“Tempi duri” per quei cristiani che vorrebbero far prevalere il loro sentimento religioso sopra ogni altro diritto.
Nel Regno Unito la battista Celestina Mba era stata licenziata a causa del suo rifiuto di lavorare la domenica. La donna, opponendosi al licenziamento, aveva portato il suo datore di lavoro, un’organizzazione che offre assistenza 24 ore su 24 a bambini disabili, in tribunale ma questo aveva respinto le sue richieste. Celestina Mba non si è arresa ed è ricorsa alla Corte d’Appello sostenendo che, in base alla sua religione, non avrebbe dovuto lavorare di domenica in modo da poter rispettare il quarto comandamento della Bibbia che prevede di dedicare la domenica al riposo.
Pur di non lavorare la domenica Celestina Mba ha detto al tribunale che sarebbe stata disponibile ad essere attiva nei turni di notte ed il sabato o avrebbe accettato uno stipendio inferiore. Ha inoltre sostenuto che il suo datore di lavoro non avrebbe trattato persone di altre religioni così come tratta i cristiani e che la sua fede cristiana non era stata rispettata.
Per questo motivo ha chiesto ai giudici della Corte d’Appello di ribaltare la precedente decisione del tribunale ma i giudici d’appello non hanno accolto il suo ricorso. Continua a leggere
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Niente lavoro domenicale: siamo cristiani.
Un datore di lavoro ha il dovere di «venire incontro ragionevolmente» ai convincimenti di un impiegato cristiano: questo è il pensiero di Celestina Mba, 58 anni, educatrice per bambini che ha portato – come riporta il Telegraph – il suo caso davanti la Corte d’Appello dopo che il suo datore di lavoro, un’organizzazione che offre assistenza 24 ore su 24 a bambini disabili, non le ha assicurato che non sarebbe mai stata di turno la domenica. La donna, battista e madre di tre figli, ha detto al Times di aver ricevuto critiche a causa della sua richiesta ma che non sta cercando di imporre le su convinzioni nei confronti di altre persone. Qualora la richiesta venisse accettata i cristiani potrebbero rifiutarsi – con immaginabili conseguenze – di lavorare la domenica a causa della loro fede religiosa. Sempre per casi riguardanti la religione nei luoghi di lavoro la Corte europea dei diritti dell’uomo aveva sentenziato, respingendo le istanze di alcuni cristiani britannici, che la libertà religiosa può essere limitata in presenza di interessi maggiori.
Quella libertà religiosa minacciata che poi tanto minacciata non lo è.
Scrive addirittura di «rivoluzione antireligiosa» Ernesto Galli della Loggia in un editoriale (“Una libertà minacciata”) sul Corriere della Sera, una «grande rivoluzione che sta silenziosamente giungendo al suo epilogo in Europa» e che «si presenta come una rivoluzione essenzialmente anticristiana». Per lo storico «non solo le Chiese cristiane sono state progressivamente espulse quasi dappertutto da ogni ambito pubblico appena rilevante, non solo all’insieme della loro fede non viene più assegnato nella maggior parte del continente alcun ruolo realmente significativo nel determinare gli orientamenti delle politiche pubbliche – non solo cioè si è affermata prepotentemente la tendenza a ridurre il cristianesimo e la religione in genere a puro fatto privato – ma contro il cristianesimo stesso, a differenza di tutte le altre religioni, appare oggi lecito rivolgere le offese più aspre, le più sanguinose contumelie». Volendo restare ancorati al contesto italiano risulta difficile credere che le Chiese siano state espulse «da ogni ambito pubblico appena rilevante»: in Italia non c’è legge su cui la Chiesa cattolica non esprima il suo punto di vista ed in tutto l’arco parlamentare sono presenti deputati, senatori o ministri strettamente collegati alla Chiesa appartenenti a volte a congregazioni religiose come Comunione e liberazione o Opus Dei. Neanche la Francia è immune dall’influenza della Chiesa che recentemente si è opposta al disegno di legge – successivamente approvato – sul matrimonio per le coppie dello stesso sesso o il Regno Unito in cui vescovi ed arcivescovi della Chiesa anglicana siedono di diritto nella Camera dei Lord con il diritto di esprimere il loro punto di vista nella discussione delle leggi. Continua a leggere
Un Paese di santi ma non di poeti e navigatori: la Slovacchia avrà la sua croce (ma solo sulle monete da due euro).
Alla fine gli slovacchi (ma alla fine tutti gli Europei) avranno la loro croce: sulle monete da due euro per commemorare il 1.150/o anniversario della cristianizzazione della terra slovacca ci sarà l’effige dei santi Cirillo e Metodio con l’aureola e la croce.
Proprio per la presenza dei due santi c’era stato un lungo braccio di ferro con la Commissione europea che, a seguito alle proteste di alcuni Stati membri, aveva chiesto di rimuovere i simboli religiosi: per questo motivo la moneta sarà messa in circolazione a luglio con due mesi di ritardo rispetto al previsto.
La contrapposizione avvenuta tra l’Europa e la Banca nazionale slovacca per la presenza dei due santi sulla moneta commemorativa è solo l’ultima di una serie di discussioni sul ruolo della religione all’interno dell’Unione Europea.
Come riporta il New York Times, Stanislav Zvolensky, l’arcivescovo cattolico di Bratislava, era terrorizzato quando, tre anni fa, era stato invitato a Bruxelles per discutere di misure contro l’Unione europea e si stupiva addirittura che gli era stato permesso di indossare il suo crocifisso.
La pace si è interrotta l’anno scorso quando la Commissione europea aveva chiesto alla Slovacchia di rimuovere l’effige dei due santi dalle monete commemorative da due euro: c’è da aggiungere che sarebbe stato difficile la rimozione dei due santi perché la rievocazione riguardava proprio l’arrivo dei monaci bizantini Cirillo e Metodio in Slovacchia 1.150 anni fa per cristianizzare la regione. Continua a leggere
Oidce: libertà religiosa e di espressione ma solo per i cattolici.
Nuovo rapporto di Oidce (Observatory on Intolerance and Discrimination against Christians in Europe), la Ong con sede in Austria, sulle presunte discriminazioni che subirebbero i cristiani in Europa.
Per Oidce il diritto alla libertà religiosa non è solo un diritto individuale, ma si applica anche, come un diritto collettivo, alle comunità religiose che comprende tra l’altro il diritto di regolarsi secondo proprie norme.
Il primo capitolo della Ong è dedicato ai limiti imposti da alcuni Stati all’obiezione di coscienza.
Secondo Oidce la «libertà di coscienza permette ad un credente di vivere secondo le esigenze della sua fede, che dà senso alla sua vita. Limitare o negare un individuo il diritto alla libertà di coscienza, priva questo diritto di significato e viola l’autonomia personale come requisito principale della dignità umana».
L’obiezione di coscienza – secondo Oidce – non dovrebbe essere applicata solo su questioni riguardanti le pratiche abortive e la somministrazione della pillola del giorno dopo ma anche per quanto riguarda i matrimoni omosessuali. Infatti la Ong denuncia – tra le altre – che «in diversi Paesi i proprietari di immobili per cerimonie nuziali non sono autorizzati a rifiutare la loro proprietà per coppie omosessuali» perché «la licenza pubblica di svolgere atti di diritto civile in un edificio privato è spesso legata ad accettare le regole del governo, senza possibilità di obiezione di coscienza». Oidce – ad esempio – denuncia il caso belga dove gli ufficiali dello stato civile «non hanno il diritto di fare riferimento alla loro coscienza per rifiutare la registrazione di un matrimonio gay come un atto civile» mentre «i proprietari di luoghi in cui si svolgono cerimonie nozze non possono rifiutare di ospitare matrimoni gay». Continua a leggere
Monsignor Mamberti: “Difendere la libertà di religione in ogni circostanza”. Prepariamoci all’anarchia.
All’indomani della sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo sui casi di quattro cittadini britannici che hanno fatto ricorso contro lo Stato accusato di non aver difeso in modo adeguato la loro libertà religiosa e il diritto a non subire discriminazioni sul posto di lavoro arriva la reazione del Vaticano per bocca di monsignor mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti della Santa Sede con gli Stati, intervistato alla Radio Vaticana da Olivier Bonnel.
Secondo l’esponente della Santa Sede «è reale il rischio che il relativismo morale che si impone come nuova norma sociale venga a minare le fondamenta della libertà individuale di coscienza e di religione» e quindi la Chiesa «desidera difendere le libertà individuali di coscienza e di religione in ogni circostanza, anche di fronte alla “dittatura del relativismo”».
Inoltre per l’alto prelato «quando si tratta di questioni moralmente controverse, come l’aborto o l’omosessualità, deve essere rispettata la libertà di coscienza» e perciò «vietare l’obiezione di coscienza individuale e istituzionale, in nome della libertà e del pluralismo, aprirebbe al contrario – paradossalmente – le porte all’intolleranza e ad un livellamento forzato».
Mamberti sottolinea inoltre che appartiene al ruolo della Chiesa «ricordare che ogni uomo, qualsiasi sia il suo credo, è dotato dalla sua coscienza della facoltà naturale di distinguere il bene dal male e quindi di agire di conseguenza». Continua a leggere
Corte europea dei diritti dell’uomo: “La libertà religiosa può essere limitata in presenza di interessi maggiori”
Il diritto ad esprimere il proprio credo religioso deve essere tutelato ma può essere limitato in presenza di diritti o interessi di maggiore interesse: questo in sintesi il succo della sentenza della Cedu (Corte Europea dei Diritti dell’Uomo) che è stata chiamata a decidere sui casi di quattro cittadini britannici – “cristiani discriminati sul lavoro” secondo Avvenire – che hanno fatto ricorso contro lo Stato accusato di non aver difeso in modo adeguato la loro libertà religiosa e il diritto a non subire discriminazioni sul posto di lavoro.
Questi i casi. Nadia Eweida, 55 anni, era una hostess di terra della British Airways addetta al controllo dei bagagli. Sulla sua divisa indossava una collana con un crocifisso contravvenendo alle policy della compagnia aerea. Nel 2006 i suoi superiori le chiesero di indossarla all’interno della divisa perché averla all’esterno non era conforme alle norme di sicurezza che deve rispettare un’ispettrice dei bagagli ma la hostess si rifiutò. La compagnia aerea allora le offrì la possibilità di essere impiegata in un’altra mansione dove non avrebbe dovuto indossare l’uniforme e quindi avrebbe potuto tranquillamente indossare la collana ma la hostess rifiutò anche questa proposta. La British Airways perciò la licenziò e Nadia Eweida citò la compagnia aerea in tribunale ma perse il ricorso sia in prima istanza che in appello (cfr. sentenza d’appello).
Presidenziali Usa: la Chiesa contro la riforma sanitaria di Obama
Le presidenziali per il 2012 stanno occupando ovviamente molto spazio sui media americani ed internazionali soprattutto da quando gli sfidanti hanno iniziato a confrontarsi in accesi (e regolatissimi) dibattiti tv.
Il dibattito tra Obama e Romney sembra essersi risolto a favore dello sfidante repubblicano mentre nell’incontro tra l’attuale vicepresidente Biden ed il repubblicano Ryan la fazione democratica sembra essersi presa una sua rivincita.
Tanti i temi della sfida tv tra i due candidati alla vicepresidenza: economia, aborto, terrorismo internazionale, riforma sanitaria.
Proprio sulla riforma sanitaria si è acceso lo scontro tra i due. Biden ha difeso la riforma sanitaria promettendo – in riferimento ai programmi Medicare – che sanità e previdenza non saranno privatizzate ed accusando la riforma sanitaria dei suoi avversari grazie alla quale – ha detto Biden – gli americani pagheranno di più.
Ryan ha accusato l’Obamacare di «minare la libertà religiosa in questo paese, invadendo la libertà delle charity, delle chiese e degli ospedali cattolici». A questo proposito la risposta di Biden è stata netta: «Vediamo di mettere le cose in chiaro: nessun istituto religioso – cattolico o di altro tipo, inclusi i servizi sociali cattolici – deve fornire e pagare la contraccezione ad altri, nessuno è costretto a essere il veicolo della contraccezione attraverso la polizza assicurativa che fornisce. Questo è un fatto. Questo è un fatto».
La Conferenza episcopale degli Stati Uniti avrebbe replicato in maniera ufficiale – secondo quanto riporta Tempi – affermando che: «L’Obamacare obbliga i datori di lavoro a includere contraccezione, sterilizzazione e medicine che possono causare l’aborto nelle polizze di sicurezza che devono obbligatoriamente pagare ai loro dipendenti».
Coalition for Marriage e le “disastrose conseguenze” del matrimonio omosessuale nel Regno Unito
Il giornale conservatore britannico The Daily Telegraph dà notizia della pubblicazione di un report sulle conseguenze legali dell’introduzione del matrimonio omosessuale nel Regno Unito secondo il progetto di David Cameron: in Italia la notizia è stata ripresa da Tempi.it.
Il report è stato preparato da Aidan O’Neill ed è stato commissionato dalla Coalition for Marriage: un’associazione che si oppone ad ogni ridefinizione della “famiglia tradizionale”.
Leggendo il report sembrerebbe che le conseguenze siano “disastrose”: le scuole potrebbero licenziare chi si oppone ad usare libri scolastici che promuovano il matrimonio omosessuale, i genitori non potrebbero ritirare i propri figli dalle scuole qualora ci fossero lezioni sul matrimonio gay, sacerdoti e vicari potrebbero essere denunciati qualora si rifiutassero di celebrare un matrimonio di una coppia dello stesso sesso.
Riguardo quest’ultimo punto, Sharon James – rappresentante della Coalition for Marriage – è del parere che nonostante le promesse governative di proteggere le confessioni che decidessero di non celebrare matrimoni per coppie dello stesso sesso, tali promesse sarebbero senza nessun significato: infatti una coppia potrebbe appellarsi alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Quindi James non solo prevede che una coppia omosessuale potrebbe rivolgersi alla Corte europea dei diritti dell’uomo ma sembra prevedere anche quale sarebbe la sentenza dello stesso tribunale. Quindi – sempre secondo quanto scritto nel report – sarebbe preferibile che le chiese smettessero di celebrare anche i matrimoni eterosessuali.