Roberto Dal Bosco, colui che parla senza sapere… di nuovo

L’insulto riecheggia il combattimento a manu nude. Innanzitutto, quando si vuole assestare un bel destro al nostro avversario, è indispensabile tenere in conveniente considerazione il grado della nostra forza. Inoltre, possiamo permetterci il lusso di parare il colpo del nostro contendente, oppure no? La conoscenza di questa regola vale anche nell’arte dell’insulto. Per esempio, prima di insultare il nostro rivale con vaticini di morte ci si dovrebbe perlomeno rendere conto che lui potrebbe fare esattamente lo stesso. Si distolga, dunque, l’attenzione da sproloqui talmente sperticati e inconcludenti!

La nobile arte dell’insulto, cap. I: conoscere se stessi conoscere gli altri

Si dice che chi conosce il suo nemico e conosce se stesso potrà affrontare senza timore cento battaglie. Colui che non conosce il nemico ma conosce se stesso a volte sarà vittorioso, a volte incontrerà la sconfitta. Chi non conosce né il nemico né se stesso  inevitabilmente verrà sconfitto in ogni scontro.

L’Arte della Guerra, cap. III: programmare un’offensiva

Lo ammetto: è assai facile farmi uscire dai gangli, certe volte ho davvero un caratteraccio. Ma mi si permetta anche di dire a mia discolpa che se nel giro di qualche riga a seguito delle immani stronzate che mia sponte mi e vi sottoporrò darò, come si suol dire, di matto non sarà certo a causa mie e men che meno la cosa sarà priva di comprensibile e giustificabile ragione.

Orbene, perché questa autodifesa preventiva? Semplice: ai nostri sempre cari coinquilini non bastava pubblicare un florilegio su di un libro dal latitante senso dell’onestà e della buona argomentazione, no. Essi si son pure spinti a pubblicare un’intervista allo sfortunato autore che, bontà sua, nel tentativo di racimolare qualche danaro in più è costretto a farsi pubblicità con le sue stesse parole. E si nota, visto che utilizza le stesse identiche pseudo-argomentazioni presenti nel libro in primis e nelle recensioni di questo in secundis!

Premetto di nuovo: io non sono buddhista, ma mi ritengo sufficientemente onesto da difendere una qualsiasi parte quando ad essa sono ascritte cose non vere, con scarsa logica o il semplice pregiudizio. Insomma, da uomo civile come penso siate tutti detesto la disonestà intellettuale.

Orbene, iniziamo questa prova di sopportazione:

Il generoso, “battagliero” (da più di 20 anni) e studioso cattolico Arrigo Muscio ci segnala l’interessante intervista che Roberto Dal Bosco, autore di un vero e proprio best seller, ha rilasciato per www.genitoricattolici.org.

Già, studioso cattolico. Non promette bene per niente, a cominciare dal fatto che l’inizio è una palese scusa per pubblicare un link di tal sito nel vano tentativo di incrementare le reciproche visite. Ma tornando allo “studioso”, speriamo non siano della serie dei Piezonucleari. Anche se ci spero ben poco.

1) Lei ha scritto il libro “Contro il buddismo” che fa stecca nel coro del politicamente corretto(?!). Secondo il comune sentire infatti il buddismo viene considerato una filosofia di vita improntata alla pace e all’amore e non una religione; come mai quindi ha sentito il bisogno di scrivere tale volume?

Già già: chi se ne frega del fatto che predica l’auto-correzione, la presa di coscienza della proprie capacità e responsabilità o del disinteresse nelle buone azioni per eludere un’egoismo intrinsecamente umano: quel che importante trattare sono gli aspetti commerciali classicamente trattati nei bar senza entrare nel merito della dottrina in sé. E faccio notare che questa è solo la domanda.

R. La nascita del libro ha una sua storia. Quando non avevo neppure diciotto anni, feci un sogno.

Intende metaforico, vero? Altrimenti con quale faccia può dare a una dottrina della superstizione…

Sognai che ero su un treno nel deserto, diretto verso delle montagne  altissime all’orizzonte. Come il treno aumentava la velocità indefinitamente,  mi accorgevo che ai lati della ferrovia vi erano centinaia di corpi di soldati cinesi morti. La visione del sogno poi mi portava in cima ad un dirupo, dove un monaco lamaista guardava il sole e sorrideva. Questo sogno mi toccò profondamente, portandomi ad interessarmi alla questione del Tibet e alle tematiche buddiste.

Già: e io invece sono stato accolto in sogno da Apollo Vaticifinoforo e Zagreo Ypnogeno in un tempio ove si vedevano le stelle e mi spiegavano l’origine astronomica dei miti e il loro significato pratico nelle società agricole-pastorali….

Ma dice sul serio?!!

Seppi  solo  anni  dopo  che  i cinesi  stavano  costruendo  la  contestatissima  ferrovia  Pechino- Lhasa… Così, negli anni crebbe in me il desiderio di scriverne, così iniziai un romanzo, i cui primi capitoli rimasero nel cassetto. 

E tanto per sapere: con quali strumenti ha interpretato il sogno? Freud o si è rivolto a un sacerdote-astrologo-astronomo Medio?

Ma soprattutto: molto ironico il fatto che un denunciator di superstizioni poi creda molto orficamente ai sogni premonitori…

Passarono gli anni, e vidi le mie posizioni sul Tibet e sul buddismo in generale mutare completamente.

Peccato il buddhismo tibetano non sia il buddhismo in generale e che il fatto sopra riportato al massimo riguarda questioni politiche. [per altro non è la prima volta che porto avanti questa constatazione: vedi qui]

Così, quando accennai al romanzo ad un amico che aveva contatti con un editore importante, lui mi disse che se invece di un romanzo avessi voluto scrivere un saggio sul lato oscuro del buddismo, lui lo avrebbe fatto pubblicare subito. Così fu, ma l’importante editore, che non nominerò, si tirò indietro all’ultimo, dopo avermi inviato il  contratto: d’improvviso,  avevano paura.

…Di un flop evidentemente, visto che palesemente il libro era pieno di castronerie, come già feci notare.

Dovetti aspettare ben due anni prima di trovare un editore coraggioso come Fede&Cultura che mi pubblicasse…

Che, alla pratica, pubblica questa serie di letture:

http://www.fedecultura.com/

ma che soprattutto “””””””””non “”””””””” è una casa editrice di nicchia tipo l’Edizione Segno tanta cara ai Nostri, no no…

Ciò detto, mi sono sempre chiesto perché il bisogno di scrivere un libro del genere non lo abbia sentito nessuno prima.

Ah, ecco: quindi la storia del sogno si riduce a mera trovata per adescare i gonzi, vero?

Che il buddismo non sia una religione di pace e amore, ma un culto che ha le sue storie di sangue – come tutti gli altri – è uno di quegli stereotipi totalmente errati che ha invaso la nostra cultura e che ora è impossibile da scrostare.

Ponendo anche fosse vero, mi risulta che lo stesso principio dovrebbe valere a maggior ragione per il cattolicesimo in particolare e per il cristianesimo in generale proprio in ragione di quel come tutti gli altri. O non ne vogliam parlare perché…

Una recente raccolta di saggi accademici,  “Buddist Warfare”, si chiede la medesima  cosa che mi sono chiesto io: come è possibile  che  la  gente  pensi  che  la  storia  del  buddismo  sia  priva  di  fatti  cruenti?

Magari perché il buddhismo non ha quel fastidioso cipiglio di voler aver ragione a tutti i costi, o perlomeno non nella misura degli altri culti? Tu che dici?…

I  vari cattedratici,  forse  con  le  mani  legate  dal  politicamente  corretto,  non  danno  una  risposta efficace…

La solita storia. A questo punto mi vien da pensare che costui sia solo accigliato che i dati di fatto lo smentiscano.

Le sette buddiste  la fanno da padrone  ovunque  oramai,  ammantate  di quella insopportabile aura di innocenza e bontà.

Nessuno lo costringe a entrarvici, come nessuno lo costringe a farsele piacere.

Notare come, in totale conformità all’Arte di Ottenere Ragione, eSSo abbia mutuato scuole con sette solo per dare una parvenza di minaccia e segretezza, manco si vivesse  sotto lo Shogunato nipponico di qualche secolo fa.

Il fatto che la società, gli stati ma ancor di più le nostre istituzioni religiose, non trovino il modo di reagire a questa situazione, è di per sé un indice del tremendo stato di disorientamento che stiamo vivendo.

Millenarismo: mi mancava alla lista delle cose di costui che non sopporto. Il che in più l’avvicina ancor più alla spettro dei Nostri.

Il fatto che il libro stia vendendo abbastanza bene mi dice però che una scintilla da qualche parte ancora cova.

Contestualizziamo: vendere abbastanza bene per un casa editrice di nicchia ed ergo di scarsa portata, appaiata all’evidente necessità di fare pubblicità del prodotto da sé ci fa dedurre che… al massimo quelli della Milizia di Stanzione l’avranno comprato. E nemmeno tutti.

Voi che dite?

2) Perché, secondo lei, vi sono personaggi dello spettacolo che si prodigano attivamente a favore del sorriso del Budda?

Preparatevi alla dietrologia più spinta…

R. Il sinologo Orville Schell ha analizzato il buddismo hollywoodiano in modo molto perspicace, utilizzando categorie geopolitiche. 

Il che può vuol dire tutto e niente: e faccio notare che si tratta di un sinologo, quindi di sicuro tratta più che del Theravada tibetano del C’han cinese e simili: il che non a nulla a che vedere con le generalizzazioni indebite di poc’anzi.

Nel caso del buddismo tibetano, il Dalai Lama – che aspira a divenire un sovrano temporale – necessita di ambasciate in giro per il mondo. 

Ma quanto si può essere capre? Anzitutto: il Tale’i bLa-ma era già in origine un sovrano temporale, in secondo luogo mi risulta che anzi voglia lasciare tale ruolo. Per altro mi risulta che esistano già ambasciate tibetane in diversi Paesi: a che pro farne altre?

La pattuglia di divi buddisti e filotibetani funziona dunque come una sorta di “ambasciata” del governo tibetano in esilio. L’idea non è priva di un suo strategico genio: Hollywood, la mecca del cinema, ha rappresentato per decenni la seconda fonte di entrata dell’export americano, essendo la prima l’industria aerospaziale. Un ganglio economicamente vitale, e ancor di più la fabbrica dei modelli antropologici a cui buona parte dell’umanità si assoggetta – dal taglio dei capelli al modo di sorridere, i divi di Hollywood da più di un secolo oramai dettano legge sul globo terracqueo. Un vero  ineffabile  soft-power,  non  di  rado  pienamente  accordato  con  la  volontà  politica  del Dipartimento di Stato USA e del grande ordine cavalleresco che regna sugli affari degli USA, la CIA. La  quale  ha  con  il  Dalai  Lama  un  filo  diretto,  come  un  mese  fa  ha  sostenuto  la Sueddeutsche Zeitung. Il Dalai Lama – che ha ammesso i finanziamenti CIA, e il cui fratello è risaputamente un agente di Langley –  è stato per anni un residuo della Guerra Fredda. Ora che la Cina fa davvero paura, ecco che lo ritirano fuori per destabilizzare la regione, che è ricca di acqua, e, più a nord in Xinjiang, di petrolio.

Devo proprio commentare?

Che le immagini parlino per me:

COSPIRAZIONE: non riferire nulla di ciò che hai visto all'aeroporto militare. Avranno sbagliato un attimo e vi avranno fatto firmare una lettera dove giuri di non aver visto nulla altrimenti ti uccideranno

Per quanto invece riguarda altri movimenti buddisti e la loro propensione alla conversione delle star, la loro operazione ha lo stesso scopo. Va forte, nel mondo dello spettacolo e della moda in Italia, ma ora  pure  nel cinema  USA,  la giapponese  Soka  Gakkai.  Quante  persone  possono decidere di vincere le proprie diffidenze rispetto ad un invito ad entrare nel movimento quando ti viene presentato con il volto sorridente di Roberto Baggio o di Orlando Bloom?

Quanti non si lasciano incantare dagli ipse-dixit, non si lasciano prendere dalla logica del branco e sono un minimo autonome. Tutte caratteristiche che evidentemente costui non possiede…

La tecnica  non è diversa  da quella usata da Scientology:  prima converti le star, poi gli altri verranno. 

Infatti è noto che il buddhismo sia un fenomeno odierno con tali necessità e che invece sia tra le dottrine più antiche accanto allo Zoroastrismo…

Noto che il narcotraffico ai suoi albori pure ebbe la stessa idea: dare prima la cocaina alle star (come visibile in un film sull’argomento, Blow) per poi attrarre nel disastro della droga l’uomo della strada.

Ecco: pure l’accostamento denigratorio ci mancava.

Nel suo scritto si accenna anche a scandali sessuali che hanno coinvolto “religiosi buddisti”; come mai tali scandali, diversamente da quelli che accadono in campo cattolico, non sono ampiamente pubblicizzati?

Preparatevi a un’altra perla di dietrologia…

R. I casi di abuso sessuale perpetrati dal clero buddista – per lo meno da quello di scuola tantrica – presentano una situazione ben più preoccupante, in quanto l’abuso, e talvolta persino il femminicidio, è prescritto in alcuni testi sacri per i buddisti vajrayana – la tradizione del Dalai Lama  per  intenderci.  Gli  abusi  quindi,  in  questi  casi  non  sarebbero  da  ascriversi  all’opera perversa di un “prete” peccatore che va contro i suoi voti, ma anzi, sono da leggersi come un tentativo di andare sino in fondo agli insegnamenti dei suoi maestri. L’abuso come “preghiera”, in sostanza – qualcosa di assolutamente attinente alla magia nera.

Eccolo di nuovo che parla senza sapere:

un buon 70% delle cose riportate in quote sono vere, assolutamente vere per il buddismo tantrico. Se avete letto i testi tantrici originali o avete un minimo di familiarità con le sue pratiche è facile accorgersene …..anche se dall’autore del libro tali elementi sono stati usati in modo strumentale visto che questi si rivela privo di qualsiasi conoscenza iniziatica e quindi non ha la più pallida idea del significato ultimo di tali elementi nel corretto contesto. In questo caso è chiaro che risultino estremamente scabrosi per una mente semplice. :lol:
In ogni caso tali pratiche apparentemente legate alla magia, nell’universo del vajrayana coesistono accanto ad elevate pratiche che conducono all’illuminazione basate sugli yoga interni, il cui significato metafisico è estremamente raffinato e profondo.

Ovviamente alcuni lama, se vi rivolgerete a loro spaventati da queste tremende scoperte, vi diranno che sono solo modi simbolici per indicare alte verità metafisiche,mentre poi se ricercate meglio scoprirete che tutto cio’ era praticato sia in tibet fino a poco tempo fa, ed ancora oggi in segreto, nonostante siano state messe in piazza su tutti i libri in circolazione.

Questi elementi rientrano negli aspetti piu’ scabrosi del tantra che sarebbero dovuti rimanere segreti finchè il discepolo non fosse stato pronto a contestualizzarli nell’universo tantrico dopo aver avuto esperienze specifiche.

Purtroppo non sono rimasti segreti e quindi il comune benpensante è ovviamente inorridito da tali pratiche apparentmenete immonde, che invece trovano la loro contestualizzazione nei cimiteri indiani, i famosi crematori le cui fiamme non si spegnevano mai, dove si incontravano i siddha tantrici buddisti e ricevevano le visioni di esseri tremendi (Ydam e dakini) ornati di teschi semifreschi in decomposizione, gioielli d’osso umano ecc ecc, che comunicavano loro insegnamenti e sadhane.

E’ chiaro che le posizioni estreme rispetto a tale argomento sono entrambe fuorvianti:
1)Se si accetta esclusivamente la parte scabrosa, presente e innegabile in ogni testo tantrico superiore, e si dimenticano le pratiche ontologiche del fuoco interiore (Tummo), degli yoga interni su gocce chakra e canali per realizzare Corpo illusorio, vacuità e chiara luce, si cade in errore.
In ogni caso è innegabile che questi insegnamenti ontologici siano veicolati da esseri tremendi che vivono in luoghi altrettanto tremendi e tutto il tantra è zeppo di pratiche apparentemente scabrose e ripugnanti per chi non cerchi di superare il limite umano che imprigiona la mente nella sua visione karmica.
2) Se si nega tale componenete scabrosa del tantra Vajrayana a priori, per non sconcertare la mente degli occidentali e perdere le preziose offerte con cui i centri si mantengono, dicendo che si tratta solo simboli e non sono state mai praticate, beh allora vi sbagliate di grosso, perchè le cinque offerte tantriche a base di sostanze segrete le trovate anche su internet ed esse non erano solo visualizzate ma vengono offerte realmente ancora oggi durante le puje fatte seriamente nei monasteri, o le iniziazioni superiori, anche se ovviamente non vi vengono a dire che sono veramente li, a meno che non vi conoscono molto bene personalmente e sanno che siete in grado di capire…

Quanto poi al connubbio magia-stregoneria-tantra esso è indistricabile solo per i non iniziati, che reputano bassa magia cose che non comprendono, e solo in base all’idea che si son fatta,ma al di fuori di ogni iniziazione.

Secondo i testi maggiori come l’Hevajra tantra (potete trovare l’edizione italiana che ne cita molti brani edita da Ubaldini) si parla chiaramente di incantesimi di magia d’amore realizzati con oggetti vari presi da cadaveri nei cimiteri, come è d’uso nella loro tradizione.

I commentatori contemporanei dicono che questi elementi inquietanti, sono solo parti aggiunte a posteriori per soddisfare le esigenze del popolino di riti per propiziare l’ amore, mentre dalla ricchezza di dettagli e dalla conoscenza specifica della magia indo tibetana si evidenzia che erano riti praticati dagli yoghi, anche molto elevati, collegati alla terza azione tantrica del soggiogare (Uasham= attrarre a sè).
Dire, come fanno alcuni, che questi pezzi che trattano la magia d’amore e di come legare a se una donna attraverso mantra specifici contenuti in tantra che insegnano la via dell’illuminazione, sono aggiunte posteriori per soddisfare la brama del popolino di rituali di bassa magia è cosa assurda. Se un Tantra maggiore come l’Hevajra è stato trasmesso in segreto per secoli da maestro a discepolo con tanto di commentari nella tradizione sarma, come avrebbero fatto elementi estranei di magia rossa popolare a contaminare questi tantra se la loro trasmissione ed ortodossia è stata sempre altamente vigilata dalla massime autorità di ogni scuola?????
Evidentemente tali autorità, tra cui anche maestri che avevano anche realizzato quel tantra, ben sapevano che quel Tantra era stato inizialmente trasmesso e che tali rituali facevano parte integrante di come era stato trasmesso da esseri illuminati ed in quel modo e nello stesso modo lo hanno trasmesso fino ad oggi.

Pensate poi al chod dove i damaru piu’ potenti (tamburi da usare con gli spiriti in luoghi desolati o nei cimiteri) erano fatti con teschi di esseri o fanciulle che dovevano esser morte in condizioni assolutamete particolari e come la trombetta per chiamare gli spiriti Karling è sempre stata fatta con un femore di osso umano lavorato.

Ovviamente se chiederete spiegazioni ai lama dei centri per buddisti della domenica in occidente vi diranno che sono simboli, solo simboli, mentre tutti gli addetti ai lavori sanno che la guerra centenaria portata avanti dalla maggior parte dei Gelugpa contro le altre scuole, a colpi di magia nera e riti di distruzione (prima che pochi anni fa il Dalai Lama vietasse la pratica) vedeva protagonista un protettore che nei suoi riti richiedeva candele fatte con grasso umano e capelli di cadevere piu’ altri ammenicoli ben peggiori, come potete ben leggere nel libro di Raimondo Bultrini sulla questione, che riporta alcuni testi originali
Eppure maestri che praticavano queste pratiche venivano definiti virtuosi, da tutti gli altri, ed avevano anche realizzazioni tantriche come Trichan dorje chang (uno die maestri del dalai lama).
Ora la vera ragione per cui il Dalai lama ha smesso tali pratiche e le ha vietate è perchè in questa vita ha preso molti insegnamenti Nyma di Dzog Chen da maestri come Dilgo Kienze Rimpoche, la cui scuola veniva colpita specificatamente da queste pratiche e pertanto erano incompatibili con i suoi nuovi guru con i quali stava prendendo importanti samaya.
Ora se queste osservazioni facessero sorgere in voi dei sentimenti di diffidenza verso il tantra praticato dalla scuola gelugpa siete in errore, perchè in ogni caso tali pratiche sono presenti con enti diversi in tutte le altre scuole del buddismo tantrico la cui simbologia è prevalentemente cimiteriale, come tutti possono osservare solo guardando una tanka o riproduzione di un Ydam.

Ora solo poche persone karmicamente ed iniziaticamente mature sanno distinguere tra la magia nera tout cour e l’utilizzo tantrico di elementi cimiteriali e di enti tremendi che vivono nei cimiteri tantrici come le dakini, protettori e Ydam.
Ecco perchè non si sarebbe dovuto insegnare il tantra in occidente in pubblico e pubblicare libri che rivelano in pubblico questi elementi scabrosi per non sconcertare menti non pronte.

E non è possibile negare la loro oggettiva funzione all’interno dei rituali tantrici reali ( assai diversi dalle canzoncine col mantra di chen rezig proposte dai centri buddisti tantrici per i fedeli della domenica), seppur deve essere specificata la necessaria contestualizzazione, che in ogni caso anche nell’India tradizionale non era sempre compresa e gli adepti tantrici di qualsiasi scuola (buddista o induista) venivano considerati come temibili rejetti senza casta, che violavano tutte le regole sociali comunemente accettate.
Solo in Tibet il Tantra buddista assume invece una connotazione più nobile e socialmente accettata (entro certi limiti) visto che viene sdoganata dal Re del tibet Trisong Detzen in persona, che diviene discepolo di Padmasambhava, il piu’ grande adepto tantrico errabondo dell’epoca.

Ovviamente alla fine i lama piu’ compassionevoli vi verranno in soccorso dicendovi che questi elementi scabrosi del tantra sono solo simboli, simboli della vacuità, delle 6 paramite ecc ecc, ma di fatto tutto il set cimiteriale del capitolo “stregoneria totale” ha semprefatto e fa parte del tantra, nonostante il tantra sia una via iniziatica e non stegoneria, anche se puo’ utilizzare elementi comuni alla stregoneria come il sangue, ecc ecc, il cui significato magico è universamente conosciuto nelle forme di magia e di iniziazione di qualsiasi tradizione.

http://buddhismoitalia.forumcommunity.net/?t=50752112#entry353484501

Insomma: il tutto è un tantino più complicato di quel che appare. Ma tanto per costui l’importante è attaccare alla cieca il nemico.

Quanto  al  clamore  degli  scandali  sessuali  presso  i  cattolici,  sposo  in  pieno  la  teoria  dello studioso  protestante  Philip Jenkins,  che dati statistici  alla mano ha dimostrato  che gli abusi presso i cattolici sono percentualmente quasi la metà di quelli commessi nelle altre confessioni. 

Peccato che lo scandalo sia stato generato dall’omertà sistematica e all’indifferenza vescovile con tanto di cambio di sede quando la cosa veniva attenzionata e non tanto al semplice fatto in sé, di per sé già sufficientemente grave visto che gli interessati utilizzano l’arma dell’autorità morale per commettere e coprire tali reati.

Sposo anche la teoria che vuole che la questione dei preti pedofili sia solo uno dei tanti volti dell’immane   attacco  portato  contro  Benedetto   XVI,  perpetrato   mezzi  di  propaganda   già ingegnati orrendamente  dal grande stratega della comunicazione  del III Reich, Goebbels, che montando  una  campagna  identica  a  quella  che  vediamo  oggi  voleva  screditare  la  Chiesa Cattolica  dopo l’enciclica  Mit brennender  Sorge con la quale Pio XI condannava  il pensiero nazista [peccato che lo condannasse solo nella sua propaggine teosofica e non l’ideologia in toto, altrimenti non avrebbe nemmeno firmato il famoso Concordato].  Davanti  a Benedetto  XVI che  mette  sotto  accusa  il relativismo,  gli si risponde  allo stesso  modo,  anzi  con  ancora  più  violenza.  Il  fatto  che  abbiano  copiato  un  vecchio  piano nazista però ci dice anche che i nemici della Chiesa stanno esaurendo fantasia e creatività. A suo modo, un buon segno.

Anche qui: vale la pena commentare?

4) Nel suo libro viene evidenziato il fatto che all’interno del buddismo si agitano molti demoni. Può spiegare per quali ragioni tale religione è intrisa di magia nera e di adorazioni diaboliche? 

R. C’è da dire che l’intero edificio del buddismo lamaista, per esempio, si basa su antichi riti prebuddisti,  di  cui  ha  salvato  tutto  il  pantheon  di  esseri  preternaturali.  La  leggenda  della conversione del Tibet, per esempio, è illuminante. Il “santo” Padmasambhava affrontò i demoni locali ma non li scacciò, come ad esempio si legge nei Vangeli: li sottomise, come peraltro insegnano a fare i grimori della magia nera nostrana.

Ora, posto che continua a confondere il Lamaismo con tutto il Buddhismo, ha detto bene: magia nera nostrana non indo-tibetana, visto che lì vige il mito dell’eroe compassionevole che risparmia i nemici e li convince a combattere nella giusta battaglia, cioè in genere la propria.

Davvero: quanto bisogna essere miopi per giudicare col proprio metro ciò che su di esso non è basato? Ciò l’avvicina perfettamente a Volpasten e a Carletto, il che è tutto un dire.

Inoltre non paiono capire che la storia fu costruita anche per evitare persecuzioni da parte di fedeli troppo belligeranti nei confronti di culti sin troppo radicati e perfettamente compatibili con il sincretismo-eclettismo buddhista. Ma evidentemente la cosa è troppo difficile da comprendere per chi in altri tempi avrebbe perseguitato persone ree solo di venerare idoli anche se magari l’idolo in questione era il platonico Demiurgo Iperuranio.

Il buddismo tibetano coabita con i demoni, che anzi sono destinatari di preghiere e riti, o ancora di più, sono veri motori di azione politica: non è noto infatti, anche se visibile in film come Kundun, che importanti decisioni del governo tibetano sono prese dagli “oracoli”, che altro non sono che persone che, durante apposite cerimonie, vengono possedute dai vari demoni del Tibet che fanno così saper cosa consigliano di fare.

Insomma si capisce che costui crede che per conoscere una cultura basti guardarsi dei film che ne parlano e generalizzare il tutto per ogni evenienza.

In buona sostanza, una “demoniocrazia”.

Questo è invece in buona sostanza uno sproloquio pieno di Hate Speech.

Queste pratiche non sono da considerarsi come degli aspetti folcloristici: da queste cerimonie di possessione sono sorte numerose decisioni importanti per la storia della compagine del Dalai Lama, come la decisione di riparare in India o la “guerra” contro i compagni lamaisti seguaci del demone Shugden, che ora nella capitale in esilio Dharamsala sono privati dei diritti civili.

Di nuovo qui parla senza sapere applicando il proprio metro a cose che non conosce. Difatti il fattaccio, se di questo vogliam parlare, avvenne in territorio cinese e la sede in India degli assassini era già precedentemente collocata in Nuova Delhi. Oltre al fatto che tale culto è incentivato dal Governo Cinese: il che ha ben poco a che vedere con la dottrina in sé e per sé.

Al di là del caso tibetano, c’è da dire che in tutto il buddismo, ad attirare i demoni è sicuramente il vuoto. Perché il vuoto è di per sé un concetto antitetico al creato. Laddove noi pensiamo vi sia il vuoto, si può infilare il demonio, e continuare ad agire indisturbato. 

Peccato che il Vuoto buddhista sia un tantino più semplice di ciò che esso intende, assai più vicino all’assenza che ad altro: per riutilizzare la parole di GG:

Se il nirvana fosse solo liberazione dalle rinascite per sprofondare in un buio nulla, credete che un uomo pragmatico come Siddharta si sarebbe sentito soddisfatto? Buddha non era un santo cristiano, uno che trova gioia e compimento nel dolore, nella macerazione della carne e nella rinuncia. Se il nirvana trovato fosse soltanto questo, una volta realizzato non se ne sarebbe andato in giro con quel sereno sorriso che è stato tramandato dalle statue. Le statue del Buddha non sono solcate di lacrime come quelle dei cristiani, ed i suoi seguaci non sono tristi figuri che meditano con distaccata malinconia sulla mancanza di senso e di scopo di tutte le cose.

Cos’è il nirvana non è facilmente comunicabile, ma dovremmo anche essere in grado di capire che non è un cieco nulla, il buio di una tomba senza ritorno. La sua natura però è di difficile definizione, e infatti tutte le realizzazioni mistiche si sono sempre dovute esprimere e arrivare fino a noi con il linguaggio del paradosso. Quindi si dice che è vuoto e allo stesso tempo pieno. E’ il Sè, ma allo stesso tempo non vi è alcun Sè. Colui che lo raggiunge non è più, ma in realtà nessuno esiste veramente più di lui. E così via.

La somma realizzazione del nirvana secondo le credenze buddhiste, o dell’Assoluto secondo quasi tutta la totalità delle tradizioni mistiche del mondo, non è qualcosa che un Don Marcello Stanzione può arrivare a comprendere in un paio di serate in cui è impegnato a trovare “buchi” in questa dottrina per poterla fare passare a tutti i costi come sbagliata o inferiore al cattolicesimo romano.

Per citare un certo tizio di un certo film con in mano certe pillole rosse e alcune blu: nessuno che ha raggiunto il nirvana può descrivere il nirvana e come è realmente il mondo ad uno che non lo ha raggiunto. Ecco perchè il Buddha poteva solo dare una pungolata nel sedere ai suoi discepoli indicando la via, e non cosa c’è al di là della via  (e sarebbe stato dannoso farlo! Avrebbe solo spinto la gente a fantasticarci sopra senza muoversi per raggiungerlo e sperimentarlo) Che se fosse stata una conoscenza comunicabile, allora Buddha avrebbe aperto delle scuole e lo avrebbe scritto sulle lavagne, allo stesso modo di come si insegna l’algebra o il teorema di Pitagora. E lo stesso avrebbero fatto i mistici di tutte le altre tradizioni, che invece similmente sono stati costretti ad esprimersi attraverso simboli, metafore e paradossi.

Ad ogni modo, l’annullamento nell’Assoluto è solo una possibilità sulla via. Gli alchimisti occidentali ne parlavano come di una grande tentazione al termine della fase denominata Albedo, una delle possibilità offerte a chi lo desidera: tornare a fondersi nell’Assoluto incondizionato: la goccia torna nell’oceano. Nel buddhismo questo è definito come nirvana statico, ed è essenzialmente il nirvana ricercato nelle scuole buddhiste del Piccolo Veicolo o Hinayana. Nelle immagini della parabola del bue, queste persone si fermano virtualmente all’ottava immagine.

Al nirvana statico si contrappone il concetto di nirvana non-dimorante del Grande Veicolo o Mahayana. Chi segue questa via dopo la morte, sempre ovviamente se ha raggiunto l’illuminazione, non si fonde nell’Assoluto, continua ad avere manifestazione nel mondo, ma allo stesso tempo non si può più dire che ne faccia parte. Per lui samsara e nirvanasono diventati la stessa via. Quando egli poteva scegliere di fondersi con l’Assoluto, ha deciso di “fare un passo indietro”, si è voltato indietro, di nuovo verso il mondo, decidendo di tornarvi per risvegliare e istruire altre coscienze, che forse quando si sveglieranno decideranno di fare altrettanto, creando virtualmente una catena che non finirà mai. Non è una goccia che ha cessato di essere tale tornando nell’Oceano, ma non è neppure più una semplice goccia… è una goccia che sa di essere l’Oceano e che quindi ne manifesta la natura. Molti diranno “bella roba, quindi è una goccia che si ritrova ad essere di nuovo goccia, al punto di partenza”. Ma in realtà tornare al punto di partenza dopo un lungo viaggio è molto diverso da chi è rimasto fermo al punto di partenza senza aver intrappreso nessun viaggio, questo è il punto, e questo è il mistero che non può essere comunicato. Ed è questo grande mistero, l’ultimo paradosso, che viene comunicato solo nelle ultime due immagini della parabola del bue, la nona e decima immagine.

Quindi è vero che il vuoto e il ritorno all’Assoluto sono una possibilità sul cammino, ma non sono per forza il capitolo conclusivo… Proprio quando il film sembra essere giunto alla fine, ecco che il seguito viene annunciato. E in fondo, se uno ci riflette, può davvero un Buddha, che è senza ego e pieno di compassione per tutti gli esseri, consapevole del legame che unisce tutti gli esseri, può egli dire egoisticamente “ok, io me ne vado nella beatitudine, tanti saluti a tutti gli altri!” ? Quasi come in una domanda retorica, la risposta è quasi scontata: egli si volge di nuovo verso i mondi del divenire. […]  il “vuoto” del nirvana non è un vuoto nulla, ma un vuoto contenente tutte le potenzialità dell’essere in divenire. E’ paragonabile al display di un orologio digitale… anche quando è spento noi sappiamo che sul nostro orologio è presente una sfilza di “8″ formati da trattini che possono illuminarsi in varie combinazioni. Questi “8″ virtuali sul display nelle loro combinazioni sono in grado di dare vita a qualsiasi cifra. Ecco, il nirvanaè la stessa cosa. Paragonandolo al Tao, i saggi cinesi dicevano che è come il vuoto all’interno di un vaso, o al vuoto al centro di una ruota… non è un vuoto senza utilità, perchè grazie ad esso diventano utili le cose… senza quel vuoto il bicchiere sarebbe un oggetto inutile, lo stesso vale per il vaso o per le stanze di una casa. Questo “vuoto” è come un foglio bianco. Un foglio bianco non è vuoto, ma è pieno di tutte le cose che vi possono essere scritte o disegnate. Se vi fosse già scritto qualcosa, la sua utilità cesserebbe perchè non potrebbe più essere usato per creare e far essere le altre cose… la sua determinazione in qualcosa di specifico impedirebbe l’essere di tutte le altre cose, e renderebbe relativo e limitato l’Essere nella sua forma più pura.

http://pontilex.org/2010/11/buddhismo-e-immaginario-occidentale/

Saltiamo parti troppo obbrobriose anche per me e passiamo ovviamente alla contrapposizione che mai manca in questi libercoli:

6) Come la mettiamo, secondo lei, con i raduni religioni in cui si prega Gesù Cristo e, accanto, si innalzano preghiere ad un dio ben diverso da nostro Signore Gesù Cristo?

Peccato che Buddha NON sia un dio…

R. Sono un puro effetto, e neanche il peggiore, del disorientamento che vivono le nostre comunità religiose. Un segno dei tempi.

Già già: belli i tempi in cui si mettevano al bando gli infedeli.

Come chicca finale vi mostro delle parole che, inconsapevolmente per il nostro autore, potrebbero benissimo essere ascritte allo stesso papa:

8) Che  cosa  pensa  della  recente  visita  del  Dalai  Lama,  accolto  con  tutti  gli onori  ed acclamato  dalla  folla,  ai  terremotati  dell’Emilia?  Una  signora  di  una  certa  età  ha affermato di essere devota al Dalai Lama ed un’altra, sempre di una certa età, si è commossa dichiarando d’aver percepito serenità.

R. La  mia  modesta  e  forse  errata  opinione  è  che  una  Chiesa  debole,  e  un  complesso  civile religioso (ad applaudire il Dalai Lama al comune di Milano, è bene ricordarlo c’erano anche dei politici cattolici) che permetta al Dalai Lama di venire a fare proseliti speculando sulla disgrazia, sia un grosso problema non solo per i giovani, sempre più privi di riferimento, ma anche per gli anziani. Personalmente, in molte chiese mi capita, durante le messe, di osservare delle signore anziane sempre più indifferenti alla routine della cerimonia. È un problema madornale, perché è su di loro che si compone l’ossatura del cristianesimo: le famose “vecchiette” che si trovano a recitare il rosario… tutto questo sta sparendo perché, come dicevo prima, dalle nostre parti sta sparendo il senso del sacro. Il sacro è affogato nell’indistinzione… è quindi quasi naturale che guardino  al  Dalai  Lama  come  ad  un  qualcosa  che  –  così  si  vuol  credere  –  possa  ancora ammantarsi di una qualche sacralità. Questo in fondo è il vero segreto della proliferazione delle non-religioni in Europa: il nostro inesorabile svuotamento.

E, come dicevo prima, nel vuoto amano insinuarsi i diavoli.

Che dire? Non mi stupisco che tale individuo sia stato in grado di scrivere tali atrocità:

«Non t’illudere, o Gabriele, tu non entrerai mai in quel beato soggiorno, finchè vivi attaccato alla setta di Budda!». «Ma perché mai?». «Perché è falsa, né v’ha salute fuori della religione di Cristo». «Eppure i bonzi m’hanno insegnato che tutte le religioni son buone, e che io seguendo quella di Budda, non solo andrò in cielo, ma anzi dopo morte l’anima mia sarà trasformata in un Kamis». «T’hanno ingannato, o Gabriele, t’hanno ingannato, e credilo senza più al tuo Gonzalvo, il quale si espose ad ogni cimento della vita a fine di venirsene in queste terre, a torre (togliere) dalle fauci del demonio tante misere creature» (pp. 6-7).

http://www.corrispondenzaromana.it/recensione-libraria-contro-il-buddismo-di-roberto-dal-bosco/  (NB: per chi non lo sapesse, Corrispondenza Romana è quel settimanale che pubblica gli sproloqui del De Mattei)

Fonte delle fesserie: http://www.pontifex.roma.it/index.php/opinioni/laici/12218-intervista-a-roberto-dal-bosco-autore-del-libro-contro-il-buddismo-ed-fede-a-cultura

Se vuoi sapere qualcosa in più sul libercolo di costui: http://pontilex.org/2012/05/disonesta-come-se-piovesse-o-contro-il-buddismo/

Per chi vuol saperne di più sul buddhismo tibetano e sul buddhismo in generale da parte di qualcuno che sa davvero qualcosa: 

Fonte citazioni iniziali:

  • Sun Tzu – Sun Pin, L’arte della guerra. Vicenza 1999
  • Liang Shiqiu, La nobile arte dell’insulto. Torino 2006 e 2011

13 pensieri su “Roberto Dal Bosco, colui che parla senza sapere… di nuovo

  1. plinio

    “Sognai che ero su un treno nel deserto, diretto verso delle montagne altissime all’orizzonte. Come il treno aumentava la velocità indefinitamente, mi accorgevo che ai lati della ferrovia vi erano centinaia di corpi di soldati cinesi morti. La visione del sogno poi mi portava in cima ad un dirupo, dove un monaco lamaista guardava il sole e sorrideva.”

    dovrebbe smettere di mangiare la peperonata a cena.

    Rispondi
    1. FSMosconi Autore articolo

      Ma perché: i peperoni son così buoni!
      Piuttosto dovrebbe prendere finalmente coscienza che non esiste correlazione tra le rielabolazioni inconsce notturne delle esperienze e mondo fisico…

      Rispondi
  2. **Destiny**

    Buona sera,
    sono il Founder del forum Buddhismo Italia, da cui avete preso un messaggio per riportarlo nel vostro blog, con sotto il link al forum. Volevo solo segnalarvi un fraintendimento, o forse vi siete espressi male. Quel messaggio non è di Dal Bosco, ma è scritto da un utente del forum, buddhista di scuola nyingmapa. Precisava semplicemente come, in base alla conoscenza tradizionale che possiede lui, dovessero essere interpretare correttamente tali informazioni. Se lo leggete bene Dal Bosco viene criticato, in quanto non in grado di comprendere e collocare nel giusto contesto certi insegnamenti, apparentemente scabrosi, del Tantra. Grazie

    Rispondi
    1. FSMosconi Autore articolo

      Grazie per la precisazione: in effetti ho tentato di rendere comprensibile lo “scalo” di citazione cambiando il colore del font. Ma se secondo te c’è un modo per renderlo più chiaro suggerisci pure.

      Rispondi
  3. Alessandro M.

    La parte del “Convinci le star a diventare buddhista e gli altri seguiranno” mi ha lasciato molto perplesso.
    Non tanto perchè il oncetto in se sia una immane putt**ata, quanto perché non mi risulta che esistano così tante star buddhiste.
    Per questo motivo sono andato sulla Wiki in inglese a cercare la categoria “American Buddhists”. Secondo loro questa categoria dovrebbe contenere millemila voci. Invece ce ne sono 99. Neanche 110: 99.
    E le uniche vere star (cioè personaggi davvero famosi in tutto il mondo) sono le seguenti: Jennifer Beals, Jeff Bridges, Richard Gere, Goldie Hawn, Kate Hudson, Steve Jobs, Courtney Love, George Lucas, Steven Seagal, Oliver Stone, Sharon Stone, Tiger Woods.

    12 nomi. 3 dei quali non sono attori hollywoodiani. Quindi i casi sono due: o l’ufficio “Convertiamo le star ammmericane per farci pubblicità” del Dalai lama funziona maluccio oppure certa gente si diverte a sparare cavolate senza fondamento come se fossimo ancora nel 1976, quando non c’era la possibilità di verificare la veridicità di un’affermazione in 20 secondi netti.

    Secondo me è la seconda che ho detto.

    Rispondi
    1. admin

      La risposta si annida nelle parole dell’autore del libro.

      La tecnica non è diversa da quella usata da Scientology: prima converti le star, poi gli altri verranno.

      Proiettano sulle altre religioni gli atteggiamenti d Scientology. Allo stesso modo potremmo affermare che anche i cattolici usano lo stesso schema: convertire le star… e poi gli altri verranno.

      Curioso poi questa critica a Scientology. Chiedere al Massimo esperto di brevetti per chiarimenti!

      Rispondi
  4. Gianfranco Giampietro

    Mi è arrivata poco fa la newsletter da parte di Pontifex che rimandava all’articolo di Dal Bosco contro il buddhismo… e ovviamente sono subito venuto a vedere qui su Pontilex (ciao ragazzi e ragazze ^^)… inutile dire che Dal Bosco commette il classico errore cattolico-integralista di giudicare una cultura usando parametri della propria… un pò come se un italiano andasse in Russia e pretendesse di mangiare piatti italiani e poi si lamentasse se la carbonara non è fatta bene in quei luoghi… se vuoi comprendere una cultura diversa dalla tua, devi comprenderla ATTRAVERSO quella cultura e non usando la tua come metro di giudizio. Per fare giusto un esempio… i “demoni” della cultura tibetana sono di natura completamente diversa, ovviamente, rispetto ai “demoni” intesi in senso cattolico-cristiano…

    Rispondi
  5. Francesco

    Dal Bosco è un cretino e dandogli tutto questo spazio gli state facend pubblicità, specialmente se non lo si attacca con argomenti precisi.
    Infatti il libro comunque vende bene sul serio
    http://www.ibs.it/dep/dep100.asp?rz=1&dep=21
    È da un po’ uno dei libri di religione più venduti in Italia… un brutto segno, un segno orrendo.
    Vorrei scriverne io qualcosa … sto leggendo il libro, bisogna smontarlo pezzo a pezzo!

    Rispondi
    1. FSMosconi Autore articolo

      Intendi dire come le “Zichicche”? Be’, non sarebbe una cattiva idea.

      Sull’attaccare con argomenti precisi: be’, in realtà avemmo già provato a smontare la scaletta delle argomentazioni: http://pontilex.org/2012/05/disonesta-come-se-piovesse-o-contro-il-buddismo/
      Che in tutta sincerità ritengo sia già metà del lavoro.
      Poi, se tu puoi fornire qualche breve stralcio di quel capolavoro letterario certo non rifiuterei nemmeno io una bella commentatina.

      Rispondi
  6. Ernesto Esposito

    Ho inviato questa lettera a Roberto Dal Bosco su Twitter, ma dubito che riceverò una risposta.

    Gentile Signor Dal Bosco,

    A parte tutte le altre stupidaggini, Lei ha scritto nel suo libro “Contro il buddismo” che l’India quando fece detonare la sua bomba atomica nel 1974 ( primo test atomico in India), chiamò il progetto “Il sorriso del Buddha”. Bene, prima di tutto l’India non è un paese buddhista, è di maggioranza Hindu e i buddhisti sono una piccolissima minoranza (per rendere l’idea i buddhisti in India sono proporzionalmente come i valdesi in Italia, probabilmente di meno). Nel 1974 Indira Gandhi, di religione Hindu, era Primo Ministro in India ed era stata principalmente lei a volere questo test atomico. Secondo, il test fu eseguito in gran segreto e nessuno, a parte alcuni membri del governo indiano, ne erano a conoscenza. Il nome “Il sorriso del Buddha” fu dato all’ultimo momento da uno dei ministri del governo di Indira Gandhi, probabilmente anche lui di religione Hindu. Quindi la domanda che Le chiedo è: Cosa centrano i buddhisti in tutto questo?

    Sono al corrente che l’hinduismo ha incorporato il Buddha nel suo “pantheon” religioso e afferma che egli è l’incarnazione di Vishnu, ma questa è pura fantasia; un espediente per contrastare il buddhismo all’avvento dell’hinduismo in India. Non so chi o quali libri ha consultato per scrivere il suo saggio poiché Lei sembra convinto che il Buddhismo sia nato dall’hinduismo. La verità è tutt’altra. L’hinduismo si è evoluto dopo il Buddhismo. Legga sotto:

    “Brahmanism, religion of ancient India that evolved out of Vedism. It takes its name both from the predominant position of its priestly class, the Brahmans, and from the increasing speculation about, and importance given to, Brahman, the supreme power. Brahmanism is distinguished from the classical Hinduism that succeeded it by the enhanced significance given in classical Hinduism to individual deities, such as Śiva and Vishnu, and to devotional worship (bhakti)”.
    http://www.britannica.com/EBchecked/…/Brahmanis...

    Non si può affermare che al tempo del Buddha esisteva l’hinduismo, la pratica religiosa principale era il brahmanesimo che a sua volta si è sviluppato dal vedismo. Il Buddha era in netto contrasto con il brahmanesimo e si allontanò dalle sue pratiche religiose, soprattutto negò la validità del sistema delle caste, tuttora praticate in India, anche se le caste sono state abolite per legge – veda la storia recente di Ambedkar (1891-1956) e la conversione in massa al buddhismo da parte dei Dalit fuoricasta in protesta per le discriminazioni a cui erano sottoposti da parte degli hindu – e negò qualsiasi valore del sacrificio animale, anche questo tuttora praticato in India dagli hindu .

    Gli indiani hanno in un certo senso “falsificato” la loro storia inventandosi la favola che il Buddha fosse un hindu. Questo è in totale contrasto con la verità storica e nessun buddhista crede che il Buddha sia un incarnazione di Vishnu, solo gli hinduisti.

    In conclusione. Per sua informazione, il primo test nucleare in assoluto, cioè quello condotto dall’America (un paese di maggioranza cristiana) durante la seconda guerra mondiale, fu chiamato “Trinity” , tradotto in italiano sarebbe “La Trinità”, e sono sicuro che Lei conosce bene questa parola e a cosa si riferisce. Inoltre, il test indiano nel 1974 fu solo quello, un test. Mai nessuna bomba atomica indiana è stata fatta esplodere su popolazioni civili in nessun paese. Mentre, come ben sappiamo, 2 bombe atomiche americane, chiamate “La Trinità”, furono fatte esplodere sulla popolazione civile di Nagasaki e Hiroshima in Giappone.

    Tutte queste informazioni sono verificabili sia su internet che nei libri di storia.

    Aspetto una Sua gentile risposta.
    Ernesto Esposito

    Rispondi
  7. Nessuno

    Condivido: Dal Bosco ha scritto idiozie che non meritano neppure di essere stampate su carta.
    Una precisazione: il quote in azzurro, proveninete da BuddhismoItalia, è altrettanto fuorviante: colui che l’ha scritto è un personaggio di dubbio spessore, ben lontano dall’essere ciò che dice di essere e ancor più lontano da ciò che di lui credono i suoi discepoli: in BuddhisoItalia, ora chiuso, tale personaggio si presentò come un iniziato al tantra buddhista, per poi -(invece) denigrarlo in ogni aspetto, così da attirare più gente possibile verso la propria tradizione (tradizione che, stando a lui, risalirebbe ad Atlantide). Tra le varie tecniche utilizzate per adescare e crearsi una propria cricca ci fu pure quella di dare letture errate delle istruzioni tantriche buddhiste, così da “spaventare” i neofiti e proporre il suo percorso: TUTTI i tantra sono scritti con un linguaggio crepuscolare, linguaggio che necessita della corretta chiave di lettura, così da non avere solo un pugno di mosche in mano. Questo “stile” venne adottato nell’India antica per proteggere tali pratiche dai non iniziati e così pure dagli islamici che invadevano quel territorio. Un esempio banale: in alcuni tantra di dice di uccidere. Va da sé che in ambito buddhista ciò risulta assurdo, ed una spiegazione c’é: la vita è associata al respiro, dunque “togliere la vita” è come dire “togliere il respiro”: il meditante/yogin, quindi, trattiene il respiro mentre svolge tale pratica.
    Esempio banale ma che chiarisce alcuni punti.

    Sottolineo, inoltre, che i discepoli e sostenitori di tale personaggio sono (o forse ora non più) pure molti amministratori e founder di tale ex forum.

    Saluti.

    Rispondi

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