Pontimostri a caccia di miti.

Gli amici Pontifessi hanno varato una nuova “rubrica” non ufficiale. Una rubrica in cui vanno a caccia di “segni” misteriosi e magici che dovrebbero convincere gli infedeli alla conversione. Ci hanno provato prima con il bastone magico che fluttua e si sposta nel suo alloggio. I risultati lasciano molto a desiderare, come abbiamo visto. Tornano alla carica quest’oggi con un nuovo fenomeno presuntamente misterioso. Quest’oggi ci raccontano la magia che circonda una scala a chiocciola collocata nella Loretto Chapel a Santa Fe, in New Mexico. Come spesso capita il limite che separa la scienza dalla magia è la conoscenza. Quando io non conosco un fenomeno, lo considero magico ed inspiegabile. Ecco dunque che gli antichi trogloditi che abitavano le caverne consideravano fenomeni magici i fulmini ed il fuoco. Oggi i progressi della scienza ci consentono di addomesticare il fuoco e di comprendere i fulmini. Estremizzando la sintesi, si può affermare che siamo portati a considerare magico ogni fenomeno per cui non abbiamo una spiegazione razionale, scientifica. Ancora di più: la magia è il modo con cui ci difendiamo dalla nostra ignoranza. Piuttosto che ammettere candidamente: “non comprendo questo fenomeno, quindi sono ignorante, devo ampliare le mie conoscenze”, l’ignorante alza la barriera della magia e si mette il cuore in pace, ficcando la testa sotto la sabbia nel disperato tentativo di non sminuire la propria onnipotenza.

La storia della scaletta nella cappella di Loretto ricade perfettamente all’interno del meccanismo di difesa descritto qui sopra.

Cosa ci propongono dunque gli amici Pontifessi quest’oggi? Grazie alla “segnalazione” dell’anonima Lorena, Carletto impasta e massaggia un vecchio articolo che arriva da quel gruppo di fedeli alla deriva, in aperto contrasto con il nome della loro rivista: Il timone. L’articolo racconta qualche storiella circa la costruzione della scala, mescolando informazioni veritiere con palesi assurdità. Ad esempio si afferma con certezza che la data di costruzione della scaletta è il 1872, poi si sostiene con fermezza che l’autore dell’opera d’arte sarebbe proprio San Giuseppe (cioè lo sposo di Maria oltre che il padre putativo di Gesù). Eravamo consapevoli della palese difficoltà che caratterizza il pessimo rapporto tra alcuni cattolici e la matematica, ma in questo caso si supera ogni limite: si afferma, nei commenti Pontifessi, che Giuseppe lavorò fino a 100 anni. Ma se la scaletta è stata costruita nel 1872, come può essere opera di San Giuseppe? Ringraziamo il “lettore” che ha commentato il prodigioso articolo Pontifesso per questa perla di saggezza.

La parte principale dell’articolo è quella in cui si dimostra l’origine miracolosa del fenomeno. Leggiamo insieme.

Torniamo alla scala, denominata dunque, non senza motivo “scala santa”.

Essa è composta da trentatre gradini (gli anni di Gesù) che girano su due spirali di 360° esatti. Il fatto inconcepibile è che il tutto è senza alcun sostegno centrale. Non avendo alcun pilastro centrale per sostenerla, significa che tutto il peso deve gravare necessariamente sul primo gradino, un controsenso, assolutamente impensabile secondo le più elementari leggi della fisica e della statica. Le stesse suore temevano non poco a salire, consce del prodigio che le vedeva coinvolte.

La versione romanzata dell’ignorante estensore dell’articolo (ricordiamo che Carletto ha solo sintetizzato il materiale scritto da Matteo Salvatti e segnalato da Lorena) risulta sicuramente affascinante. Peccato che il Salvatti sia esperto di arte e storia delle religioni, non di ingegneria. Potrebbe farsi aiutare da sua moglie, che in pochi minuti gli spiegherebbe le preprogative di quella bizzarra figura gemoetrica chiamata “elica” (oppure helix nella lingua della sempre Perfida Albione). Matteo si spinge fino agli estremi della sua conoscenza, dissertando con il suo linguaggio “raffinato e colto” (almeno secondo i suoi amici privi di timoniere) di un peso che dovrebbe gravare sull’ultimo gradino. Peccato che la molla sia fissata in almeno due diversi punti: i due piani che sono collegati dalla scala. Come se tutto questo non bastasse, viene il dubbio che l’autore dell’articolo non abbia mai visto la scala dal vero. Perchè se così fosse egli saprebbe che un lungo tratto della parte inferiore ha un sostegno che aiuta l’elica centrale a scaricare a terra il peso, trasformando l’elica stessa nella famosa colonna centrale, presuntamente mancante. Potete vedere la parte inferiore della scala nella seguente immagine.

La realtà è ben diversa. La costruzione è tutt’altro che stabile. Infatti le suore avevano paura (“temevano non poco”) quella scala. Il “salvatore di gatti” poi attribuisce questo timore alla natura presuntamente prodigiosa della scala. Secondo noi era più semplicemente il loro spirito di conservazione. Si consideri inoltre che all’inizio la scala era priva di corrimano. Potete ben immaginare il terrore che pervadeva le molto reverende suore…

Come ogni molla, anche questa scala si deforma quando viene sottoposta ad un peso. Tant’è che anche nell’immagine qui sopra vedete che è chiaramente precluso l’accesso alla stessa: molte persone si sono lamentate del fatto che la struttura, sotto il peso dei visitatori, si deformava e si muoveva, creando grande panico.

Leggendo altri articoli sulla scala, ci ha colpito anche l’enfasi con cui si ribadisce che la stessa è costruita senza colla e chiodi. Enfasi comprensibile: chi ignora i fondamenti della falegnameria non può certo conoscere l’esistenza dei giunti a coda di rondine.

Una sola piccola nota conclusiva. Il buon Matteo conclude la sua dissertazione con queste parole.

La scala santa attualmente attira oltre duecentocinquantamila visitatori l’anno, è meta di numerosi pellegrinaggi da ogni parte del mondo ed è da centotrentasette anni al centro del più singolare prodigio religioso architettonico mai esistito.

Che dire? Il prodigio non esiste. Esiste invece un dettaglio che sfugge all’estensore dell’articolo: la chapel non è più un edificio religioso, è diventata un museo privato e si paga il biglietto per entrare. A noi sembra ovvio e scontato che l’attuale proprietario contribuisca a tenere vivi i falsi miti che circondano questa scala. Per che ragione Matteo  , Lorena e gli amici Pontifessi scelgono di aiutarlo? Sono forse pagati dal proprietario della Loretto chapel?

Potete approfondire la storia ed il falso mito di questa stairway attraverso i seguenti link.

http://en.wikipedia.org/wiki/Helix

http://it.wikipedia.org/wiki/Elica_(geometria)

http://en.wikipedia.org/wiki/Loretto_Chapel

http://www.snopes.com/horrors/ghosts/loretto.asp

http://www.csicop.org/si/show/helix_to_heaven/

http://www.lorettochapel.com/weddings.html

Potete conoscere meglio Matteo qui:

http://www.facebook.com/matteosalvatti/info

http://www.iltimone.org/index.php?option=com_content&view=article&id=314:salvatti&catid=37:autore&Itemid=18

Di seguito il link all’articolo Pontifesso.

http://www.pontifex.roma.it.nyud.net/index.php/editoriale/esteri/11564-la-scala-santa-di-san-giuseppe-costruita-al-di-fuori-di-ogni-regola-foto-e-video

11 pensieri su “Pontimostri a caccia di miti.

  1. FSMosconi

    Leggendo altri articoli sulla scala, ci ha colpito anche l’enfasi con cui si ribadisce che la stessa è costruita senza colla e chiodi. Enfasi comprensibile: chi ignora i fondamenti della falegnameria non può certo conoscere l’esistenza dei giunti a coda di rondine.

    Che molto più terra-terra è come dire che eSSi non sono mai stati… non dico nel Templio di Nara o il santuario di Kyoto, ma anche solo in qualsiasi rifugio alpino neanche troppo vecchio.

    Rispondi
    1. admin Autore articolo

      Non volevo essere pignolo… Siffatti giunti vengono usati anche per creare solide costruzioni in pietra. Senza usare chiodi o colla. 😉

      Rispondi
  2. Mariella Giovazzoli

    Probabilmente Salvatti e i suoi lettori credono (non sto scherzando) che San Giuseppe sia “apparso” appositamente per costruire la scala. E non vedo cosa ci sarebbe di strano per loro, dato che credono agli angeli che annunciano parti senza rapporti sessuali

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  3. Mariella Giovazzoli

    Stavo facendo delle ricerche proprio su Matteo Salvatti, che ho conosciuto come professore a un corso di Comunicazione. Un tipo di quelli che ridono sempre, in tipico stile ciellino, ma, quando parlava di Comunicazione, pareva anche una persona non banale e preparata (a parte le orripilanti cravatte). Il guaio è quando si trasforma in Salvattis Salvator, dove mostra di essere tra i più pericolosi idioti che si conoscano, comunque avete detto, la cosa angosciante (o patologica), è che mischia dati veri a illazioni, possibilità con definizioni certe, dicerie e dogmi. Vorrei solo riuscire a capire se è un personaggio costruito ad arte per opportunismo (e sapendo che è un furbacchione potrebbe anche essere) o se è proprio così bigotto

    Rispondi
    1. admin Autore articolo

      Devo forse correggere l’indirizzo email oltre che il nome?

      Concordo sul giudizio: a parte qualche aforisma decente, molti sono raccapriccianti…

      Rispondi
  4. Gianfranco Giampietro

    Articolo interessante… la prima cosa che ho potuto notare è come la scala dia una sensazione completamente diversa a seconda della foto che viene scelta per ritrarla.

    Sul sito pontifesso è stata scelta una foto che le conferisce un certo senso di stabilità e persino di maestosità. Quando poi ho visto la foto di questo articolo… la sensazione cambia tantissimo… si realizza il fatto che la scala non è nè maestosa nè stabile come la si vorrebbe immaginare.

    Aiuta anche molto sapere che la scala originariamente non aveva nemmeno il corrimano… l’opera quindi da “miracolosa” diventa più realisticamente la possibile opera di “emergenza” di qualche falegname di passaggio, sempre se davvero fu così.

    Per carità, io non c’ero quando fu realizzata la scala, quindi… chissà, forse fu costruita davvero da S.Giuseppe… ma una cosa è sicura: l’opera in sè non ha proprio nulla di “prodigioso” e la sua pericolante inclinazione su di un lato a mio avviso non la rende nemmeno esteticamente gradevole rispetto alla regolarità del resto dell’ambiente.

    L’unica cosa pregevole è proprio il corrimano, che a quanto pare non è merito di “S.Giuseppe”. Lol

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    1. admin Autore articolo

      GG pare che la mancanza del corrimano ed il fatto che il falegname non abbia incassato il suo premio siano due eventi strettamente legati. Stando alle ricostruzioni di Mary Jean Straw Cook l’uomo misterioso che ha costruito la scala senza corrimano sarebbe stato ucciso. Mi pare una buona ragione per interrompere la realizzazione della scala e per non farsi pagare… 😉

      Qualche parola sul corrimano…

      Safety appears to have been a concern at the outset, since there was originally no railing. At the time the staircase was completed, one thirteen-year-old sister who was among the first to ascend to the loft, told how she and her friends were so frightened — absent a railing — that they came down on hands and knees (Albach 1965).

      Direttamente da Wikipedia:

      The subject of rumor and legend for over a hundred years, the riddle of the carpenter’s identity was claimed to have been solved in the late 1990s by Mary Jean Straw Cook, author of Loretto: The Sisters and Their Santa Fe Chapel (2002: Museum of New Mexico Press). The author claims the builder’s name was Francois-Jean “Frenchy” Rochas, an expert woodworker who emigrated from France and arrived in Santa Fe around the time the staircase was built, and who may have known or at least met another French contractor who worked on the Chapel. However, at only 43 years of age, Rochas met with a violent death in December 1894. Unidentified attackers had shot him and left him to die alone in his small cottage and he was found dead in 1895. Cook found a January 5, 1895, death notice in The New Mexican which named Rochas as the builder of “the handsome staircase in the Loretto chapel”. Frenchman Quintus Monier told of Francois-Jean Rochas’s death at Dog Canyon, near today’s Alamogordo.

      Altre riflessioni sull’origine “miracolosa” della struttura…

      There is also another support — one that goes unmentioned, but which I observed when I visited the now-privately owned chapel in 1993. This is an iron brace or bracket that stabilizes the staircase by rigidly connecting the outer stringer to one of the columns that support the loft

      La pagina di csicops mostra anche la foto del supporto metallico che i nostri amici non secolarizzati dimenticano di menzionare nelle loro “ricerche” approfondite… 🙂

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    2. FSMosconi

      Immagino che abbiano scelto la foto per questioni… di marketing. Seriamente: la strategia è pari pari la stessa, per diamine.

      Rispondi

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