Mario Adinolfi ci spiega la L. n°194/78. Senza conoscerla…

Buongiorno a tutti.

Una delle leggi non scritte della natura è quella della compensazione automatica dei vuoti: nella catena alimentare, nell’equilibrio di un ecosistema. E purtroppo, a quanto pare, anche nell’imbecillità umana. In particolare, in questo caso, la natura ha compensato la scomparsa del sitarello PontifeSSo con l’avvento di una nuova pubblicazione cattotalebana e con il suo editore/direttore, sotto forma di ex parlamentare PD stazzato sulla quintalata e mezza. Stiamo parlando, nel caso non lo aveste ancora capito, di Mario Adinolfi e del suo nuovo quotidiano, La Croce.

Che il bacino di lettori in cui peschi questo testata sia lo stesso a cui si rivolgeva il fu blog di VolpaSStren ci vuole poco a capirlo, basta guardare i contenuti dei post della pagina Facebook di Adinolfi in cui vengono riassunti e/o anticipati articoli comparsi sull’edizione del giorni di La Croce: in mezzo a profonde riflessioni filosofico-analitiche sul calcio italiano, degne dei migliori peripatetici da Bar Sport, si possono trovare notizie rimaneggiate o riferite in modo inesatto, allarmismo omofobo fondato sul nulla (la famosa “teoria del gender” che esiste solo nella testa della destra ultracattolica italiana), petizioni di principio, fantattentati. Il tutto condito con la tipica arroganza di chi non sa nulla ma si arroga il diritto (anzi l’imperativo morale) di atteggiarsi a cattedratico ed insegnare agli altri quel che devono fare o non fare perché, prendendo in prestito le parole di ZeroCalcare, “lo dice il manuale delle cose che siccome mi piacciono a me voglio che le fate pure voi o siete delle merde“.

Giusto oggi (Nda: Giovedì 5 marzo per chi scrive), ha dimostrato di essere il degno epigono di Bruno Volpe, esibendosi in uno dei numeri più celebri di Foxy ovvero l’interpretazione del FantaDiritto, come potete vedere dalle immagini qui sotto.

Quindi per Adinolfi gli europarlamentari del Partito Democratico dovrebbero bocciare la Risoluzione Tarabella (che parla di IVG e diritti sessuali e riproduttivi delle donne solo al punto 14, evidentemente gli altri 15 per Marione si possono tranquillamente buttare nel cesso) perché “l’aborto è un reato per le norme italiane” (affermazione della cui attendibilità ci occuperemo più avanti). Anzi no, devono votare contro perché lo dice PapaFrancesco (TM). In realtà non si capisce bene che cazzo voglia dire Adinolfi, fra la prima e la seconda parte del post c’è un evidente salto logico, comprensibile da chiunque anche senza una laurea in giurisprudenza.

Ma vediamo più nello specifico dove Adinolfi ha toppato.

Innanzi tutto, come già anticipato, la Risoluzione Tarabella non parla solo di IVG e di diritti legati alla riproduzione ed alla sessualità ma di tante altre cose fra cui sostegno alla maternità ed alla paternità, promozione della parità uomo-donna nel campo lavorativo-economico, lotta alle violenze sulle donne. Nello specifico il punto 14, che Adinolfi (mentendo e sapendo di mentire) presenta come un DDL volto unicamente ad introdurre in Italia “l’aborto libero”, recita:

“[…]14. insiste sul fatto che le donne debbano avere il controllo dei loro diritti sessuali e riproduttivi, segnatamente attraverso un accesso agevole alla contraccezione e all’aborto; sostiene pertanto le misure e le azioni volte a migliorare l’accesso delle donne ai servizi di salute sessuale e riproduttiva e a meglio informarle sui loro diritti e sui servizi disponibili; invita gli Stati membri e la Commissione a porre in atto misure e azioni per sensibilizzare gli uomini sulle loro responsabilità in materia sessuale e riproduttiva;”

Nessuna modifica alla Legge 194 in vista dunque, semplicemente un richiamo ai paesi membri dell’Unione Europea a non frapporre ostacoli all’esercizio del diritto di accesso all’IVG per le donne che fanno questa scelta. Perché, checché ne dica Adinolfi, abortire è un diritto e non consentire od ostacolare l’accesso alle relative pratiche mediche è una violazione dei diritti umani stabiliti dalla Convenzione Europea, come ha stabilito una sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

Ed anche se fosse come sostiene Adinolfi, non si capisce dove starebbe il (solito, onnipresente) Big Gombloddo, le norme successive modificano/integrano/sostituiscono/aboliscono quelle precedenti da sempre, è uno dei meccanismi di base del diritto; in più l’Italia fa parte dell’UE ed al suo ordinamento sovranazionale deve conformarsi, quindi invocare come alibi la presunta qualificazione dell’aborto come “reato” è non-senso giuridico sotto tutti i punti di vista.

Ed è proprio sull’affermazione secondo cui l’aborto sarebbe un reato che Adinolfi dà il peggio di sé: dapprima inventandosi di sana pianta un non meglio codificato “diritto alla nascita” (che non esiste in nessun ordinamento giuridico del mondo, se così fosse ad ogni aborto spontaneo bisognerebbe processare la donna per colpa di un meccanismo biologico su cui non ha alcun controllo, il che è assurdo) poi, all’osservazione di un commentatore che gli fa presente (giustamente) che la L. 194 non qualifica l’aborto come reato e lo invita a specificare dove si trovi prova della sua affermazione…

Adinolfi aborto 3

… risponde con un piccato “Basta leggerla”. Cosa che Adinolfi evidentemente NON ha fatto, come vedremo fra poco. Prima soffermiamoci un secondo sull’intervento nella discussione della compagna di merende di Adinolfi, la giornalista/scrittrice (oddio… scrittrice…) Costanza Miriano.

Costy (di cui mi occuperò nel mio prossimo articolo riguardo ad altri argomenti) entra a gamba tesa nella discussione pensando di fare un favore all’amico Adinolfi ma riesce solo a collezionare un clamoroso epic fail: infatti, pensando di tagliare la testa al toro, Costy scrive “dice che la donna non è punibile per il reato di aborto nei casi… etc etc”.

In pratica deve essere andata così:  Costy ha aperto il Codice Penale, lo ha sfogliato alla ricerca di qualcosa che desse ragione a Marione suo, ha visto la parola “reato” nell’art. 22 della Legge 194 e, credendo di aver fatto centro, ne ha trascritto una parte, condensando il resto, grazie alle sue eccezionali doti espositive (non ridete, please) di giornalista cattolicamente sottomessa in quanto donna, in un paio di “etc” (una con una capacità riassuntiva del genere al New York Times se la sognano).

Ma se la Miriano, anziché farsi prendere dalla fregola di aiutare a tutti i costi Adinolfi, avesse connesso per trenta secondi il cervello e letto meglio la norma che stava per citare si sarebbe accorta che l’art. 22 L.194/78, dopo aver abrogato al comma 1 il titolo X del libro II, rubricato “Dei delitti contro l’integrità e la sanità della stirpe”, cioè gli articoli da 545 a 555 del Codice Penale che sanzionavano le pratiche abortive, al comma 3 dice chiaramente che non è punibile chi ha commesso il fatto prima dell’entrata in vigore della Legge 194, sempre che ricorrano le condizioni di cui agli articoli 4 e 6.

Quindi l’esatto contrario di quello che Adinolfi sta cercando di dimostrare.

 Proprio una genialata il tuo intervento, eh Costy?

Ma torniamo ad Adinolfi. Alla nuova critica che gli rivolge il commentatore Marco (v. sopra), il direttore de La Croce decide di salire in cattedra, come potete vedere nell’immagine qui sotto.

Adinolfi aborto 4

Adinolfi scrive questa risposta con la tipica spocchia da professorino supponente di chi crede di sapere tutto e di aver capito tutto ma non si rende con di avere appena dimostrato, con le sue stesse parole, di non conoscere minimamente la legge di cui si è posto come estremo difensore.

Innanzitutto non è vero che la L. 194 permette L’IVG solo nei primi 90 giorni della gestazione, l’art. 6 la consente anche nel periodo successivo a condizione (alternativa) che:

a) la gravidanza comporterebbe un grave rischio per la salute della donna;

b) il feto presenti patologie, anomalie e/o malformazioni che determinino un grave rischio per la salute psico-fisica della donna;

In entrambi i casi è necessario l’accertamento da parte del personale medico (art. 7, comma 1), a meno che (comma 2) non ci si trovi davanti ad una situazione di imminente pericolo per la vita della donna.

In ogni caso, l’IVG deve essere praticata da personale medico in una struttura ospedaliera pubblica o convenzionata con il SSN (art. 8).

Fatte queste dovute premesse, andiamole dunque a vedere queste famose pene (che Adinolfi definisce, nel post, “molto severe”):

  • L’articolo 17 sanziona chiunque cagiona ad una donna un aborto per colpa (cioè non intenzionalmente) in qualsiasi modo. Non è rilevante ai nostri fini della questione per cui passiamo oltre;
  • L’articolo 18 sanziona chiunque cagiona ad una donna un aborto intenzionalmente senza il consenso della stessa. Anche questo articolo non ci interessa.
  • Ed eccoci all’articolo 19 quello citato da Adinolfi. I commi che ci interessano sono i primi quattro che riporto qui sotto:

“Chiunque cagiona l’interruzione volontaria della gravidanza senza l’osservanza delle modalità indicate negli articoli 5 o 8, è punito con la reclusione sino a tre anni.

La donna è punita con la multa fino euro 51.

(Lamadonna che sanzione draconiana!! Alla faccia delle pene “molto severe”)

Se l’interruzione volontaria della gravidanza avviene senza l’accertamento medico dei casi previsti dalle lettere a e b dell’art. 6 o comunque senza l’osservanza delle modalità previste dall’articolo 7 chi la cagiona è punito con la reclusione da uno a quattro anni.

La donna è punita con la reclusione sino a sei mesi.”

L’aborto, quindi, non viene sanzionato tout court ma solo se praticato al di fuori di strutture che garantiscano la libertà, la dignità e soprattutto l’incolumità della donna. Queste norme non sanzionano la donna che vuole abortire od il medico che pratica L’IVG 24 ore oltre il termine di legge, sono servite all’epoca a reprimere e servono tutt’oggi a impedire il riemergere lo squallido mercato delle mammane che uccideva di setticemia migliaia di donne ogni anno.

La risoluzione Tarabella non abroga tali norme né le modifica, semmai rammenta agli stati membri dell’UE che i consultori devono essere un’istituzione che garantisca alle donne tutti i diritti riguardanti la sfera sessuale e riproduttiva, sia che decidano di ricorrere all’IVG sia in caso contrario con politiche di sostegno alle madri lavoratrici (come la stessa L 194 prevede, ma in questo cado i “legalisti ad ogni costo” vengono colpiti da un’improvvisa amnesia selettiva) e non un ufficietto in fondo a destra negli ospedali per dare uno stipendio mensile alla beghina di paese o tramutarsi in una forca caudina ideologica sotto cui le donne devono passare in omaggio alle paturnie mistiche di Adinolfi e di quelli come lui.

EDIT 10/3/2015: Per la gioia di Adinolfi, la risoluzione Tarabella è stata approvata.

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Comunicazione di servizio: A causa di una serie di traversie che non sto qui a riassumere, ho dovuto chiudere il mio vecchio profilo FB e tramutarlo in una pagina-comunità. Pertanto chi volesse contattarmi per richieste/segnalazioni/insulti può farlo a questa pagina:

Compagno Zed II 

9 pensieri su “Mario Adinolfi ci spiega la L. n°194/78. Senza conoscerla…

    1. marco nicolao

      non posso immaginarmi commento più azzeccato.

      P.S. spero che La Croce non chiuda molto presto: orfano di VolpaSStren, stufo di UCCR-sapientino_ma-anche-no, intollerante di Tempi dove gli articoli sono buffi ma li postano solo i troll amici che si ingrufano tra loro, deluso da Radiospada che ha una deriva da quarto reich fondamentalista cattolico romano (potrebbe essere divertente, ma purtroppo sono noiosissimi), saturo delle boiate di Losai.eu cosa cavolo devo leggere la mattina in bagno?
      abbiate pietà per i minus habens (loro, e io che li leggo divertendomi). ve lo chiedo per favore.

      grazie compagno Z

      Rispondi
      1. Paolo

        Mah, più che altro direi che UCCR dopo un po’ annoia perchè ripete sempre le stesse cose: ogni volta che scrivono qualcosa sulle Crociate o l’Inquisizione so già quali autori, libri e frasi citeranno a minchia considerandoli come delle auctoritas assolute e incontestabili, alla lunga ti stufa (anche perchè continuare a ripetere ossessivamente gli stessi macroscopici errori storici dopo un po’ ti fa venire il nervoso).
        Quasi quasi potrei scrivere un vademecum su come approcciarsi a questi articoli, tanto ripetono sempre la stessa roba ogni volta.

        Rispondi
          1. Paolo

            Be’, conoscendomi finirei per scrivere un articolo lunghissimo che non finirebbe più, partendo dal “c’era una volta tantissimo tempo fa” per non smetterla più. Anche perchè io, a differenza dei compari di UCCR, ho l’abitudine di leggermi ogni tanto dei libri di storia per vedere di cosa parlano e sopratutto come ne parlano, e non solo per citarne frasi a caso giusto perchè suonano bene.

    1. Compagno Z Autore articolo

      No, anche in quel caso é sempre colpa della donna perché ” avrá fatto qualcosa per cui Dio l’ha punita” …

      Rispondi

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