In Italia come altrove ci si interroga sulle cause della crisi economica e studiosi e politici cercano di trovare le soluzioni migliori per uscirne. Purtroppo non sanno che lo studioso di religioni Massimo Introvigne ha già la risposta pronta: «Gli attacchi alla famiglia e la confusione fra modelli diversi di famiglia e matrimonio sono una delle cause principali della crisi economica». Così come riporta Tempi «il sociologo (sebbene Introvigne sia laureato in giurisprudenza e non in sociologia, ndr) evidenzia come in Italia da anni nascono troppi pochi bambini, fatto che mette in pericolo la struttura dell’intera società: dalla produttività alla possibilità di un welfare sostenibile».
Quindi, si continua su Tempi, una parziale responsabilità sarebbe «di un clima culturale ostile al matrimonio e alla famiglia, con la promozione di modelli alternativi – dalle convivenze alle unioni omosessuali – che fanno diminuire i matrimoni e quindi le nascite». Risulta un po’ difficile pensare che in Italia la causa della diminuzione delle nascite sia da imputare alle unioni omosessuali considerato che nel nostro Paese non solo non esiste il matrimonio omosessuale ma neanche le unioni civili per le persone dello stesso sesso. Continua a leggere
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Il dibattito sulle unioni civili: la solita meteora.
Ciclicamente in Italia si torna, come se fosse una meteora, a parlare di unioni civili. Come per una meteora in procinto di “schiantarsi” sulla terra, se ne discute, ci si divide sugli effetti dello “schianto”, qualcuno sosterrà che avrà conseguenze disastrose e porterà alla fine dell’umanità mentre altri riterranno che non lascerà tracce; infine, come per ogni buona meteora, scompare e se ne tornerà a parlare al passaggio della prossima. La stessa cosa succede per le unioni civili: se ne discute ciclicamente, ci si divide in favorevoli e contrari ma poi, come un qualsiasi bolide, non succede nulla.
L’amministrazione comunale di Ignazio Marino si prepara ad approvare il registro delle unioni civili anche per le coppie dello stesso sesso e naturalmente scende in campo la Diocesi di Roma con un editoriale di Angelo Zeme, responsabile del settimanale della diocesi Roma Sette: «La vera discriminazione consisterebbe nel trattare in modo uguale situazioni differenti, come sono le unioni civili e il matrimonio: nel secondo, infatti, due soggetti assumono precisi diritti e doveri di fronte alla legge, con rilevanza negoziale pubblica. Non si può barare con le parole». E pazienza se il registro delle unioni civili andrebbe a tutelare anche i figli delle tantissime coppie non sposate. Continua a leggere
Legalizzazione delle droghe leggere. In Italia facciamo quello che riusciamo a fare meglio: gli struzzi.
La proposta dell’assessore regionale lombardo all’agricoltura Gianni Fava (Lega Nord) di legalizzare la cannabis ha diviso il mondo politico e naturalmente monolitica è stata la posizione del mondo cattolico da sempre contrario ad ogni possibilità di regolamentare le droghe leggere.
In primissima linea Avvenire, il quotidiano dei vescovi italiani che il 7 gennaio titola “Cannabis legale: riparte l’offensiva” e riporta il pensiero di Giovanni Serpelloni, capo del dipartimento delle Politiche antidroga della Presidenza del Consiglio: «E’ ampiamente dimostrato che a fronte di una diminuzione della disapprovazione sociale c’è contemporaneamente un aumento del consumo delle sostanze nocive, compreso tabacco e alcol. In caso di legalizzazione aumenterebbe dunque l’uso, in particolare tra i giovani. Un settore che fa molto gola alle grandi compagnie del tabacco».
Lo stesso Serpelloni interviene sempre su Avvenire con un editoriale: «I danni maggiori sono quelli derivanti dall’uso precoce (adolescenziale) di questa sostanza nel momento in cui il cervello si trova nella delicata fase di sviluppo celebrale che termina dopo i 21 anni». Per il medico inoltre «non esiste alcuno studio né evidenza scientifica che dimostri che la legalizzazione sia in grado di ridurre efficacemente gli introiti delle organizzazioni criminali». Sempre Serpelloni si pone degli interrogativi interessanti: «Come verrebbe poi regolamentato il fatto che persone guidino una macchina, un autobus, un treno o lavorino sotto l’uso di sostanze stupefacenti psicoattive ma perfettamente legali, non potendole quindi sanzionare?». Un quesito molto strano: anche l’alcool è perfettamente legale mentre la guida in stato di ebbrezza è illegale. Continua a leggere
Manif pour tous a Roma….manifestazione per tutti ma non per molti.
Alla fine lo riconosce la stessa stampa cattolica: della manifestazione della Manif pour tous Italia contro la legge sull’omofobia i giornali non ne hanno dato notizia.
Infatti anche Giovanno Amato sulla Nuova Bussola Quotidiana scrive che sui giornali «della manifestazione di Piazza Santi Apostoli non vi sia traccia mediatica» nonostante la presenza di «inviati dell’ANSA» (ma anche l’Ansa non ha dato notizia dell’evento).
Insomma un vero e proprio flop ed anche Avvenire, il quotidiano dei vescovi italiani, ha dedicato poche righe alla notizia. Gli organizzatori parlano di 4mila presenze mentre il Quotidiano del Lazio ridimensiona a più di mille partecipanti: numeri coerenti con quelli delle altre manifestazioni avvenute in Italia.
In ogni caso numeri ben lontani da quelli di una normale manifestazione di piazza o di un Gay Pride e non si può dire che il mondo cattolico non abbia speso energie per questa “marcia su Roma” a cui hanno mostrato disinteresse gli stessi cittadini romani.
«Risvegliare l’opinione pubblica per tutelare la famiglia»: così proclamava l’onorevole Gian Luigi Gigli in un’intervista a Zenit, l’agenzia di stampa della congregazione dei Legionari di Cristo.
Lo stesso Gigli riconosceva il «pericolo di una lenta assuefazione su questi temi». «Risvegliare un’opposizione popolare serve anche a contenere le pressioni di determinate lobby»: così affermava l’esponente di Per l’Italia a Zenit. Continua a leggere
Nel nome del padre, del figlio e dello spirito santo….ma non nel cognome della madre.
L’Italia è stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo a garantire anche alle madri la possibilità di dare il proprio cognome al figlio: una sentenza che è stata accolta con favore in tutto lo scenario politico (come se sia necessario aspettare i richiami di Strasburgo per aggiornare la nostra legislazione). A seguito della sentenza, il Consiglio dei ministri ha deciso di garantire questo diritto in caso ci sia l’accordo da parte di entrambi i genitori.
Una notizia accolta – come detto – con favore da tutte le forze politiche nonostante all’interno del mondo cattolico non sono mancate le critiche.
Il primo ad esprimere il suo allarmismo, con un’intervista su Tempi, è Giancarlo Cerrelli, vicepresidente dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani (Ugci), secondo cui la decisione di Strasburgo «crea disordine e contrappone uomo e donna».
Una sentenza che per Cerrelli desta «sospetti» con conseguenze «che possono essere pericolose» ed «ingerenze (…) che mettono in discussione la modalità con cui l’Italia dall’epoca romana garantisce l’ordine delle generazioni». In effetti dall’epoca romana poco o nulla è cambiato all’interno della famiglia. Continua a leggere
I Giuristi Cattolici contro l’adozione?
Il parlamento lo aveva deciso a larga maggioranza già nel novembre 2012: nessuna distinzione tra figli nati dentro o fuori dal matrimonio. Una decisione bipartisan e su cui solo una parte minoritaria del mondo cattolico aveva espresso le sue critiche.
Sull’argomento interviene, con un editoriale dalle pagine del quotidiano dei vescovi italiani Avvenire, il presidente dell’Unione giuristi cattolici italiani (Ugci) professor Francesco D’Agostino.
Il giurista, professore anche alla Libera Università Maria Santissima Assunta ed alla Pontificia Università Lateranense e membro della Pontificia Accademia per la Vita, pur accogliendo con soddisfazione per la decisione delle Camere, esprime le sue perplessità: «Eppure, il nuovo contesto legale che si è venuto a creare non è senza ombre. La riforma può apparire circoscritta, in quanto ha per oggetto solo lo statuto legale dei figli, ma di fatto ristruttura la dimensione legale della famiglia in generale. Non hanno torto coloro che osservano che, dopo la nuova legge, la genitorialità viene drasticamente ridefinita dal legislatore: più che coloro che li procreano, la legge considera “genitori” colore (sic, ndr) che riconoscono, accolgono, educano i “figli”, indipendentemente dal fatto che ne siano o no “genitori biologici”. È l’amore che crea la genitorialità – così sembra che pensi la legge –, non la “natura”». Continua a leggere
Il diritto a morire dignitosamente: tre casi davanti la Corte suprema del Regno Unito.
Anche nel Regno Unito è acceso il dibattito sull’eutanasia e – come riporta il Guardian – gli avvocati di tre uomini che si sono battuti per il diritto ad una “dolce morte” stanno portando i loro casi davanti la Corte Suprema.
I promotori di questa causa sono Jane Nicklinson, il cui marito Tony è morto nell’agosto del 2012 dopo aver lottato per il diritto ad avere una morte dignitosa ed umana e Paul Lamb, 58 anni, che ha passato gli ultimi 23 anni completamente paralizzato in seguito a un incidente stradale.
A decidere se debba essere consentito al personale medico di assistere coloro che fisicamente non sono in grado di terminare le proprie esistenze saranno nove giudici: l’alto numero è sintomatico della rilevanza giuridica della decisione.
Nicklinson e Lamb hanno deciso di ricorrere contro una sentenza della Corte d’Appello che ha stabilito un divieto generale contro il suicidio assistito o l’eutanasia: per i ricorrenti questa decisione è contraria all’articolo 8 della Convenzione europea sui diritti dell’uomo che protegge la vita privata e familiare. Continua a leggere
I cattolici “uccrociati” ci ricascano e legittimano incesto e poligamia.
Si pongono un quesito molto interessante i cattolici integralisti dell’associazione Unione Cristiani Cattolici Razionali: “Le coppie infertili minano le basi del matrimonio?”.
Un quesito a cui gli uccrociati hanno pronta la (loro) risposta: «Il matrimonio, di cui parla l’articolo 29 della nostra Costituzione, non può essere assimilato ad un cosiddetto “matrimonio omosessuale”, perché manca in maniera intrinseca l’orientamento alla fecondazione e alla procreazione, che rimane un fine fondamentale della società naturale chiamata famiglia e fondata sul matrimonio». Forse gli uccrociati dovrebbero ripassare il nostro codice civile (titolo VI) secondo cui possono accedere al matrimonio i maggiorenni (art. 84), coloro che sono capaci di intendere e di volere (art. 85), coloro che non sono legati da un altro matrimonio (art. 86) e tra cui non vi sia un vincolo di parentela (art. 87): nessun accenno viene fatto alla possibilità di procreare come condizione necessaria per contrarre matrimonio. Continua a leggere
Diritti umani in Senegal: Amnesty International e Human Rights Watch smentite dal sociologo Massimo Introvigne
“L’inquisizione gay mette il Senegal nel mirino dell’Onu” titola La Nuova Bussola Quotidiana in un articolo firmato da Massimo Introvigne.
Ad essere “sotto tiro” è l’articolo 319 del Codice penale senegalese che punisce con la reclusione da uno a cinque anni «chiunque avrà commesso un atto improprio o contro natura con una persona dello stesso sesso»: questa norma ha fatto sì – così come scrive Introvigne – che Gran Bretagna, Germania, Belgio e Olanda sottoponessero il Senegal «a una vera e propria inquisizione per le sue norme in materia di omosessualità».
Una questione irrilevante per lo studioso cattolico secondo cui, in base a quanto detto dal ministro della Giustizia del Senegal Sidiki Kaba, sono state condannate solo persone per «comportamenti osceni omosessuali tenuti in luoghi pubblici (…) o per attività propagandistiche in favore dell’omosessualità». Continua a leggere
I cristiani dominano le Nazioni Unite
Una Onu troppo cristiana: questo è quanto emerge dallo studio “Religious NGOs and The United Nations” realizzato dal gruppo di ricerca guidato dal professore Jeremy Carrette del dipartimento di Studi religiosi dell’università di Kent.
Come riportato dal Guardian e dall’Independent, oltre il 70 per cento delle Organizzazioni non governative (Ong) presenti alle Nazioni Unite sono cristiane e quindi il cristianesimo sarebbe sovra-rappresentato rispetto alle altre religioni: inoltre il Vaticano gode dello storico privilegio di osservatore speciale sia come Stato che come religione. La sproporzione verso i gruppi cristiani suggerirebbe di adottare un sistema più inclusivo.
Le altre religioni non sarebbero svantaggiate solo dall’essere sotto rappresentate ma anche dalla mancanza di fondi che andrebbe principalmente a Ong cristiane: a farne le spese sarebbero principalmente gli induisti ed i buddisti. Continua a leggere