Quando si colpisce nel segno.

Ho colpito nel segno nel parlare di una questione un po’ passata sotto silenzio: la possibile abolizione dell’albo dei pubblicisti. Volpastren risponde in pompa magna. La lunga nota del presidente degli ordini dei giornalisti, Iacopino che parla di illazioni e chiacchiere e dice che non sa quali siano le fonti, ma tutto sommato non chiarisce granché. Ebbene, posso dire che ho consultato diversi articoli tra i tanti on line e ne parla per esempio il Corriere della Sera ed AgenParl. Nel merito Iacopino sostiene che:

(1) nelle norme non è previsto lo scioglimento dell’ordine dei giornalisti: nel qual caso meglio per i pubblicisti.

(2) non capisce perché debba essere denunciato chi scrive anche un articolo al mese: infatti non verrà mai denunciato per esercizio abusivo della professione, chi scrive un articolo al mese; ma solo chi si dichiara giornalista non essendolo. E questo indipendentemente da come vada a finire la questione dei pubblicisti.

(3) La legge in vigore prevede l’abrogazione delle norme esistenti solo nelle parti che sono in conflitto con le lettere da a) a g) dell’articolo 33 comma 5. Il legislatore non ha scritto, ad esempio, che vengono abrogate le norme che siano in contrasto con quanto previsto dall’articolo 33 comma 5 fino alla lettera g) compresa. Ma solo con quanto dettato dalle lettere da a) a g). Il primo capoverso del comma 5, dunque, non è richiamato: era questo che faceva riferimento all’esame di Stato: mi permetto di sollevare dei dubbi. A parte che entro oggi ci sarà un testo unico che contiene le norme non abrogate, (qui la legge 148/2011, a noi interessa l’articolo 3), ma il busillis è una mera questione linguistica che potrebbe decidere le sorti di migliaia di persone. L’abrogazione avviene per i contrasti delle norme è comprensivo del primo capoverso fino alla lettera g) oppure solo dalla lettera a) alla lettera g)? Lana caprina manco per niente. In un caso si verifica il caso temuto dai pubblicisti, nell’altro ha ragione Iacopino.

Non è, quindi paura infondata nè allarmismo. Aver portato alla luce una questione che fino ad un paio di giorni fa passava sotto silenzio, significa anche evitare prima che sia troppo tardi forzature linguistiche che potrebbero danneggiare così tante persone. Sotto il profilo letterale, scrivere articolo 33 comma 5 dalle lettere a) a g), sembrerebbe avere ragione Iacopino, in quanto il testo della legge Salva-Italia (articolo 33 comma 1) sembra limitare l’abrogazione alle sole lettere da a) a g), ma non ciò non esclude che si possa riferire anche al capoverso immediatamente precedente (che comunque fa parte dello stesso comma): difatti se lo si voleva escludere, perché non scrivere esplicitamente la parolina “limitatamente alle lettere da a) a g)”? Siamo sicuri che l’indicazione delle lettere non fosse a completamento del comma per evitare che si pensasse ad un riferimento al solo esame di Stato? E quindi siamo sicuri che non si intendesse dire: comprese le lettere da a) a g)?

Da questa lunga premessa apparentemente OT penso alcune cose: da un lato, come vedete, dell’importanza estrema delle parole. Una parola piuttosto che un’altra possono radicalmente cambiare il senso di una legge e la sua interpretazione. Con conseguenze enormi. Altra cosa importante: l’estrema utilità del dibattito che adesso impone massima attenzione nella redazione del testo unico di cui sopra e nella risoluzione della questione. Se la cosa fosse passata sotto silenzio, magari la questione poteva umanamente sfuggire.

Penso anche che questa analisi (ma anche una qualsiasi che dimostrava che la situazione attuale fosse colpa dei Maya) avrebbe dovuta farla Volpastren, non io. Perché Volpastren è giornalista pubblicista, quindi la cosa lo riguarda direttamente, e poi perché è avvocatuzzo bello, ergo dovrebbe avere le competenze per interpretare la legge.

Invece Volpastren si limita a riportare asetticamente la nota di Iacopino, a rimanere sorpreso di essere collega di Monti in quanto pubblicista anche quest’ultimo (pazienza se onorario), a dire quanto Monti sia fortunato a non governare un paese islamico avviando nientemeno una resistenza via blog per non pagare il debito e ritenendo il premier nientemeno che più pericoloso dei Maya. Oltre a ritenere Napolitano degno ma un povero comunista che ha sbagliato tutto. Per non parlare del solito squallido attacco omofobo, che la mente di Volpastren è sempre degna di partorire.

Mi aspettavo due paroline di commento, un’analisi delle leggi in vigore, un commento sulle possibili prospettive. Niente. Conferma che non è molto avvezzo al diritto, come detto ieri.

Però, Volpastren ci tiene a far sapere che è attaccato ai soldi, fa niente che ne parlino tutti male: pecunia non olet. E anche qui ho centrato il segno.

Auguri a tutti di un buon 2012. Ma proprio a tutti tutti.

Volpastren non è molto avvezzo al diritto.

Nel pensare il discorso di fine anno per il Papa al posto di Napolitano, Volpastren dimostra di essere oltre che incoerente, anche poco avvezzo al diritto.

Intanto occorre capire perché un capo di Stato estero (in tal guisa lo stesso Volpastren ha considerato il Papa pseudodenunciando Crozza) dovrebbe parlare ai cittadini italiani a reti unificate. Semmai ai cittadini del Vaticano. Mettiamo, poi, pure che il Papa rappresenti il 90% degli italiani in quanto cattolici (sarei curioso di sapere se la pensasse allo stesso modo se tutti i cattolici non praticanti decidessero di sbattezzarsi), il Presidente della Repubblica, per Costituzione, rappresenta tutti gli italiani. Quindi, se dobbiamo vedere chi è più rappresentativo, Giorgio batte Peppe 1-0.

Nonostante ciò, la RAI, seppur non a reti unificate, trasmette ogni domenica la messa del Papa, la benedizione Urbi et Orbi a Pasqua e a Natale e tutti i mezzi informativi danno ampio spazio agli spostamenti papali. Sono convinto che se andassimo a vedere ben benino i tempi, nell’arco di un anno, con ogni probabilità Peppe batterebbe ampiamente Giorgio.

Altra dimostrazione di scarsa vicinanza al diritto Costituzionale, Volpastren (e chiunque la pensi come lui) la dimostra quando denomina questo governo abusivo perché non eletto. Beh, il Popolo sovrano elegge il Parlamento, non il Governo. Sempre a rigore di Costituzione (che Volpastren dovrebbe conoscere avendo studiato diritto Costituzionale all’Università) il Governo viene nominato dal Presidente della Repubblica, e poi il Governo va in Parlamento (eletto dal popolo sovrano) per farsi accordare la fiducia. Indirettamente, quindi, il Popolo, per il tramite del Parlamento, accorda o revoca la fiducia al Governo che quindi non è abusivo. Nessun Governo è eletto dal Popolo direttamente in Italia.

Fino al 1994 cosa accadeva: si eleggeva il Parlamento, e poi si formavano le alleanze e le proposte dei partiti al presidente della Repubblica. Da qui spesso consultazioni interminabili. Dopo il 1994 le alleanze erano già chiare e quindi era già chiaro il nome che le parti avrebbero proposto al presidente della Repubblica. Ma ciò non vuol dire che si elegge direttamente il Governo.

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Altro errore, Volpastren lo compie parlando di famiglia. Nel ricordare che Volpastren si erge a moralizzatore della famiglia cattolica essendo separato, e quindi in contrasto con il retto comportamento cattolico, ricordo che l’articolo 29 della Costituzione dice che:

La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.

Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare.

 

Non c’è alcuna limitazione esplicita al matrimonio ed alla famiglia omosessuale. Anzi, la Costituzione all’articolo 3 dice:

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

Ovviamente l’interpretazione che si dà, in chiave cattolica, è quella di un matrimonio finalizzato alla procreazione. In tale ottica è fin troppo ovvio che due uomini o due donne non possono procreare. Ma in se e per se la Costituzione non vieta esplicitamente il matrimonio omosessuale, nè parla di matrimonio tra uomo e donna (anzi parla di coniugi e di genitori).

Potrebbe eccepirsi che la Costituzione parla dei figli. Ma con questo non obbliga ad averne. Ritorniamo al discorso di cui sopra: nessun obbligo esplicito … nessuna violazione. Siamo un paese libero e laico. Questo non dovrebbe sfuggire a Volpastren. Un ateo ha pari dignità nello Stato italiano che un cattolico: far prevalere la morale cattolica sulla legge significa, non solo dimenticare la differenza tra morale e diritto (la qual cosa, per esempio, fa punire l’incesto solo se desta scandalo), ma significa comprimere la libertà costituzionalmente prevista per tutti. Atei compresi.

La possibilità di divorzio per tutti, non impone al cattolico di andare contro la propria morale: basta non divorziare. Ma la morale cattolica per tutti comprimerebbe la libertà di costituzionalmente prevista di essere atei. Sarebbe come voler far entrare un pentolone in una tazza e non viceversa. Poi sarà Dio a decidere e non Volpastren, nè il suo miserrimo dio vendicativo.

 

p.s. Visto che Volpastren dice che sono un sapientone e visto che abbiamo frequentato entrambi la facoltà di legge, eccogli servita una lezione di diritto Costituzionale reperibile da qualsiasi testo del primo anno di Giurisprudenza.

 

p.p.s. Per la cronaca: inteso come negazione vuole l’accento. Chiaro Carletto?

Il tamburo battente. [UPDATE]

Gli amici Pontifessi battono con cadenza impressionante su alcuni tasti e tacciono su altri. Vogliamo segnalare con il presente breve contributo alcune opinioni “fuori dal coro” circa alcuni eventi che coinvolgono la Chiesa Cattolica.

Visto che i cari dirimpettai gridano al “linciaggio gay” nei confronti di Mons. Talucci, noi vi suggeriamo di leggere queste parole.

http://giovannimapelli.wordpress.com/2011/12/30/larcivescovo-di-brindisi-rocco-talucci-vuol-negare-la-comunione-eucaristica-ai-gayin-compenso-da-metropolita-sulla-diocesi-di-oria-copre-con-il-vescovo-semeraro-emerito-i-casi-di-pedofilia-commes/

Sui casi di pedofilia affrontati da Giovanni, trovo interessante il seguente video.

[UPDATE]
Ricordo che Mons. Semeraro e’ gia noto alle cronache per essere stato il Vescovo di Oria all’epoca della distruzione di una necropoli messapica. La demolizione di quel bene archeologico avvenne, contro il parere della Sovrintendenza di Taranto, per costruire un campo di calcio adiacente il locale seminario.
Ne abbiamo gia’ parlato qui.
[FINE UPDATE]

Forse Volpastren non sarà più un giornalista pubblicista.

Da agosto (precisamente dal 14 agosto) c’è la possibilità dell’abolizione dell’albo dei pubblicisti: entro il prossimo 31 dicembre avremo notizie in merito. Chissà che colpo per Volpastren che potrebbe ritrovarsi di colpo in una situazione paradossale: non potersi più fregiare del titolo di giornalista pubblicista, ma nemmeno di direttore di Pontifex.

Tralasciamo la questione, ancora in parte controversa, della registrazione di Pontifex (e dei blog in genere) al tribunale: occorrerebbe stabilire se si fa, con regolare periodicità, raccolta e diffusione di informazioni. Avendo anche un direttore (e quindi una gerenza) ed avendo registrato il proprietario del dominio e vantando, Volpastren, un accredito per la stampa in Vaticano stracciato poi con la stessa facilità con cui si cambiano le mutande sotto questo profilo forse, e dico forse, Pontifex dovrebbe essere registrato. Ma la situazione comunque ribadisco che è controversa, quindi prendete con beneficio di inventario questo paragrafo. Aggiungo solo che, se Pontifex dovesse essere registrato, e ciò non accadesse, il nostro Volpastren rischierebbe l’accusa di stampa clandestina (fino a 2 anni di reclusione).

Passiamo all’ordine dei pubblicisti. Se da un lato, come già ho detto, Volpastren meriterebbe una bella segnalazione all’ordine dei giornalisti per vedere se violi o meno la deontologia professionale, c’è il rischio che Volpastren non possa più essere un giornalista pubblicista con trentennale esperienza. Anche qui, come molte cose all’italiana, la questione è ancora controversa, ma forse ci sarà una schiarita entro il 31 dicembre.

Dunque per diventare pubblicisti, secondo le nuove norme europee a decorrere dal 14 agosto 2012, saranno necessari nuovi criteri di accesso. Se, come si teme, l’ordine dei pubblicisti venisse abrogato e non venisse riconfermato lo status attuale (seppur con la previsione di nuovi criteri di accesso futuri), ci sono due possibilità: la prima, che farebbe chiudere la possibile iscrizione all’albo dei pubblicisti al 13 agosto 2012, dopodiché dal 14 agosto in poi l’albo va ad esaurimento (quando, cioè, non ci sarà più nessuno). Oppure la cancellazione immediata di tutti coloro i quali non effettuano o superano il concorso con i nuovi criteri.

Ah: ammesso e non concesso che aboliscano l’ordine dei giornalisti pubblicisti, se Volpastren si dichiara anche solo una volta giornalista pubblicista dopo quella data, scatterebbe più veloce di Husain Bolt la denuncia per esercizio abusivo della professione. Uomo avvisato, mezzo salvato.

Nominare Dio invano…

Poco fa ho casualmente letto questo, come al solito, spassoso editoriale di Bruno Volpe in cui eSSo condanna i frati minori di Puglia e Molise che stanno organizzando un venturo evento di Capodanno intitolato “Un inizio… da Dio”

[…] Vediamo il programma dell’insolito veglione: ore 20:30 presentazione dei partecipanti,  successivo buffet, Veglia di ringraziamento e poi una fase chiamata: “esplode la festa”. Il solerte organizzatore, che fornisce il suo cellulare, é tal frate Tirelli, ma il prezzo della kermesse non viene indicato. Lasciamo da parte l’aspetto economico, e ci chiediamo: è normale tutto questo? E’ consentito dal Codice di Diritto Canonico e dalla Regola di San Francesco? Che dei frati, dediti alla povertà organizzino una festa nei locali  della Chiesa, superando in tromba il dovere del rifiuto della mondanità, non sembra né ottemperato e né lecito.

Quello che maggiormente impressiona, poi, è l’abuso del titolo. “Un inizio… da Dio”.

Nessuno ha detto ai frati che nel nome di Dio non è lecito programmare festini e tanto meno è consentito, anche ad un frate, usare Dio invano? […]

Il bravo Volpe, che personalmente a me più che un cattolico mi ricorda uno di quei puritani che qualche secolo fa non sopportavano nessun tipo di festa e credevano che l’unico modo di piacere a Dio fosse una grigia vita di solo lavoro e preghierosa penitenza (alla maniera di Oliver Cromwell che proibiva di festeggiare in maniera troppo “spensierata” persino il Natale), non vede di buon occhio le festività prese troppo alla leggera, e in generale che i religiosi si prendano troppo svago. Volpe più volte ha ammonito i suoi lettori sui “perfidi” (nel senso di “poveri di fede”, eh!) pericoli “modernisti” offerti dalle chitarre suonate nelle Chiese, matrimoni troppo moderni e uso di lingue comprensibili ai fedeli al posto del latino.

Questa volta invece è il caso dei frati minori che scrivono la parola “Dio” su un manifesto di invito ad una festa per il Capodanno 2011-2012. Un chiaro esempio di empia violazione del comando divino “non nominare il nome di Dio invano”

Non so come mai, ma Volpe mi ha subito fatto tornare in mente la famosa battuta del film Brian di Nazareth (Life of Brian) “Questo pezzo di baccalà è degno di Geova”

E mi viene da dire al caro Volpe:

“Caro Volpe, se scrivere su invito ad una festa Un inizio… da Dio è nominare il nome di Dio invano, cosa ne pensi di chi nomina Dio invano per dire che un giovane ragazzo innocente è morto soltanto come punizione o avvertimento per un cantante che ha solo parlato positivamente dell’uso del preservativo?

Caro Volpe, cosa ne pensi di coloro che nominano un dio invano per giustificare le comuni sciagure o incidenti della natura e della vita di tutti i giorni, cercando legami assurdi e inesistenti (degni di Kazzenger) con colpe altrettanto assurde da addossare a gente totalmente estranea che non c’entra logicamente niente con presunti segni divini che soltanto tu riesci ad interpretare ed a trovarvi un nesso?

Caro Volpe, cosa ne pensi di coloro che nominano un dio invano soltanto per dare voce ai propri risentimenti personali, speculando sui mali del prossimo?

Fammelo sapere, dé!.”

Gianfranco Giampietro

p.s. fonte del tristo editoriale: BARI, I FRATI MINORI ORGANIZZANO IL FINE ANNO “DA… DIO”

I video di Pontilex.

Come avrete ormai notato, grazie alla collaborazione di Hiram, abbiamo avviato la realizzazione di una serie di interviste. A differenza del caro Brunello, che conserva gelosamente custodite nei suoi archivi segreti le registrazioni delle sue fantainterviste, noi vi offriamo la voce (ed anche il volto) degli intervistati. Questa scelta vi consente di sentire con le vostre orecchie le domande che poniamo ai nostri ospiti e le risposte che ci vengono fornite. Senza manipolazioni, senza interpretazioni. Senza possibilità di fraintendimenti.

Avete visto fino ad ora solo alcune delle interviste che sono previste: abbiamo già ricevuto la disponibilità di altri ospiti ed abbiamo contattato alcune persone il cui pensiero vogliamo riportare qui, sulle nostre pagine.

Questa iniziativa risponde indirettamente (dato che si tratta di un sogno che coltivavamo da tempo) all’accusa mossaci dal caro Brunello che, in un suo travaso di bile, ci accusava di non proporre nessuna intervista.

Bene, ora noi proponiamo. Continua a leggere

Due cosucce semplici semplici per Volpastren.

Volpastren insiste nel dire che la satira di Crozza provoca l’ira di dio (minuscolo in quanto è il dio di Volpastren non il Dio dei cattolici), in questo caso gli incendi che stanno tormentando la terra ligure. Ribadisco un concetto semplice: perché se Crozza dice pseudobestemmie o scherza sul Papa allora avvengono disgrazie, e se, invece, è Scilipotens che dice le peggio cose sui gay, e si abbatte su Barcellona Pozzo di Gotto (suo paese natale) una sciagura ciò non vale per Scilipoti? O è un ragionamento valido sempre o non è valido mai (e noi sappiamo che non è valido mai). Ah, e se casomai Volpastren ne riparlasse con Scilipotens, cortesemente, riportasse le cose per bene, se no due paroline gliele scrivo io.

Anzi, a proposito di Scilipotens, che oggi si diletta ulteriormente nella sua attività preferita, cioè offendere i gay su Pontifex, sarei curiosissimo di sapere cosa ne pensa Volpastren degli spogliarelli di Sara Tommasi.

 

 

p.s. Sempre sullo stesso tema, mi chiedo se non dobbiamo temere per l’incolumità di Bari e dei baresi tutti per quanto ha fatto sobbalzare oggi sulla sedia Volpastren.

san paolo e l ipocrisia di “certi cattolici”

è tipico di “certi cattolici” tirare fuori s paolo quando vogliono parlare di omosessualità.
fa ridere in ogni caso che le UNICHE parti che si usano contro gli omosessuali sono quelle poche parole di s paolo e, in pochi casi, le pochissime parole della genesi .
beh, purtroppo per il signor volpe, citare a casaccio s paolo da prova di grande ipocrisia e superficialità.soprattutto se lo si strappa dal contesto originario per condannare qualcun altro. Continua a leggere