anpi ma forse confonde ente (presumo “ente pubblico”) con associazione. Gli enti sono usati dalla pubblica amministrazione (e finanziati con soldi pubblici) per perseguire interessi pubblici mentre le associazioni (come l’Anpi) è l’unione privata di più persone per uno scopo comune e si autofinanziano. Il diritto di associarsi è garantito addirittura dall’articolo 18 della Costituzione secondo cui «I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale». Quindi il desiderio di Catani – laureato in Scienze Politiche alla Luiss e giornalista pubblicista – si scontra con uno dei principali articoli della nostra “Magna Charta”: nessuno può sciogliere un’associazione a meno che i suoi fini non siano vietati dalla legge. Non risulta che questo sia il caso dell’Anpi. Continua a leggere
Papa Francesco in Brasile: lo attenderanno meno cattolici e più protestanti ed atei
Papa Francesco è pronto per andare in Brasile per la Giornata mondiale della gioventù ma lo attende un Brasile che è sempre meno cattolico e sempre più protestante e lontano dalla religione. Questo è quanto emerge da un sondaggio condotto dall’istituto americano di ricerche sociali Pew Research Center.
Pur rimanendo ancora maggioranza, la percentuale dei cattolici è diminuita dal 92 per cento del 1970 al 65 del 2010. In aumento invece i protestanti che in questi quarant’anni sono passati dal cinque al ventidue per cento e coloro che non si identificano in nessuna religione: nel 1970 erano solo l’un per cento della popolazione totale del Brasile mentre ora otto brasiliani su 100 si definiscono “inaffiliati”. In crescita anche chi professa altre religioni: dal 2 per cento del 1970 al cinque di tre anni fa.
In questi ultimi quattro decenni la popolazione brasiliana è più che raddoppiata (da 95 a 190 milioni) e – grazie a questo boom demografico – in valori assoluti è aumentato il numero dei cattolici che sono passati da 87 a 123 milioni. Bisogna sottolineare che negli ultimi dieci anni i cattolici – nonostante la crescita della popolazione – sono diminuiti anche in valori assoluti: se nel 2010 erano 125 milioni (il 75 per cento totale degli abitanti) nel 2013 si sono fermati a 123 milioni.
Dal 1970 è aumentato considerevolmente il numero dei protestanti (da cinque a 42 milioni) con un incremento soprattutto negli ultimi dieci anni: nel 2010 erano 26 milioni (15 per cento della popolazione totale). Continua a leggere
I gay fanno male ai bambini (come sempre secondo i ciellini)
La ricerca sociale per i ciellini di Tempi.it sembra una serie di articoli che ripetono cosa c’è nel catechismo e nel Corano. Nei paesi moderni invece serve a identificare i trend sociali e modificare le politiche per supportare la vita dei cittadini. Studiare trend familiari, relazionali, di filiazione o convivenza è fondamentale per costruire servizi di supporto alla popolazione, sia che si tratti di convivenza eterosessuale, matrimonio gay, filiazione in coppie lesbiche. Per esempio le ricerche mostrano come le ragazze cresciute in famiglie fondamentaliste cristiane (soprattutto negli Usa) siano più soggette a divenire adulte “povere”. I genitori non le spingono a studiare e senza laurea potranno accedere solo a lavori poco retribuiti o faranno parte (se sposate) di famiglie monoreddito (il marito), oppure in caso di vedovanza cadranno più facilmente in indigenza sempre a causa del lavoro umile che potranno fare. Saranno cioè meno propense all’indipendenza economica, onde per cui in regioni con alto tasso di popolazione religiosa ci vogliono più servizi sociali di base a sostegno. Lo stesso vale per ricerche sui matrimoni gay, divorzi, filiazione, adozione eccetera. Continua a leggere
Disegno di legge contro l’omofobia: la “Nuova bussola quotidiana” non l’ha mai “Amato”
Il deputato Ivan Scalfarotto del Pd sembra aver messo in agitazione il mondo cattolico dopo aver presentato un disegno di legge “per la repressione delle discriminazioni motivate dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere”.
Il disegno di legge si compone di solo quattro articoli e va a modificare due leggi già esistenti nel nostro ordinamento: la legge 654/1975 e la legge 205/1993 più famosa come “Legge Mancino”. La legge 654/1975 è la ratifica ed esecuzione della cosiddetta Convenzione di New York del 1966 tesa ad eliminare tutte le forme di discriminazione razziale mentre la “Legge Mancino” introduce misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa.
Nello specifico l’articolo 2 del disegno di legge Scalfarotto modifica il comma 1 dell’articolo 3 della legge 654/1975 che già punisce «con la reclusione fino ad un anno e sei mesi o con la multa fino a 6.000 euro chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi». Alle motivazioni razziali, etniche, nazionali e religiosi il disegno di legge aggiunge le motivazioni legate all’«identità sessuale della vittima».
Nello stesso articolo 3 la legge 654/1975 prevede «la reclusione da sei mesi a quattro anni chi, in qualsiasi modo, istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi». A queste circostanze viene aggiunta, come prima, l’identità sessuale della vittima.
La stessa circostanza sarebbe aggiunta nel comma 3 dell’articolo 3 della stessa legge che già vieta «ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi».
La vita che verrà (e quella che c’è già?)
Avete presente una bambina di 11 anni? sì insomma una di quelle bambine che frequentano la quinta elementare, una di quelle a cui a Natale si regalano barbie, trucchi finti e cose del genere. Una di queste bambine viene violentata ripetutamente dal compagno della madre fino a rimanere incinta. Lei non si accorge neanche di essere incinta proprio perchè è bambina, non capisce di queste cose ancora. Intanto le settimane passano e ormai ne sono passate 14. L’hanno chiamata Belen ma è un nome finto per proteggerne l’identità, proprio perchè è una bambina. Allora, questa storia si svolge in Cile. Continua a leggere
“La nuova bussola quotidiana” perde la bussola sui figli naturali
Il dibattito sui figli naturali è tornato recentemente all’attenzione dei media. Il 27 novembre 2013 il parlamento ha approvato il disegno di legge che equipara del tutto i figli naturali (ossia nati fuori dal matrimonio) a quelli legittimi (nati da una coppia sposata). Infatti, paradossalmente, chi era nato da una coppia non sposata avviava rapporti legali di parentela solo con i genitori ma non con gli altri parenti (zii e nonni): ciò aveva rilevanti effetti anche in termini successori perché i figli naturali non avrebbero potuto eventualmente ereditare. Inoltre in caso di morte dei genitori naturali il bambino non sarebbe stato affidato automaticamente ad eventuali parenti (con cui non aveva nessuna relazione legale) ma sarebbe andato in adozione ad estranei. Per eliminare questa situazione erano stati presentati diversi disegni di legge (successivamente unificati) che vedevano tra i proponenti parlamentari come Paola Binetti, Rosi Bindi, Gabriella Carlucci ed Alessandra Mussolini. A seguito di un emendamento in cui veniva introdotta la possibilità di riconoscere i figli nati da incesto Paola Binetti aveva deciso di votare contro il disegno di legge che vede il suo nome tra i proponenti. L’esecutivo guidato da Monti avrebbe dovuto presentare il decreto attuativo della legge approvata ma, a causa della crisi di governo, questo incarico è passato all’esecutivo guidato da Enrico Letta. Proprio la presentazione del decreto attuativo è stata l’occasione per Tommaso Scandroglio su La nuova bussola quotidiana, sito cattolico di informazione, di titolare “Decreto filiazione, un’altra spallata al matrimonio”. Continua a leggere
Gli Uccrociati plaudono la Germania delle unioni civili per i gay.
Molto spesso abbiamo criticato (e continueremo a farlo) le posizioni degli Uccrociati. Allo stesso modo è difficile non condividere la loro gioia quando riportano che «il governo tedesco infatti ha stanziato 7.500 milioni di euro per assegni familiari per chi ha bambini e 20.000 milioni di euro di aiuti a coloro che scelgono di diventare madri».
C’è da ricordare che in Germania è previsto l’istituto delle unioni civili per le coppie omosessuali dal lontano 2001 e dal 2009 la Corte costituzionale federale ha stabilito l’estensione di tutti i diritti ed i doveri del matrimonio alle coppie dello stesso sesso registrate. Inoltre è probabile che – solo per restare ai Paesi europei – dopo Belgio, Islanda, Spagna, Norvegia, Svezia, Portogallo, Islanda, Danimarca, Francia, Paesi Bassi e l’imminente Regno Unito anche la Germania introdurrà il matrimonio per le coppie dello stesso sesso.
Seppur inconsapevolmente gli uccrociati ammettono che l’introduzione dei diritti per le coppie omosessuali non è assolutamente a svantaggio della cosiddetta “famiglia tradizionale” ed è possibile sia riconoscere diritti (come il matrimonio) per le coppie dello stesso sesso che adottare politiche a sostegno della maternità: lo stesso giornale dei vescovi italiani Avvenire aveva ammesso che nei Paesi dove era stato introdotto il matrimonio per le coppie dello stesso sesso era forte il sostegno alle famiglie ed alle maternità. Continua a leggere
Reichskonkordat, ossia il nazismo gay e quello cattolico
Quando il variegato sottobosco dei ciellini vuol fare la vittima aggratis strillando di gay violenti e di martiri cattolici imprigionati (ecco cinque esempi recenti nei commenti degli utenti del sito semi-fondamentalista Tempi), accusa il movimento gay delle stesse carinerie di cui accusava gli ebrei prima della Seconda Guerra Mondiale. Aggiungendo modernamente nuovi paragoni col nazismo, perchè nel frattempo si può dire che il nazismo sia cattivo omettendo ovviamente che fu proprio la Chiesa Cattolica a firmare un concordato col Terzo Reich (il famigerato Reichskonkordat, tutt’ora valido in Germania), non certo il movimento gay che invece veniva perseguitato da entrambe. Certo, per chi sa cosa sia l’etica, provoca ribrezzo che venga citato contro gli omosessuali proprio quel nazismo che li perseguitò sterminandoli nel silenzio più totale della Chiesa cattolica, che anzi firmava un concordato con Hitler. Continua a leggere