La questione dei Re Magi: Avvenire fa lo gnorri…

Zoroastro. Che c'entra? Leggete e scoprite... ;)

Zoroastro. Chi era costui?

Premessa: Non mi è mai capitato di commentare-confutare Avvenire. Il quotidiano della Cei. Men che meno i suoi articoli apologetici. Quindi per me questa sarà una sorta di prova. Perché oggi? Non c’è un motivo, se non lo straparlare del pontefice (e baciapile) della figura dei Magi. Avverto: potrebbe esserci qualche imprecisione, di sicuro ce ne sarà almeno una, e di questo eventualmente me ne scuso subito. Della mia parzialità non ne parliamo nemmeno: non pretendo di essere oggettivo (perlomeno in assoluto) e quindi qualsiasi accusa di questo genere non scrivo che sarebbe o non sarebbe vera: banalmente sarebbe irrilevante. Le fonti sono già quelle che ho citato altrove: l’Avesta ecc. ecc.

Ma cominciamo subito senza perderci in altri preamboli.

Riporto stralci di questo articolo apologetico qui

​Solo un Vangelo ne parla, quello di Matteo: «Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: “Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo”… Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra».

Già qui il nipotino di Padre Bresciani non riesce a nascondere il dettaglio imbarazzante:

Solo un Vangelo ne parla, quello di Matteo

Alla faccia delle concordanze!
Ma continuiamo:

Mbè – direte voi – che c’è di strano? È la storia dei re magi! Già: questo è ciò che è scritto; ma provate invece a osservare quello che non c’è… Non si parla di cammelli, per esempio, e nemmeno di re; non si dice che li guidava una cometa, ma soltanto una stella senza coda; e dei nomi di Gaspare, Melchiorre e Baldassarre non c’è traccia, per non parlare del fatto che uno dei tre fosse di pelle nera. Anzi, a dir la verità, leggendo per benino il Vangelo non troverete mai che i misteriosi personaggi venuti da Oriente erano tre

Per Eracle, che ingenuità! Se è per questo non appare nemmeno l’albero di natale (Il frassino Yggdrasill?)… non c’è nemmeno alcun riferimento a San Nicola/Santa Claus/Odino… e l’unico regalo di cui si parla è palesemente un tributo!

Perché, verrebbe da chiedersi, mantenere il tono e le immagini in questo stupido infantilismo – commercializzato-bile -? Certo, puntare sull’ignoranza dei lettori è un buon modo per dirimere le questioni più complicate, pur a costo di semplificarle… ma qui pare proprio prenderli per marmocchi particolarmente deficienti! (O vecchi in preda a demenza senile)

E allora? Tutte favole, tutte invenzioni?

Sentiamo un po’ la risposta:

Di sicuro tra la storia narrata in parole stringate da Matteo e quella che noi conosciamo (e anzi viene riprodotta in molti luoghi d’Italia con fastosi cortei e persone addobbate con vesti preziose) ci sono varie differenze; però, se osserviamo bene, si tratta di particolari che la tradizione ha aggiunto proprio perché non riusciva a spiegarsi il racconto tanto misterioso secondo il quale personalità ricche e potenti giungono da molto lontano per adorare (addirittura!) un neonato sconosciuto e poverissimo

Cioè in pratica sì: un’invenzione. Come minimo.

Una cosa è certa: il «mago» dell’Epifania non è il prestigiatore che compie straordinari giochi di abilità con le carte o fa uscire colombe dal cilindro, tanto meno una specie di Merlino che con la bacchetta fatata trasforma gli uomini in ranocchi (e viceversa)… I magi del Vangelo non sono un’illusione o un cartone animato.

E io ribadisco: i lettori non sono, si spera, dei sedicenni stupidi persino per dei sedicenni stupidi.

Nell’antichità greca si definivano «magi» alcuni saggi della Persia, molto esperti in astronomia (infatti hanno saputo «seguire» il movimento di una stella fino a Gerusalemme); questi sapienti però non erano soltanto scienziati ma anche un po’ sacerdoti: soltanto loro sapevano interpretare certi «segni» che vedevano nel cielo come profezie oppure annunci di sciagure e per questo erano molto ascoltati dal popolo, che chiedeva loro di prevedere il futuro. Può darsi dunque che alcuni di tali studiosi, avendo scoperto qualcosa di insolito tra le costellazioni e dopo aver consultato i libri sacri che ne parlavano in collegamento con la nascita di qualche sovrano o condottiero, siano partiti «da oriente» per essere i primi a incontrarlo e a rendergli omaggio: magari per farselo amico, in vista della sua futura importanza

E qui casca l’asino… nel senso che se già prima capitombolava ora ruzzola da una rampa delle scale… dell’Empire State Building:

Nell’antichità greca si definivano «magi» alcuni saggi della Persia, molto esperti in astronomia […] un po’ sacerdoti

Questo ovviamente se si riferisce al termine volgarizzato di Magus/μάγος, che definiva genericamente una specie di santoni (in genere babilonesi, ma potevano anche essere greci dediti a culti misterici), in genere però erano abitanti delle città greche ellenizzate non certo provenienti dall’Asia continentale (leggere l’Asino d’Oro di Apuleio per avere un’idea più precisa)…

No: l’unico dato corretto è che i Magi erano persiani. Con tutto ciò che ne deriva. Ma (ri-)sentiamo cosa asseriva Plutarco:

anche i Persiani hanno creato molti miti sui loro dèi: e io ne voglio raccontare alcuni. Horomazes, nato dalla luce più pura, e Arimanios, nato dalla tenebra, sono rivali. Horomazes creò sei diversi dèi: il primo della bontà, il secondo della verità, il terzo del giusto ordine; gli altri tre sono artefici della sapienza, l’altro della ricchezza, l’ultimo dei piaceri che nascono dalle nobili attività. Anche Arimanios creò sei demoni, diretti antagonisti degli dèi di Horomazes. Quest’ultimo si fece tre volte più grande, e si allontanò dal sole tanto quanto il sole dista dalla terra, costellò il cielo di stelle, e ne pose una a guardia e custode di tutte le stelle: Sirio. Creò altri ventiquattro dèi, e li depose in un uovo. Ma i demoni creati da Arimanios, ventiquattro anch’essi, riuscirono a bucare l’uovo, e da allora il bene e il male furono mescolati. Ma verrà il tempo – è fissato dal destino – che Arimanios, l’apportatore di peste e fame, sarà necessariamente annientato dai mali stessi da lui creati, e scomparirà. La terra sarà pianeggiante e uniforme, ed esisterà una sola vita, una sola cittadinanza e una sola lingua per tutti gli uomini, finalmente beati. Teopompo afferma del resto, seguento le dottrine dei magi, che per tremila anni il potere dei due dèi si alternerà, mentre nei tremila successivi si faranno la guerra e uno distruggerà il potere dell’altro: alla fine Ades dovrà soccombere, e gli uomini troveranno la felicità, non avranno più bisogno di mangiare e non proietteranno più ombra. Il dio che avrà fatto tutto questo potrà finalmente riposarsi per un certo periodo di tempo, non molto lungo per un dio, ma corrispondente, diciamo, al nostro sonno. Questi sono i caratteri della mitologia dei magi.

De Iside et Osiride 370b-c

Piuttosto eloquente, e certo si discosta parecchio dall’immagine infantile, stupida e insensata della “tradizione”. Certo saggi non sono. E certo se si dovesse prenderli ad “exempla fidei” come pretenderebbe il papa si dovrebbe come minimo dar retta anche ai vaticini pagani e all’astrologia.

Ma andiamo più nel dettaglio: come avrò scritto almeno un milione di volte, i magi (prs.: maguš) erano i sacerdoti mazdei dei persiani, a quanto ci dice Erodoto appannaggio a un certo punto dei Medi. Essi credevano, come ogni mazdeo, in un culto che pendeva tra dualismo e monoteismo. Sacerdoti di Ahura Mazda, erano preposti all’adorazione del fuoco (Atharvan), delle benedizioni e della protezione della Casa Reale, in quanto, salvo poi che con i Greci/Yavana e gli Arabi, investita dallo Xwarenoh/Farrah, la gloria regale di Ormazd. Essi credevano inoltre, e qui l’imbarazzo dell’articolista ha espunto come non mai accennando solo a generiche profezie, che la mescolanza tra luce-bene/oscurità-male finirà con la battaglia finale trai uno (o due) Saoshyant “Salvatori” e le forze di Ahriman, dio delle tenebre. Il tutto dopo che il drago tricefalo Azi Dahaka, imprigionato sul monte Damavand da tempi immemori da un altro “messia”, si sarà liberato. Infine giungerà la resurrezione dei morti e il giudizio finale per mano del fuoco. Come scrive l’Avesta e la letteratura mediopersiana, oltre che tutti i riflessi di tale concezione riscontrabili nei testi manichei. (Si può dire che Plutarco abbia semplificato la faccenda riducendola alle sole questioni cosmologiche-cosmogoniche).

Ma tutto ciò l’ammetterà mai il nostro articolista? Ovvio che no, a costo di far vedere misteri dove misteri non ci sono. In breve facendo quel che a Roma si dice fare lo gnorri:

Quello che il Vangelo descrive si può dunque spiegare in questo modo; anche se avremmo voluto che Matteo ci spiegasse qualcosa di più.

1 pensiero su “La questione dei Re Magi: Avvenire fa lo gnorri…

  1. alessandra

    Innanzitutto voglio ringraziarti per il lavoro certosino che hai fatto sulla tradizione (tradizione appunto e non storia) dei re magi. Stessa cosa cosa si potrebbe fare per il Natale stesso, una festa che si celebrava proprio il 25 dicembre molto prima della nascita di Cristo e data adottata per comodità dall’imperatore Costantino per la celebrazione cristiana.
    Insomma FSM, qui la papera davvero non galleggia come direbbe qualcuno… http://pontilex.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_yahoo.gif

    Rispondi

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