Il mondo cattolico difende ad oltranza la scuola privata contro ogni evidenza….

Qualche giorno fa’ il Presidente della CEI è ritornato all’attacco affermando che “bisogna insistere perché lo Stato si decida nella programmazione a dare le risorse giuste” alle scuole paritarie tra cui quelle cattoliche.

Il finanziamento alle scuole private è un cavallo di battaglia del mondo cattolico e sui giornali (soprattutto di area cattolica) sono stati ospitati vari interventi favorevoli ad un maggior finanziamento statale alle scuole private.

Il Cardinale afferma qualcosa che mi incuriosisce. Infatti secondo il porporato: “le scuole paritarie consentono allo Stato di risparmiare circa cinque miliardi e mezzo l’anno“. Tutto questo secondo il “Centro Studi per la Scuola Cattolica”.
Mi incuriosisco e comincio a “googlare“. Mi imbatto nel blog di quei simpatici e bravi ragazzi di UCCR (Unione Cristiana Cattolici Razionali) che pubblicano un articolo che riprende ampie parti di un altro articolo di Giovanni Vassallo pubblicato sul sito cattolico documentazione.info.
Il succo dell’articolo è molto semplice: allo Stato costa molto meno uno studente che frequenta la scuola privata piuttosto che uno studente che frequenta la scuola pubblica. Alla luce di questo risparmio allo Stato converrebbe finanziare maggiormente le scuole private rispetto che quelle pubbliche: in pratica sarebbe meglio “esternalizzare” il servizio dell’Istruzione pubblica affidandolo ai privati. La tesi è interessante e mi incuriosisce.

Voglio considerare vere le cifre riportate nell’articolo (provenendo dal Miur) ma la domanda che sorge spontanea è: perché la scuola privata è più economica della scuola pubblica?
L’Istat (Istituto Nazionale di Statistica) ci offre una prima risposta.
Infatti nel 2008 i dipendenti irregolari(ossia con contratti in nero) nel settore istruzione erano 17.200 mentre nel 2009 si è passati a 19.000 (+10,5% in un solo anno!): ovviamente questo dato riguarda solo le scuole private, visto che quelle pubbliche non possono avvalersi di insegnanti “irregolari”.
Questa non è la sola causa di “ecomomicità”.
Infatti il Ministero dell’Istruzione ha realizzato un monitoraggio su 5.986 istituzioni statali e 4.250 paritarie.
Dalla recente ricerca del Ministero dell’Istruzione risulta che le scuole private sono nettamente indietro alle scuole pubbliche. Infatti ben il 99,3% delle scuole pubbliche è dotata di laboratori tecnologici e multimediali contro solo il 48,6% delle paritarie. Addirittura solo il 78% delle scuole private ha una connessione ADSL che è invece presente nel 90% delle scuole pubbliche. Inoltre l’82% delle scuole pubbliche è dotata di lavagne interattive multimediali contro il 20% delle scuole private.
Ovvio che la scuola privata – facendo ricorso ad un maggior uso del “nero” e spendendo meno in tecnologia – può essere più economica: tutto a svantaggio della legalità e dell’offerta formativa.
Ovviamente i risultati scadenti della scuola privata sono “nero su bianco”.
Infatti la Fondazione Giovanni Agnelli (e l’espressione “nero su bianco” non potrebbe essere più adatta….) ha realizzato un importante studio che aveva l’obiettivo di verificare quale tipo di scuole superiori preparassero meglio gli studenti per gli studi universitari.
L’indagine ha riguardato oltre 145.000 diplomati provenienti da 1.011 istituti di Piemonte, Lombardia, Emilia e Calabria.
La Fondazione Giovanni Agnelli nella recente ricerca esplicitamente afferma che “nonostante la presenza di alcune realtà di chiara eccellenza, la performance della maggior parte delle scuole non statali è deludente rispetto a quelle statali”.
I risultati della Fondazione Giovanni Agnelli sono in linea con una ricerca del 2011 dell’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico).
Nello studio “Education at a glance 2011” si afferma che le performance tra studenti quindicenni della scuola privata e della scuola pubblica propendono nettissimamente a favore della scuola pubblica. In Italia il gap a favore della scuola pubblica è il più alto rispetto agli altri Paesi considerati dall’Ocse. Infatti l’Ocse scrive che: “In Hungary, Indonesia, Italy, Japan, Mexico, New Zealand and the United Kingdom, the performance difference after accounting for the socio-economic background of both students and schools is statistically significant in favour of public schools“.
Sempre secondo l’Ocse il clima disciplinare nelle scuole private è peggiore di quelle pubbliche (dati 2009).
Insomma chi vorrebbe una scuola più economica ma con più contratti irregolari (dati ISTAT), minore diffusione di supporti multimediali (dati Ministero Istruzione), minore preparazione per affrontare l’università (Fondazione Giovanni Agnelli), minore performance degli studenti e peggiore clima disciplinare (OCSE)?

Inoltre è assolutamente falso che lo Stato italiano spenda molto per l’istruzione.
Sempre secondo l’Ocse l’Italia ha speso nel 2008 il 4,8% del PIL per l’istruzione, ovvero 1,3 punti percentuali in meno rispetto al totale OCSE del 6,1% (posizionandosi al 29esimo posto su 34 Paesi).
Inoltre tra il 2000 e il 2008, la spesa sostenuta dagli istituti d’istruzione per studente è aumentata solo del 6% (rispetto alla media OCSE del 34%). Si tratta del secondo incremento più basso tra i 30 Paesi considerati.
Diversamente da altri Paesi membri dell’OCSE, la spesa per studente non aumenta notevolmente in base al livello d’istruzione: in Italia, la spesa passa da 8.200 dollari al livello pre-primario a 9.600 dollari al livello terziario, rispetto all’aumento medio nell’area OCSE da 6.200 dollari al livello pre-primario a 13.700 dollari al livello terziario.

I dati dell’ISTAT, del Miur, dell’OCSE e della Fondazione Agnelli sono già più che sufficienti per sgombrare il campo da ogni dubbio e ritenere fallimentare (tranne poche eccezioni) il finanziamento statale alle scuole private.
Questi studi hanno avuto naturalmente una grande eco nei media ma i sostenitori del finanziamento alla scuola privata non si sono arresi.
Infatti quei ragazzi di Uccr ritornano alla carica nuovamente ad affrontare il tema dei finanziamenti alla scuola pubblica.

Su un tema così importante sarebbe giusto avere un approccio laico ma i ragazzi di Uccr esordiscono con “nella tematica della scuola e dell’istruzione da anni c’è una guerra ideologica da parte di alcune fazioni della società, contro la libertà di scelta e di educazione“.
Francamente anche chi si oppone (come me) ai finanziamenti alla scuola privata non vuole per nulla impedire la libertà di scelta: ognuno è libero di andare dove si vuole.
Sebbene critichino una “guerra ideologica” successivamente sono riportate le parole di mons. Luigi Negri secondo cui “la scuola deve venire assoggettata al pieno arbitrio dei governanti, a seconda dell’ideologia che domina. Questo è il fondamento dello statalismo scolastico, sia dei paesi liberal-borghesi che in quelli totalitari. La scuola serve a un’omologazione culturale, a far dimenticare una varietà di forme tradizionali e culturali, per assimilare tutto a un’unica forma, quella dello Stato“.
Più passa il tempo e più mi accorgo di quanto basso sia il livello delle argomentazioni degli uomini di Chiesa.
Innanzitutto Mons. Negri accusa chi si oppone ai finanziamenti alle scuole private di statalismo dimenticando che statalisti sono proprio coloro che sostengono le scuole private.
Infatti il vocabolario online della Treccani da’ questa definizione di “statalismo”: “Concezione e prassi politica che attribuisce allo stato una larga partecipazione e un ampio controllo nei varî settori di attività, soprattutto economiche, del paese. Nel linguaggio polit., con valore polemico, invadenza eccessiva dello stato in tutti i settori“.
Chi è contrario ai finanziamenti alla scuola privata vuole proprio che lo Stato non partecipi economicamente all’istruzione privata e quindi lasci quel campo libero di autofinanziarsi senza nessuna invadenza statale. Sono proprio i sostenitori dei finanziamenti alle scuole private a volere che lo Stato “invada” il loro campo: perciò lo statalismo è proprio il loro. Brutta cosa l’ignoranza……
I ragazzi di Uccr continuano a sostenere che la scuola privata faccia risparmiare allo Stato sebbene abbiamo visto quale sia il “costo” di questo risparmio (anche il risparmio ha un costo).
Come detto questi dati comunque hanno avuto una grande eco nei media e sono arrivati anche alle orecchie di quei ragazzi di Uccr che si spingono ad affermare che: “le private in Italia sono anche le uniche in Europa a non ricevere un contributo adeguato da parte dello Stato“.
Prima di tutto non si capisce a che cosa dovrebbe essere adeguato il contributo statale: adeguato all’attuale performance delle scuole private? Se fosse così il finanziamento è già ben più che adeguato.
I ragazzi continuano a scrivere: “i dati dimostrano anche che, laddove è riconosciuto il ruolo delle paritarie, come nel resto d’Europa, esse svettino come eccellenze rispetto a quelle statali: accade nel Regno Unito, accade negli USA, accade in Spagna e in Germania, e così via“.
Prima di tutto parlano di “dati” ma non riportano in base a quali dati sostengano ciò. Inoltre citano la situazione degli Usa dove infatti le scuole si autofinanziano completamente (proprio perché non sono statalisti). Inoltre si scopre l’acqua calda ad affermare che le scuole private siano migliori di quelle pubbliche nel resto del mondo: purtroppo siamo in Italia dove la situazione è diversa.
Ovviamente gli studi sopra riportati hanno avuto una grande eco nella stampa italiana ed anche i cattolici hanno dovuto farne i conti.
Alla ricerca del Miur secondo cui le scuole private sarebbero meno attrezzate in tecnologia replica Roberto Pasolini secondo cui “è un dato che non meraviglia poiché è da sempre che le dotazioni strumentali messe a disposizione dallo Stato alla proprie scuole sono superiori e non è certo oggi che si scopre questa verità, poiché la scelta primaria dello Stato è soprattutto dare la dotazione e successivamente preoccuparsi del loro uso“.
Questo è un contributo molto importante: fa piacere sapere che lo Stato investa molto (o almeno di più) in tecnologia.
Successivamente Pasolini afferma qualcosa di sconvolgente: “La causa, quindi, è semplice: le scuole paritarie debbono fare i conti con i propri bilanci e, pertanto, si dotano di strumentazioni innovative solo nel momento in cui ritengono che i propri docenti siano in grado di utilizzarli al meglio al fine di un miglioramento della didattica e, conseguentemente, dei livelli di apprendimento degli studenti“.
Questa è una affermazione gravissima e ci offre dati importantissimi:
– Le scuole private essendo orientate al profitto preferiscono tagliare sulle spese offrendo minori strumenti tecnologici al contrario dello Sfato che – essendo orientato alla crescita – può permettersi di andare in passivo;
– Il fatto che le scuole private offrano minori dotazioni tecnologiche proprio perché costrette dai bilanci in rosso significa che l’iniziativa privata nell’istruzione è fallimentare;
– Pasolini afferma che le scuole private si dotano di strumenti tecnologici solo quando i docenti sono in grado di utilizzarli. Questo significa che nelle scuole private ci sono ancora docenti che non sanno utilizzare internet o una lavagna multimediale? Complimenti.
Siccome Padre Francesco Ciccimarra, presidente dell’Agidae (Associazione Gestori Istituti Dipendenti dall’Autorità Ecclesiastica) afferma che nelle scuole cattoliche la retta varia fra i 2.500 e i 3.500 euro l´anno mentre Luigi Sepiacci, presidente dell´Aninsei (Associazione nazionale istituti non statali di educazione e istruzione) afferma che oscilla dai 4.500 ai 6 mila euro annui, mi domando chi voglia pagare così tanto per avere una istruzione peggiore, scuole meno attrezzate e docenti che non sanno neanche usare una lavagna multimediale.
Inoltre – come visto – è una bufala quella di uno Stato che foraggerebbe a dismisura la scuola pubblica: magari fosse vero.
In ogni caso i dati OCSE-Pisa rilevano che gli studenti privati siano meno preparati di quelli pubblici ed il mondo cattolico deve fare i conti con questa situazione.
Per tale motivo – non potendo fare altro – cominciano le critiche alla ricerca OCSE-Pisa (auguri…..).
Comincia la prof.ssa Ribolzi che critica l’inaffidabilità del campione statistico di OCSE e successivamente viene riportato un articolo del ricercatore Tommaso Agasisti secondo cui i dati rilevati dall’”Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione” (INVALSI) rileverebbero che – agli esami di terza media (!!!) – la performance degli studenti provenienti dagli istituti privati fosse migliore di quelli provenienti da quelli pubblici.
Purtroppo nell’articolo non è riportato il link alla ricerca di Invalsi quindi è molto difficile verificare questa ricerca però alcune considerazioni possono essere fatte. Prima di tutto Invalsi non separa nella sua ricerca le scuole private da quelle pubbliche quindi non so proprio dove il ricercatore abbia potuto affermare che agli esami di terza media (!!!!) gli studenti privati siano migliori di quelli pubblici. Inoltre – anche se ciò fosse vero – cosa cambierebbe? È evidente che per affrontare il mondo del lavoro e l’Università ciò che conta maggiormente è il livello di preparazione nella parte finale del percorso di studi (scuola superiore ed università). Volendo fare un esempio azzardato viene considerato vincitore di una gara chi è primo all’ultimo metro dell’ultimo giro: poco importa che fosse secondo per tutto il resto della corsa.
I ragazzi di Uccr affermano che non ci si può basare su un campione ma su “dati oggettivi” (ossia l’insieme degli studenti). Questo è proprio quello che ha fatto la Fondazione Agnelli verificando i voti universitari di oltre 145.000 diplomati provenienti da 1.011 istituti di Piemonte, Lombardia, Emilia e Calabria con un risultato impietoso per le scuole private.

E qui non si parla di un campione ma di “dati oggettivi”.
C’è da dire che le considerazioni di Pasolini, di Ribolzi e di Agasisti trovano spazio solo sul sito ilsussidiario.net ma non su altri media.
Questo sito appartiene alla Fondazione per la Sussidiarietà fondata ed è presieduta dal ciellino Giorgio Vittadini che è tra i fondatori della Fondazione Meeting per l’amicizia tra i popoli (Meeting di Rimini) ed inoltre ha fondato e presieduto fino al 2003 la Compagnia delle Opere, associazione d’imprese ispirata alla Dottrina sociale della Chiesa.
Insomma ilsussidiario.net non è di certo una fonte “imparziale”…..
Comunque fa ridere la critica alla “guerra ideologica da parte si alcune fazioni della società contro la libertà di scelta e di educazione” e poi rilevare che le opinioni favorevoli ai finanziamenti alla scuola privata vengano da un vescovo e da un sito appartenente ad una fondazione presieduta da un ciellino che ha fondato la Compagnia delle Opere.

Alla fine comunque i ragazzi di Uccr sembrano gongolare e parlano di un “boom di iscrizioni per la scuola privata tra l’anno scolastico 2004/2005 e 2010/2011“.
Vediamo cosa rileva l’Istat a riguardo.
Per quanto riguarda le scuole dell’infanzia, nel 2010 hanno chiuso ben 210 asili privati rispetto all’anno precedente (-2,5%) sebbene il numero degli iscritti sia rimasto pressoché invariato (+0,85%): quindi nonostante gli iscritti alle scuole materne private siano gli stessi, il sistema non riesce a mantenersi.
La situazione è ancora peggiore nelle scuole elementari (sempre private). Nel 2010 han chiuso ben 50 scuole rispetto all’anno prima con una inflessione del 3,21% (solo dello 0,69% per le scuole pubbliche). Anche il numero degli iscritti alle scuole elementari private – dal 2009 al 2010 – ha avuto un calo del 1,44% (nella scuola pubblica l’incremento e’ stato dello 0,22%).
Un leggero miglioramento lo si ha con le scuole medie. Dal 2009 al 2010 sono state aperte 44 scuole (+1,36%) e gli studenti sono aumentati del 2,73%.
I dati ritornano cupi con le scuole secondarie superiori. In solo un anno sono state chiuse 249 scuole (-2,72%) mentre l’inflessione nelle scuole pubbliche e’ stato dell’1,59%. Gli studenti iscritti nelle scuole private sono diminuiti del 3,15% mentre nelle pubbliche dell’1,23%.
Insomma c’è ben poco di cui stare allegri ed il nervosismo dei cattolici è significativo. Nervosismo espresso dallo stesso Bagnasco secondo cui “ogni anno qualche decina di scuole cattoliche sono costrette a chiudere per gravi difficoltà economiche“.

I cattolici spesso si riempiono la bocca con la parola “sussidiarietà“.
Prima di tutto cos’è la sussidiarietà?
Si parla di sussidiarietà verticale quando i bisogni dei cittadini sono soddisfatti dall’azione degli enti amministrativi pubblici, e di sussidiarietà orizzontale quando tali bisogni sono soddisfatti dai cittadini stessi, magari in forma associata e\o volontaristica.
Quindi teoricamente le scuole private sarebbero “sussidiarie” allo Stato in quanto lo aiuterebbero nel fornire alcuni servizi al cittadino (l’istruzione).

Il fatto che la scuola privata convenga allo Stato resta una leggenda metropolitana che si basa sul nulla.
Daniele Checchi (ordinario di economia del lavoro all’Università Statale di Milano.) e Tullio Jappelli (professore di Economia Politica presso l’Università di Napoli Federico II) in un articolo di qualche anno fa’ ritenevano che non esistono ragioni di efficienza che suggeriscono di investire nella scuola privata.

Anche Massimo Giannini (Professore ordinario di Economia Politica dell’Università di Tor Vergata e membro del Centro di Ricerca Interuniversitario sullo Stato Sociale) ritiene che “un sistema privato rischia quindi di lasciare i cavalli buoni al palo, con una perdita di efficienza per l’intera economia” e che “non vi è alcuna prova o evidenza certa che un sistema di scuola privata aumenti il grado di efficienza dell’economia”.
Giannini si pone un interrogativo molto interessante: “Se allo Stato è demandato l’onere di indirizzare le risorse alle scuole private, di fissare gli indirizzi di programmazione scolastica, di fissare e vigilare sugli standard di qualità del servizio e sul reclutamento del corpo docenti, perché mai lo Stato non dovrebbe produrre in proprio l’istruzione invece di delegarla al sistema privato? I costi amministrativi e burocratici della delegazione per l’intera economia potrebbero superare i vantaggi, ammesso che ve ne siano, di efficienza del sistema privato“.
In effetti “sussidiarietà” significa “aiuto“. È paradossale che le scuole private richiedano un “aiuto economico” dallo Stato per “aiutare” lo stesso Stato: se sono questi i presupposti quale motivo avrebbe lo Stato per finanziare le scuole private?
La risposta ai ragazzi di Uccr…..

Il punto di vista “cattolico”:
http://www.uccronline.it/2012/04/11/miur-le-scuole-private-fanno-risparmiare-6-miliardi-allanno/

http://www.uccronline.it/2012/04/19/la-scuola-paritaria-inferiore-a-quella-statale-ecco-la-bufala-di-salvo-intravaia-repubblica/

http://www.documentazione.info/node/809

http://www.ilsussidiario.net/mobile/Educazione/2012/4/15/SCUOLA-1-Paritarie-meno-digitali-delle-statali-No-solo-meno-spendaccione/267985/

http://www.ilsussidiario.net/mobile/Educazione/2010/12/13/SCUOLA-Le-paritarie-abbassano-il-livello-solo-un-idea-falsa-di-Repubblica/133355/

http://www.ilsussidiario.net/News/Educazione/2010/12/21/SCUOLA-Le-statali-migliori-delle-paritarie-I-dati-dicono-il-contrario/135811/

http://www.flcgil.it/rassegna-stampa/nazionale/repubblica-rette-troppo-care-fuga-dalla-scuola-privata.flc

http://www.avvenire.it/Chiesa/Pagine/bagnasco-scuola-paritaria.aspx

Dati ISTAT:
http://www.istat.it/it/files/2011/09/tavole3.zip?title=Misura+dell%E2%80%99occupazione+non+regolare+-+21%2Fset%2F2011+-+Tavole.zip

http://dati.istat.it

Dati Miur:
http://www.istruzione.it/web/istruzione/prot2085_12

Dati Fondazione Agnelli:
http://www.fga.it/home/i-documenti/interventi/dettaglio-documento/article/valutare-la-qualita-delle-scuole-superiori-attraverso-i-risultati-dei-loro-diplomati-immatricolati-n-1.html

Dati OCSE:
http://www.oecd.org/dataoecd/61/2/48631582.pdf

http://www.oecd.org/dataoecd/6/43/48482894.pdf

Alcuni punti di vista in materia:
http://www.lavoce.info/articoli/pagina98-351.html

http://www.lavoce.info/articoli/pagina307-351.html

http://vocelaicista.wordpress.com/2012/04/20/62/

http://vocelaicista.wordpress.com/2012/04/20/23/

http://vocelaicista.wordpress.com/2012/04/20/13/

16 pensieri su “Il mondo cattolico difende ad oltranza la scuola privata contro ogni evidenza….

  1. diego

    A parte tutti sti dati, uno stato che tenga al bene dei cittadini è obbligato a fornire dei servizi fondamentali, quali istruzione, assistenza, sanità. Quindi non ha nessun senso dire che se lo stato privatizza tutte le scuole risparmierebbe moltissimo senza accennare minimamente al costo del privato cittadino che deve pagare le rette per queste scuole.

    Rispondi
    1. vocelaicista Autore articolo

      Caro Diego,
      Purtroppo i dati servono per mettere con le spalle al muro alcuni pseudoragionamenti…..
      Per il resto dici bene. Il risparmio non è un principio ispiratore dello Stato. La pubblica amministrazione si deve inspirare al principio del buon andamento della pubblica amministrazione i cui criteri sono: economicità, rapidità, efficacia, efficienza, miglior contemperamento dei vari interessi. Il risparmio non è contemplato.

      Rispondi
  2. FSMosconi

    Purtroppo sto ancora in una scuola privata (non da docente: non fatevi strane idee ) e posso quantomeno controfirmare sul clima disciplinare e sulla tecnologia; in più gira spesso per le classi la voce, per quanto non sappia la provenienza: parrebbe gli stessi interessati, su quanto poco siano pagati i prof.
    Non è edificante.
    Al più che, sebbene sia notevolmente aiutato dal basso numero di studenti per classe, proviene da uno i cui professori si complimentano spesso…

    Rispondi
      1. FSMosconi

        Presumo proprio di sì: messa obbligatoria inizio e fine anno, forti ingerenza del prof.(?) di religione, crocifissi nella aule e teatro scolastico gestito da suore. Oltre che parcheggio riservato alla Pontificia Università di teologia…

        Rispondi
        1. vocelaicista Autore articolo

          Tutta la mia solidarietà…..
          Sarei stato espulso dopo due settimane……
          Ho l’impressione che chi frequenta la scuola/università cattolica dopo diventa un acerrimo oppositore della stessa…..
          Sei lo stesso che interviene qualche volta sul blog Uaar?

          Rispondi
  3. Betta

    Mio figlio adesso è alle medie. Scuole private da sempre (irrimediabilmente cattoliche per mancanza di alternative). Ci sarebbe da dire. Ma tanto.

    Rispondi
      1. Betta

        Ma certo! Maritozzo e io lavoriamo a 60 km da casa, di nonni in circolazione non se ne vedono, gli amici suppliscono nelle emergenze, ma non gli si può chiedere il quotidiano, la tata costa 10 € l’ora.
        Per le scuole medie (Ciccio sta finendo la prima) non c’è stata storia: nessuna pubblica lo avrebbe ospitato per pranzo, nè gli avrebbe dato modo di studiare nel pomeriggio. Le private, tutte confessionali, sì. Troppo piccolo lui e troppo lontani noi per lasciarlo solo tutto il tempo.
        Alle elementari, invece, abbiamo fatto un ragionamento di comodità anche logistica: volevamo una scuola vicina a casa. Le pubbliche disponibili ci hanno fatto un’impressione pessima. Addirittura abbiamo incontrato insegnanti che hanno dato chiarissimi segni di non conoscere bene l’italiano, ma sul serio. Su pre e post scuola, solo indicazioni vaghe, tutto molto approssimativo. Persino mio marito ha concluso che le suore potevano essere un’opzione migliore.
        In effetti, i cinque anni di elementari sono filati via lisci come l’olio, lui è stato benissimo, ha avuto fortuna con compagni e maestra prevalente. Un’ottima esperienza, ma rimane il fatto che noi, a peso d’oro abbiamo acquistato quello che qualunque scuola pubblica avrebbe dovuto dare. Niente altro.
        Il nostro istituto non aveva grandi spazi attrezzati, non aveva particolari infrastrutture, non faceva cose roboanti….si limitava a fornire stabilità, un progetto didattico sensato (niente di che…), un cortile, qualche pallone (offerto dai genitori), qualche gita (a pagamento), supplenze a copertura di assenze da parte degli insegnanti, sostegno a chi ne aveva bisogno. Niente altro. Tutte cose che la scuola pubblica dovrebbe garantire come normali.
        Molto peggio ci sta andando alle medie: qui addirittura il livello didattico di questo primo anno è stato bassissimo, le gite didattiche sono diventate delle giornate di ritiro spirituale (dù palle…..), il rapporto con la scuola ipocrita e solo di facciata. Quindi, ci siamo svenati per comprare a nostro figlio un parcheggio pomeridiano.
        L’anno prossimo si cambia. Purtroppo sarà un’altra privata, ma almeno abbiamo motivo di ritenere che i nostri soldini gli compreranno qualcosa di più in termini di apprendimento, di nutrimento del cervello e se va bene anche di rapporti scuola-famiglia. Speriamo.

        In sintesi, quello che pesa è il fatto di dover pagare per ciò che dovrebbe essere garantito a tutti. Noi siamo due impiegati e la scuola ci costa sacrifici non-stop, ma se i figli fossero due già non ce lo potremmo concedere.
        Detesto anche che soldi pubblici vengano usati per rimborsare parte delle spese alle famiglie che mandano i figli alla privata. Intanto, ovviamente, moltissimi evasori hanno diritto ai sussidi e questo è già di per sè uno scandalo, ma è il fatto in sè che non sta in piedi.
        Io voglio che i soldi pubblici servano alla scuola che è di e per tutti, accidenti.

        ok, fine del pistolotto.

        Rispondi
    1. francesco t

      io ho frequentato solo scuole pubbliche . dalle materne, alle elementari alle medie e al liceo(artistico).

      non vedo cosa obblighi a portare i figli in scuole private, che costano di più nonostante gia le scuole pubbliche abbiano spese non indifferenti.

      Rispondi
      1. admin

        L’argomento è molto complesso e delicato. Il rapporto numerico tra le scuole pubbliche e quelle private varia molto da provincia a provincia. Esistono diversi “orientamenti” anche tra le diverse scuole cattoliche. Una scuola salesiana è radicalmente distante sotto quasi ogni aspetto rispetto ad una scuola gestita dai domenicani o dai gesuiti. Aggiungi il fatto che l’offerta educativa (sopratutto alle superiori) è estremamente variegata e differenziata. Tu hai avuto la fortuna di trovare un liceo artistico in grado di soddisfare le tue esigenze. Cosa deve fare un genitore se il proprio figlio vuole frequentare un liceo artistico e non ci sono licei artistici pubblici nella stessa città mentre c’è un liceo artistico parificato all’interno di una scuola cattolica?

        I criteri che conducono a queste scelte sono molto complessi… E risentono di specificità troppo varie e differenti in base al territorio per poter formulare giudizi “universali”.

        Rispondi
        1. francesco t

          qui in emilia romagna non ho conoscenza di alcun liceo artistico privato.
          altresì a ravenna e vicinanze non mi pare proprio (o comunque non sono ne conosciute ne granchè rinomate) ci siano scuole elementari o medie private/cattoliche.

          io sono andato unicamente in un università privata(per motivi di contenuti) ma totalmente al di fuori di qualsiasi ambito cattolico.

          Rispondi

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