Rosso-brunismo: la Geopolitica delle banderuole

Non sarà che la prospettiva dell'asse Russia-Turchia-Iran ha evocato certi ricordi?

Non sarà che la prospettiva dell’asse Russia-Turchia-Iran ha evocato certi ricordi?

See the lord, a gourd in the wind. Swinging this way… Swaying this way…
Spinning as the breeze blows So high up… Dangling hollow from the tower. What fun, what fun!
-Akira Kurosawa, Ran (1985)

Sulla Siria, l’Iraq, la Turchia e il Kurdistan, non ci vuol molto ad ammetterlo, molta altra gente ha scritto cose molto più incisive del sottoscritto. Meglio ancora: non essendo un giornalista e riportando quasi al 100% delle volte roba d’altri si potrebbe al massimo dire che il ruolo del qui presente è relegabile al massimo a quello di un catalogatore o di un recensore, al massimo un addetto alla rassegna stampa per puro hobby.

Questo per dire che se avete serie intenzioni di prendere notizie di prima mano potrei al massimo segnalarvi qualche fonte e qualche analisi, per elencarvene qualcuna:

  • Sull’ideologia del Daesh e le sue ascendenze: http://carnegieendowment.org/2016/06/13/sectarianism-of-islamic-state-ideological-roots-and-political-context/j1iy
  • Vecchia ma ancora attuale analisi sul ruolo del Kurdistan del Nord (Rojavayê Kurdistanê): https://storify.com/wu_ming_foundt/per-capirci-qualcosa-la-guerra-all-isis-il-ruolo-d
  • Sul fallito golpe turco e le sue conseguenze:
    • https://www.jacobinmag.com/2016/07/akp-erdogan-turkey-coup-tsk-army-pkk-kurdistan/
    • https://www.jacobinmag.com/2016/07/turkey-erdogan-coup-gulen-kemalist-kurdish-war/
    • https://www.jacobinmag.com/2016/05/turkey-erdogan-pkk-hdp-ocalan-suruc-rojava-syria/
    • https://www.jacobinmag.com/2016/07/turkey-military-coup-ataturk-erdogan-islamism/
    • http://www.vice.com/it/read/cosa-e-successo-dopo-tentato-golpe-turchia-analisi
  • Per una cronaca della guerra dalla parte dei Curdi: http://rudaw.net/english

Ciò premesso, esiste sempre un margine per cui la semplice memoria e la semplice analisi logica sono sufficienti a buttare a mare non uno ma un’intero mese di articoli e di conseguenza un’intera visione. Altre volte sono gli stessi poveri fessi – passatemi l’eufemismo – a farlo… e il sottoscritto si sente in dovere di farlo notare:

Oggi si tratterà dell’assoluto bandieruolismo, della pervasiva prostituzione intellettuale e della più cinica linea politica del quotidiano dei vescovi Avvenire sulle questioni del Medio Oriente.

Ricapitoliamo perciò le prime giravolte :

La prima, in cui difendevano Erdogan a spada tratta: http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/turchia-rapito-magistrato.aspx

La seconda, dopo Pz. Taksim: http://www.avvenire.it/Commenti/Pagine/addio-occidente.aspx

La terza, dove mettono un piede in due scarpe dopo il golpe: http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/Turchia-report-del-tentato-golpe.aspx

La recente, dove si fanno difensori per procura dei Gulenisti: http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/turchia-ora-il-sultano-piu-forte-erdogan-sventato-golpe.aspx

Un simile schema si può benissimo applicare alla questione di Assad e alle varie tensioni con Putin, oltre che con lo “tzar” stesso.

Chiarito questo non risulta difficile credere come dopo il recente disgelo tra gli wannabe Zar di Tutte le Russie e Sultano Protettore della Mecca e di Medina si sia assistito all’ennesimo Valzer. Ebbene invece sì: perché una tale caterva di imprecisione, stolida partigianeria putinista e pure e semplici stronzate non si era mai letta!

Fanno sorridere i toni aciduli con cui molta stampa[???] ha accolto l’incontro tra Recep Erdogan e Vladimir Putin a San Pietroburgo.

Passiamogli il fatto che molti sono caduti dalle nuvole. D’altro canto però non si può certo farne una colpa della pur pessima stampa estera nostrana se i vari direttori non sono stati tutto il tempo con gli occhi incollati ai comunicati di Gazprom e alle sue quotazioni in borsa: già ignorano bellamente la Guerra in Yemen, figurarsi se collegano il Vietnam saudita alle politiche dell’oligarchia putiniana!

O forse il succo di questo – sì – commento acidulo è un’altro?

I due presidenti sono stati trattati come reprobi che si stringono l’un l’altro in cerca di conforto dopo essere stati emarginati dal mitico Occidente.

Quello stesso Occidente [ogni volte che viene usato in questa accezione nasce un Breivik] quello stesso Occidente che Avvenire compiange per essere stato abbandonato da Erdogan con la politica dello Stato d’Emergenza in seguito al golpe. Lo stesso eccezionalismo made-in-USA portato avanti dalla Francia a cui Erdogan si è dichiaratamente ispirato?

Quello stesso Occidente di cui i vescovi cattolici e il loro giannizzeri politici si fanno difensori contro la “barbarie orientale”?

Quello stesso Occidente cui le politiche imperialiste estere e repressive interne Putin stesso fa parte?

Chiariamoci subito: quel Occidente?!

Nulla spes fuori dall’ombra degli Usa, insomma.

Ribadisco il concetto: chi ha difeso la politica di Bush sn. e jr. all’epoca? Chi ha difeso Reagan? Chi ha difeso Kissinger? Chi ha difeso la Thatcher? Chi ha difeso Blair? Chi ha difeso Kerry? Chi ha difeso Clinton? Chi ha difeso Berlusconi? Chi ha difeso d’Alema? Chi difenderebbe ancora la famiglia Clinton se i leaks non avessero portato obtorto collo a compiere l’ennesimo rondò?

E d’altra parte sono due dittatori, regnano su regimi impresentabili, che ci si poteva spettare?

L’ironia di aver presentato meno di una settimana prima Erdogan come dittatore e ora di difenderlo a tutto campo solo io la trovo?

Ragionando in questo modo si corrono due rischi. Il primo è di far non sorridere ma proprio ridere.

Classica frase-boomerang. E difatti…

Tutti i nostri Paesi, Italia compresa, intrattengono rapporti cordiali con regimi orribili.

E se ne rendono conto solo ora?!! Se non è sospetto questo… d’altronde parliamo del giornale che fino a pochi mesi fa tentava di mettere il piede in due scarpe sul Caso Regeni in nome del rapporto ENI-Egitto.

L’Unione Europea ha svolto la prima edizione dei Giochi Europei, l’anno scorso, in quell’Azerbaigian che è proprietà privata della famiglia Aliev e dove chi non è d’accordo finisce in carcere. La signora Clinton, che tutti vogliono vedere alla Casa Bianca, salda i conti con i denari gentilmente offerti dai sauditi, quegli stessi che poco tempo fa (si veda Wikileaks) lei stessa giudicava i primi finanziatori del terrorismo islamico. In Italia nessuno batte ciglio se il Qatar spende e compra, compresa mezza Milano.

Ecco…

Ricordiamo appunto Qatar e Sauditi: i Sauditi, con cui la Chiesa Cattolica ha fatto comunella in più di un’occasione per fare pressione sull’introduzione del reato di blasfemia, la stessa Arabia Saudita a cui i nostri governi vendono bombe ed armi per invadere lo Yemen e distruggere patrimoni UNESCO in nome del Takfirismo Wahhabita, lo stesso che lascia scorrazzare i jihadisti nella Sana’a “liberata” dai Saud.

Gli stessi regimi di cui, se mettono soldi nel calcio “nazionale”, quelli di Avvenire hanno solo da mugugnare per il fatto di essere orientali e (per osmosi del frame colonialista) indolenti. Mentre del tentativo di creare una società democratica e plurale da parte dei Curdi viene spacciato per un nuovo pericolo bolscevico, pari o uguale a quello del figlioccio saudita Al-Baghdadi contro cui i Curdi stessi (yazidi, atei, musulmani, cristiani… ) sono i primi a combattere!

È la politica. Pensare che le sue leggi valgano solo per noi è, appunto, ridicolo.

Dicevano a proposito del relativismo? E poi da quando criticare due autocrati è contrario a quella stessa politica, meglio ancora politica democratica: dai Patti Lateranensi?

Ancor più importante, però, è un’altra considerazione. Nel riavvicinamento tra Erdogan e Putin c’è, certo, la legge della convenienza. Prima che calasse il grande gelo, dopo l’abbattimento del caccia russo al confine con la Turchia nel novembre 2015, i rapporti tra Russia e Turchia erano ottimi e l’obiettivo comune era raggiungere i 100 miliardi di interscambio commerciale. Sempre nel 2015, la Russia era il secondo Paese per importazioni dalla Turchia e il terzo (con la Cina prima) per le esportazioni in Turchia.

Che è come dire che i soldi fanno meno schifo del vincere una guerra contro un autoproclamatosi Stato teocratico fascista accusato dei più svariati crimini di guerra. Meglio ancora se quei soldi vengono dalla parte che bombarda le truppe del luogo nemiche di quello Stato e che con quello stesso Stato è accusato di commerciarci non più e non meno di Assad per ragioni speculari.

Credo che me ne ricorderò all’ennesima uscita da Miss Italia del pontefice…

Ma questo secondo matrimonio Russia-Turchia ha anche ragioni più profonde. Diciamo pure strategiche. I due Paesi affacciano sullo stesso Mar Nero che è diventato uno dei luoghi centrali della geopolitica americana [sic!]. Lì c’è l’Ucraina, che la Casa Bianca di Obama[???] ha voluto sottrarre all’influenza di Mosca. C’è la Moldavia, dove da anni si sviluppa un confronto tra pro-Ue e pro-Russia che ricorda la crisi ucraina.

C’è la Romania, dove è appena diventato operativo il sistema missilistico Aegis varato, come il sistema gemello in Polonia, in funzione anti-russa [ma chissà perché con un espansionista come Putin, eh?]. C’è la Bulgaria, che nel 2014 fu costretta dalla Ue a far saltare il gasdotto South Stream, sponsorizzato dal Cremlino [Bingo!], come reazione alla guerra in Ucraina e che ora medita di riprendere il progetto [eh no… non ci arrivano]. Sull’altro lato c’è la Georgia, per anni feudo Usa affidato a Mikhal Saakashvili, non a caso nel 2015 richiamato in servizio contro i russi, questa volta da governatore della regione di Odessa in Ucraina.

Classico rossobrunismo putinista: l’egemonia e l’imperialismo sono solo quello degli altri! E gli altri sono sempre – guardacaso – la Perfida Albione, salvo politiche in odor di fascismo come quelle di Trump e Bush. (Notare come tale visione sia talmente limitata che la Cina, l’India, l’Africa e il Sud America svaniscono in una nuvola di Radiazioni di Hawking) 

Quel che resta sono, appunto, Russia e Turchia. Paesi troppo grandi e forti per rassegnarsi al vassallaggio, ma non così grandi e forti per competere alla pari con gli Usa. Non è naturale che cerchino un rapporto?

Tutto bello tutto giusto peccato che Erdogan sia già un fido alleato dell’UE e degli Usa per contenere l’autonomismo curdo e deportare i profughi fuori dai confini dell’Unione, così come è un peccato che gli USA si sono dimostrati tutt’altro che un blocco unito contro la Russia: vedasi l’aspirante Assad statunitense il cui nome risponde a Donald Trump.

Le intese sul nucleare e sul gas, stipulate prima della “crisi del caccia abbattuto”, andavano proprio in questa direzione e riconoscevano, prima che la reciproca convenienza, uno stato di fatto geopolitico.

Giustamente ciò che Marx avrebbe definito cretinismo borghese è talmente forte che non riesce a comprendere il fatto che piuttosto l’ordine degli eventi è inverso: senza accordo commerciale non ci sarebbe stata un avvicinamento repentino, tant’è che fino a ieri la Russia mimava un appoggio ai Curdi e ingigantiva senza ritegno le giuste accuse mosse ad Erdogan per puri fini propagandistici pro-Governo Assad.

Con quello che è successo in Ucraina e in Romania per la Russia, e ciò che Erdogan dice essere successo in Turchia, cioè un golpe tentato da personaggi protetti dagli americani, alle altre ragioni si è semmai sommata l’urgenza.

Questo invece lo nominerei con un neologismo polirematico: oppio rossobrunista. Difatti seppure il Gladio e il Deep State possono avere qualcosa a che vedere con le recenti purghe (e in ogni caso sarebbe una storia che continua dalla Guerra Fredda!) va anche aggiunta la totale sorpresa dei generali statunitensi sul luogo e il loro successivo diniego dovuto al semplice fatto che essi – come buona parte della popolazione e dei golpisti – non avevano assolutamente idea di cosa stesse succedendo. Mi pare alquanto improbabile che Erdogan possa sostenere seriamente una tesi così fragile…

E se davvero son stati i servizi segreti russi ad avvertire il Presidente turco del complotto, come si dice in giro, il quadro è completo.

Con questi buchi direi che assomiglia più ad un Fontana.

La stessa cosa avviene sul fronte del Medio Oriente. Sulla Siria, Putin diceva “Assad deve restare” ed Erdogan diceva “Assad deve andarsene”. L’uno e l’altro hanno portato a casa un mezzo successo, cioè un mezzo insuccesso. Assad resiste, ma a capo di che? Senza un accordo politico che dia soddisfazione ai suoi burattinai, il Daesh non potrà essere eliminato.

Avergli tolto il 50% dei suoi territori nonché diversi avamposti vicino alla “capitale” Raqqa in tempi relativamente brevi senza nulla del genere dimostra piuttosto il contrario.

Di più, dato che Assad, ricordiamolo, è corresponsabile della nascita del Daesh!

Dimostra piuttosto un servilismo verso due padroni imperialisti e guerrafondai conditi dall’ipocrisia di cianciare vuote parole sulla pace e sulla concordia mentre si stipulano accordi à-la Sykes-Pikot sulla pelle di intere popolazioni!

Nello stesso tempo, se Russia e Iran non portano a casa qualcosa, nessun cambio potrà avvenire a Damasco.

Iran appunto… ricordiamo questo ex-nemico giurato di ieri oggi amicone data la raggiunta indipendenza dal petrolio degli USA.

Ma la parte peggiore arriva qui:

Sia Putin sia Erdogan hanno interesse, dopo anni di guerra, a trovare un compromesso, meglio se prima della probabile elezione di Hillary Clinton, che non sia generato dal trio Usa-Arabia Saudita-Curdi.

Avete letto bene: Curdi! Curdi alleati dei Sauditi e degli Usa!

Quelli stessi che si oppongono al pan-arabismo di Riyadh espresso prima da Al-Qaeda ora da Al-baghdadi!

Quegli stessi Curdi che gli Usa si ostinano a catalogare come “terroristi” per tenersi stretti la Turchia!

Quei Curdi!

Putin non può impantanarsi in una guerra eterna.

Sic!

Erdogan ha bisogno di andare d’accordo con la Russia e, tramite quella, con l’Iran e con l’Iraq influenzato dagli ayatollah

(Non devo ripetermi sull’Iran, sì?)

in un’area dove la penetrazione economica della Cina è sempre più forte.

E qui il cretinismo borghese si rivela in tutta la sua forza, e pure il rossobrunismo ci mette del suo!

Anzitutto dimentichiamoci pure che la Cina è formalmente alleata della Russia. Paventare un (assai razzista) Pericolo Giallo così, sia che sia per l’articolista sia che sia per Putin, è un ottima strategia per isolarsi con le proprie mani.

Anche considerando la possibile penetrazione cinese (“sinizzazione”?) dell’area russa ad est di Mosca/occidente della Corea comunque uno sveglissimo Putin non potrebbe farci nulla dato che sarebbe tutto legato ai contratti firmati con le sue stesse mani sulla One Belt One Road, né potrebbe bloccare i progetti di espansionismo sull’Artico senza scatenare un conflitto lungo e inutile con tutti gli avvantaggiati dal soft-power cinese.

Ma se trattiamo dell’Iran e, per forza di cose, anche del Pakistan l’articolista casca ancora peggio, dato che la penetrazione c’è già stata, tant’è che l’Iran s’è dovuta accordare con l’India per scrollarsi qualche zaibatsu pechinese di dosso. In ogni caso, un’alleanza assai poco filo-Russa (l’India è in buoni rapporti con gli Usa e condivide – per sommi capi – la strategia di Washington per il contenimento cinese)…

Come per dire che in questo articolo nemmeno le questioni di contorno si salvano. Figurarsi il panegirico del Putin difensore dai Gog e Magog del Celeste Impero!

Il patto verrò forse siglato proprio sulla testa di Assad, che andrà all’esilio dorato di Mosca e lascerà spazio a un successore gradito ai belligeranti vicini e lontani. Di nuovo: convenienza ma, più ancora, una comune chiamata geopolitica.

Nel caso vi foste trattenuti fino ad ora, avete il permesso di ridere.

話說天下大勢,分久必合,合久必分。

화설 천하 태세, 분 필 합, 합 구필 분。

2 pensieri su “Rosso-brunismo: la Geopolitica delle banderuole

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