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De auctoritate bibliothecarum o Sulla libreria di casa Di Pietro

Buongiorno a tutti.

Mentre siamo ancora in attesa di vedere se quel “work in progess” che da diversi giorni troneggia nella pagina che fu del sitarello pontifeSSo sia il preludio al ritorno sul web di Brunello nostro e compagnia cantante, è Cidipippen ad essere tornato improvvisamente alla ribalta. Continua a leggere

La costituzionalità dipende dall’umidità? Per i ciellini sì.

Per i ciellini di Tempi.it, i giudici delle corti francesi cambiano idea a seconda del mese, quindi del tempo che fa’. A febbraio 2013 (in pieno inverno), il sito semi-fondamentalista Tempi dava la notizia che il Consiglio di Stato francese avesse comunicato al presidente Hollande che il matrimonio gay fosse incostituzionale. Invece a maggio (fine della primavera) la Corte Costituzionale lo dichiarò costituzionalissimo. Dato che nel frattempo la Costituzione francese non è stata modificata, la legge neppure, la città di Parigi men che meno, rimane una sola risposta possibile: per i ciellini è colpa del clima della capitale. Insomma una nazione meteoropatica! Continua a leggere

Il Texas in difesa della vita dal concepimento…alla (pena di) morte

C’erano 40 persone davanti al carcere di Huntsville in Texas il 27 giugno scorso, il giorno in cui hanno giustiziato Kimberly McCarthy . Tra queste un uomo di Dallas con un cartello che diceva “giustiziamo la giustizia non le persone”, e una folkloristica signora di 83 anni. 40 persone in tutto e nemmeno una associazione religiosa, un movimento per la vita, nemmeno una delle famiglie cattoliche che hanno sfilato negli ultimi mesi negli Stati Uniti contro la riforma sanitaria di Obama che estende la copertura assicurativa anche ad anticoncezionali e aborto.
Solo 40 persone che manifestavano contro l’esecuzione di Kimberly McCarthy, 52enne nera 500esima vittima della pena capitale in Texas, lo stato americano in cui si eseguono il 40% delle condanne capitali di tutto il paese.
La notizia purtoppo però è passata totalmente inosservata al settimanale ciellino Tempi, che però ieri ha ovviato alla dimenticanza pubblicando a nome di Benedetta Frigerio un bell’articolo sul Texas dal titolo ironico “Il Texas avrà una legge che limita l’aborto. Il governatore Perry: «Crediamo nel valore della vita. «La voce della maggioranza dei texani crede nel valore della vita e vuole proteggere realmente le donne e i non ancora nati» continua provocatoriamente la Frigerio, citando le parole del governatore del Texas Perry (già nominato al Nobel per la Pace) «I texani vogliono poi un sistema di giustizia reale. Non permetteremo che l’attentato al decoro e alla decenza ci impediscano di fare quanto richiesto dalle persone di questo Stato che ci hanno eletto».
Brava Bendetta, stavolta ci hai fatto proprio ridere!!!

I diritti speciali dei ciellini contro il matrimonio gay.

Democrazia è il volere della maggioranza. Anzi no. La maggioranza ha ragione solo quando è cattolica. E quando non lo è i cattolici vogliono il diritto speciale di non rispettare la legge approvata dalla maggioranza. In pochi mesi, dopo i risultati legislativi e gli exit polls a favore del matrimonio gay, la redazione del sito semi-fondamentalista Tempi ha deciso di cambiare il concetto stesso di legge. Da “decisione del popolo” a “qualcosa che i cristiani devono boicottare”. Che siano maggioranza o minoranza, decidono loro cosa possono fare, come se le leggi fossero un supermercato della morale da cui scegliere quale legge sia degna di essere rispettata, al contrario di ogni altro cittadino. Continua a leggere

Il leader di Comunione e Liberazione Cesana: “Non è strano seguire concezioni durate millenni”. La terra ritorna piatta.

Il leader di Comunione e Liberazione Giancarlo CesanaLo dice chiaramente il direttore di Tempi Luigi Amicone in un’intervista a Giancarlo Cesana, storico leader di Comunione e Liberazione, pubblicata sul sito della rivista: «C’è un’evidente irrazionalità nella pretesa di mettere sullo stesso piano ineguaglianze di carattere sociale, economico, razziale o religioso». Con buona pace dei nostri Padri Costituenti (in maggioranza cattolici) che ci hanno lasciato quel bellissimo articolo tre della Costituzione secondo cui «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali» prevedendo inoltre che è «compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese».

Giancarlo Cesana si dimostra molto rispettoso della legge, soprattutto di quella “legge naturale” e l’uomo «deve in qualche modo adattarsi alla legge che ha stabilito qualcun altro». Facile presumere che questo “qualcun altro” sia dio: una entità a cui non credono milioni di atei ed a cui non presta attenzione la stragrande maggioranza dei cattolici. Comunque la soluzione è semplice: basta mandare in pensione giuristi, attivisti, politici e parlamentari ed «adattarsi alla legge che ha stabilito qualcun altro» lasciando interpretare cosa ha stabilito questo “qualcun altro” a papi, cardinali, vescovi, preti, monaci, santoni, profeti e maghi.

Arrestare i cattolici è grave, perseguitare i gay no. La leggerezza del diritto secondo i ciellini.

I cattolici valgono più dei gay? Arrestare un cattolico francese per due settimane è più grave che incarcerare un gay senegalese per cinque anni? E violare la Convenzione Onu sui Diritti Umani perseguitando i gay è più sensato e intelligente che domandarne il rispetto? Per la rivista semi-fondamentalista Tempi la risposta a tutto è “sì”. Il ciellino Rodolfo Casadei fima un articolo in cui celebra il Senegal nella sua violazione della Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici contro la richiesta fatta da Barack Obama di rispettarla. Proprio nel giorno in cui lo stesso sito chiede alla Francia di liberare un cattolico anti-matrimonio gay arrestato intorno al 20 giugno. Continua a leggere

Una violenta protesta pacifica

“Meglio morire in piedi che vivere in ginocchio”
E’ questo il motto dei “Veilleurs debout” che in Francia stanno portando avanti una forma di protesta singolare contro la legge Taubira, la legge che consente il matrimonio e l’adozione anche a persone dello stesso sesso. Questi giovani rimangono immobili, in piedi, nelle piazze, davanti ai municipi giorno e notte, pregando, cantando, leggendo. Una protesta abbastanza dura e faticosa. E pacifica. I ragazzi, tutti dai 18 ai 24 anni, non feriscono colpo, non urlano, non menano. Non c’è sangue, nè feriti. Bravi.
Tuttavia mi frullano nella mente le parole di quel motto: “meglio morire in piedi che vivere in ginocchio”. Devo capire. Questi ragazzi sono disposti a “morire” (che comunque non è cosa così facile solo stando in piedi) perchè non si introduca una legge che consenta il matrimonio civile a coppie dello stesso sesso? E si sentono umiliati, “in ginocchio”, all’idea di vivere in un paese in cui coppie adulte e vaccinate possano godere di un diritto così elementare come un matrimonio civile? E durante la protesta pregano. E mi domando cosa chiedano a Dio. Di liberare la Sodoma-Francia dal male e salvare i giusti? Di curare i loro fratelli malati e riportarli sulla retta via? Di difendere le loro famiglie eterosessuali dal contagio?
Allora vado a rileggermi il discorso della ministra della giustizia francese Christiane Taubira pronunciato al parlamento nelle fasi di discussione del progetto di legge.
“Nel presentarvi oggi questo progetto di legge, che contiene norme che aprono il matrimonio e l’adozione alle coppie omosessuali a parità di condizioni normative, il governo ha deciso di permettere alle coppie dello stesso sesso di entrare in questo istituto e di formare una famiglia come le coppie eterosessuali, sia attraverso un’unione di fatto che noi chiamiamo concubinage, sia attraverso un contratto, il PACS, sia attraverso il matrimonio.
È proprio questo istituto che il governo ha deciso di aprire alle coppie dello stesso sesso.
È un atto di uguaglianza.
Si tratta di un matrimonio identico a quello che è regolato attualmente nel nostro codice civile. Non si tratta di un matrimonio di seconda categoria, non si tratta di un’unione civile riadattata. Non si tratta di un imbroglio, di un inganno: si tratta di un matrimonio inteso quale contratto tra due persone e in quanto tale produttivo di regole d’ordine pubblico.

Sì, è proprio il matrimonio con tutto il suo carico simbolico e tutte le sue regole di ordine pubblico, che il governo apre alle coppie dello stesso sesso, alle stesse condizioni di età e di consenso da parte di ciascuno dei coniugi, con gli stessi divieti, le stesse proibizioni sull’incesto, sulla poligamia, con gli stessi doveri di assistenza, di fedeltà, di rispetto, stabiliti dalla legge del 2006, con gli stessi doveri per ciascun coniuge l’uno nei confronti dell’altro, gli stessi doveri dei figli verso i genitori e dei genitori verso i loro figli.

Sì è proprio questo matrimonio che noi apriremo alle coppie dello stesso sesso. Che qualcuno ci spieghi perché due persone che si sono incontrate, che si sono amate, che sono invecchiate insieme dovrebbero accettare la precarietà, la fragilità e perfino l’ingiustizia, per il solo fatto che la legge non riconosce loro gli stessi diritti che a un’altra coppia altrettanto stabile con un progetto di vita condiviso.

Che cosa toglie alle coppie eterosessuali il matrimonio omosessuale? Se non gli toglie niente, abbiamo il coraggio di definire per quello che sono sentimenti e comportamenti. Noi osiamo parlare di menzogne rispetto alle parole pronunciate in occasione di questa campagna di panico sulla presunta soppressione delle parole “padre” e “madre” dal codice civile e dallo stato di famiglia. Abbiamo il coraggio di parlare di ipocrisia rispetto a coloro che si rifiutano di vedere le famiglie omoparentali e i loro figli esposti alle incertezze della vita. Abbiamo il coraggio di parlare di egoismo rispetto a coloro che pensano che un’istituzione della Repubblica possa essere riservata ad una categoria di cittadini.”

A questi giovani cattolici disposti al martirio per impedire il matrimonio civile delle coppie omosessuali vorrei chiedere di rivolgere la loro violenta protesta pacifica ad altre cause più vicine agli ideali di fratellanza e amore per il prossimo di cui la loro religione si fregia (e nel mondo ce ne sono tante).

“Aiuto dottore, oggi mi sono svegliato gay”: in Brasile sconfitta per un disegno di legge per “curare” gli omosessuali.

Non è proprio un bel momento per le cosiddette “terapie riparative”: le fantomatiche cure mediche – bocciate dalla comunità scientifica – che vorrebbero far tornare gli omosessuali sulla via dell’eterosessualità.
Dopo la chiusura (con tanto di scuse) di Exodus International, un’organizzazione cristiana la cui missione era quella di aiutare gli omosessuali cristiani a tornare eterosessuali, una nuova sconfitta arriva dal Brasile.
Come riporta il New York Times, il parlamentare brasiliano João Campos aveva presentato un disegno di legge che avrebbe permesso agli psichiatri del Paese di trattare l’omosessualità al pari di una malattia ma martedì il deputato ha deciso di ritirare il suo disegno di legge.
Gli oppositori al progetto di legge volevano andare al voto e la decisione di Campos sembra un chiaro segno che sarebbe stato sonoramente sconfitto dalla Camera dei Deputati, la camera bassa del Congresso brasiliano.
Oltre che da Campos il disegno di legge era appoggiato da Marco Feliciano, controverso pastore e deputato che, nonostante sia al centro di polemiche per alcune posizione razziste, omofobe e misogine, è addirittura presidente della Commissione parlamentare per i diritti umani e le minoranze: ha ottenuto notorietà negli ultimi anni per il suo cristianesimo fondamentalista e le sue opinioni sociali conservatrici. Ora il ritiro del disegno di legge dovrà essere formalmente votato dalla Camera dei deputati ma l’esito sembra scontato. Continua a leggere

Usa. Ci scusiamo per gli abusi dei preti ma intanto mettiamo al sicuro i soldi della Chiesa: il caso del cardinale Dolan.

Il cardinale Timothy DolanNuovi guai per la Chiesa americana: dopo la bocciatura da parte della Corte Suprema del Doma (Defense of Marriage Act), il New York Times rivela della pubblicazione di documenti dell’Arcidiocesi di Milwaukee che coinvolgerebbero addirittura il cardinale Timothy F. Dolan, presidente della Conferenza episcopale americana che – nel 2007 quando era arcivescovo di Milwaukee – chiese autorizzazione al Vaticano di spostare 57 milioni di dollari a disposizione dell’arcidiocesi in un fondo fiduciario in modo da mettere al sicuro questo denaro da parte delle richieste di risarcimento delle vittime di abusi sessuali dei preti.
Il cardinale ha negato le accuse parlando di «attacchi vecchi e senza credito» ma agli atti dei documenti ci sarebbe una lettera del 2007 dell’allora arcivescovo Dolan indirizzata al Vaticano in cui spiegava la sua idea: «Prevedo una migliore protezione di questi fondi da qualsiasi rivendicazione ed obbligo legale». Il Vaticano avrebbe autorizzato prontamente la richiesta dando il consenso dopo cinque settimane.
La pubblicazione di questi documenti è stata salutata con entusiasmo dalle vittime degli abusi sessuali e dai loro avvocati gettando nuove ombre sul ruolo assunto da Dolan nella gestione dei casi di pedofilia. Da una parte il cardinale a capo dei vescovi americani ha sempre espresso pubblicamente la propria indignazione per i danni causati ai bambini e si è largamente scusato promettendo l’aiuto della Chiesa nella guarigione delle vittime. Da questi documenti emerge però anche come si sia speso per proteggere i beni della Chiesa americana, nel convincere i preti rei di abusi sessuali a lasciare volontariamente il loro incarico in cambio di benefit e stipendi e nell’usare le lunghe procedure del diritto canonico per rimuovere quei preti pedofili che non erano disposti a lasciare il loro incarico: in un caso – sottolinea il New York Times – sono serviti cinque anni per rimuovere un prete colpevole di abusi sessuali. Continua a leggere