Intro
Ci sono parole che ti rimangono impresse ma subito le archivi in qualche sgabuzzino del cervello fino a che ti capita per sbaglio di sentire un discorso in una seduta del parlamento e BAM improvvisamente ti ritornano in mente. Idiocracy.
Come tutti sanno, ma forse non gliene importa troppo, il 26 di luglio è passata in parlamento la prima discussione sulla proposta di legge per la legalizzazione della cannabis. Se ne sono sentite delle belle ma l’intervento della nostra Paola Binetti per lunghezza e scientificità li ha superati tutti.
La teodem, particolarmente illuminata quella mattina, inizia attribuendo le cause del crescente uso della Droga tra i giovani alla disinformazione ideologica, cioè manipolata dai seguaci del partito della canna libera di chiara ispirazione ateo-marxista-NoTAV, diffusa ad arte sull’argomento. Per riempire il vuoto di informazione ci spiega lei stessa i veri effetti della Droga, una sostanza unica e indifferenziata che discende dall’albero del male, frutto del peccato originale, coltivato nei giardini dell’IS dei circoli arcobaleno in difesa delle unioni gay.
Il virgolettato che segue (a parte il tra parentesi) non è satira ma le parole testuali dell’intervento di Santa Paola Binetti da Palazzo Chigi:
“le droghe (tutte) sono potenzialmente dannose e la quantità assunta ne determina l’effetto che si ottiene (uguale per tutte). Una piccola quantità com’è noto agisce da stimolante una quantità maggiore agisce come sedativo, rallenta, una quantità ancora maggiore intossica e può uccidere (come testimoniano i numerosi casi di morte da overdose di marijuana soprattutto se iniettata per via endovenosa).”
Insomma poca Droga tira un po’ su, un po’ più di Droga fa venire sonnolenza e dolori di stomaco e troppa Droga intossica anche fino alla morte. Praticamente secondo la Binetti bisognerebbe proibire la nutella.
Le droghe fanno male, prosegue l’esperta, ma ahimè “a volte sono necessarie, come la cannabis per uso terapeutico”. Epperò è proprio allora che la Droga, offesa, non viene da noi. Così, per vendetta. E noi siamo costretti a imbottirci di Fans spesso fino alla morte, però naturale.
Al decimo minuto del monologo (che in totale ne dura 31) la Nostra si imbarca in una disamina altamente scientifica sul percorso obbligato e inevitabile che porta dalla birretta alla pera, intesa non come frutto e, forte di una serie attendibile di testimonianze anonime, in circa 2 minuti e 20 distrugge almeno dieci anni di ricerca scientifica sulla differenza tra droghe leggere e pesanti.
“Poco dopo aver iniziato a bere ho iniziato ad assumere marijuana, bevevo con un mio amico e insieme fumavamo marijuana. Qualche volta inspiravamo cocaina dalle bustine. Sniffare cocaina era diventata una routine. … Quando avevo bisogno di qualcosa di più forte sono passata all’eroina”
Lo dicevo io che all’origine dei mali della nostra società c’è la Moretti. E per coerenza via anche il rosolio dalla ciambella.
Comunque dopo avere parlato della Droga questa sconosciuta, finalmente la Binetti rinviene dal suo delirio mistico e si ricorda improvvisamente del testo della proposta di legge di cui si sta/dovrebbe discutere: la cannabis, nota pianta perversa della famiglia malvagia della Droga. Scusandomi per la divagazione inopportuna visto l’argomento, vorrei riassumere brevemente di seguito il famoso testo di una legge che mi pare davvero troppo sensata per poter essere approvata in tempi umani nel nostro paese. Quindi cari proibizionisti, tranquilli e telefonate subito al vostro pusher di fiducia per rassicurare anche lui:
Testo di Legge
- Il possesso
I maggiorenni possono detenere per uso ricreativo – 5 grammi innalzabili a 15 grammi in privato domicilio. Rimane comunque illecito e punibile il piccolo spaccio di cannabis, anche per quantità inferiori ai 5 grammi. È inoltre consentita la detenzione di cannabis per uso terapeutico entro i limiti contenuti nella prescrizione medica, anche al di sopra dei limiti previsti per l’uso ricreativo.
- L’autocoltivazione
É possibile coltivare piante di cannabis, fino a un massimo di 5 di sesso femminile, in forma sia individuale, che associata. È altresì consentita la detenzione del prodotto ottenuto dalle piante coltivate.
- I cannabis social club
Per la coltivazione in forma associata, è necessario costituire una associazione senza fini di lucro, sul modello dei cannabis social club spagnoli, cui possono associarsi solo persone maggiorenni e residenti in Italia, in numero non superiore a cinquanta.
- La vendita
È istituito il regime di monopolio per la coltivazione delle piante di cannabis, la preparazione dei prodotti da essa derivati e la loro vendita al dettaglio. Per queste attività sono autorizzati dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli anche soggetti privati. Sono escluse esplicitamente dal regime di monopolio la coltivazione in forma personale e associata della cannabis, la coltivazione per la produzione di farmaci, nonché la coltivazione della canapa esclusivamente per la produzione di fibre o per altri usi industriali.
- Libertà di cura
Sono previste norme per semplificare la modalità di individuazione delle aree per la coltivazione di cannabis destinata a preparazioni medicinali e delle aziende farmaceutiche autorizzate a produrle, in modo da soddisfare il fabbisogno nazionale.
- Solo in casa
Sarà possibile fumare solo in spazi privati, sia al chiuso, che all’aperto. Praticamente quasi come per le sigarette ormai.
- Il codice della strada rimane sempre quello
Guidare in stato di alterazione dovuta all’uso di cannabis avrà le stesse conseguenze già previste per l’alcol, eccetera eccetera.
- La prevenzione
Destinare il 5% dei proventi derivanti per lo Stato dalla legalizzazione del mercato della cannabis al finanziamento dei progetti del Fondo nazionale di intervento per la lotta alla droga.
Ma torniamo alla scienza con la nostra Binetti che è pure psichiatra e quindi lo sa:
“quando fumata la marijuana rilascia quel caratteristico odore dolciastro che è quello che si percepisce in certi ambienti”. Quali saranno questi “certi ambienti”? Gli scantinati della Spectra? I bagni di Palazzo Chigi? Bah…
“La sostanza chimica contenuta nella cannabis che provoca questa distorsione (della realtà) è nota come THC …. La quantità di THC che si trova in una certa partita di marijuana può variare notevolmente, ma nel complesso la percentuale di THC è aumentata negli ultimi anni, proprio perché è aumentata una dipendenza pressoché “sociale” da questo tipo di droga”.
La concorrenza spietata tra consumatori di maria, ognuno dei quali vuole uno sballo più bello di quello degli altri (i drogati sono molto competitivi) ha fatto aumentare a dismisura il principio attivo della cannabis. Cioè, siccome vi drogate tutti, vi drogate più pesante. Dal punto di vista logico consequenziale non fa una grinza.
“Oggi si tratta di una droga molto più potente che in passato perché le tecniche di coltivazione dei semi hanno prodotto una droga più forte.”
E qui la Binetti ha ragione da vendere: 30 anni di illegalità non hanno affatto migliorato la situazione ma casomai solo peggiorata. Rendere una pianta illegale non solo non ne ha affatto impedito la diffusione ma ne ha addirittura favorito la libera e incontrollata manipolazione. Proprio come dice la Binetti, perché lei ci capisce. Il THC è aumentato non perché i consumatori si sono moltiplicati (effetto collaterale casomai del proibizionismo), ma perché non può esservi nessun controllo ufficiale e legale su una sostanza che nel mondo della legalità non dovrebbe nemmeno esistere. Questo è criminale e pericoloso per i nostri figli. Ma la Binetti è vergine, si sa.
La teodem di ferro continua altri 16 minuti ma io come al solito sono stanca. Mi fermo qui con una sola domanda: ma perché siete tanto contrari a rendere legale una pianta? Anch’io odio le petunie e anche il rincospermo non mi sembra un gran che, ma mica sono a favore del carcere duro per la mia vicina di casa. E poi se la canapa deve essere illegale per il suo potenziale di morte come sostiene la Binetti, che dire dell’oleandro le cui foglie sono velenosissime? E della cicuta? Della belladonna, dell’albero dei rosari (inteso in senso sia letterale che figurato) eccetera eccetera?
Che l’intervento della Binetti sia stato una collezione di mimmate d’accordo, ma sul definire questa pdl una buona legge ho i mei dubbi. Preciso il mio pensiero: non sono contrario alla liberalizzazione ma alcuni passaggi mi paiono un po’ contraddittori.
Tutto è perfettibile naturalmente ma mi sembra che l’impianto della legge dia un buon colpo all’ipocrisia e agli interessi che girano intorno a questa pianta, non certo più pericolosa della pianta della vodka
Però mi interessa molto sapere che cosa della legge non ti trova d’accordo
Partiamo dalla questione della coltivazione: si possono detenere fino a 5 piantine. E fin qui mi va bene. Peró quando separo il “prodotto” dalle piantine ho in mano piú dei 15 grammi che la legge mi consente di detenere.Quindi, legge alla mano, uno che si trova in questa situazione è uno spacciatore penalmente perseguibile uguale a prima. Dove sta la liberalizzazione?
Poi il consumo: perché diamine Tizio (adulto, cosciente e responsabile), anziché comprare ció che vuole in tabaccheria od al limite in farmacia, deve iscriversi ad un “club” (che vuol dire registrarsi come “consumatore”) a differenza del fumatore e del bevitore che un tale obbligo non lo hanno, se non per mantenere lo stigma sociale?
“Dove sta la liberalizzazione?”; infatti si tratterebbe di “legalizzazione”, ovvero, di regolamentare per legge, il delicato problema della produzione e consumo delle cosiddette droghe leggere: i radicali ed io sono uno di quelli, si incavolano molto quando si confondono i due termini, perché, in effetti, la droga, anche quelle pesanti, sono di fatto, già di libero accesso ad ogni angolo di strada e monopolio esclusivo delle varie organizzazioni criminali. La legge che stanno discutendo in parlamento nasce già mutilata dai centomila emendamenti partoriti da quelle parti politiche che ritengono che proibire a tutti i costi qualunque cosa, farà di un popolo, inevitabilmente, un popolo di santi, oltre che di navigatori e poeti; tutti sembrano ignorare che da millenni, c’è più gusto a trasgredire, soprattutto quando illustri nullità come Giovanardi e Gasparri, dicono che non si può fare. Di questa cosa, potenzialmente portatrice di buoni effetti, insomma, non se ne farà niente e continueremo a chiederci, contando i morti che il mercato della droga illegale ed il relativo indotto avranno prodotto, quando sarà che questo Paese, finalmente, diventerà un Paese civile, capace di governare i fenomeni negativi, limitandone i danni, invece di nascondere la spazzatura sotto il tappeto dimenticandosi della sua presenza, salvo avvertine ogni tanto la puzza, chiedendosi da dove diavolo provenga.
Chiedo venia per l’errata scelta dei termini, caro Caffe, ma ribadisco le mie perplessitá sul provvedimento in questione: i benefici che portebbe sono limitatissimi e le sue contraddizioni intrinseche rischiano seriamente, se approvato, di farlo rimanere lettera morta.
Il diritto penale é (o almeno dovrebbe essere) un orologio svizzero, dove tutti gli ingranaggi si incastrano con precisione. Questa proposta di legge sembra invece il frutto dell’opera di due orologiai che, come materia prima, hanno usato i pezzi di un tritacarne ed un tostapane.
Mi sembra tu abbia perfettamente ragione.
Potremmo proporre qualche emendamento se non fosse che ne hanno già presentati 1300
Magari momentaneamente bisognerà accontentarsi 😉
Compagno Z, ho semplicemente rimarcato che tu hai citato per almeno due volte, il termine di “liberalizzazione”, riguardo la discussione in atto in Parlamento, a proposito dell’introduzione di una normativa per la produzione e l’uso di alcune sostanze stupefacenti, cosiddette leggere, invece di usare il termine più consono di “legalizzazione”; questo non è un lapsus, questo, essendosi ripetuto due volte, denuncia un equivoco, tipico delle destre più becere, nel quale tu stesso sei caduto: nessuno vuole “liberalizzare” niente, ma qualcun’altro, io compreso, vuole solo disciplinare questa materia così delicata, per ridurre i danni e mettere fine alla speculazione criminale, che questo mercato implica. Che il disegno di legge, partito con buone intenzioni sia già morto nella culla, ad opera dei soliti noti, sono stato io stesso a dirlo: io non ho mai fatto uso di queste sostanze e potrei dire: ecchisenefrega! Ma ci sono almeno cinque milioni di italiani che, stando alle le norme attualmente in vigore, rischiano la galera per procurarsi queste sostanze, magari coltivandole sul balcone di casa, proprio per sfuggire al monopolio criminale del commercio delle stesse, che il proibizionismo senza se e senza ma, alimenta alla grande. Tacendo del fatto, scientificamente accertato, dell’effettiva efficacia terapeutica di queste sostanze, per il trattamento di disparate patologie, va detto anche che il mero uso ludico di queste sostanze, non ha mai ucciso direttamente nessuno, se non per le conseguenze di quel po’ di euforia connessa al suo uso, come, ad esempio, gli incidenti stradali spesso provocati, va detto, per la concomitanza di diversi altri fattori e sostanze assunte; l’alcol, per lo stesso motivo, uccide molto di più, senza contare i morti che ogni anno provoca, per le sole patologie ad esso connesse; ma nessuno si sogna di proibire il commercio e l’uso di alcol, anche perché, giustamente, il suo abuso, costituisce appunto, per legge, un aggravane, nel caso di incidenti; per le droghe “leggere”, nemmeno questo elementare principio di precauzione è applicabile, l’intero argomento è così tabù che molti cittadini assordati da certi pifferai e accecati dalla loro stessa ignoranza e pregiudizio, vedono la legalizzazione delle droghe leggere come l’anticamera, anzi, come una porta spalancata, alla definitiva “liberalizzazione” di ogni forma di vizio e perversione umanamente concepibile: fu così per il divorzio, fu così per l’aborto, ma troppi cittadini e politicanti italiani, con la storia, hanno sempre fatto a botte e dimenticato sistematicamente le sue lezioni. L’amato Toto’ usava dire: “Poi dice che uno si butta a sinistra!” Purtroppo, su questo tipo di battaglie, la sinistra italiana, non è che abbia dato spesso una mano, altrimenti una legge decente, su questo ed altri argomenti “sensibili”, sarebbero passate da un pezzo e mo’, se non bastasse, non c’è nemmeno più Pannella, a rompere i coglioni…….
Caffe,
prima di tutto, chiedo nuovamente scusa per:
A) aver usato il termine sbagliato;
B) l’essere sembrato sarcastico nella mia risposta precedente, ti assicuro che non era mia intenzione.
Io credo che si sia verificato un equivoco tra noi: io non sono contrario alla legalizzazione della cannabis, sono contrario al presentare questa proposta di legge come il miglior compromesso possibile. Tu giustamente concentri l’attenzione su quei cittadini che, con l’attuale impianto legislativo, rischiano il carcere per pochi grammi di fumo, quello che io voglio farti capire è che questa nuova legge (che viene presentata come la panacea di tutti i mali), anche se verrà approvata, presenta delle contraddizioni tecniche che, all’atto pratico, non eliminano del tutto il rischio di guai con la legge, lo alleviano solo un pochettino: come ho già detto ad Alessandra, la coltivazione delle piantine in proprio ti permette di ottenere più dei 15 grammi che si potrebbe detenere legalmente. Se l’eccedenza non la posso scambiare o vendere ad un monopolio che faccio? Se non si coltiva piantine in formato bonsai, si puó essere considerati spacciatori uguale a prima, e se la possibilità di creare un mercato regolamentato viene castrata sul nascere come si fa ad incidere sulle attività malavitose?
Poi c’é la questione della registrazione: perché il consumatore di cannabis si deve “registrare” come tale ed invece il fumatore ed il bevitore no? Non ti pare un modo subdolo per far sopravvivere un certo stigma sociale, figlio di quella mentalità retrograda che hai tutte le ragioni del mondo per criticare?
In sintesi quel che sto dicendo é: su questo tema, se ci devono essere dei passi in avanti nella normativa, che siano dei cambiamenti veri, non questi passi di gambero che non cambiano assolutamente nulla.
Più che condivisibili le tue osservazioni Compagno Z soprattutto riguardo l’obbligo di registrarsi nei social club (anche se bisogna dire che l’idea del tesseramento nei circoli privati di vario orientamento, ad esempio politico, non è nuova per la nostra legislazione). Tuttavia devo concordare con Caffè con il fatto che questa legge sia sempre meglio della situazione attuale in cui molte persone si trovano la vita segnata per sempre da condanne penali e addirittura detenzioni per un paio di spinelli. E poi evidentemente se questa legge fosse solo fumo negli occhi probabilmente l’avrebbero già approvata mentre invece ne vedo l’applicazione molto molto lontana nel futuro
Mi corre obbligo precisare quanto segue: caro Compagno Z, tu sfondi una porta aperta con me: l’Onorevole Della Vedova, promotore di questo disegno di legge, per il quale si presume, non avrà mai un riconoscimento tangibile, cioè, della serie: ma chi cacchio glielo fa fare? Bene, tanto per dire, costui è stato presidente dei Radicali italiani ed è tutt’ora tesserato; senatore dal 2013 come eletto in Lombardia nella lista Scelta Civica Con Monti per l’Italia ed attualmente sottosegretario di Stato del Ministero degli Esteri nel governo Renzi. Ovviamente, conosco bene il personaggio e sono pronto a scommetterci uno stipendio, che il disegno di legge originale, del quale è il primo firmatario, non prevedeva di certo le strettoie che tu giustamente denunci, io mi sono limitato a ribadire che, grazie all’azione attiva dei soliti noti, una legge decente, su questo ed altri problemi “impopolari”, noi italiani non l’avremo mai, seppure la sedicente parte “progressista” del parlamento, abbia i numeri per spuntarla ma purtroppo, non le persone; la Binetti, se non erro, era dei “nostri”, fino alla scorsa legislatura ed attualmente, tra le file “progressiste”, c’è molta più gente intenta a curare i propri interessi e quelli delle loro clientele, cedendo, ove sia opportuno, ai ricatti delle parti avverse, che a pensare di adoperarsi per il progresso civile di questo Paese. Io sono più pessimista di te, caro Compagno, sono più vecchio, stanco e disilluso: finora, lo giuro, non l’ho mai fatto e oltretutto, non fumo tabacco ormai da dieci anni, ma quasi quasi, me viè voglia de famme na’ canna!