Buttano giù il loro pensiero a pezzi e bocconi in brevi sentenze paradossali e ambigue che sembrano voler significare assai più di quel che esprimono (eccellenti esempi di questo genere si trovano nelle opere di Schelling sulla filosofia della natura); alle volte, invece, quegli scrittori presentano il loro pensiero in un profluvio di parole con la più insopportabile prolissità, come se occorresse chissà quali sforzi miracolosi per rendere comprensibile il senso profondo, mentre si tratta di un’idea sciocca, magari una banalità (Fitche, nei suoi scritti popolari e centinaia di miserabili imbecilli che non vale la pena nominare, nei suoi manuali di filosofia, ne forniscono esempi in abbondanza).
L’Arte di Insultare, Gli scrittori mediocri; Arthur Schopenhauer. Adelphi, pp. 124-5
Inizio anzitutto col precisare che questo scritto non ha l’intenzione né la finalità di denigrare in qualsiasi modo la casa editrice che ora citerò, ma solo a mostrare uno sprazzo di incoerenza di uno scrittore (se così è lecito chiamarlo, visto che non si prende men che meno la briga di variare significativamente i titoli delle sue opere) che, francamente, non mi sta niente simpatico. Ovviamente ciò non vuole essere a un invito per costui a lasciare tale casa, sarei responsabile di un licenziamento e di un calo di introiti delle stessa ergo mi sentirei parecchio responsabile, ma quanto meno un invito alla riflessione appunto sulla coerenza.
Detto ciò, nelle ultime ore risulta un nuovo articolo PontifeSSo e… un’auto-clebrazione! Te pareva. Leggiamo per pura curiosità: Continua a leggere