Archivi tag: obiezione di coscienza

Relazione del ministero della Sanità sulla legge 194: tante parole, pochi fatti.

In Parlamento è stata presentata la relazione annuale sull’attuazione della legge 194/1981 sull’aborto.
I dati confermano una diminuzione degli aborti: nel 2012 sono state effettuate 105.968 aborti (dato provvisorio) con un decremento del 4,9 per cento rispetto al dato definitivo del 2011 (111.415 casi) e del 54,9 rispetto al 1982 (234.801 interventi).
Il tasso di abortività (numero delle interruzioni volontarie di gravidanze per 1000 donne in età feconda tra 15-49 anni) è risultato del 7,8 per mille con un decremento dell’1,8 per cento rispetto al 2011 (8,0 per 1000) e un decremento del 54,7 rispetto al 1982: questo valore è il più basso tra i Paesi industrializzati e l’Italia è il Paese in cui si ricorre di meno all’aborto rispetto agli altri Paesi dell’Europa occidentale.
Diminuisce anche il rapporto di abortività (percentuale di aborti rispetto ai nati vivi): nel 2011 è risultato del 200,8 per mille con un decremento del 2,5 per cento rispetto al 2011 (206.0 per mille) e un decremento del 47,2 per cento rispetto al 1982.

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“Tempi” di minacce in Francia per i sindaci che celebrano i primi matrimoni omosessuali.

Il matrimonio omosessuale è diventato realtà in Francia e si appresta ad esserlo anche nel Regno Unito. A differenza di quanto sta avvenendo oltremanica, i francesi hanno assistito a manifestazioni di protesta nei confronti del governo Hollande che ha esteso l’istituto del matrimonio anche alle coppie dello stesso sesso. Bisogna specificare che Hollande aveva annunciato in campagna elettorale il suo intento di introdurre il matrimonio egualitario e quindi non ha fatto altro che attuare parte del programma con cui si era presentato agli elettori francesi. Anche se la manifestazioni di piazza sono state imponenti, dopo la promulgazione della legge tre francesi su quattro si sono detti stufi di questo genere di proteste che hanno causato anche incidenti.
In Francia – come detto – è stata alta la tensione e la descrive molto bene Leone Grotti su Tempi con un articolo dal titolo “«Se non celebri i matrimoni gay, violenteremo i tuoi figli». La Francia tra minacce e ideologia di genere”. Scrive Grotti: «Nonostante le rassicurazioni del presidente della Repubblica Francois Hollande e del ministro della Giustizia Christiane Taubira, la “libera scelta” del matrimonio gay sta portando all’obbligo di seguire l’ideologia di genere. E chi non fosse d’accordo? Potrebbe finire come Atanase Périfan, vicesindaco del 17mo distretto di Parigi, che dopo essersi appellato all’obiezione di coscienza per non celebrare i matrimoni gay ha ricevuto questa telefonata anonima minatoria: “Se ti rifiuti di celebrare i matrimoni gay, violenteremo i tuoi figli”». Continua a leggere

Monsignor Mamberti: “Difendere la libertà di religione in ogni circostanza”. Prepariamoci all’anarchia.

Dominique MombertiAll’indomani della sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo sui casi di quattro cittadini britannici che hanno fatto ricorso contro lo Stato accusato di non aver difeso in modo adeguato la loro libertà religiosa e il diritto a non subire discriminazioni sul posto di lavoro arriva la reazione del Vaticano per bocca di monsignor mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti della Santa Sede con gli Stati, intervistato alla Radio Vaticana da Olivier Bonnel.
Secondo l’esponente della Santa Sede «è reale il rischio che il relativismo morale che si impone come nuova norma sociale venga a minare le fondamenta della libertà individuale di coscienza e di religione» e quindi la Chiesa «desidera difendere le libertà individuali di coscienza e di religione in ogni circostanza, anche di fronte alla “dittatura del relativismo”».
Inoltre per l’alto prelato «quando si tratta di questioni moralmente controverse, come l’aborto o l’omosessualità, deve essere rispettata la libertà di coscienza» e perciò «vietare l’obiezione di coscienza individuale e istituzionale, in nome della libertà e del pluralismo, aprirebbe al contrario – paradossalmente – le porte all’intolleranza e ad un livellamento forzato».
Mamberti sottolinea inoltre che appartiene al ruolo della Chiesa «ricordare che ogni uomo, qualsiasi sia il suo credo, è dotato dalla sua coscienza della facoltà naturale di distinguere il bene dal male e quindi di agire di conseguenza». Continua a leggere

Corte europea dei diritti dell’uomo: “La libertà religiosa può essere limitata in presenza di interessi maggiori”

Il diritto ad esprimere il proprio credo religioso deve essere tutelato ma può essere limitato in presenza di diritti o interessi di maggiore interesse: questo in sintesi il succo della sentenza della Cedu (Corte Europea dei Diritti dell’Uomo) che è stata chiamata a decidere sui casi di quattro cittadini britannici – “cristiani discriminati sul lavoro” secondo Avvenire – che hanno fatto ricorso contro lo Stato accusato di non aver difeso in modo adeguato la loro libertà religiosa e il diritto a non subire discriminazioni sul posto di lavoro.
Questi i casi. Nadia Eweida, 55 anni, era una hostess di terra della British Airways addetta al controllo dei bagagli. Sulla sua divisa indossava una collana con un crocifisso contravvenendo alle policy della compagnia aerea. Nel 2006 i suoi superiori le chiesero di indossarla all’interno della divisa perché averla all’esterno non era conforme alle norme di sicurezza che deve rispettare un’ispettrice dei bagagli ma la hostess si rifiutò. La compagnia aerea allora le offrì la possibilità di essere impiegata in un’altra mansione dove non avrebbe dovuto indossare l’uniforme e quindi avrebbe potuto tranquillamente indossare la collana ma la hostess rifiutò anche questa proposta. La British Airways perciò la licenziò e Nadia Eweida citò la compagnia aerea in tribunale ma perse il ricorso sia in prima istanza che in appello (cfr. sentenza d’appello).

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La catto-giurisprudenza e la catto-sociologia di Uccr

Come risulta dalla relazione annuale sull’interruzione di gravidanza il numero degli aborti è diminuito rispetto all’anno precedente confermando un trend iniziato dal 1982.
Le cifre dovrebbero far ben sperare ma non è così per i vari cattolici ed ovviamente per i nostri uccrociati che pubblicano un articolo dal titolo “Meno aborti grazie alla legge 194? No, ovviamente” in cui si critica il fatto che gli aborti siano diminuiti.
Giuliano Guzzo scrive che «non si fa alcun accenno, nel conteggio degli aborti, a quelli possibili in conseguenza all’utilizzo della cosiddetta “pillola del giorno dopo”» che «può essere abortiva, come dimostra il fatto che la prima autorizzazione ministeriale per sua la commercializzazione venne annullata dal TAR Lazio (sent. n. 8465 del 12/10/2001) per omessa indicazione, sul foglietto illustrativo, di tale effetto (interessante il punto della sentenza dove si parla della “non veridicità della qualificazione del prodotto come ‘contraccettivo di emergenza’” e dell’“omissione di ogni adeguata informazione della donna sull’idoneità del farmaco ad impedire l’impianto dell’ovulo fecondato”)».
Purtroppo il Tar ha affermato qualcosa di un po’ diverso e forse c’è stata un po’ di confusione nella lettura della sentenza che nasce da un ricorso presentato dal Movimento per la vita contro il ministero della Sanità. Continua a leggere

Aborto. Avvenire: «Cala l’obiezione di coscienza». Uccr in disaccordo: «Aumentano gli obiettori di coscienza».

Il ministro della Salute Renato Balduzzi ha presentato l’11 ottobre in Parlamento la relazione annuale sullo stato di attuazione della legge 194 sull’aborto. Questa relazione è stata ampiamente discussa sia nei media che da parte delle associazione interessate (Laiga, Movimento per la vita, etc.).
Purtroppo i membri dell’associazione Unione cristiani cattolici razionali sembrano essere stati disattenti e solo oggi dedicano un articolo alla relazione titolando: “Aborto: fortunatamente aumentano gli obiettori di coscienza”.
Queste le parole di Nicola Terramagra (autore dell’articolo): «Come abbiamo già avuto modo di vedere, gli obiettori di coscienza, in tema di aborto, sono sempre più numerosi. Cresce, infatti, il numero dei medici che scelgono di non praticare interruzioni di gravidanza perché convinti che la vita sia tale fin dal concepimento. A tal proposito, un articolo comparso su “Il Corriere della Sera“, mostra come, anche nel nostro Paese, questa tendenza sia in aumento.
Il quotidiano nazionale, infatti, riporta alcune interessanti statistiche che confermano l’aumento dei medici obiettori: per i ginecologi, si è passati da un 58,7% del 2005 ad un 69,3% nel 2010, mentre per gli anestesisti la percentuale si è spostata dal 45,7% al 50,8%». Continua a leggere

Relazione del ministero della Salute sull’aborto: dov’è l’educazione sessuale?

Il ministro della Salute Renato Balduzzi ha presentato in Parlamento la relazione annuale sullo stato di attuazione della legge 194 sull’aborto: una relazione arrivata con otto mesi di ritardo così come denunciato dai ginecologi della Laiga.

I dati sembrano lasciar ben sperare anche se ci sono ancora molti punti dubbi.
Nel 2011 sono state effettuate 109.538 ivg (dato provvisorio), con un decremento del 5,6% rispetto al dato definitivo del 2010 (115.981 casi) e un decremento del 53,3% rispetto al 1982, anno in cui si è registrato il più alto ricorso all’ivg (234.801 casi). Nella relazione si legge che il tasso di abortività (numero delle IVG per 1.000 donne in età feconda tra 15-49 anni) nel 2011 è risultato pari a 7,8 per 1.000, con un decremento del 5,3% rispetto al 2010 (8,3 per 1.000) e un decremento del 54,7% rispetto al 1982 (17,2 per 1.000). Il valore italiano è tra i più bassi di quelli osservati nei paesi industrializzati.

L’Italia è il Paese in cui si ricorre di meno all’aborto rispetto agli altri Paesi dell’Europa occidentale.

A ricorrere meno all’aborto sono le donne più istruite, le occupate e le coniugate anche grazie ad una maggiore competenza in materia di sessualità.

Nel 2010 il 44,2% delle donne che hanno fatto ricorso all’Ivg avevano solamente un diploma di licenza media inferiore: perciò una società sempre più scolarizzata ed informata anche in materia di educazione sessuale sarà una società che avrà meno necessità di ricorrere all’aborto.

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Coalition for Marriage e le “disastrose conseguenze” del matrimonio omosessuale nel Regno Unito

Il giornale conservatore britannico The Daily Telegraph dà notizia della pubblicazione di un report sulle conseguenze legali dell’introduzione del matrimonio omosessuale nel Regno Unito secondo il progetto di David Cameron: in Italia la notizia è stata ripresa da Tempi.it.

Il report è stato preparato da Aidan O’Neill ed è stato commissionato dalla Coalition for Marriage: un’associazione che si oppone ad ogni ridefinizione della “famiglia tradizionale”.

Leggendo il report sembrerebbe che le conseguenze siano “disastrose”: le scuole potrebbero licenziare chi si oppone ad usare libri scolastici che promuovano il matrimonio omosessuale, i genitori non potrebbero ritirare i propri figli dalle scuole qualora ci fossero lezioni sul matrimonio gay, sacerdoti e vicari potrebbero essere denunciati qualora si rifiutassero di celebrare un matrimonio di una coppia dello stesso sesso.
Riguardo quest’ultimo punto, Sharon James – rappresentante della Coalition for Marriage – è del parere che nonostante le promesse governative di proteggere le confessioni che decidessero di non celebrare matrimoni per coppie dello stesso sesso, tali promesse sarebbero senza nessun significato: infatti una coppia potrebbe appellarsi alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Quindi James non solo prevede che una coppia omosessuale potrebbe rivolgersi alla Corte europea dei diritti dell’uomo ma sembra prevedere anche quale sarebbe la sentenza dello stesso tribunale. Quindi – sempre secondo quanto scritto nel report – sarebbe preferibile che le chiese smettessero di celebrare anche i matrimoni eterosessuali.

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