Sulla questione della pedofilia nel clero Bergoglio fa il gioco delle tre carte

Buongiorno a tutti

Nella giornata di ieri (NDA: 5 dicembre 2013 per chi legge) il Cardinale Patrick O’Malley, Arcivescovo di Boston, ha annunciato  la costituzione, da parte dell’attuale Pontefice, di una commissione per la tutela dei minori. Secondo le prime indiscrezioni che trapelano dalla Città del Vaticano, questa commissione avrà il compito di consigliare il Pontefice nel decidere come contrastare il fenomeno della pedofilia all’interno del clero e fornire “protezione pastorale” alle vittime di abusi.

A seguito di questa notizia fra i fan di Papa Bergoglio si è subito parlato di “riforma coraggiosa” e di “rivoluzione”.

Ma è davvero così?

Non esattamente. Anzi si tratta dell’ennesimo specchietto per le allodole. Vediamo brevemente perché.

Per capire meglio l’intera vicenda bisogna tornare indietro di circa cinque mesi, per l’esattezza al 10 luglio scorso quando un’agenzia delle Nazioni Unite, la Commissione per i diritti del bambino, ha invitato la Santa Sede a presentare, come previsto dagli articoli 43 e 44 della Convenzione sui diritti del fanciullo (firmata a New York, il 20 novembre del 1989 che la Santa Sede ha ratificato, seppure con riserve  nel marzo del 1990) un rapporto sui casi di pedofilia commessi dal clero in varie parti del mondo e sulle misure prese per contrastare il fenomeno nonché sui risarcimenti (economici e non) riconosciuti alle vittime in conseguenza degli abusi stessi ed ha anche chiesto spiegazioni delle minacce rivolte alle vittime in alcuni casi nel tentativo di far passare queste vicende sotto silenzio.

Il giorno successivo (11 luglio) Papa Bergoglio emanava una lettera apostolica in forma di Motu Proprio in cui in sostanza il Pontefice introduceva nuovi articoli del codice penale della Città del Vaticano fra cui quello di “violenza sessuale su minori” (Cfr. Art. 7 Legge della Città del Vaticano n. VIII 11 luglio 2013).

Già all’allora negli articoli e nei servizi dei principali media italiani, sempre assai proni a lodare qualsiasi sospiro provenga dalle mura vaticane come tutti ben sappiamo, si parlò di “svolta rivoluzionaria e coraggiosa” di Papa Francesco.

Sinceramente non riesco a vedere dove stia il coraggio in questa presunta “svolta” visto che per introdurre questa ed altre fattispecie simili alla Chiesa Cattolica c’è voluto un richiamo da parte di un’agenzia dell’Onu a più di vent’anni di distanza dalla ratifica della Convenzione.

E per dirla tutta non vedo nemmeno la “rivoluzione” dato che, contestualmente alla promulgazione della legge, è stato trovato anche il proverbiale inganno. Infatti il Motu Proprio di Bergoglio non solo non abroga la famigerata Crimen Sollicitationis (che NON impone ai membri del clero di denunciare chi commetta atti di pedofilia all’interno dei loro ranghi, né di collaborare con le autorità civili nelle indagini su questi crimini, anzi, detto fra le righe, consiglia di fare esattamente il contrario), ma promulga un’altra legge che all’articolo 10 (Cfr. Legge della Città del Vaticano n. IX 11 Luglio 2013), rubricato “Divulgazione di notizie e documenti”, stabilisce (la sottolineatura è mia):

“Al libro II “Dei delitti in ispecie”, titolo I “Dei delitti contro la sicurezza dello Stato”, capo I “Dei delitti contro la Patria” del codice penale, dopo l’articolo 116 è aggiunto l’articolo 116 bis del seguente tenore:

«Chiunque si procura illegittimamente o rivela notizie o documenti di cui è vietata la divulgazione, è punito con la reclusione da sei mesi a due anni o con la multa da euro mille ad euro cinquemila.

Se la condotta ha avuto ad oggetto notizie o documenti concernenti gli interessi fondamentali o i rapporti diplomatici della Santa Sede o dello Stato, si applica la pena della reclusione da quattro a otto anni.

Se il fatto di cui al comma precedente è commesso per colpa, si applica la pena della reclusione da sei mesi a due anni.»”

Insomma punire i pedofili all’interno della Chiesa sì ma solo se li colgono con le mani nel sacco entro i confini del Vaticano in caso contrario vietato parlare con magistrati e forze dell’ordine italiani od esteri altrimenti ti becchi da 4 a 8 anni per aver divulgato notizie su “interessi fondamentali” della Santa Sede. Con tanti saluti alla “scelta rivoluzionaria e coraggiosa”…

Spirato definitivamente il termine  per la consegna del rapporto di cui sopra (novembre 2013) senza che alcun documento sia stato presentato all’Onu, tre giorni fa (3 dicembre 2013) la Segreteria di Stato vaticana ha reso noto di aver spedito una memoria scritta con cui la Santa Sede si rifiuta di fornire le notizie e le spiegazioni richieste perché, a suo dire, la Santa Sede e la Chiesa Cattolica romana non sono enti perfettamente sovrapponibili (teoria assai curiosa visto che circa il 90-95% dei cittadini della Città del Vaticano sono anche membri del clero cattolico!!) e che in ogni caso i casi di pedofilia di cui le Nazioni Unite chiedono lumi sono di competenza delle autorità giudiziarie dei singoli Paesi in cui si sono verificati.

Due e pesi e due misure insomma. La Chiesa Cattolica pretende di continuare a godere del privilegio di poter sedere all’Assemblea delle Nazioni Unite (essendo così de facto l’unica setta religiosa sulla faccia del pianeta ad aver ottenuto riconoscimento diplomatico) perché la Santa Sede, come si legge nella memoria, “svolge le sue attività all’interno della comunità internazionale” però non vuole sottostare ai conseguenti oneri. Ed ovviamente i media del nostro paese si sono ben guardati di riferire di questo metaforico dito medio rivolto all’Onu da parte della Segreteria di Stato mentre alla notizia di cui si è parlato all’inizio è stato dedicato quantomeno un trafiletto oppure 20 secondi di Tg. 

Un vero e proprio “gioco delle tre carte” mediatico volto a descrivere un cambiamento di cui non c’è traccia mentre Bergoglio, da abile piazzista quale ha dimostrato di essere, guadagna in popolarità con provvedimenti di facciata.

Un giochino che però è destinato a durare ancora per poco. Infatti il 16 Gennaio prossimo i rappresentati del Vaticano, sempre in ottemperanza a quanto stabilito dalla Convenzione, dovranno presentarsi a Ginevra di fronte ai membri della Commissione per i diritti del bambino. Ed allora, anche se di certo non mancheranno ciellini di Tempi, uccicrociati, “bussolati” e PontifeSSi che grideranno alla “cattofobia” sarà molto, molto difficile accampare scuse e farla franca…

4 pensieri su “Sulla questione della pedofilia nel clero Bergoglio fa il gioco delle tre carte

    1. Compagno Z Autore articolo

      Ti ringrazio cara Alessandra. Anche io non ero particolarmente contento del titolo ma è il meglio che ho trovato avendo scritto l’articolo quasi di getto (per lo stesso motivo mi accorgo solo ora di non aver corretto alcuni refusi che corro subito ad eliminare!! http://pontilex.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_mail.gif)

      Rispondi

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