Archivi tag: eutanasia attiva

Gli Stati Uniti si dividono sull’eutanasia.

Negli ultimi anni, le questioni relative ai trattamenti di fine vita, ossia quelle pratiche attive o passive per determinare la morte di un paziente in stato terminale, sono diventate oggetto di un intenso dibattito pubblico negli Usa. Legislatori e giudici, leader religiosi e scienziati, cittadini e politici hanno espresso il loro punto di vista su quando e se una persona possa rifiutare le cure mediche ed accelerare la morte (cosiddetta eutanasia passiva) oppure se si possa avere il diritto di ricorrere ad un medico professionista che – somministrando farmaci letali – provochi la fine della vita del paziente (cosiddetta eutanasia attiva).
Negli ultimi 20 anni, quattro stati – Oregon, Washington, Montana e Vermont – hanno legalizzato l’eutanasia attiva e almeno una mezza dozzina di altri hanno considerato la questione.
Il dibattito riguarda anche se e quando sia lecito interrompere un trattamento vitale e chi possa prendere, al posto del paziente, questa importante decisione.
Secondo un sondaggio Gallup la maggioranza degli europei è favore dell’eutanasia attiva mentre, in base ad una rilevazione di Eurispes, gli italiani sarebbero divisi sulla liceità di questa pratica. Anche se in assenza di una legge che regolamenti in Italia l’eutanasia passiva, questa resta un diritto costituzionale.
La stessa frattura che si rivela nell’opinione pubblica italiana è presente anche in quella statunitense secondo quanto emerge da un sondaggio realizzato dal Pew Research Center. Continua a leggere

Testamento biologico ed eutanasia passiva: un diritto costituzionale

La notizia del suicidio assistito di Vittorio Bisso in Svizzera ha riportato questo tema nell’agenda dei media. A novembre dello scorso anno molta eco aveva suscitato la decisione di Lucio Magri di ricorrere al suicidio assistito in Svizzera. Il caso di Vittorio Bisso e di Lucio Magri sono però differenti: mentre il primo era malato di Sla ed inevitabilmente non è possibile guarire o fermare il decorso di questa malattia, il secondo era affetto da una forma depressiva e quindi non era in pericolo di vita. Fonti di stampa riportano che ogni anno circa 1500 Italiani si rivolgono alle cliniche svizzere per richiedere informazioni ma ovviamente questi dati sono tutti da verificarsi. L’Eurispes – nel “Rapporto Italia 2012” – ha raccolto il parere degli Italiani in merito al testamento biologico, l’eutanasia ed il suicidio assistito. Continua a leggere

Uccr ed eutanasia: quanta confusione tra i cattolici razionali

Il blog dell’associazione cattolica Uccr (Unione cristiani cattolici razionali) pubblica un articolo dal titolo “«La tua vita non ha dignità», quando i medici impongono l’eutanasia”.
Questi sono i fatti così come li riporta il quotidiano britannico The Guardian. Un uomo pakistano di cinquantacinque anni – la cui identità non è stata rivelata – viene mantenuto in vita artificialmente al Pennine Acute Hospitals dopo aver subito gravi danni cerebrali.
L’ospedale è stato autorizzato dal tribunale a sospendere i trattamenti che mantengono in vita l’uomo nel caso in cui le sue condizioni peggiorino.
Il giudice Moyan ha infatti stabilito che in caso contrario avrebbe significato prolungare la morte del paziente e non prolungare la sua vita in modo significativo.
Secondo il giudice un eventuale intervento a seguito di un successivo arresto cardiaco provocherebbe una «una serie di interventi dannosi senza alcuna prospettiva realistica di tale trattamento produrre alcun beneficio».
Alla decisione del tribunale si sono opposti i familiari del paziente i quali hanno prodotto un video da cui emergerebbero dei miglioramenti del loro familiare ed evidenziando che secondo la religione islamica dell’uomo è necessario fare di tutto per tenere un uomo in vita.
Ovviamente è difficile stabilire se la decisione del tribunale sia giusta oppure se il paziente ha dei margini di miglioramento.
Nel commentare questa situazione, Nicola Terramagra sul blog di Uccr riprende un articolo pubblicato dal sito Tempi.it: quest’ultimo – per essere precisi – non usa mai il termine “eutanasia” ma si limita a riportare il fatto.

Continua a leggere