In tempi di “spending review” (o revisione della scuola pubblica) ci si interroga su quali siano i settori in cui sia meglio destinare meno finanziamenti.
Il mondo della scuola paritaria è in subbuglio perché sembrerebbe (il condizionale è d’obbligo) che riceveranno meno finanziamenti rispetto agli anni precedenti.
I sostenitori della scuola paritaria (in testa l’Agesc – Associazione Genitori Scuole Cattoliche e Avvenire che tuona addirittura di “libertà a rischio”) affermano che la scuola privata farebbe risparmiare soldi allo Stato perché il costo per studente è inferiore rispetto alla scuola pubblica pur dimenticando (o facendo finta di dimenticare) che – come scritto in un altro articolo – le cause di ciò sono un maggior ricorso a dipendenti senza contratto (secondo dati Istat), scuole meno attrezzate di dotazioni tecnologiche (dati Ministero Istruzione) e studi Ocse confermano che la performance degli studenti privati è inferiore a quelli degli studenti pubblici mentre la Fondazione Agnelli – in uno studio studio sulla performance universitaria di oltre 145.000 studenti – afferma che «nonostante la presenza di alcune realtà di chiara eccellenza, la performance della maggior parte delle scuole non statali è deludente rispetto a quelle statali».Comunque – in tempi di “tagli” – è importante considerare (oltre ai dati già citati) chi siano la tipologia di studenti “penalizzati” da questi minori finanziamenti.
Un primo dato utile viene direttamente dal Ministero dell’Istruzione e della Ricerca nell’indagine “Scuola non statale: indagine conoscitiva – a.s. 2001/02, Roma 2003”.
Dai dati del Miur (sintetizzati nella tabella) è chiaro che nella scuola privata primaria ci sono più studenti più giovani rispetto alla scuola pubblica mentre questo trend si inverte nella scuola privata secondaria superiore dove sono sovra-rappresentati gli studenti più vecchi, ovviamente bocciati.
Giorgio Brunello (professore di Economia all’Università di Padova) e Daniele Checchi (professore di Economia del lavoro all’Università Statale di Milano) in un articolo su lavoce.info scrivono che «questo significa che la scuola privata accoglie in modo preponderante studenti bocciati dalla scuola pubblica, e cerca di tenerli all’interno del sistema scolastico: un’opportunità accessibile prevalentemente ai figli delle famiglie più abbienti».
I ricercatori inoltre scrivono «alla luce dei riferimenti sulla qualità, non sembra quindi che il ricorso alla scuola privata sia uno strumento essenziale per favorire la competizione nel sistema scolastico italiano».
Perciò i dati del Miur confermano che la scuola privata sia una scuola per persone bocciate nella scuola pubblica e quindi non è certamente quella scuola d’”eccellenza” come la si vuole presentare.
La scuola privata invece si conferma scuola “elitaria” dal punto di vista dei redditi delle persone che vi accedono.
Il già citato Daniele Checci e Tullio Jappelli (professore di Economia Politica presso l’Università di Napoli Federico II e Research Fellow del CEPR) – riproponendo dati della Banca d’Italia del 2002 (purtroppo non riproposti in futuro) – scrivono «dai dati dell’Indagine sui bilanci delle famiglie italiane condotta dalla Banca d’Italia, emerge che tra le famiglie a basso reddito (il 25 per cento più povero) la percentuale di iscritti alla scuola elementare non statale è del 2,8 per cento; in quelle ad alto reddito (il 25 per cento delle famiglie più ricche) è dell’11,8 per cento. Un divario analogo si registra per la scuola media (1,7 per cento contro 6,8 per cento) e per la superiore (1,2 per cento e 6,7 per cento)».
Questi dati non meravigliano se si considera che Padre Francesco Ciccimarra, presidente dell’Agidae (Associazione Gestori Istituti Dipendenti dall’Autorità Ecclesiastica) afferma che nelle scuole cattoliche la retta varia fra i 2.500 e i 3.500 euro l´anno mentre Luigi Sepiacci, presidente dell´Aninsei (Associazione nazionale istituti non statali di educazione e istruzione) afferma che oscilla dai 4.500 ai 6 mila euro annui.
In sintesi dai dati emerge che le scuole paritarie fanno un largo uso di contratti irregolari (dati Istat), hanno minori dotazioni tecnologiche (dati Miur), offrono una minore preparazione (dati Ocse e Fondazione Agnelli), accolgono principalmente studenti bocciati nelle scuole pubbliche (dati Miur) e dal reddito alto (dati Banca d’Italia).
Alla luce di tutto questo, le scuole paritarie restano ancora una “risorsa” da finanziare oppure devono essere considerate un problema da gestire?
Cagliostro
http://alessandrocagliostro.wordpress.com/
@Cagliostro1743
Dati del 2002 ???
Non vi siete accorti che il mondo è cambiato negli ultimi 3 / 4 anni ?
Quale azienda valuterebbe se fare investimenti su dati di 13 anni fa ??
Avete proprio del tempo da perdere !!!!!!!!!!!!
Credimi non è cambiato molto, te lo posso dire in quanto ho colleghi che attualmente lavorano in istituti paritari, premetto che si tratta di scuole superiori . In questo articolo non si fa distinzione tra paritarie laiche, veri e propri diplomifici e paritarie religiose. Sicuramente queste ultime non sono diplomifici, ma sfruttano il personale anche con attività non previste dal contratto AGIDAE o con orari di lavoro che vanno oltre le ore previste dal contratto paventando subdolamente al personale docente la perdita del lavoro se non si riescono ad avere iscrizioni o se si perdono iscritti . Inoltre sovente il genitore ha sempre ragione .
E tu invece non ti sei accorto che quest’articolo è di 3 anni fa ? Evidentemente hai proprio del tempo da perdere.
Comunque, no: a meno che non ci siano stati dei cambiamenti rilevanti, e non pare che ce ne siano, i dati rimangono abbastanza esemplificativi anche per la situazione odierna.
Non capisco il plurale, se hai delle obiezioni le rivolgi in modi (più urbani, se possibile), all’autore del post, il quale, se crede, ti risponderà; gli altri che, come me, qui si esercitano a parlare, spesso coi muri, fai il favore di lasciarli in pace; un consiglio non chiudere una frase con una sfilza di punti esclamativi, in mancanza di una più seria argomentazione e credendo così di dare forza al tuo discorso; fidati, ne basta uno solo e non è solo una questione grammaticale, questo vezzo denota anche qualche tratto della tua personalità e credimi, non è un gran bel vedere. L’isteria, nelle conversazioni, se non sei Salvini, non sempre paga.
questo articolo è stato scritto senza nessun criterio giornalistico di indagine. voi siete quelli che fate fuoco alla spazzatura convinti di fare pulizia e invece siete quelli che producete diossina. siete il problema di questo paese e del perché funziona male. siate solo dei tifosi da stadio.
Con tutto il rispetto dei tifosi da stadio, Andrea, se cerchi l’obiettività asettica, sterilizzata, rivolgiti al National Geographic: ma su certi argomenti, se non si prende posizione, qualsiasi essa sia, si rischia di finire nel dantesco girone degli ignavi; ovviamente fatta salva l’onestà intellettuale di chi propone un argomento, la passione civile consiste proprio nel confrontarsi su determinati temi da parti, pure contrapposte. Ciò e serio, ciò è onesto: tu ci consideri un problema solo perché il cervello noi non lo usiamo solo per riempire con qualcosa la nostra cavità cranica, mentre tu eviti accuratamente di contrapporre argomenti di senso compiuto alla discussione e ti limiti a stroncare un’articolo che ti da fastidio, senza indicare o esporre, uno straccio di contro tesi e finisci con insultare TUTTI i frequentatori di questo blog, solo per il fatto di frequentarlo; coloro che ammorbano di metaforica diossina l’atmosfera di questo Paese, non sono certo gli umili scribacchini che noi siamo; guarda onestamente in te stesso ed i tuoi punti di riferimento politici, religiosi o entrambi: probabilmente, se sei onesto, troverai lì, l’untore a cui dai la caccia.
Da notare sopratutto come questo post sia stato scritto ben 3 anni fa, ma i cattotalebani se ne accorgono soltanto adesso e non hanno nemmeno il cervello necessario per controllare quando sia stato scritto.
Ho colto l’occasione di questa “fiammata” di visite per correggere una macroscopica incongruenza: negli anni il sito del Conte Cagliostro ha mutato indirizzo. Ho aggiornato tutti gli articoli di Pontilex di conseguenza 😉