Su Agenzia informazione religiosa (e poi ripreso da Uccr) il poeta e scrittore Davide Rondoni interviene sul tema dell’aborto e lo fa da un punto di vista molto interessante: il rifiuto della parola “embrione” ed il riappropriarsi della parola “figlio” ossia quella che per Riondoni è «la prima parola con cui noi esseri umani veniamo indicati da chi ci ha concepito. Prima ancora del nome proprio. La prima parola. La parola dell’inizio umano».
Per Rondoni negare all’embrione lo status di figlio sarebbe non solo «una spaventosa dimenticanza di qualcosa, anzi, di qualcuno che già c’è, che già entra in scena, ma una amputazione di futuro» e quindi «nel negare diritto di esistenza all’inizio, si compie una negazione di ogni diritto successivo» e quindi il «diritto all’inizio è l’inizio dei diritti». Rondoni è del parere che «la violenza, come insegna la storia, inizia nelle parole» ed allarga il suo parere anche ad altre categorie: «Se lo chiamiamo ebreo o negro o zingaro invece di Joseph, Amin o Ruben è più facile trattarlo a parole o nei fatti in modo brutale o violento. Se lo chiamiamo embrione è più facile dire che non ha diritti». Perciò il poeta e scrittore rifiuta il concetto di “embrione” per riappropriarsi di quello di figlio perché «in questa parola dolce e tremenda, come primo nido tremante dell’esistere, nascono tutti i diritti». Rondoni si spinge anche oltre ed in uno dirompente discorso scrive che «A un figlio – addirittura – siamo disposti a riconoscere più diritti del necessario, di solito» perché «l’affermazione che è uno di noi è linfa vitale per ogni vera passione per tutti i reali diritti». Continua a leggere
Archivi autore: Cagliostro
Numero di preti e suore: tutta crisi e Chiesa. Anni di Chiese chiuse.
Il quotidiano britannico Telegraph dedica un articolo alla crisi di vocazioni all’interno della Chiesa cattolica. I numeri non sono per niente incoraggianti: oggi ci sono circa 300mila preti e suore in meno rispetto a 40 anni fa con una diminuzione più marcata in Europa, Stati Uniti ed Oceania.
Nonostante il numero complessivo dei preti sia cresciuto nell’ultimo anno passando dai 412.236 del 2011 ai 413.418 del 2012 (+0,3 per cento) in alcuni ordini religiosi la crisi è sensibile. Proprio l’ordine di papa Francesco – quello dei Gesuiti – sembra risentire di più: dal 1973 al 2012 il numero dei suoi componenti è passato da 30.860 a 17.287 (-43 pe cento). Nello stesso periodo il numero delle suore è passato da un milione a 710.000 (-29 per cento) mentre l’ordine delle clarisse ha subito un calo del 23 per cento passando dalle 20.423 del 1973 alle 15.573 del 2012.
Il direttore della sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi – egli stesso un gesuita – ha minimizzato la situazione dicendo che non è una novità: «Questo sta accadendo da 40 anni. Siamo pienamente consapevoli della situazione e nei gesuiti abbiamo riflettuto le ragioni culturali, sociali e spirituali molte volte. Si tratta di questioni ben note che sono state oggetto di riflessione per decenni. C’è stato un calo da qualche tempo e non è cominciato due giorni fa».
Nonostante la Chiesa cattolica sia in profonda crisi in Occidente, è in significativa crescita nel Terzo Mondo: negli ultimi dieci anni il numero di uomini negli ordini religiosi è cresciuto in Asia del 44,9 per cento e del 18,5 per cento in Africa. In ogni caso questi incrementi non sono stati sufficienti a compensare la diminuzione avvenuta in Europa e Stati Uniti.
Pew Research Center: per tre italiani su quattro l’omosessualità deve essere accettata dalla società.
In molti Stati è presente il dibattito sul matrimonio per le coppie dello stesso sesso: recentemente in Europa è stato introdotto in Francia mentre la Gran Bretagna di David Cameron è sul punto di farlo.
Nel corso del tempo è cambiata l’opinione della società nei confronti dell’omosessualità considerata da sempre più persone come un comportamento del tutto normale.
L’istituto privato di studi politici, economici e sociali americano Pew Research Center ha condotto una ricerca in 39 Paesi con lo scopo di verificare quale fosse il livello di accettazione dell’omosessualità: ne emerge che maggiormente i Paesi sono secolarizzati e minore è l’omofobia.
Paesi dove l’omosessualità è largamente accettata sono quelli del Nord America, dell’Unione Europea e dell’America Latina mentre le condizioni non sono facili nei Paesi islamici, in Africa, in gran parte dell’Asia ed in Russia. L’opinione pubblica si divide in Israele, Polonia e Bolivia.
Nel Nord America l’80 per cento dei canadesi pensa che l’omosessualità debba essere accettata mentre questa opinione è condivisa solo dal 60 per cento degli statunitensi.
In Europa i maggiori Paesi “gay-friendly” sono la Spagna dove l’88 per cento pensa che l’omosessualità sia normale, la Germania (87 per cento), la Repubblica Ceca (80 per cento), la Francia (77 per cento), la Gran Bretagna (76) e – nonostante le posizioni della Chiesa Cattolica e di parte della classe politica – l’Italia (74 per cento). Posizioni più basse nell’ortodossa Grecia dove solo il 53 per cento dell’opinione pubblica pensa che l’omosessualità sia normale, la Polonia (solo il 42) mentre la situazione è veramente difficile in Russia dove addirittura il 74 per cento dell’opinione pubblica pensa che l’omosessualità debba essere respinta. Continua a leggere
“Tempi” di minacce in Francia per i sindaci che celebrano i primi matrimoni omosessuali.
Il matrimonio omosessuale è diventato realtà in Francia e si appresta ad esserlo anche nel Regno Unito. A differenza di quanto sta avvenendo oltremanica, i francesi hanno assistito a manifestazioni di protesta nei confronti del governo Hollande che ha esteso l’istituto del matrimonio anche alle coppie dello stesso sesso. Bisogna specificare che Hollande aveva annunciato in campagna elettorale il suo intento di introdurre il matrimonio egualitario e quindi non ha fatto altro che attuare parte del programma con cui si era presentato agli elettori francesi. Anche se la manifestazioni di piazza sono state imponenti, dopo la promulgazione della legge tre francesi su quattro si sono detti stufi di questo genere di proteste che hanno causato anche incidenti.
In Francia – come detto – è stata alta la tensione e la descrive molto bene Leone Grotti su Tempi con un articolo dal titolo “«Se non celebri i matrimoni gay, violenteremo i tuoi figli». La Francia tra minacce e ideologia di genere”. Scrive Grotti: «Nonostante le rassicurazioni del presidente della Repubblica Francois Hollande e del ministro della Giustizia Christiane Taubira, la “libera scelta” del matrimonio gay sta portando all’obbligo di seguire l’ideologia di genere. E chi non fosse d’accordo? Potrebbe finire come Atanase Périfan, vicesindaco del 17mo distretto di Parigi, che dopo essersi appellato all’obiezione di coscienza per non celebrare i matrimoni gay ha ricevuto questa telefonata anonima minatoria: “Se ti rifiuti di celebrare i matrimoni gay, violenteremo i tuoi figli”». Continua a leggere
Un “Mostro Marino” per i cattolici romani o almeno per un loro Quinto
Domenica i cittadini romani sceglieranno il prossimo “primo cittadino” ed al ballottaggio andranno Ignazio Marino del Pd e l’attuale sindaco Gianni Alemanno appoggiato dal Pdl. I pronostici sono tutti a favore del candidato del centrosinistra che ha ottenuto il 42 per cento dei consensi al primo turno staccando di 12 punti il sindaco uscente.
Ovviamente le elezioni per le amministrative della capitale italiana hanno anche rilevanza nazionale ed i malumori dei cattolici sono ben espressi da un articolo di Danilo Quinto sul sito cattolico La Nuova Bussola Quotidiana.
Quinto ben sintetizza i motivo per cui un cattolico “doc” dovrebbe temere l’elezione di Ignazio Marino: «Certo che si sorriderà per strada a Roma, e con Marino Sindaco sorrideranno soprattutto i bambini. Si formeranno alla cultura di chi tra i punti qualificanti del programma elettorale, ha un paragrafo dedicato ai “Diritti delle persone LGBT”: “Il diritto di ciascuno deve essere tutelato e le diversità tutte devono essere risorsa per la comunita”, si legge». Quale orrore ritenere che i diritti di ciascuno (cattolici compresi ovviamente) debbano essere tutelati e che la diversità debba essere una risorsa per la comunità. Su questo ultimo punto è interessante notare che il pensiero di Marino concordi con quanto scrive il sindaco di New York Michael Bloomberg (eletto nel Partito Repubblicano) secondo cui «la legalizzazione del matrimonio omosessuale ha affinato il vantaggio competitivo di New York per l’economia globale perché ci ha reso un luogo ancora più attraente per vivere e lavorare non solo per gli uomini e le donne omosessuali ma per tutte le persone che vogliono vivere in una comunità tollerante e libera». Continua a leggere
4 giugno 1989 – 4 giugno 2013: TienammenteTienanmen
Michael Bloomberg: “Le regole religiose non dovrebbero mai dettare le leggi della società”
di Michael Bloomberg, attuale sindaco di New York
In tutta Europa e negli Stati Uniti il sostegno per il matrimonio omosessuale è in crescita e per un semplice motivo: è coerente con la promessa democratica di pari diritti per tutte le persone. Fino a quando il governo avrà il compito di rilasciare le licenze di matrimonio, tutte le coppie – a prescindere dal loro orientamento sessuale – meritano pari dignità davanti alla legge.
Credo che sia solo una questione di quando – e non di se – il matrimonio omosessuale sarà accettato come parte normale e legale delle società democratiche. Qui negli Stati Uniti il cambiamento sta avvenendo rapidamente. Due anni fa, ho contribuito a spingere per il matrimonio dello stesso sesso a New York e siamo stati in grado di approvare una legge con sostegno bipartisan.
Allora, abbiamo discusso molto su questioni che il parlamento britannico ha preso in considerazione nel corso delle ultime settimane e mesi – inclusa la questione se le confessioni religiose sarebbero state costrette a celebrare i matrimoni omosessuali e se “unioni civili” fossero sufficienti per le coppie dello stesso sesso. Alla fine, la maggior parte dei nostri legislatori hanno convenuto che le unioni civili avrebbero relegato le coppie dello stesso sesso ad uno status inferiore e che in sede di approvazione delle licenze di matrimonio il governo non avrebbe dovuto discriminare tra i sessi. Inoltre, la legge è stata scritta per garantire che nessuna confessione religiosa sarebbe stata costretta a solennizzare un matrimonio in violazione delle sue convinzioni. E dal momento che la legge è stata approvata, nessuna confessione lo è stata.
Franca Rame, 18 luglio 1928 – 29 maggio 2013
Nel marzo del 1973, Franca Rame viene rapita da esponenti dell’estrema destra e subisce violenza fisica e sessuale, ricordata a distanza di tempo nel lavoro Lo stupro, del 1981. Il procedimento penale è giunto a sentenza definitiva solo dopo 25 anni: ciò ha comportato la prescrizione del reato.
«C’è un momento della mia infanzia che spesso mi ritorna in mente. Sto giocando con delle compagne di scuola sul balcone e sento mio padre che parla con la mamma: “È ora che Franca incominci a recitare, ormai è grande”. Avevo tre anni» (Franca Rame).
Le nozze gay spiegate ai miei figli
Cari ragazzi, ho visto che – per farvi dure risate – leggevate un interessante articolo so un simpatico blog. Come sapete nella nostra casa è incoraggiato discutere sul comportamento delle persone e sui loro pregi e difetti in modo da poterci migliorare. Se qualcuno sbaglia pensiamo che se la dovrà vedere con la sua coscienza, con la società e con la legge.
Ci sono molti casi in cui si deve parlare del male degli altri, anche a costo di prendere un palo in testa, ed è quando rischia di andarci di mezzo qualcuno più debole, che non può difendersi da solo.
È proprio per questo motivo che la mamma ed io ce la prendiamo tanto con chi è contro i matrimoni omosessuali. Qualcuno dirà che il matrimonio omosessuale è una contraddizione in termini perché la parola matrimonio proviene da “munus” e “mater” e quindi implica che ci sia una madre ma questa è una scemenza: anche la parola “patrimonio” viene “munus” e “pater” ed era collegato alla figura paterna (ma sapete bene che il patrimonio come la casa dove viviamo è di proprietà della mamma) ma come vi abbiamo insegnato le parole – come la società – si evolvono nel tempo, sono vive e quindi assumono diversi significati con il mutare del tempo. Non a caso esiste una materia chiamata sociolinguistica che studia i fenomeni linguistici in specifico rapporto con le diverse situazioni sociali.
Di cosa facciano due adulti (omosessuali o eterosessuali) nel loro privato non ci interessa: non siamo come i cattolici che pretendono di insegnarci come bisogna amare o fare l’amore. Comunque, se loro proprio vogliono insegnarci come fare l’amore, noi ci limiteremo a sorridere ed a continuare a ragionare con la nostra testa visto che siamo maturi ed intelligenti e sappiamo capire cosa è giusto e cosa è sbagliato. Capiamo anche che se qualcuno ha il bisogno di giudicare i comportamenti sessuali altrui non deve essere tanto felice e quindi, se ci capiterà di averne uno vicino, non lo priveremo della nostra amicizia: forse imparerà un po’ di umanità. Continua a leggere
Referendum bolognese sulle scuole private: Tempi e Uccr in disaccordo con l’Associazione genitori cattolici.
Il risultato del referendum consultivo del comune di Bologna è noto: il Comitato Articolo 33 aveva indetto la consultazione per chiedere ai bolognesi se erano d’accordo nell’abolire il finanziamento pubblico alle scuole materne paritarie ed il 59 per cento dei votanti si è detto d’accordo nel concedere i finanziamenti pubblici solo alle scuole materne statali. L’affluenza – è opportuno dirlo – è stata particolarmente bassa: su 290mila aventi diritto sono andati a votare soltanto 85.934 (il 28,71 per cento).
Il referendum aveva solo valore consultivo e quindi non vincola l’azione dell’amministrazione comunale sebbene il sindaco Merola (Pd), che aveva invitato a votare ed ad esprimersi a favore del finanziamento alle scuole paritarie, ha così commentato: «Terremo conto del voto ma Bologna non deve rinunciare al sistema delle convenzioni» anche se «non possiamo ignorare la richiesta di scuola pubblica».
Non sono mancate le reazioni del mondo cattolico al risultato referendario di Bologna. Tempi titola: “Volevano fare di Bologna il laboratorio per mettere in crisi tutte le scuole paritarie. Hanno fallito” e, soffermandosi sulla scarsa partecipazione al voto, Emanuele Boffi scrive che «Contro le paritarie hanno votato, in sostanza, poco più del 15 per cento dei cittadini. Nemmeno 2 su 10» perciò, questa è la conclusione, gli attivisti referendari «hanno miseramente fallito su tutta la linea, non riuscendo a mobilitare se non i militanti del loro orticello, in una delle piazze più “di sinistra” di tutto il paese».
Difficile sostenere che gli astensionisti fossero a favore del finanziamento alle scuole paritarie (come è difficile sostenere anche il contrario) e si presuppone che gli astensionisti in sostanza “deleghino in bianco” chi invece decide di partecipare al voto. Continua a leggere