Il titolo si riferisce a quello dato da admin al post di questa mattina. L’occasione perduta da Pontifex per parlare degnamente di Eluana Englaro (e non solo) la raccolgo io.
È sempre divertente ammirare i contorcimenti che compie la Chiesa per infilare il naso in ogni aspetto della vita, pubblica e privata, non solo dei suoi membri, ma anche di tutti quelli che della sua “protezione” farebbero volentieri a meno, esponendo così il fianco a delle facili quanto corrette critiche: per dire, perché papa Benedetto XVI condanna in toto la finanza e non chiede, all’interno delle mura del Vaticano, di fare chiarezza su come veniva gestito, ai tempi di Marcinkus, lo IOR? O anche, su come viene gestita oggi: perché mi dicono che talune lettere, per cui si grida allo scandalo onde ignorarne il contenuto, testimonino che quelle vecchie abitudini non siano affatto cambiate e, anzi, siano peggiorate.
In uno di questi contorcimenti, suppongo trentaquattro anni fa, la Chiesa decise di istituire la “Giornata della vita”; evento che il solito, ineffabile Bruno Volpe, che stiamo tutti qui a chiederci se, come Xenophilius Lovegood della saga di Harry Potter, faccia dell’ironia involontaria o se non stia ponendo in essere una gigantesca e stupendamente architettata supercazzola, perché non riusciamo a credere dica sul serio, ha voluto festeggiare con la solita, ineffabile caterva di sciocchezze, interviste imbarazzanti, riprese di articoli altrui altrettanto imbarazzanti ed altre amenità varie.
La prima di queste è un articolo, firmato niente di meno che da un vescovo, per una volta tanto non emerito ma in carica, in cui viene “ricordata” la vicenda, drammatica, di Eluana Englaro. Scrivo ricordata tra virgolette perché quando certi (loschi) figuri parlano di certe vicende, non riescono a fare a meno di rimestare nel torbido, di fare del facile moralismo d’accatto e di dimostrare quanto sia facile parlare di argomenti tanto delicati, quando con la sofferenza non si è mai venuti a contatto.
L’articolo inizia con queste parole:
Lo scorrere inesauribile del tempo costringe a fare memoria
che, visto il prosieguo del discorso, mi ricordano, in maniera fortissima, l’immortale sentenza di Bruno Volpe sul dialogo, così ben smontata dall’ottimo FSMosconi (qui): il dialogo serve a convertire infedeli cui non si deve dare la parola, la memoria serve a distorcere la storia onde servircene per i nostri fini. Ma il rasoio di Hanlon, di cui ho già avuto modo di servirmi in passato su quelle stesse pagine, m’impone di non attribuire a malizia ciò che può essere spiegato con la semplice ignoranza, ed è proprio ciò che qui farò. Ignoranza che, per altro, è etimologico – grammaticale, oltre che giuridica ed emotiva. D’altronde, cosa possiamo aspettarci da uomini che studiano in scuole a loro dedicate, maneggiano solo libri che collimino con le teorie loro insegnate, non si sposano, non hanno famiglia, non convivono con i problemi che questa può dare (e comunque vogliono dare lezioni sull’argomento, ma sorvoliamo)? Ignoranza, che è frutto di poca esperienza.
La violenza organizzata e articolata dell’ideologia del benessere individualistico
E qui già si capisce che l’articolo poco ha a che fare con Eluana, la cui presenza serve più che altro come trampolino di lancio per una “bella” apologia propagandistica, volta a tirare acqua al proprio mulino. Cioè, al proprio interesse, al proprio “benessere individualistico”, appunto: per cui, sospetto che la violenza organizzata non l’ha compiuta chi ha chiesto che quella povera creatura la smettesse di soffrire.
Così Eluana è stata sacrificata, perché un’alleanza vasta, articolata e pervasiva ha deciso che la sua non era più vita, senza nessuna conferma scientifica e senza nessuna utilità di carattere sociale.
Altri due punti di puro magistero volpiano sono qui riassunti, per cui non sorprende che il “blog cattolico non secolarizzato” abbia dato spazio a questo articolo: l’esistenza di un complotto internazionale volto a rovesciare il cristianesimo, idea che puzza lontano un miglio di nazismo, e le “tirate di giacca” alla scienza (in questo caso: in altri casi anche all’economia, alla legge…) solo quando fa comodo. Peccato che più di un medico, di quelli non abbagliati dai condizionamenti dogmatici, che si denunciano quando non sono i propri e si spacciano per coerenza nel caso contrario, avesse dichiarato senza mezza termini che quella di Eluana non era più vita, ma pura e semplice sopravvivenza; cosa di cui si renderebbe conto anche sua Eminenza Negri, se volesse andare a leggersi cosa significa “vivere” nello stato in cui stava vivendo Eluana. Ah, ma no, scusate, quella non è la Bibbia e non è un’opera dei Padri della Chiesa, quindi non è degna di fede.
La Chiesa, nella dedizione gratuita, lieta, limpida delle suore Misericordine di Lecco, aveva già aperto le sue braccia e il suo cuore ad Eluana.
Che gentilmente aveva rifiutato. Non si può costringere nessuno a sopravvivere come non si può costringere nessuno a morire: l’eutanasia non è un obbligo, è una possibilità; ed è questo che differenzia profondamente la Chiesa dai suoi oppositori. Questo perché questi ultimi riconoscono, al contrario del vescovo in questione e di praticamente tutta la gerarchia ecclesiastica, che la vita umana è a disposizione solo e soltanto di chi ne è soggetto. Un potere, un qualsiasi tipo di potere che neghi questo (lo Stato che pratica la pena di morte, la Chiesa che pretende di decidere, alzando il “paravento Dio”, della vita di qualcun altro) commette qualcosa che non può essere definito altrimenti che un sopruso, che spazza via secoli e secoli di lotte per i diritti umani basilari, visto che significherebbe privare, in senso molto stretto e letterale, del suo diritto di habeas corpus (cioè, di poter disporre del suo corpo).
Ecco, dunque, che la frase enunciata poco oltre:
E coloro che difendevano in nome dei principi della ragione – prima ancora che della fede – l’assoluto valore dell’esistenza umana, venivano tacciati naturalmente di fondamentalismo, di imperialismo e quant’altro.
Si commenta da sé, perché sì, comportarsi in questo modo è sinonimo di fondamentalismo, imperialismo e quant’altro (e non esplicito il quant’altro perché, come ho avuto modo di dire altre volte, sono pavido e temo le querele).
Esse l’avevano custodita per anni come il bene più prezioso, perché Eluana era viva e perché ogni persona che vive – ed Eluana era viva – è il bene più prezioso sulla Terra, perché è il segno di Dio.
Gradirei avere, a questo punto, una definizione del termine “vita”; ma non è questo il punto. Il punto è che il curatore del sito dovrebbe fare più attenzione, perché questa frase, e questa:
Non basta la semplice esistenza, ma occorre garantire a tutti, situazioni di vita decorose e dignitose
riportata in un altro articolo di cui parlerò, sono in stridente contraddizione. Per altro, la situazione di Eluana era ad un punto di non ritorno: esisteva, ma non c’era modo per garantirle una situazione di vita decorosa e dignitosa. Eluana non ha chiesto di essere uccisa, ha chiesto che le venisse garantito il “termine naturale” della vita, che avrebbe raggiunto la sera di quel maledetto incidente che le ha portato via l’esistenza, se la scienza non avesse avuto i mezzi per garantirne le funzioni vitali. Come Piergiorgio Welby, altro caso dibattuto al punto che la Diocesi di Roma gli negò anche la pietà di un funerale, che non ha mai parlato di “buona morte”, o simili, ma, con locuzione illuminante, di “morte opportuna”; e non solo per lui, ma per l’ordine naturale delle cose. Viene un momento in cui bisogna arrendersi.
E così – credo ben al di là della sua consapevolezza e della sua stessa capacità di dedizione – è stata associata al mistero di Cristo che muore e risorge; e noi cristiani non possiamo che pensarla e ricordarla così.
Con la semplice differenza che, ahimè, e la cosa mi avrebbe riempito di gioia e come uomo e come scienziato, Eluana non è risorta il terzo giorno. Ma va bene così: sempre dagli articoli di FSMosconi, e dai molti studi antropologici da lui citati, sappiamo che i cristiani, fin dai primi anni della loro storia, tendono ad impadronirsi più o meno di qualunque cosa, e non solo a livello materiale.
Certo, dopo 3 anni vediamo tutti i giorni come la vita in Italia sia maturata in senso positivo: padri che ammazzano i figli e figli che ammazzano i padri; uomini e donne che risolvono il contenzioso della loro tormentata vicenda coniugale, o non, ammazzando e suicidandosi; la violenza irresistibile per le strade dove si ammazza nella migliore delle ipotesi per qualche migliaio di euro. Certamente la società italiana è stata maturata profondamente da questi orrendi gesti che si pensa abbiano un valore positivo.
“Eh, signora mia, non ci sono più i bei tempi di una volta: sono passati duemila anni e guardi un po’ questi cristiani come hanno contribuito allo sviluppo del mondo. Guerre, uccisioni, rapine, stupri: e sì che dicono di essere alle radici dell’Europa”.
Un “per piacere” non basta per commentare questa frase; non è semplicemente infelice, è becera. Dimostra vivamente, se ancora ce ne fosse stato il bisogno, che di Eluana, della persona Eluana, agli uomini di Chiesa non è mai importato nulla (con l’eccezione, forse, delle Misericordine di cui sopra che, ripeto, compivano però un servizio non richiesto): a loro importa il simbolo Eluana, con cui riaffermare la “corruzione” dei tempi e quindi la necessità del ritorno agli “antichi valori”, uno dei quali è, rullo di tamburi, il potere temporale della Chiesa. Ecco dunque che il tutto si tinge di un tono che è insieme patetico e sinistro, compendiato bene dagli aggettivi utilizzati al termine dell’articolo per descrivere questo giorno:
triste ma lieto
Terminata, così, la consueta “crociata anti – eutanasia”, il giornalista pubblicista avvocato che condivide le iniziali con uno stalker residente nel suo stesso quartiere sente il bisogno di scendere personalmente in campo, spalleggiato da uno dei soliti vescovi emeriti, per battagliare sull’altro grande tema che viene sempre tirato in ballo quando si viene a parlare di “difesa della vita”: l’aborto. Di cui ha parlato anche Giuliano Ferrara, come ricordava qui Stefano, quindi pensate con quanta serietà possa essere approcciato.
Bruno Volpe, come al solito, non fa domande, ma da suggerimenti:
Insomma, la vita è sacra sempre
affinché l’insigne emerito (non è pleonastico) possa utilizzare le solite parole equilibrate, lanciando anche una velata accusa di “non militanza” al Concilio Vaticano Secondo:
il Concilio Vaticano II, solitamente cauto con le parole, ha definito l’aborto come crimine, aberrante. Questo ci deve fare riflettere.
E riflettere su cosa, esattamente? Sul fatto che il moltiplicarsi dei mezzi di comunicazione permette a chiunque di sparare stupidaggini senza rispondere di alcunché ad alcuno? Lo sapevamo già, purtroppo.
Non è giusto dire che ad un certo punto della gravidanza, si possa fare fuori un essere indifeso.
Ha detto bene: essere. Perché, se c’è una cosa di cui siamo sicuri, è che, fino a tre mesi, l’embrione di certo non è una persona. Tra l’altro, tenderei a ricordare che, prima dei sette mesi, il feto non può sopravvivere al di fuori del corpo della madre, non avendo ancora dei polmoni adatti alla respirazione; quindi, se ho capito bene, per gli uomini di Chiesa, vita da difendere sono tutti quegli individui che, per disegno della natura o per degli sfortunatissimi eventi, non possono vivere senza un aiuto esterno.
Perché si abortisce? “a parte i casi di salute, spesso prevale il senso di comodo, la scorciatoia di chi ha abusato o si è adeguata al libertinaggio ed ora vuole fare pagare la colpa della sua condotta ad un innocente. Tutto questo è indegno”.
Uno che usa queste parole forti mi chiedo come definirebbe un uomo che da della puttana ad ogni donna che abbia una vita sessuale sana ed appena appena un poco più libera di quello che consiglia San Paolo, che sosteneva che le donne devono, in pratica, portare il burqa quando entrano in chiesa. Probabilmente avrebbe parole di stima, visto che il sitazzo in questione oggi dedica un articolo pure al sopraddetto San Paolo, ed un altro, ancor più ridicolo, all’abito bianco (!). Se affermazioni del genere le facesse chiunque altro, si direbbe che ha bisogno di rivedere la propria di valori.
La dolce morte o eutanasia, è una scorciatoia, qualche volta dettata da pietà, ma spesso da motivi di comodo.
Ma non mi dire, dev’essere veramente comodissimo liberarsi di una figlia che si è amata.
Il malato non è un peso, ma un essere da trattare con la massima delicatezza e con assoluto rispetto
Già, magari in strutture a pagamento gestite da autorità ecclesiastiche che non sono tenute neppure al pagamento delle tasse.
Sebbene non concordi assolutamente con i discorsi di Bruno Volpe e co., ritengo che il tema dell’aborto sia da trattare con maggiore attenzione: se è vero che prima del terzo mese non si può parlare di “persona”, è anche vero che TUTTE le cellule di quella persona derivano dalla divisione dello zigote, che al suo interno contiene un NUOVO patrimonio genetico (50% mamà, 50% papà) che lo differenzia dalla madre e dal padre. Stiamo parlando di una cellula che non è più nè materna nè paterna (appunto già un nuovo individuo), e (esclusi casi particolari) si svilupperà dando vita ad un organismo vivente. Ergo, a mio modo di vedere, eliminare lo zigote è come eliminare il bambino. Se non è così smentitemi, sono alla ricerca di un dialogo costruttivo
Dici tutte cose intelligenti. Ma arrivi a conclusioni che non condivido.
1) tutte le cellule del feto provengono dalla mitosi dell’ovulo fecondato.
2) prima del terzo mese non si parla di individuo/persona
3) dallo zigote si formerà un individuo/persona autonomo
Ma tutto questo, messo insieme, non mi porta a concludere che eliminare lo zigote è come eliminare il bambino.
Innanzitutto mi sfugge la precisazione che tu fai: le cellule dello zigote hanno patrimonio genetico diverso da quello del padre e della madre. And so? Mai nessuno ha messo in dubbio questa lampante evidenza. Mentre ti contraddici quando affermi che prima del terzo mese non si parla di individuo e poi affermi che la cellula fecondata è un nuovo individuo. Chiarisciti nei termini e prova ad esporre meglio il tuo pensiero.
Usi i termini “individuo”, “persona”, “bambino” in maniera confusa: è voluto oppure è un errore?
Vigilerò sul tipo di dialogo che cerchi.
Lo sviluppo dello zigote (in condizioni naturali, salvo casi eccezionali) porta alla formazione di un individuo. Se lo sviluppo di un bambino si può trascrivere come:
Spermatozoo+cellula uovo —> Zigote (patrimonio genetico proprio) —> Suddivisione dello zigote … etc.etc.—> Formazione di un individuo
Potrei tranquillamente affermare che dal momento in cui avviene la formazione di un nuovo patrimonio genetico (sulla cui base si svolgono quasi tutte le operazioni biologiche che portano alla formazione di un individuo) ho potenzialmente un individuo (qui ho sbagliato ad esprimermi prima).
Vista in questo modo eliminare lo zigote è come eliminare il potenziale individuo, e dunque l’individuo stesso.
Comprendo, però, anche un punto di vista opposto. Ovvero che considera il patrimonio genetico non nella sua potenzialità (in quanto, potenzialmente dovremmo considerare anche un DNA sintetizzato in laboratorio un essere vivente) ma nel suo essere, riducendolo solo a contenitore di una serie di informazioni che se non ancora tradotte in strutture cellulari organizzate possono essere tranquillamente eliminate.
Ma allora è lecito o non è lecito eliminare uno zigote? Uno zigote (in quanto potenziale individuo) ha dei diritti, oppure li acquisisce solo nel momento in cui inizia ad assumere la connotazione di organismo pluricellulare?
Entrambe le ragioni sembrano accettabili. La seconda più della prima, eppure non si può fare a meno di pensare che da una cellula del genere la natura (seguendo il suo corso, sempre eccezioni escluse) sviluppa un individuo, il quale (nell’insieme delle infinite possibilità) è stato “chiamato” alla vita proprio nel momento in cui si forma qual particolare assetto genetico e che altrettanto facilmente, abortendo, è stato cancellato come se non fosse mai esistito. E chi poteva decidere su di lui? La madre? Il padre? Non credo: lo zigote è la prima cellula del nuovo individuo. Far decidere al padre o alla madre se lasciarlo vivere o morire non sembra un po’ come decidere (tra le persone che ci circondano) chi far vivere e chi far morire?
Eppure, se la si vede da un altro punto di vista quello zigote abortito è solo una delle tante possibilità non espresse della natura. Così come vivere e morire non sono altro che potenzialità in continuo svolgimento, no?
Il punto è, qual’è il punto di vista più giusto: quello che prende in considerazione i potenziali diritti del potenziale neonato, oppure quello che lascia i genitori liberi di scegliere sul destino di una cellula ( e potenziale individuo) che non gli appartiene (sebbene l’abbiano generata)?
Spero di essere stato più chiaro. Sembrerà contraddittorio con quel che ho detto, ma non sono paralizzato su una sola posizione e il mio pensiero è semplicemente desideroso di plasmarsi con un sano dibattito, sia che mi riconfermi nel mio modo attuale di vedere, sia che cambi totalmente quest’ultimo. Per una volta vorrei rendere le sciocchezze di Bruno la base di un dibattito serio.
Altra questione, possiamo considerare un uomo semplicemente una potenzialità?
Per quel che mi riguarda, no. Volendo fare un controesempio, a questo punto, ogni cellula del corpo umano è potenzialmente un tumore, ma non per questo asportiamo… il corpo umano :-D.
L’argomento è stato trattato, indirettamente, diverse altre volte. Ti invito a leggere quanto abbiamo già scritto in passato, facendo attenzione anche ai commenti.
http://pontilex.org/2011/03/le-notizie-e-le-bufale/
http://pontilex.org/2011/04/grazie-virginia/
http://pontilex.org/2011/04/la-realta-le-notizie-e-poi-amato/
Sintetizzo tutto in una singola affermazione: la libertà di scelta non è un obbligo. Lasciare la possibilità di abortire entro il terzo mese non è un obbligo per le pie donne cattoliche. Esse possono scegliere, con le leggi attuali. Una revisione della 194 che porti ad impedire l’aborto limiterebbe la possibilità di scelta per ogni donna, cattolica o meno.
I cattolici riconoscono alcuni valori. Che valgono per i cattolici. Non è possibile estendere questi valori a tutto il mondo.
Questo è il succo del mio pensiero che credo sia piuttosto comune qui : personalmente sono del tutto contro l’aborto , ma la libertà di scelta è un valore non negoziabile per quanto mi riguarda.
Senza se e senza ma , ogni individuo deve avere la libertà di agire secondo la propria coscienza.
Come non essere d’accordo con te?
Ripenso ai diversi interventi letti nel tempo da parte di Gianluigi e di altri… Nessuno qui considera l’aborto come un bene o qualcosa da prendere “alla leggera”. Ma si antepone ad ogni altro valore la libertà di autodeterminazione, quella libertà di cui parli anche tu.
Ovviamente, siamo credo TUTTI d’accordo con te; io ho anche scritto su che: “l’eutanasia non è un obbligo, è una possibilità; ed è questo che differenzia profondamente la Chiesa dai suoi oppositori.”; e questo sintetizza il mio pensiero per ogni tema di cosiddetta “bioetica”.
Comunque, immaginavo che toccare un tema come l’aborto avrebbe suscitato reazioni forti ed anche contrastanti ^^.
A più riprese i Pontifessi hanno provato a sostenere che la situazione in cui si trovava Eluana non era terminale, portando ad esempio notizie che, una volta verificate, hanno evidenziato la profonda confusione (frutto di ignoranza o di volgare calcolo ed interesse) tra il coma vegetativo e la sindrome locked-in. Sono fatti così. Purtroppo.
Riguardo il caso della povera Eluana e del povero Peppino ho un’opinione piuttosto radicale : certe persone , leggasi preti , sporchi clericali , fanatici psicolabili affetti da manie religiose e affini prima di parlare del caso Englaro dovrebbero farsi prima dei bei risciacqui del cavo orale con la liscivia , poi prendere un bel bicchierone di acido muriatico e berlo tutto d’un fiato.
Dopo aver compiuto queste operazioni , non necessariamente nell’ordine che ho scritto prima , allora forse potrebbero parlare. Forse.
La tua opinione non è così radicale come puoi forse ritenere… Ecco, forse magari l’acido e la lisciva, magari eh… 😉
Parlando di psicolabili affetti da manie religiose ecco spuntare l’obeso webmaster Di Pietro che si dedica a due delle sue attività preferite : gettarsi su di un cadavere nel perfetto stile “mangiatore di carogne” che contraddistingue la feccia della sua schiatta e sparare immani cazzate che sarebbe interessante sottoporre allo psichiatra che lo ha in cura. Il tutto riguardo la morte di Whitney Houston , la quale è stata chiaramente assassinata da dio perchè si era recentemente convertita all’islam.
Complimenti a Di Pietro , sempre più perso nel vortice della sua malattia mentale.
http://www.pontifex.roma.it/index.php/editoriale/spettacolo/10544-morta-whitney-houston-un-altro-talento-che-se-ne-va-monito-di-dio-per-la-recente-conversione-allislam
Addirittura un articolo del ns. blog preferito sostenne – immagino che l’estensore abbia compiuto sul povero corpo della ragazza “costretta” in vita i più approfonditi esami neurologici…… – che Eluana mica era in stato vegetativo permanente, macché, bensì di “minima coscienza”, che si agitava quando nella sua stanza entrava suo babbo ecc.
E ricordi il commento lapidario di un ospite fisso per cui “se incinta poteva generare”??? Manco A domandarsi COME avrebbe potuto rimanere incinta…
Ti riferisci forse a questa “perla” del quasi omonimo Bruno?
http://pontifex.roma.it.nyud.net/index.php/interviste/varie/6120-lo-stato-non-ha-alcun-potere-di-uccidere-vite-neanche-per-compassione-un-principio-aberrante-eluana-englaro-se-in-cinta-poteva-generare
E ciò, nota bene amico mio, proviene da un sito di stretta osservanza cattolica, il quale:
1. Condanna senz’appello il sesso premtrimoniale (e non risulta ad alcuno che Eluana fosse sposata);
2. Generalmente sostiene che le donne stuprate (anche se hanno 6 anni e sono state aggredite dal nonno) hanno provocato l’aggressore vestendo succinte e camminando a notte fonda in bui vicoli….
Evidentemente però di fronte al corpo morto e condannato a vivere di Eluana ciò non contava. O magari la Provvidenza avrebbe disposto il rimedio (un’improbabile gravidanza) accanto al male (giacere, immobile paralitica ed incosciente in un letto di una clinica, nubile e palesemente esposta poiché tetraplegica, è una chiara provocazione)……
Mi domando quale umanità e quale professionalità medica abbia una persona capace di sostenere cose del genere.
Ripeto ancora una volta: io come Eluana, mai. Non voglio finire col pannolone e un tubicinon nel naso, tra estranei che mi accudiscono e commentano magari “che disgrazia, poveri genitori” e “meno male che a me non è successo”, bambola umana con cui “buone suore” giocano alle madri, magari riempiendomi la stanza di santini e pupazzi come fecero con Eluana (che pure aveva vent’anni suonati e che se ne faceva delle bambole????).