Aumentano le coppie di fatto in Italia ed ormai un bambino su quattro nasce da genitori non sposati: questo è quanto emerge dall’ultimo rapporto Istat sul matrimonio. Davanti alla latitanza del Parlamento nell’adottare una legge a tutela delle coppie di fatto, il Consiglio nazionale del notariato ha realizzato l’iniziativa dei “Contratti di convivenza Open Day”, una serie di incontri nelle sedi dei Consigli notarili di tutta Italia in cui le coppie italiane (anche omosessuali) potranno stipulare dei “contratti di convivenza” per regolamentare alcuni aspetti prettamente patrimoniali del rapporto: come partecipare alle spese comuni, come usare la casa di residenza, l’attribuzione dei beni acquistati durante la convivenza, Tutti aspetti molto importanti soprattutto nel caso in cui il rapporto di convivenza cessi e che riguardano anche i figli nati dalla coppia nel definire i rapporti patrimoniali su mantenimento ed istruzione (tutti i dettagli su www.contrattidiconvivenza.it). Come riportato dal sito del Consiglio nazionale del notariato, i contratti di convivenza «sono accordi – che devono risultare da apposito atto scritto – con cui la coppia definisce le regole della propria convivenza attraverso la regolamentazione dell’assetto patrimoniale della stessa – prima che abbia inizio o durante lo svolgimento del rapporto – ed alcuni limitati aspetti inerenti i rapporti personali (ad es. la designazione dell’amministratore di sostegno)». Continua a leggere
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Dai “Giuristi per la vita” un ordine del giorno per la famiglia e la libertà (ma solo cattolica).
I difensori della “famiglia naturale” ora hanno un nuovo “utilissimo” strumento: un ordine del giorno da far votare da ogni consiglio comunale, provinciale o regionale d’Italia. Il documento viene offerto dai Giuristi per la vita presieduti dall’avvocato Gianfranco Amato e – prima che sia approvato da ogni assemblea elettiva d’Italia – viene pubblicato in anteprima dalla Nuova Bussola Quotidiana che titola “Un ordine del giorno per la famiglia e la libertà”.
Gianfranco Amato dei Giuristi per la vita parte dal presupposto del riconoscere «nel matrimonio liberamente contratto tra un uomo ed una donna il fondamento della famiglia quale società naturale contemplata dall’art.29 della Costituzione». Forse ai Giuristi non farebbe male rivedere la sentenza 138/2010 della Corte costituzionale (e qualche sentenza straniera) secondo cui con l’espressione “società naturale” «come si desume dai lavori preparatori dell’Assemblea costituente, si volle sottolineare che la famiglia contemplata dalla norma aveva dei diritti originari e preesistenti allo Stato, che questo doveva riconoscere». Insomma la “società naturale”, così come prevista dai nostri Padri Costituenti, è da intendersi come una società che pre-esiste allo stesso Stato e quindi non trova la sua legittimità nel diritto positivo ma in quello naturale: un’accortezza per mettere al riparo la famiglia dalle ingerenze dello Stato avvenute nel fascismo. Continua a leggere
Gli Stati Uniti si dividono sull’eutanasia.
Negli ultimi anni, le questioni relative ai trattamenti di fine vita, ossia quelle pratiche attive o passive per determinare la morte di un paziente in stato terminale, sono diventate oggetto di un intenso dibattito pubblico negli Usa. Legislatori e giudici, leader religiosi e scienziati, cittadini e politici hanno espresso il loro punto di vista su quando e se una persona possa rifiutare le cure mediche ed accelerare la morte (cosiddetta eutanasia passiva) oppure se si possa avere il diritto di ricorrere ad un medico professionista che – somministrando farmaci letali – provochi la fine della vita del paziente (cosiddetta eutanasia attiva).
Negli ultimi 20 anni, quattro stati – Oregon, Washington, Montana e Vermont – hanno legalizzato l’eutanasia attiva e almeno una mezza dozzina di altri hanno considerato la questione.
Il dibattito riguarda anche se e quando sia lecito interrompere un trattamento vitale e chi possa prendere, al posto del paziente, questa importante decisione.
Secondo un sondaggio Gallup la maggioranza degli europei è favore dell’eutanasia attiva mentre, in base ad una rilevazione di Eurispes, gli italiani sarebbero divisi sulla liceità di questa pratica. Anche se in assenza di una legge che regolamenti in Italia l’eutanasia passiva, questa resta un diritto costituzionale.
La stessa frattura che si rivela nell’opinione pubblica italiana è presente anche in quella statunitense secondo quanto emerge da un sondaggio realizzato dal Pew Research Center. Continua a leggere
Quella strana concezione di libertà.
Il mondo cattolico ha sempre avuto uno strano concetto della censura e della libertà d’informazione pretendendo quasi che la libertà d’opinione debba includere il diritto a non essere criticati, a partecipare a trasmissioni del servizio pubblico radiotelevisivo o a non essere contestati nelle piazze.
Il presidente dei Giuristi per la Vita Gianfranco Amato ritorna sulla Nuova Bussola Quotidiana sulla vicenda che ha visto la stampa cattolica mettere nel mirino il sindaco di Roma Ignazio Marino per aver negato l’uso di una sala comunale ed il patrocinio del comune di Roma ad un convegno intitolato “Ideologia del gender: quali ricadute per la famiglia?” organizzato dall’associazione Famiglia Domani. Amato doveva essere uno dei relatori della conferenza.
Secondo Amato «il gravissimo episodio di intolleranza di Ignazio Marino non può non inquietare le coscienze di coloro che hanno a cuore la libertà di opinione e di credo religioso, così come risulta ancora garantita e tutelata dagli articoli 21 e 19 della nostra Costituzione». Amato (che a volte si cimenta a commentare sentenze straniere) ha proprio a cuore la libertà d’opinione nonostante si sia in passato scagliato contro la «propaganda omosessualista» della Bbc. Resta da capire come la libertà d’opinione sia stata intaccata negando l’uso di una sala comunale e non concedendo il patrocinio del Comune di Roma e cosa c’entri il diritto al credo religioso con una conferenza sul gender: forse è la conferma che simili iniziative si basano più su elementi religiosi che scientifici. Continua a leggere
Bimba affidata a coppia omosessuale: uno “scandalo” per il mondo cattolico.
Solo in Italia la notizia dell’affidamento temporaneo di una bambina di tre anni ad una coppia omosessuale a cui era legata da rapporti affettivi poteva creare tante polemiche e discussioni.
Non basta che la coppia sia definita dai servizi sociali che hanno esaminato il caso come stabile e affidabile (anche economicamente) e non basta che il provvedimento sia temporaneo e che la bimba potrà continuare a frequentare la madre: per il mondo cattolico tutto questo è uno “scandalo”.
Il primo intervento non viene da un esponente cattolico ma “laico” come l’ex parlamentare del Pd Mario Adinolfi: «Ho una figlia di tre anni, esattamente la stessa età della bimba che il tribunale dei minori di Bologna ha deciso di affidare a una coppia di omosessuali. Credo di comprenderne alcune dinamiche psicologiche in maniera piuttosto approfondita e mi trovo d’accordo con il procuratore minorile della Repubblica che, concentrata sul benessere della bimba piuttosto che su ottenere uno spot sui giornali, si era detta radicalmente contraria all’affido della treenne alla coppia gay ritenuta “non all’altezza”». Si apprende con piacere che Adinolfi oltre che esperto di poker è anche esperto di psicologia dell’infanzia. Continua a leggere
Tempi di matrimonio gay in Scozia e di bufale in Italia.
Dopo Inghilterra e Galles, anche la Scozia sembra aver preso la strada di introdurre il matrimonio per le coppie dello stesso sesso. Secondo il Daily Mail 86 parlamentari su 128 voteranno a favore della legge che potrebbe permettere alle coppie omosessuali di sposarsi già l’anno prossimo.
La notizia non è sfuggita alla stampa cattolica di casa nostra e Tempi.it, l’organo vicino a Comunione e liberazione, con un articolo firmato da Leone Grotti, titola “Anche se la popolazione è contraria, domani la Scozia approverà i matrimoni gay (e Jedi)”.
Secondo Leone Grotti «Il Parlamento, infatti, si appresta ad approvare i matrimoni gay nonostante gli scozzesi si siano chiaramente opposti. Nella più grande consultazione pubblica mai condotta dal governo scozzese per sondare l’opinione dei cittadini, i due terzi dei 77 mila intervistati hanno detto di essere contrari alle nozze tra omosessuali». Difficile capire quale consultazione pubblica abbia letto (o interpretato) Leone Grotti: come riporta il sito del governo scozzese, l’ultimo sondaggio realizzato sul matrimonio omosessuale è del 2010 (quelli successivi non avevano questo argomento) e rivela che il 61 per cento degli scozzesi è a favore del matrimonio per le coppie gay. Continua a leggere
Il cristianesimo? Scomparirà in una generazione: parola di arcivescovo.
Questa volta il grido d’allarme lo lancia l’ex arcivescovo di Canterbury Lord Carey: il cristianesimo è destinato a scomparire in una generazione se la Chiesa anglicana non adotterà misure per attirare i più giovani. Il clero è in preda ad «un senso di sconfitta» mentre le congregazioni sono logorate dalla «pesantezza»: questo il parere di Lord Carey.
Lo stesso Sinodo generale della Chiesa d’Inghilterra ha avvertito che la sua posizione come “istituzione nazionale” sarà in dubbio se continueranno a diminuire i fedeli.
Secondo Lord Carey bisogna procedere ad una campagna finalizzata alla «ri-evangelizzazione dell’Inghilterra».
«In molte parti della Gran Bretagna le chiese sono in difficoltà, alcuni sacerdoti sono diffidenti e mancano di fiducia, nell’aria vi è un senso di sconfitta»: ha aggiunto l’ex arcivescovo di Canterbury secondo cui tra i fedeli non prevale l’ostilità ma l’indifferenza. Sempre Lord Carey: «Così tante persone non vedono la chiesa come un luogo dove succedono grandi cose. Sedersi in una chiesa fredda guardando la nuca di altre persone non è sicuramente il posto migliore per incontrare persone interessanti e sentire parole profetiche». Continua a leggere
Quel “bugiardo e sabotatore anti-cattolico” del sindaco Ignazio Marino.
Non è proprio un idillio quello tra il sindaco di Roma Ignazio Marino ed i cattolici: dopo essere stato criticato per la decisione di introdurre il registro delle unioni civili, il primo cittadino della capitale finisce nuovamente nel mirino dell’area cattolica per aver “addirittura” negato l’uso di una sala del Campidoglio, la sala della Protomoteca, ad un convegno intitolato “Ideologia del gender: quali ricadute per la famiglia?” organizzato dall’associazione Famiglia Domani, un’associazione che – si legge nel sito – ha lo scopo di «di difendere e di promuovere i valori familiari naturali e cristiani minacciati dalla degradazione culturale e morale del nostro tempo». Presieduta dal marchese Luigi Coda Nunziante, è stata «incoraggiata fin dalla sua nascita dal Pontificio Consiglio per la Famiglia» con la lettere del cardinale Gagnon del 27 marzo 1990 intervenendo su «temi di grande portata culturale e morale come l’aborto, la pornografia, la droga, le unioni “di fatto” e omosessuali». Continua a leggere
Registro delle unioni civili: quel “provocatore ed incostituzionale” di Ignazio Marino.
Non è certo sorprendente che l’annuncio del sindaco di Roma Ignazio Marino di istituire nella città capitolina il registro delle unioni civili – come già promesso in campagna elettorale – non sia piaciuta al mondo cattolico.
Ad ottobre Zenit, l’agenzia di stampa della congregazione religiosa dei Legionari di Cristo, ospitava l’intervento del giurista Emanuele Bilotti, professore di diritto privato presso l’Università europea di Roma degli stessi Legionari, secondo cui la decisione di Ignazio Marino di concretizzare la sua promessa elettorale è «un’iniziativa pratica marginale che ha un valore simbolico».
Molto dura la presa di posizione della diocesi di Roma con un editoriale su Romasette.it, il settimanale della diocesi, firmato dal direttore dell’organo di stampa Angelo Zema e ripreso da Avvenire e Zenit.
Secondo Zema «l’iter della proposta per un registro delle unioni civili in Campidoglio è la cronaca di uno sbandamento annunciato» e sarebbe un «deragliamento dai principi costituzionali e dalle normative nazionali»«una provocazione verso lo Stato»: se così fosse, sarebbero circa 140 i Comuni italiani – in cui è già presente il registro delle unioni civili – che avrebbero “deragliato” dalla Costituzione e dalle norme nazionali ed avrebbero “provocato” lo Stato. Continua a leggere
Istat: nel 2012 piccola ripresa dei matrimoni in Italia ma sempre meno in Chiesa.
Lo ammette anche Avvenire scrivendo di «una società sempre più secolarizzata»: questo infatti è quanto emerge dall’annuale rapport Istat sul matrimonio.
Una relazione senza grandi novità e che conferma il trend degli anni passati: un’Italia in cui ci si sposa un po’ di più ma sempre più tardi e scegliendo sempre di più il matrimonio civile.
L’anno scorso nel nostro Paese si sono sposate 207.138 coppie (3,5 ogni 1000 abitanti), 2.308 in più rispetto al 2011 con un aumento dell’1,12 per cento che in minima parte compensa una diminuzione in atto dal lontano 1972.
La causa di questo aumento è da imputare alla ripresa dei matrimoni in cui almeno uno degli sposi è di cittadinanza straniera: nel 2012 sono state celebrate 30.724 nozze di questo tipo (pari al 15 per cento del totale), oltre 4mila in più rispetto al 2011.
I matrimoni misti, in cui un coniuge è italiano e l’altro è straniero, sono stati 20.764 lo scorso anno e rappresentano il 68 per cento dei matrimoni con almeno uno sposo straniero: nel 2011 erano stati 18.005 (più 15 per cento).
Gli uomini italiani preferiscono sposarsi con donne di origine rumena (il 17,4 per cento del totale dei matrimoni in cui lo sposo è italiano e la sposa è straniera), ucraine (10,9), brasiliane (7,2) e russe (6,5). Le donne italiane invece preferiscono i marocchini (15 per cento), gli albanesi (7,8) ed i tunisini (7,6). Continua a leggere