Lettera aperta a un omosessuale che vuole guarire dalla sua omosessualità

Pubblico questa lettera scritta da Gianni Geraci, gruppo cattolico il guado.

Carissimo,

ho saputo che la prossima settimana inizierai un ciclo di 19 incontri che, con un eufemismo usato dagli organizzatori «si propone di guarire le ferite e gli abusi che ti fanno vivere in maniera conflittuale la tua affettività», ma che in realtà ha come scopo quello di guarire la tua omosessualità. L’ho saputo dagli amici del circolo Arcigay Orlando di Brescia che, proprio in concomitanza con l’inizio di questo ciclo di incontri, hanno deciso di organizzare una manifestazione con uno slogan molto forte: «Non guarirete mai!».

Per una volta, caro Davide, non sono d’accordo con la loro manifestazione. Io, infatti, ti auguro di cuore di guarire e di approdare finalmente alla vita affettiva che desideri nel profondo del tuo cuore. Se dovesse capitarti mai di innamorarti di una donna a cui deciderai di essere fedele per il resto della tua vita e di costruire con lei una bella famiglia, sarei il primo ad essere felice. Debbo però essere onesto fino in fondo: nonostante le certezze che dispensa il sito del gruppo che organizza il seminario, ho molti dubbi sull’efficacia del percorso che ti proporranno. Mi sembra addirittura che chi lavora in questo progetto abbia dell’omosessualità un’idea stereotipata, fatta di discoteche, di flirt e di incontri erotici a raffica, di viaggi negli Stati Uniti, di completini Dolce e Gabbana: tutte cose che magari fanno parte della vita di alcuni omosessuali, ma che senz’altro sono estranee alla mia vita e alla vita di tante persone omosessuali che frequento e che conosco.

Tra l’altro gli psicologi, gli psichiatri e gli psicoterapeuti che sostengono l’inutilità (i più benevoli) o la pericolosità (i più preoccupati) di certi percorsi di guarigione dall’omosessualità sono la stragrande maggioranza, tra loro ci sono autorevoli esponenti del mondo cattolico che non possono certo essere accusati di indifferenza nei confronti del messaggio morale della Chiesa. Qualche giorno fa anche il quotidiano dei vescovi italiani ha riportato un lungo articolo di Vittorino Andreoli in cui si dice chiaramente che l’omosessualità non può certo essere considerata una malattia da guarire. I soliti due o tre nomi che vengono citati dai sostenitori delle terapie riparative sono personaggi assolutamente marginali da un punto di vista scientifico: nessuna rivista seria di psicologia ospiterebbe mai un loro articolo, perché quello che scrivono non è il prodotto di una ricerca rigorosa, ma é l’espressione delle loro personalissime opinioni. Il fatto é che, per un autore che dice una parola in favore delle terapie riparative dell’orientamento sessuale ce ne sono centinaia che le definiscono inutili o dannose.

Debbo poi dirti che, in quasi vent’anni di volontariato con gli omosessuali credenti, pur avendo conosciuto diverse persone che hanno tentato di guarire dal loro orientamento omosessuale, non ne ho conosciuta nessuna che è poi guarita. La maggior parte, delusa, ha abbandonato la pratica religiosa. Altri continuano a sostenere la parte dell’omosessuale guarito, ma quando si arriva al dunque dimostrano di non essere guariti affatto e hanno comportamenti ipocriti e pieni di ambiguità (una volta una di queste persone ci ha addirittura provato con me e ti garantisco di non essere affatto un bell’uomo). Alcuni, addirittura, hanno avuto dei gravi problemi psicologici e uno di loro che si chiamava Luca, si é addirittura suicidato.

Stai quindi molto attento. Se vedi che le cose che ti vengono proposte ti fanno star male abbandona il corso senza farti problemi. Tieni conto che il Signore vuole che tu diventi una persona equilibrata e serena e che sono questi i parametri che ti permetteranno di valutare la bontà delle esperienze che fai.

Siccome so che alla base della scelta che hai fatto c’è anche una motivazione legata alla tua esperienza di Fede, mi permetto di raccontarti la mia storia e di darti qualche consiglio per evitare che l’esperienza che stai iniziando (e che, lo ripeto, mi auguro di cuore possa avere successo), non abbia le conseguenze negative che, tanti anni fa, un’esperienza analoga ha avuto nella mia vita.

Devi sapere infatti, caro Davide, che nel 1984, consigliato da un sacerdote di Milano, io stesso sono andato da uno psicologo chiedendogli di farmi guarire dall’omosessualità. Lui mi ha detto che la cosa era possibile mi ha proposto una terapia che aveva come obiettivo quello di farmi diventare eterosessuale.

Per pagarlo ho abbandonato l’università, dove facevo il ricercatore (il mio sogno, infatti, era quello di insegnare qualche disciplina collegata alla Statistica) e ho iniziato a lavorare per una multinazionale di informatica. La terapia è andata avanti per più di un anno ed è terminata quando il dottor Toller (così si chiamava lo psicoterapeuta a cui mi ero rivolto) mi ha detto che io non guarivo dalla mia omosessualità perché, in realtà, non volevo guarire.

La psicoterapia non è comunque stata l’unica strada che ho tentato per guarire dalla mia omosessualità: quando ho incontrato un gruppo carismatico che praticava la preghiera di guarigione ho chiesto espressamente a un sacerdote di aiutarmi a guarire dalle mie pulsioni omosessuali. Ho digiunato a pane ed acqua due volte alla settimana per più di un anno (grasso com’ero la cosa non mi poteva che fare bene). Ho dormito per terra per vincere le tentazioni che mi venivano durante la notte (e qui ho qualche dubbio in più sulla effettiva bontà di questa pratica). Sono andato più volte a Medjugorie, ho partecipato ad numerose messe di guarigione fino a quando, durante una di queste messe, celebrata da padre Emiliano Tardif, ho davvero pensato di essere improvvisamente guarito (ricordo ancora che eravamo al palazzetto dello sport di Sesto San Giovanni e che eravamo davvero tantissimi).

Purtroppo non c’è voluto molto tempo per capire che, in realtà, le pulsioni omosessuali non erano affatto terminate: la delusione è stata grande e si è trasformata in una vera e propria ribellione nei confronti di Dio che guariva tante persone durante le preghiere a cui partecipavo e che non guariva uno come me che gli chiedeva soltanto di poter vivere finalmente alla luce delle raccomandazioni del Magistero della Chiesa.

Il risultato è stato paradossale: ho perso la Fede e ho deciso di abbandonare qualunque forma di pratica religiosa.

Non ti racconto quello che è successo nei mesi successivi. Ti dico solo che continuavo a tormentarmi con questa domanda: «Perché ho perso la Fede, visto che non ho fatto altro che seguire sempre e comunque le indicazioni che mi venivano dai miei confessori e dalle persone devote a cui avevo confidato la mia omosessualità? In cosa ho sbagliato? – mi chiedevo – E come posso fare per ritrovare quella fiducia nel Signore che ho ormai perso?».

Per fortuna i libri sono sempre stati degli amici importanti per me. Ed è stato in due libri che ho trovato la risposta alle domande che ho appena scritto: il primo si intitola Scommettere su Dio ed è stato scritto da John Mc Neill, un teologo americano che si è occupato molto di omosessualità; il secondo si intitola Il grande divorzio ed è stato scritto da Clive Staples Lewis, uno dei maggiori apologeti cristiani del XX secolo. Pur partendo da premesse molto diverse, questi due autori mi hanno fatto capire che quella che mi aveva guidato, nelle continue battaglie che avevo condotto contro la mia omosessualità, non era l’aspirazione sincera di fare sempre e comunque la volontà di Dio, ma una forma subdola di idolatria che metteva al posto di Dio il mio desiderio di essere una persona ‘a posto’, capace di condurre una vita esemplare, rispettosa delle indicazioni che mi venivano da coloro che io ritenevo autorevoli. In sostanza avevo sostituito l’idolo della mia ‘perfezione eterosessuale’ a Dio stesso e, quando questo idolo è crollato, ha travolto la fiducia che avevo in Lui. Da allora ho imparato a prendere dalla vita quello che mi da. Con un cammino che è stato lungo, ma che alla fine ha dato dei risultati molto belli, ho imparato a guardare alla mia omosessualità non più come a un ostacolo per la mia vita spirituale, ma come a un kayros, ovvero come a un’opportunità che mi veniva data per amare Dio in un modo diverso. Ho cercato nei meandri della storia della Chiesa e ho trovato alcune figure che potevano rappresentare un esempio di santità per me che ero omosessuale (tra tutte, credo che vada ricordata la figura di sant’Aelredo, che nei suoi scritti non esita a raccontare gli amori dissoluti della sua gioventù e non prova nessun imbarazzo nel narrare l’amore profondo che lo legava a un altro monaco di Rievaulx). Ho studiato teologia e ho capito che una Fede che non si può comunicare a tutti gli uomini non è una Fede realmente cattolica e che quindi, anche le persone omosessuali sono chiamate alla santità (se hai dei dubbi su questa idea di consiglio di leggere il Decreto sulla Giustificazione approvato dal Concilio di Trento il 13 gennaio del 1547). Ho infine scoperto che la mia omosessualità era qualche cosa di molto più vasto del mio desiderio di intimità con individui del mio stesso sesso: era una condizione che mi permetteva di vivere in maniera più tranquilla l’accoglienza e la solidarietà nei confronti delle persone che incontravo; era una palestra che mi permetteva di cogliere con maggiore intelligenza le sfumature che regolano i rapporti tra gli uomini; era l’occasione per condividere le difficoltà di tante conoscenti che fanno fatica a trovare una loro serenità affettiva(non solo omosessuali, ma anche eterosessuali); era un mezzo formidabile per vivere dei rapporti di amicizia disinteressati e solidi che mi hanno permesso finalmente di uscire dal cerchio di solitudine in cui mi ero chiuso; era infine la chiave che aveva permesso a Dio di rendermi attento a tutte le situazioni di emarginazione e di esclusione che, fino ad allora, mi erano state indifferenti.

Per farla breve posso dirti che al termine di questo cammino sono arrivato finalmente a recitare, nella mia preghiera del mattino e della sera, una frase che ripeto ancora oggi, tutti i giorni:: «Ti ringrazio, Signore, per il dono che mi ha fatto con la mia omosessualità».

Come vedi, caro Davide, l’omosessualità non è affatto incompatibile con il cristianesimo. Anzi, può addirittura diventare uno dei tanti sentieri che portano verso la santità. Si tratta di prenderla sul serio e di metterla in comunicazione con gli altri ambiti della nostra vita. Lo dice anche il Catechismo della Chiesa cattolica che, dopo aver osservato che «un numero non trascurabili di uomini e di donne presentano tendenze omosessuali profondamente radicate», ricorda che «tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita» (cfr. CCC 2358) e, per non restare sul vago, propone, nel punto 2359, un vero e proprio programma di vita: «Attraverso le virtù della padronanza di se, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un’amicizia disinteressata con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e debbono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana». Come vedi anche alle persone omosessuali che restano tali la Chiesa fa una proposta concreta che, essendo piuttosto impegnativa, non può prescindere da quella sana autostima che, in una persona omosessuale, presuppone un’accettazione piena del proprio orientamento sessuale. Gli omosessuali che si considerano dei poveri sfigati corrono il rischio di crogiolarsi in un’autocommiserazione distruttiva in cui ci si giustifica per tutto e, magari inneggiando a una continenza che in realtà non si cerca affatto, ci si lascia andare a una promiscuità che a parole si condanna senza appello.

Si tratta, in sostanza, di seguire fino in fondo quello che dice Gesù, che nei Vangeli, notalo bene, non parla mai di omosessualità, mentre parla molte volte, condannandola, dell’ipocrisia di chi finge di essere quel che non é. Una persona omosessuale che vuole realmente seguire le parole di Gesù non può dimenticarsi di questa condanna e deve quindi fare di tutto per abbandonare i tanti modi ipocriti in cui la società contemporanea (ma anche la Chiese, e molte altre istituzioni) la spingono a vivere il proprio orientamento sessuale.

Da questo punto di vista ti raccomando, nel caso in cui il programma che hai iniziato ti spingesse a sposare una donna, di non prenderla mai in giro e di non usarla in vista di una guarigione che potrebbe rivelarsi un fallimento: non sai quante sono le persone la cui vita è stata distrutta dalla disinvoltura con cui i loro compagni hanno pensato di risolvere il problema della loro omosessualità con un matrimonio riparatore. Se ti sposassi senza amare la persona che sposi, se la sposassi pensando che magari qualche scappatella potrai anche permettertela, se la sposassi tenendola all’oscuro di un aspetto così importante della tua vita come il tuo orientamento sessuale, non solo creeresti le condizioni per contrarre un matrimonio nullo dal punto di vista del diritto canonico, ma tradiresti Gesù che ti chiede di abbandonare qualunque forma di ipocrisia. E questo, te lo garantisco, sarebbe molto più grave.

Forse, come il solito, ti ho scritto troppe cose e alla fine andrà a finire che non le leggerai.

Una cosa però vorrei raccomandartela con tutto il cuore.

Indipendentemente da come andrà a finire il percorso che stai iniziando ricordati che Dio ti ama così come sei: con la tua attuale omosessualità e con la tua desiderata eterosessualità; nella relazione di coppia fondata su un amore davvero responsabile che potrai magari costruire con una persona del tuo stesso sesso, così come nel matrimonio che forse riuscirai a celebrare con la donna di cui ti innamorerai; nella solitudine di una vita che non è riuscita a riposarsi in una relazione di coppia stabile e duratura, così come nella scelta di una particolare consacrazione religiosa in cui rinunci alla relazione di coppia. Ricordalo sempre: l’amore di Dio viene prima della nostra capacità di comprenderlo e di scorgerlo nella nostra vita piena di contraddizioni. L’amore di Dio è sconfinato! L’amore di Dio non passa mai!

Non so se questa idea ti è mai passata per la testa. Ti chiedo solo di ricordarla se mai dovessi scontrarti, dopo il corso che stai intraprendendo, con l’esperienza del fallimento. Il fatto che tu non possa eventualmente diventare eterosessuale non ti esclude in nessun modo dalla vocazione alla santità, anzi, ti permette di viverla in un modo senz’altro più vicino alle tue vere aspirazioni.

E adesso vai pure, mio caro Davide. Sono comunque fiducioso perché so che il Signore ti aiuterà a trovare senz’altro la tua strada. Non avere paura della tua omosessualità e affronta la vita, consapevole del fatto che ti muovi sotto il sorriso di Dio. Sappi che ti ricorderò nelle mie preghiere e che spero, un giorno, di poterti incontrare in Paradiso, dove il Signore ci ha preparato un posto in cui vivere in pienezza la nostra affettività, al di là delle sofferenze e delle contraddizioni con cui la stiamo vivendo quaggiù.

Gianni Geraci (portavoce Gruppo del Guado)

fonte: http://nuke.gaycristiani.it

Questo articolo è stato pubblicato in Omofobia il da .

Informazioni su giux

ciao, non so che scrivere.... vivo a Ossona nel bel parco del ticino:) Mi piacciono gli sport sopratutto quelli che mi permettono di stare all'aria aperta, il mio preferito mtb nei boschi:-) Qui mi iscrivo xkè cè gente simpatica che sa farmi ridere delle schifezze di pontifex che sanno solo farmi arrabbiare!

25 pensieri su “Lettera aperta a un omosessuale che vuole guarire dalla sua omosessualità

  1. StevenY2J

    E’ una lettera molto bella. Questa persona mi sembra buona e sincera. Alla fine, sostiene quello che io ho sempre ipotizzato, ovvero che queste “terapie” non sono altro che un mucchio di luoghi comuni e pratiche ascetico-religiose che mi danno sempre più l’idea di un condizionamento mentale.
    Poi, come ho scritto anche su Pontifex, penso che, se uno vuole provare a “curarsi” debba essere libero di farlo. Purtroppo, non si può vietare a una persona di rivolgersi ad un “cartomante”, ad un “chiromante”, al mago o al “guaritore di omosessualità”. Si può cercare di farla ragionare ma impedirglielo con la forza no. Uno deve scottarsi da solo per capire.

    Mi é piaciuta la parte in cui ti fanno dormire per terra .
    Le uniche volte in cui ho dormito per terra sono state a casa di un amico a New York, dove mi ha ospitato per 15 giorni ma non aveva il divano e quando ho assistito da infermiere per una notte il mio compianto fratello peloso e con la coda.
    La mia schiena mi insultava, il giorno dopo. L’ultima ragione per cui dormirei per terra é “guarire” dall’omosessualità.

    Rispondi
  2. francesco t

    io personalmente non sono in alcun modo favorevole alla libertà di “curarsi” per l omosessuale.
    considerando che si tratta di terapia ufficialmente dannosa, ritengo che tale libertà sia come lasciare la libertà a qualcuno di fare l elettroshock.
    idem vale per i “medici” sciamani (che sono ben diversi dalle cure naturali, per dirne una).

    il mio punto di vista? così come usare l elettroshock è illegale (mi pare, e a meno che non sia una terapia con stimolazione elettrica, che è diversa), ritengo sia doveroso rendere illegali tali “terapie” così come gli “sciamani” (cosa che avviene gia in parte, considerando che si parla di truffa).

    la psicologia e la medicina non sono uno scherzo. non è che si può lasciare a cani e porci la pratica medica che più gli piace, per quanto infondata essa sia.

    questo è il mio pensiero. non ha a che fare con la democrazia, ha a che fare con la VITA delle persone.

    altrimenti potremmo lasciare che chiunque non sia medico possa praticare la suddetta professione, e da qui al disastro non ci mancherebbe poi molto.

    Rispondi
    1. francesco t

      sia chiaro: l omosessuale per quel che mi riguarda PUò provare a “curarsi”, visto che è una sua scelta.
      ma l azione di “curare” un gay invece la ritengo un azione da reato al pari dell applicazione dell elettroshock.

      Rispondi
      1. stevenY2J

        Guarda, sul fatto che “curare” l’omosessualità sia inutile e dannoso, la penso esattamente come te, lo sai bene.
        Il problema del punire come reato le “cure” all’omosessualità é controverso. C’é, infatti, una differenza rispetto all’elettroshock di cui parli.

        Il problema, infatti, é che coloro che “curano” l’omosessualità lavorano a livello di psiche, mentre l’elettroshock é fisico.
        Purtroppo, quando si “gioca” con la psiche di una persona é molto difficile comprendere fino dove arriva la volontà di una persona e fin dove arriva l’influenza psicologica del “mago”, dello “psichiatra”, del guru o del santone.

        Mentre lo Stato ti può proibire l’elettroshock perché ti fulmina il cervello (= lesione fisica) lo Stato ha le mani legate quando si tratta di proibire ad una persona di “spiegarti” (magari con un carisma particolare) che puoi guarire dalla tua omosessualità pregando oppure digiunando come é stato suggerito al tipo qua sopra.

        In Italia é stato abolito il reato di “plagio” proprio per questa ragione. Paradossalmente, così come non si può punire il reato di “omosessualità”, non si potrebbe punire neppure un reato di “cura dell’omosessualità”.

        Ribadendo che a me queste “cure” ricordano tanto i metodi delle sette che ti plagiano, purtroppo questo é il problema principale che impedisce di punire i vari santoni, guru e sette di ogni genere. Non si può dimostrare fino a che punto una persona vuole aderire di sua spontanea volontà a queste cose e, invece, quando ha subito il lavaggio del cervello.

        Secondo me, allora, la situazione dovrebbe regolamentarsi così:
        1. Lo Stato dovrebbe prendere chiara posizione ed evidenziare che l’omosessualità non é una malattia, in linea del resto con le linee guida dell’OMS e dell’APA (con una “legge anti-omofobia”, senza scendere direttamente nel penale)

        2. A questo punto, gli psicologi e psichiatri iscritti all’albo non possono, sotto minaccia di sanzioni disciplinari, “curare” l’omosessualità appoggiando o appoggiandosi a gruppi religiosi o esoterici di qualunque tipo. Possono, invece, affrontare determinati problemi e trascorsi passati del paziente SOLO con gli strumenti medici della psicoterapia.

        3. I gruppi religiosi tipo LOT e compagnia cantante possono continuare ad organizzare gruppi di preghiere o di incontro per “curare” gli omosessuali grazie al buon Gesù (la legge non può vietarlo) ma devono farlo gratuitamente, senza scopo di lucro e senza l’ausilio di psicologi o psicoterapeuti. Religione e medicina devono rimanere rigorosamente separati.

        4. L’accesso a questi gruppi religiosi (così come alle varie sette) dev’essere subordinato al requisito della MAGGIORE ETA’. Solo i maggiorenni possono aderire ai vari gruppi LOT, Scientology, Azione Cattolica, CL, TdG e via dicendo. I minorenni potranno, invece, frequentare uno psicologo che, però, li aiuterà con gli strumenti della medicina e non del magistero.

        5. Qualunque tentativo di “curare” l’omosessualità sia da parte di psicologi, sia da parte di gruppi religiosi che da parte di maghi, cialtroni e guru A SCOPO DI LUCRO integra il reato di TRUFFA (dopo che la legge ha evidenziato a chiare lettere che “l’omosessualità non é una malattia”).

        6. Fermo restando che ogni tentativo di “curare” l’omosessualità in modo “fisico” (tipo l’elettroshock di cui parlavi tu) é già adesso un reato (era quello che spiegavo a Lucio quando parlava di “isolamento”). Se tu chiudi in casa tuo figlio perché é gay hai commesso un sequestro di persona. Questo senza bisogno di una legge ad hoc.

        Per regolamentare gli altri aspetti che ho evidenziato serve, invece, una legge ma, visti gli andazzi in Italia, temo che non arriverà a breve e, come sempre, a guadagnarci saranno i maghi, i cialtroni e gli approfittatori.

        Ciauz

        Rispondi
        1. remo

          Veramente penso che si possa punire chi spaccia una non cura, specialmente se prima ha seminato il terreno spacciando una non malattia, potrà essere non illegale il plagio (ma sarà poi vero? Vanna marchi, allora?), ma non la truffa.

          Rispondi
          1. StevenY2J

            Ciao Remo, il plagio é stato depenalizzato come reato. La truffa certamente é ancora punibile e, infatti, é uno dei reati per cui é stata punita Vanna Marchi, se non ricordo male.

            Certo, se questi “medici” e questi “gruppi di preghiera” nati per “curare l’omosessualità” chiedono soldi in cambio (ci sono stati alcuni “maghi” beccati dalle Iene che promettevano di “guarire dall’omosex” per 2.000-3.000 Euro) ci stanno tutti i reati di truffa e/o (eventualmente) abuso di credulità popolare.

            Se, invece, un guru, un santone o un prete cattolico organizzano i gruppi di preghiera per la cura dell’omosex senza scopo di lucro, credo proprio non ci si possa fare nulla.

            Non si può impedire ad una persona di “curare” o farsi curare, ad esempio, i capelli rossi. Una scemenza ma se non ha fini di lucro non é reato.

            Diverso é il discorso per il medico-psicologo che, normalmente, si fa pagare per la propria attività. Però, anche in questo caso se, da bravo cattolico, lo fa per “missione” e pro bono, pur diffondendo idiozie, non commette reati.

          2. admin

            Modifico leggermente il tuo post. Elimino il redirect di Facebook (in modo che l’apertura del link porti direttamente al sito gaynews). 😀

          3. Giux

            ma loro si fanno pagare xkè dicono che il fatto di pagare implica che prendi la cosa sul serio… non si fanno pagare per i soldi!

          4. StevenY2J

            Se viene richiesta una somma di denaro per ricevere “prestazioni mediche” per curare una “non malattia” allora si configura, secondo il mio modesto punto di vista, una truffa contrattuale dal momento che queste persone non guariranno mai e, al massimo saranno represse a vita (come del resto scrive anche l’ultimo “omosessuale guarito di Pontifex.

            Cito: “È una lotta all’ultimo sangue, che mortifica la mia carne che METTE A TACERE LE EMOZIONI che gridano, per seguire la via stretta e difficile.”).

            Bisogna anche considerare, però, che spesso queste persone vengono talmente plagiate da queste idee (proprio l’ultimo “ex gay” citato da Pontifex lo dimostra) che si auto-convincono di essere guarite solo perché riescono a vivere in castità (come, del resto, può fare chiunque). Difficilmente, dunque, andranno a sporgere denuncia…

  3. bruno

    Conosco diversi giovani che sono usciti dall’omosessualità con le nuove scoperte scientifiche quantistiche biologia e chimica quantistica hanno dimostrato che tutto dipende dalla nostra mente conscia e inconscia. Se si impara a credere veramente a questo e alle possibilità che abbiamo si possono spostare le montagne. Chi esce dall’omosessualità non viene a dirlo a voi. Se lo tiene per se… ma so esattamente che hanno adoperato le teorie della legge d’attrazione. libri come The Secret, scienziati come Bruce Lipton hanno fatto scoperte eccezionali e cure psicologiche nuove vedi Psych-K però non vogliono far girare la voce… ma pare che molte persone sono già riuscite ad uscirne.

    Rispondi
    1. admin

      Abitualmente lo spam viene semplicemente cancellato. In questo caso lo rendiamo visibile.

      Psych-k non ha nulla a che vedere con l’omosessualità…
      Il nostro scetticismo sul contenuto di questo messaggio non ci impedisce di renderne visibile il contenuto. Ma siamo pronti a cambiare idea, rimuovendolo prontamente se lo spam si ripeterà.

      Rispondi
    2. Caffe

      “ma pare che molte persone sono già riuscite ad uscirne.”, perché essere omosessuali è come essere membro di Cosa nostra? E se incontriamo un omosessuale che abbia accettato la sua natura e la viva serenamente, dobbiamo considerarlo un malato irriducibilmente preda del suo vizio dal quale non vuole guarire? Tra le righe di quello che scrivi si intuisce il tuo pregiudizio viscerale nei confronti della gente omosessuale; se sei onesto fai un esame di coscienza e poi vergognati.

      Rispondi
    3. francesco t

      si certo. quando poi scopri di avere dei superpoteri quando utilizzerai il 100% del cervello ce lo fai sapere, ok?

      scherzi a parte bruno, non funziona così.
      uno diventa da omosessuale a eterosessuale? mostrami i fatti, non le chiacchiere da bar che di quelle è pieno il mondo.

      io ti posso portare i FATTI che mostrano che ci sono una marea di persone, anche MINORENNI, che sono MORTI a causa di chi ha cercato di cambiargli orientamento sessuale.

      quindi con tutto il rispetto, spara poche vaccate.

      Rispondi
    4. remo

      Ora bruno, ora marco, su giornalettismo, quando ho parlato del fake ferrameo, ma non è che voi uccrini siete un tantino schizofrenici: dalle molteplici personalità?

      Rispondi
    1. admin

      Pensa alla politica come ad un mercato. Un mercato dove i vari partiti cercano di conquistare elettori. Come in ogni mercato, il venditore ha diverse strategie tra cui scegliere. Una strategia è quella della nicchia. Rivolgersi ad una nicchia. Forza Nuova cerca di fare proprio questo. Una pura e semplice logica di mercato…

      Rispondi
        1. admin

          Alla luce di queste evidenze risulta dunque chiaro che i forzanuovini stessi non credono ad una parola di quanto stà scritto nel loro programma. A loro interessano solo i voti. Per attirare l’attenzione indossano vestiti piumati di color rosa e poi si mettono a ballare in mezzo al teatro di una battaglia. Stai sicuro che li noteranno. E magari verranno anche impallinati. 😉

          Rispondi

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