L’articolo Pontifesso con cui si scagliano contro la liberalizzazione delle droghe, cade a fagiuolo su uno scambio di opinioni che ho tenuto con un caro amico di recente convertito al cattolicesimo. Ovviamente riporterò solo la mia opinione, essendo la nostra conversazione via mail di stampo privato e solo se il mio amico vorrà, commenterà esprimendo le sue idee.
Nel vietare l’uso della droga, è bene dirlo da subito, c’è un velo di profonda ipocrisia moralista, in quanto la droga, nel suo complesso e per quanto possa sembrare paradossale, provoca un numero di morti decisamente inferiori rispetto al tabacco, alle conseguenze dell’obesità ed all’alcool. Se consideriamo l’evento morte come un danno, e non potrebbe essere altrimenti, la prima domanda da porsi è, quindi, perché vietare il comportamento meno dannoso e non tutti quelli più dannosi?
Si potrebbe obiettare: vietiamo tutti i comportamenti dannosi. Per attenerci ai quattro casi citati, tabagismo alcolismo obesità e droga, possiamo dire che per quanto riguarda l’obesità è profondamente difficile controllare l’adeguatezza dell’alimentazione di una persona. Peggio ancora sanzionarla (e sappiamo bene che un obbligo senza una sanzione certa in teoria ed in pratica è aria fritta). Sull’alcolismo, peraltro, c’è anche chi ritiene che un moderato consumo di alcool possa giovare alla salute.
Altro aspetto da tener presente è che, sia per il tabacco che per l’alcool che per la droga, vietarne il commercio legale significa alimentarne subito il traffico illegale. Quindi ingrossare le casse della malavita che agirebbe, come agisce tuttora per la droga, in regime di monopolio, fornendo i prezzi che desidera, insidiando i più giovani con dosi gratis per avviarli alla droga, speculando su chi è in astinenza indirettamente spingendolo a procurarsi i soldi rubandoli. Se, almeno per le droghe leggere, si agisse in regime di concorrenza, con dosi gratuite per chi è in astinenza, il tutto renderebbe molto meno vantaggioso per la criminalità organizzata il commercio della droga.
E vogliamo parlare del fatto che secondo l’Amministrazione Penitenziaria, in 19 penitenziari, tra il 2001 ed il 2005, 14 mila detenuti su 60 mila erano tossicodipendenti? Parliamone, perché se invece di sanzionarli in carcere, li assistessimo al di fuori di esso, 1/4 dei detenuti sarebbe libero contribuendo a migliorare anche la vita carceraria.
Ne consegue, amici cari, che per quanto io non abbia mai fumato una sigaretta, per quanto dissuaderei di corsa i miei figli dal fumare, dal drogarsi, dall’ubriacarsi e dall’alimentarsi in modo disordinato, per far sì che abbiano uno sviluppo sano ed una vita migliore, penso che nessuno abbia il diritto di imporre agli altri (se non per certi versi i genitori verso i figli) la propria scala di valori. Anche perché storicamente il proibizionismo raramente ha portato buoni risultati.
Ne consegue per come vedo io la vita, che chi voglia bucarsi il cervello, ammazzarsi di sigarette o rimpinzarsi di dolci e di fritti fino a diventare un pachiderma dev’essere libero di farlo purché con il proprio comportamento poi non danneggi il prossimo. Anche perché porre un divieto, in genere fa scattare, specie nei giovani, la voglia di tenere proprio quel comportamento vietato. D’altronde le statistiche EMDDA ci dicono per esempio che la cannabis è meno usata in Olanda che in Italia. Significherà qualcosa.
Poi possiamo discutere di come la collettività debba sostenere i danni che queste persone subiscono e come le si può aiutare a disintossicarsi. Possiamo, legalizzando almeno le droghe leggere, avere un controllo più efficace, con tanto di prevenzione migliore, sulla qualità della droga e su chi dovrà fare, magari, controlli sanitari più accurati.
Ma sempre per non essere ipocriti, se ci sarà chi non vuole pagare i costi sanitari per disintossicare dalla droga i tossicodipendenti, potrei dirvi che io non voglio pagare i costi per chi va a sciare senza adeguata preparazione e si rompe una gamba, o chi perde dita, mani o occhi per raccogliere petardi inesplosi, o in genere a causa dei botti di capodanno.
Perché se vogliamo sbattere in galera i tossicodipendenti, allora dobbiamo sbattere in galera anche tutta una serie di comportamenti perfettamente legali ma pericolosi per la propria salute.
Se vogliamo, quindi, affrontare il problema della tossicodipendenza dobbiamo affrontarlo dal punto di vista sanitario non penale e quindi occorre stabilire come eventualmente aiutare sotto il profilo medico i dipendenti da alcool, tabacco e droga. Senza puntare il dito contro di loro.