Archivi tag: Fascismo

Gender, squadrismo e lobby lgbt

Continua l’appassionante elenco (si vabbè) di notizie false, casi inventati, diffamazioni screen-shot-2016-08-02-at-08-34-23-2e insulti contro la comunità LGBT che l’ex vaticanista a La Stampa ha pubblicato per anni, nel silenzio completo dell’Ordine dei Giornalisti. Nella prima puntata (qui) abbiam visto le sue insinuazioni (false) contro un blog che secondo i ritardati etici di estrema destra indicherebbe gli obiettivi da colpire. Poi la ripubblicazione acritica di comunicati stampa deliranti da parte di organizzazioni antigay. Poi la creazione di false accuse ai gay per chiese (mai) assaltate a Milano eccetera. Ora vediamo altre accuse di violenza fisica, di intimidazione degli spiriti liberi (ovviamente fascisti) e di squadrismo nazista. Niente di più niente di meno. Quando gli omofobi sono disperati, le balle le sparano grosse. Ma ci si mette un paio di secondi a scorpirli. Continua a leggere

Le prove della violenza della lobby lgbt

Da quando l’omofobia non è più un valore, per i bigotti la vita è più dura. Un tempo esprimevano orgogliosamente il loro odio per slide09un’intera categoria di esseri umani, processando, licenziando, curando con violenza, picchiando, bullizzando, diffamando le persone omosessuali ad esempio come stupratori pedofili. Poi le persone gay, lesbiche e transgender hanno cominciato a reagire e molto è cambiato. Oggi la persecuzione non è più socialmente accettabile. Ma certe persone rissose senza nemici non riescono a vivere. Allora per esternare il loro disprezzo disumano, ci provano lo stesso ma nascondendosi come ladri dietro parole vuote come “gender” o dietro la “libertà di espressione“, come se diffamare fosse un diritto umano. Usano di tutto: false ricerche scientifiche prodotte solo per finire sui giornali, accuse false mai rettificate, allarmi senza controllo. Hanno amichetti nei mass media che rilanciano quei deliri violando le regole deontologiche dell’informazione. Altri amichetti negli organismi di controllo come l’Ordine dei Giornalisti, permettono omertosamente loro di fregarsene di etica, screen-shot-2016-08-02-at-08-34-23-2deontologia professionale e del dovere assoluto di raccontare la verità. Son quattro sfigati legati all’estrema destra che fingono di essere molti, credendo che sebrare un branco di animali ci possa ancora impaurire. È gente comunque violenta, falsa e pericolosa (essere fascisti è questo, mica fare il “saluto romano”). Uno dei casi più recenti e più patetici di questo fascismo culturale ridicolo è un ex vaticanista, un tempo in servizio a La Stampa, che per anni ha fatto da megafono agli amici omofobi, diffondendo notizie false, insinuando che le persone LGBT fossero criminali violenti, e tacendo quali fonti (false) usasse per questo fine (di solito un blog neofascista). Quando un omofobo parla, siamo certi che stia mentendo. Vediamo come. Continua a leggere

La necessità dell’anti-antifascismo o la necessità di qualche Campari (& De Maistre) in meno?

anpiHo sempre saputo dell’esistenza (purtroppo) del fascismo e dei fascisti e dell’azione (encomiabile) dell’antifascismo e degli antifascisti. Non sapevo che esistesse anche una terza categoria: “l’anti-antifascismo”. Di “necessità dell’antifascismo” scrive Federico Catani sul blog Campari & De Maistre. «L’Italia è il Paese degli enti inutili»: sentenzia Catani che – dopo aver espresso il desiderio di «chiudere alcune procure, come quella giacobina di Milano» arriva dritto al cuore del “problema”. «C’è un’associazione italiana che andrebbe sciolta subito, senza pensarci tanto: l’Anpi, ovvero Associazione Nazionale Partigiani d’Italia»: è determinato Catani a scagliarsi contro l’Anpi ma forse confonde ente (presumo “ente pubblico”) con associazione. Gli enti sono usati dalla pubblica amministrazione (e finanziati con soldi pubblici) per perseguire interessi pubblici mentre le associazioni (come l’Anpi) è l’unione privata di più persone per uno scopo comune e si autofinanziano. Il diritto di associarsi è garantito addirittura dall’articolo 18 della Costituzione secondo cui «I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale». Quindi il desiderio di Catani – laureato in Scienze Politiche alla Luiss e giornalista pubblicista – si scontra con uno dei principali articoli della nostra “Magna Charta”: nessuno può sciogliere un’associazione a meno che i suoi fini non siano vietati dalla legge. Non risulta che questo sia il caso dell’Anpi. Continua a leggere

Il ritorno degli editoriali di Bruno Volpe: la solita minestra riscaldata

Dopo qualche giorno di “black-out” mediatico è ritornato online il sito non secolarizzato Pontifex.Roma e gli editoriali di Bruno Volpe. Un black-out di cui la stampa nazionale si è completamente disinteressata a differenza della chiusura momentanea del nostro blog Pontilex.org di cui ne hanno scritto l’Huffington Post ed il Manifesto.

Volpe, come scritto, ritorna con i suoi editoriali che alla fine si rivelano sempre degli editoriali molto “stanchi”: poche righe, con vari errori, molte contraddizioni e spesso con notizie totalmente inventate come nel caso della fantomatica (e poi smentita da Pontilex) solidarietà da parte del sindaco di Bari Michele Emiliano.

Leggendo con un certo disinteresse il nuovo Pontifex.roma l’occhio mi cade su un articolo dal titolo “Come spreca i soldi la Regione Puglia. Il viaggio a Birkenau. Quando la visita alle vittime di Stalin?”.

Continua a leggere

I cattolici dell’associazione Uccr contro lo “stalinista” Vauro

Il blog dell’associazione cattolica Uccr (Unione cristiani cattolici razionali) dedica un articolo (a firma di Luciano Magnini) alla decisione di Vauro Senesi di lasciare Il Manifesto.

L’articolista di Uccr scrive che Vauro «ha scaricato un po’ codardamente il quotidiano comunista, in liquidazione e profonda crisi, per approdare a “Il Fatto Quotidiano”, anch’esso in crisi ma in modo meno serio».
Scrivere che Vauro sia stato codardo nel lasciare Il Manifesto è certamente esagerato. Nell’articolo stesso di Uccr si scrive che la collaborazione tra Vauro ed Il Manifesto è durata circa trent’anni ed i problemi finanziari del quotidiano sono ben noti. Il vignettista è rimasto fino a quando la sorte del giornale non è stata segnata (come sappiamo Il Manifesto è in liquidazione): cos’altro avrebbe dovuto aspettare Senesi? Forse si può definire codardo chi lascia un giornale per un approdo più sicuro (ma non credo neanche si possa definire tale una persona simile) ma non certamente chi lascia un giornale (o anche un’azienda) quando non c’è nessuna possibilità di continuare un percorso comune.
Magnini scrive anche che anche Il Fatto Quotidiano è in crisi: se Il Fatto fosse veramente in crisi c’è da chiedersi come mai sono riusciti ad organizzare una festa per i due anni del quotidiano con migliaia di lettori.

Continua a leggere