Monsignor Mamberti: “Difendere la libertà di religione in ogni circostanza”. Prepariamoci all’anarchia.

Dominique MombertiAll’indomani della sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo sui casi di quattro cittadini britannici che hanno fatto ricorso contro lo Stato accusato di non aver difeso in modo adeguato la loro libertà religiosa e il diritto a non subire discriminazioni sul posto di lavoro arriva la reazione del Vaticano per bocca di monsignor mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti della Santa Sede con gli Stati, intervistato alla Radio Vaticana da Olivier Bonnel.
Secondo l’esponente della Santa Sede «è reale il rischio che il relativismo morale che si impone come nuova norma sociale venga a minare le fondamenta della libertà individuale di coscienza e di religione» e quindi la Chiesa «desidera difendere le libertà individuali di coscienza e di religione in ogni circostanza, anche di fronte alla “dittatura del relativismo”».
Inoltre per l’alto prelato «quando si tratta di questioni moralmente controverse, come l’aborto o l’omosessualità, deve essere rispettata la libertà di coscienza» e perciò «vietare l’obiezione di coscienza individuale e istituzionale, in nome della libertà e del pluralismo, aprirebbe al contrario – paradossalmente – le porte all’intolleranza e ad un livellamento forzato».
Mamberti sottolinea inoltre che appartiene al ruolo della Chiesa «ricordare che ogni uomo, qualsiasi sia il suo credo, è dotato dalla sua coscienza della facoltà naturale di distinguere il bene dal male e quindi di agire di conseguenza».
Il pensiero di monsignor Mamberti offre interessanti spunti di riflessione. Se ad esempio dovessimo «difendere le libertà individuali di coscienza e di religione in ogni circostanza» i risvolti sarebbero paradossali.
Sarebbe lecito difendere la libertà di religione di una donna musulmana che volesse usare il velo integrale sul luogo di lavoro oppure che rifiutasse di scoprire il volto per normalissimi controlli di sicurezza?
Sarebbe una violazione dei diritti umani chiedere ad una persona che professa il sikhismo di tagliarsi i capelli o la barba qualora volesse svolgere determinate professioni per cui esistono dei regolamenti interni anche sulla lunghezza di capelli e barba come nell’esercito e nella polizia?
Sarebbe da rispettare la libertà religiosa di un padre di un genitore testimone di Geova che si dovesse opporre ad una trasfusione di sangue per il figlio? E cosa succederebbe se lo stesso testimone di Geova fosse un medico che decidesse di non prescrivere una trasfusione di sangue per un proprio paziente?
Secondo Mamberti «quando si tratta di questioni moralmente controverse, come l’aborto o l’omosessualità, deve essere rispettata la libertà di coscienza». Il dubbio è perché, se bisogna rispettare la libertà di coscienza, questa dovrebbe essere limitata solamente a situazioni come l’aborto o l’omosessualità su cui i cattolici sono particolarmente sensibili. Se il principio è che bisogna «difendere le libertà individuali di coscienza e di religione in ogni circostanza» allora dovremmo difendere anche le istanze (anche le più stravaganti ed inconciliabili con una società civile) di ogni persona a prescindere dal credo che professa: quindi dovremmo accettare poliziotte col burqa, soldati sikh con la barba lunga ed operai col turbante invece del caschetto di sicurezza d’ordinanza.
Inoltre siamo sicuri che «vietare l’obiezione di coscienza individuale e istituzionale, in nome della libertà e del pluralismo, aprirebbe (…) le porte all’intolleranza»? In nome dell’obiezione di coscienza un albergatore ateo potrebbe rifiutarsi di ospitare un prete nella propria struttura mentre un sindaco omosessuale potrebbe rifiutarsi di sposare una coppia di cattolici praticanti.
Allo stesso modo, sempre in nome della libertà di religione, proprio i cattolici dovrebbero essere pronti ad accettare la poligamia islamica ed ovviamente bisognerebbe acconsentire che satanisti – in nome della loro religione – possano compiere stupri, sacrifici di animali e vilipendio di cadaveri.
Infatti come Mamberti afferma «ogni uomo, qualsiasi sia il suo credo, è dotato dalla sua coscienza della facoltà naturale di distinguere il bene dal male e quindi di agire di conseguenza». Peccato che molti uomini, in base ai propri principi religiosi, considerino un “bene” la poligamia, l’infibulazione, matrimoni combinati con spose bambine e sacrifici vari.
Se fossimo pronti, come sostiene Mamberti, a «difendere le libertà individuali di coscienza e di religione in ogni circostanza» dovremmo accettare anche i vari risvolti negativi. La valida alternativa è riconoscere alle leggi dello Stato e soprattutto ai principi della Costituzione i limiti in cui si può esercitare il proprio credo religioso. Non a caso i padri costituenti (di cui 207 su 556 erano della Democrazia cristiana) nell’articolo 19 della nostra Costituzione hanno scritto che «Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume» ammettendo quindi dei limiti all’esercizio della fede religiosa.
Inoltre proprio sulla libertà religiosa la Chiesa cattolica ha di recente dimostrato di essere incoerente criticando l’atteggiamento di mormoni e ortodossi che, in base ai propri principi religiosi, hanno deciso di non ricevere la previdenza sociale dallo Stato italiano per i loro ministri di culto.
Allora se dovessimo preparci a «difendere le libertà individuali di coscienza e di religione in ogni circostanza» dovremmo in sostanza prepararci all’anarchia perché la libertà di coscienza – se assoluta – non può di certo essere appannaggio solo dei cristiani ma dovrebbe essere esercitata da ogni credente di qualsiasi culto ma anche da chi non si identifica in nessuna religione.
Insomma prepariamoci a buttare la Costituzione, il Codice civile e quello penale in nome di una anarchia improntata sulla libertà di religione. Ma poi siamo sicuri che in una società europea che, come afferma monsignor Mamberti, è caratterizzata «dall’aumento della diversità religiosa e dal relativo inasprimento del laicismo» ciò convenga agli stessi cattolici?

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11 pensieri su “Monsignor Mamberti: “Difendere la libertà di religione in ogni circostanza”. Prepariamoci all’anarchia.

  1. Giorgio Carlo

    Io sono satanista o almeno i cristiani chiamano così quelli che la pensano come me.

    Non ho mai commesso uno stupro e non sono certamente i satanisti ad abusare sessualmente delle condannate vergini prima di giustiziarle. Sono vegetariano e non sono i satanisti a tagliare la gola agli agnelli in un certo giorno dell’anno. È mio preciso scrupolo non mancare mai di rispetto ad alcuno e i satanisti non vilipendono né i vivi né i morti. Ad offendere, a volte, ci riescono benissimo i monoteisti.

    Che ci siano cialtroni e mascalzoni tra i satanisti è cosa tanto verosimile da potersi affermare essere certamente vera. Ne esistono, se non altro in forza di ragioni statistiche, anche tra cristiani, islamici, ebrei, buddisti, confuciani, ecc. e anche fra gli atei. Mi sento tuttavia di respingere l’equazione satanista = delinquente.

    Un satanista è semplicemente una persona cui non piace la divinità cristiana, ciò che dice e rappresenta. I cristiani possono essere simpatici o antipatici, brave persone o cattivi soggetti, dipende dagli individui. A molti atei non piacciono i cristiani ma apprezzano la figura storica di Gesù. Per i satanisti è il contrario. Alcuni satanisti non sono atei. Risolvono il problema a monte: se anche esistesse non mi piacerebbe. Tutto questo per chiarire.

    Complimenti per il sito e buon lavoro.

    Giorgio Carlo

    Rispondi
    1. Cagliostro Autore articolo

      Gentile Giorgio,
      non amo le generalizzazioni e non intendevo affermare (cosa che non ho fatto) che tutti i satanisti compiano sacrifici: non posso generalizzare per il semplice motivo che non conosco il fenomeno del satanismo.
      Non generalizzando non voglio e non posso neanche affermare che tutti i cristiani, i musulmani, i buddisti, gli atei, etc. assumano dei comportamenti integralisti: non sono affatto di questa opinione.
      Ciò che invece mi preme affermare è che – a prescindere dal credo o dal non credo di ciascuno di noi – le leggi ed i principi della società in cui viviamo devono essere osservati e rispettati altrimenti ciascuno è libero di dare libero sfogo ai propri istinti in base al proprio credo o meglio alla visione che si ha della proprio credo.
      Quindi ti ringrazio per il chiarimento che hai apportato, ti chiedo scusa se ti sei sentito offeso ma allo stesso modo si dovrebbero offendere i professanti delle altre religioni che ho citato: non potevo prescindere di riportare degli esempi, se vuoi “estremi” in un simile articolo senza comunque avere nessuna intenzione di offendere o generalizzare.
      Grazie per il commento e per i complimenti e spero di leggere di nuovo i tuoi commenti.

      Rispondi
      1. Paolo

        Forse è meglio se spiego un po’ la situazione, anche perchè per un certo periodo di tempo mi sono sentito vicino al satanismo: questo si può dividere grosso modo in due parti.
        La prima è quella del satanismo filosofico di derivazione crowleyana, quasi sempre ateo o agnostico, come ad esempio Thelema oppure la Chiesa di Satana di LaVey; eccezionalmente prevedono l’esistenza di entità soprannaturali come il Tempio di Seth o l’esistenza della magia ma si tratta di cose ormai rare e circoscritte. Si tratta appunto più di una filosofia che non di una religione, i cui riferimenti a Satana & co sono perlopiù di natura culturale-filosofica, o al massimo funzionali unicamente a scandalizzare terzi.
        L’altra parte è quella invece del satanismo diciamo più “tradizionale”, da messe nere e sacrifici umani, composto da gente che crede veramente all’esistenza di Satana e cose così. Generalmente non sono considerati granchè dai satanisti filosofici e personalmente ritengo che solo gente con seri problemi psichiatrici possa appartenerci sul serio: tizi come le Bestie di Satana non sono satanisti, sono malati di mente (termine non usato con intenti offensivi, ndr) e basta.

        Rispondi
  2. Priapus

    Il prode mons. Mamberti è piuttosto incoerente, come d’altronde tutto il pretume; prima sostiene che ogni uomo, qualunque sia il suo credo, sia dotato dalla sua coscienza della facoltà naturale di distinguere il bene dal male e comportarsi di conseguenza; poi, però vuol guidare questa coscienza, secondo fini da lui suggeriti,
    a metter da parte le leggi dello stato per sostenere l’assoluta prevalenza della “sua”
    religione su tutte le altre e sulla convivenza civile. Gregorio VII è sempre attuale.

    Rispondi
      1. Priapus

        Se per questo anche Bonifacio VIII, Celestino V ed Albino Luciani; solo che Gregorio e Bonifacio se l’erano cercata,
        Celestino ed Albino no, avevano solo intralciato la corsa
        all’oro ed al potere dei coprofagi consacrati.

        Rispondi
  3. Caffe

    Eravamo già etichettati dai pontifeSSI & soci come demoplutogiudeomassonicomosessualisti con simpatie ateo-comuniste; già vedo il geniale webmaster dirimpettaio gratificarci, trionfante, dell’epiteto di “satanisti” per aver dato ricettacolo, o meglio voce, ad uno dei suoi rappresentanti. Poco male, chi si propone con modi educati, civili e proprietà di linguaggio, per quanto mi riguarda, ha tutti i diritti di cittadinanza, anche se, personalmente, devo dirlo, io aborro le sue idee.

    Rispondi
    1. Cagliostro Autore articolo

      Se sono idee che si conciliano con i valori ed i principi della nostra Costituzione e della nostra società nel pieno rispetto delle leggi (come mi sembra sia) non le aborro, magari non le capisco o non le condivido ma non le aborro.

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  4. Diego

    quello di cui parla Mamberti non è anarchia, ma l’arrogarsi di diritto di far prevalere il proprio pensiero personale su tutti gli altri. Detto il clericalese ovviamente.

    Rispondi
  5. Giorgio Carlo

    Innanzitutto ringrazio per l’attenzione e la cortesia con le quali è stato risposto al mio post.-

    No, assolutamente non mi sono sentito offeso e mi scuso se, a causa della mia inadeguatezza nell’esprimermi, ho indotto questa convinzione. Desideravo solamente accennare un argomento, del quale molto si parla – e a mio modesto avviso straparla – spesso senza alcun approfondimento: il satanismo e i satanisti.-

    Questi ultimi sono solamente coloro che, ad un culto fondato sull’amore e sul perdono, preferiscono una filosofia di vita che al primo sostituisce il rispetto e il voler bene (nel senso di volere il bene) e rimpiazza il secondo con la memoria, la giustizia e la gratitudine per chi la merita. Non nutrono alcuna acredine verso la divinità cristiana (o islamica, ebraica, buddista). Semplicemente non è gradita, come non è gradito ciò che afferma. Ancor meno i satanisti nutrono disprezzo per i cristiani. Anzi, ai più intransigenti, estremisti e tradizionalisti riconoscono il coraggio e l’onestà intellettuale, che si esprime col sostenere idee impopolari, definite tali anche dal proprio gruppo di appartenenza. Gli insulti e le calunnie, infine, non interessano.-

    Per concerne la chiesa, i satanisti guardano con ammirazione a chi ha saputo tenere in piedi per duemila anni una società di uomini, che, quando si sono trovati protagonisti sul palcoscenico della storia, non hanno potuto fare a meno tanto di portare la corona del martire quanto di brandire la spada del dominatore. La chiesa è stata soggetto di diritto internazionale così come è stata fonte di diritto interno e come tale ha agito. La storia non giudica, prende atto.-

    Un’ultima annotazione. Alla fine del post di Paolo si accenna al cd. satanismo acido (così definito da FILORAMO, “Dizionario delle religioni”, Torino, 1993 – 1997). Non ho mai avuto – fortunatamente – occasione di incontrarlo. Il limitato spazio di un post non consente di approfondire tutte le distinzioni fra le varie correnti di satanismo, in gran parte di matrice cristiana, posto che i cristiani sanno del satanismo più dei satanisti. Mi sento comunque portato ad affermare che chi qualifica un omicidio come sacrificio umano e/o messa nera non è diverso da chi definisce esproprio proletario la rapina all’ufficio postale o parla di soluzione finale in merito al massacro di innocenti inermi. Nella sagra delle etichette se ne trova sempre una da appiccicare a qualsivoglia aberrazione.-

    Statemi bene tutti.-

    Giorgio Carlo

    Rispondi

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