Carlo Di Pietro… per una volta d’accordo con te… ma a metà

Ho letto oggi un articolo di Carlo Di Pietro, dichiarato amante del mondo animale (molto meno di quello umano, che condanna per tre quarti all’inferno senza fine e tregua), contro un gruppo di giovani dementi che hanno fatto un video, pubblicato secondo questa notizia su youtube, nel quale un ragazzo si diverte a sferrare un calcio ad un gatto che viene lasciato lì a perdere sangue, con la soddisfazione del ragazzo in questione.

Concordo con Carlo Di Pietro nell’essere disgustato per simili azioni crudeli e stupide. E persino nel provare rabbia.

Ma ancora una volta Carlo Di Pietro poi si lancia in una direzione di considerazioni, e soprattutto definizioni, che sono completamente sbagliate e fuori luogo.

Carlo Di Pietro: “A questo e molto altro ancora si riduce una gioventù senza Dio, figlia di genitori pagani.”

Con questa frase, caro Carlo, hai già perso come al solito ogni contatto con la realtà. A questo si riduce una gioventù senza Dio? Significa che per esempio TUTTI i bambini atei o figli di atei si comportano in questo modo? Parlando di Sicilia mi hai fatto venire in mente che una mia amica siciliana mi aveva parlato di certi comportamenti di ragazzi nelle campagne siciliane, i quali si divertono a picchiare o ad avvelenare i cani per gioco. La Sicilia però non è famosa per essere una terra propriamente senza Dio, anzi è una terra decisamente affetta da bigottismo cattolico. Dubito che questi teppistelli siano figli di non cattolici. Probabilmente sono normali cattolici battezzati e con la prima comunione. Ma magari è evidente che la religione non salva il carattere di certe persone, soprattutto quando la religione, come accade spesso in questa triste Italia, è solo una consuetudine “folkloristica” (della serie: il tal tizio è “cattolico” perchè nato da genitori cattolici e passivamente educato a questo “folklore”), come dimostra il fatto che così tanti mafiosi “devoti a Gesù e alla Madonna” non trovano nessuna difficoltà nel portare avanti uno stile di vita in pieno contrasto razionale e pratico con quello che dichiarano di essere nella teoria.

Altra considerazione… cosa si intende per pagano? Questa assurda parola, creata dai cristiani duemila anni fa per far passare i pagani come una massa di zotici ignoranti e superstiziosi (mentre la realtà era l’esatto opposto, avendo spesso il “pagano” romano e greco molta più cultura e razionalità del cristiano dei primi tempi… Senza offesa per i cristiani, ma non si cerchi di paragonare un Platone o un Aristotele con un Apostolo Pietro o con un Paolo di Tarso), a cosa si riferisce oggi di specifico? Anche se ci sono ancora “pagani” moderni, questa è una parola che si può riferire davvero a ben poche persone. Oppure per “pagani” si intendono coloro che non sono cristiani, quali per esempio musulmani, atei o orientali? Perchè in questo caso l’argomento sarebbe molto più complesso… infatti dovremmo prendere in esame ogni singola cultura per stabilire che rapporto hanno con gli animali e  la natura.

Comunque in generale la quasi totalità delle culture “pagane” ha un rispetto della natura che è persino maggiore di quello che può vantare il cristianesimo. Senza nulla togliere al cristianesimo, ovviamente. Ma, Carlo Di Pietro, come al solito parli a sproposito, senza cognizione di causa. Io vorrei tanto che tu studiassi le altre culture, e cercassi di conoscerle a capirle sul serio prima di sparare affermazioni e sentenza a caso.

Le religioni “pagane” infatti, all’opposto delle tre religioni abramitiche, hanno un rapporto di più profondo legame con la natura, legame con la natura che invece le tre religioni (giudaismo, cristianesimo e islam) non hanno.

Alla base di questa differenza è l’idea, della maggior parte delle antiche religioni “pagane” o spirituali, che l’uomo FA PARTE della Natura, e che la Natura NON vive in funzione e allo scopo di “servire” l’uomo. Se si esaminano la maggior parte delle antiche religioni, dallo sciamanesimo alla spiritualità dei pellerossa, dallo Shinto al Taoismo, dal Buddhismo alle religioni “pagane” dell’europa precristiana, la concezione alla base si può sempre riassumere in questo modo: il Mondo è Uno, la “Madre Terra” è la madre di tutti gli esseri viventi, i quali devono rispettarsi e vivere in armonia tra loro, con rispetto. NON è la Terra ad appartenere all’uomo, ma è l’uomo, animale tra animali, che appartiene alla Terra e deve prendersene quindi cura con rispetto. Guai agli Uomini che presuntuosamente credono e pretendono di essere superiosi alla Terra e alle sue creature, e di poterne fare quello che vogliono con capriccio.

Il cristianesimo e le altre religioni sue “cugine” invece dividono l’uomo dalla natura, e pongono l’uomo al di fuori della natura e al di sopra di essa: Dio ha creato il mondo in funzione dell’uomo. La natura in questa concezione del mondo è posta al servizio dell’uomo. Queste religioni spezzano l’armonia dell’interdipendenza di tutte le cose, e vi costruisce la sua gerarchia. Il cerchio viene rotto e al suo posto sorge una piramide del potere… Alla base c’è la natura e il mondo, che esiste solo per essere utile agli esseri umani; poi viene la donna, che deve essere sottomessa all’uomo; poi viene l’uomo, che esiste solo per rendere continuamente gloria e omaggio a Dio a voce alta. Anche se l’uomo viene posto a cura e a guardia della creazione, rimane comunque alla base l’idea malsana che la “creazione” esista in funzione dell’uomo, per soddisfare i suoi desideri e bisogni… Anche se a livello magari solo inconscio, l’idea inevitabile che sorge è sempre questa: in qualche modo la natura, la creazione, sono inferiori all’uomo… la vita di un cane o di un gatto saranno sempre qualcosa di meno rispetto a quella di un uomo, creatura creata da Dio per essere superiore e più importante. L’atteggiamento che ne deriva nei confronti della “creazione” sarà sempre quindi di “controllo”: il mondo appartiene all’uomo, l’uomo è “al di là” del mondo, è “superiore”, e quindi avrà sempre il diritto di controllarlo in nome del suo Dio.

Nelle religioni “pagane” (volendo mettere nella definizione di “pagano” tutto quello che non deriva dal monoteismo creazionista di origine mediorientale) invece l’uomo fa parte del mondo, e fa parte della natura, non giustificando in nessun modo la pretesa di porsi al di sopra di essa, o di giudicare le altre forme di vita “inferiori” o “al servizio” della “superiore” razza umana creata “ad immagine e somiglianza del Grande Capo”.

Se volessimo quindi cercare di fare un (secondo me errato) discorso di come la religione influenza negativamente il rapporto con il mondo e la natura, credo che le prime religioni a uscirne sconfitte sarebbero proprio quelle del grande ramo del monoteismo di origine mediorientale. Quindi io eviterei di fare discorsi del tipo “ecco dei giovani senza rispetto per la natura e gli animali: colpa della religione pagana “. Le antiche religioni pagane, se c’era almeno una cosa che insegnavano, era proprio il rapporto di rispetto e interdipendenza reciproca con la natura e i suoi abitanti.

Carlo Di Pietro: “A questi giovani, che lo sappiano, auguriamo lo stesso trattamento una volta varcate le soglie dell’aldilà.”

Altra cosa con il quale non sono affatto d’accordo. E’ inutile augurare lo stesso trattamento nell’aldilà per queste persone. Oltre al fatto che sono giovani e, ci auguriamo, potrebbero crescere e maturare, questa è un’altra grande differenza tra me e te. Tu sei per la punizione. Mentre io sono per la lezione. Se posso infliggere una dura lezione a qualcuno, sono anche favorevole. Ma non sono favorevole alla punizione. Io considero “l’infernalismo” (parola che mi sono appena inventato per parlare di questa concezione che “se uno sbaglia, va a bruciare all’inferno per l’eternità”) una dottrina ideologica imperniata sul concetto di “punizione”, che è molto diverso da quello di “lezione”. La punizione è diversa dalla lezione, perchè la prima è interessata solo al far soffrire la persona “colpevole”… Nella punizione la sofferenza è fine a se stessa: una persona sbaglia, quindi deve soffrire. La lezione invece può anche infliggere dolore e sofferenza, ma il fine non è la sofferenza, ma la comprensione, il cercare di aprire gli occhi alla persona che nella sua cecità sta facendo del male agli altri, al mondo e alla natura. Le lezioni sono per esempio tipiche dei genitori, i quali non cercano di fare soffrire i propri figli, ma se ti danno uno schiaffo (e quindi sofferenza) è per cercare di far capire qualcosa ai loro figli. Le religioni che concepiscono l’idea di un inferno ETERNO per coloro che sbagliano sono, a mio parere, terribilmente infantili e crudeli, e coloro che le seguono sono persino più crudeli di coloro che finiscono, secondo questi, all’inferno. Il vero inferno a questo punto, mi chiedo, è questo luogo di fuoco e fiamme, oppure è dover stare in un “paradiso” popolato di simili individui? Non esiste secondo me sbaglio terreno (quindi limitato nel tempo) che possa giustificare nessuna punizione eterna e senza fine. Anche il peggiore dei crimini non è in grado di meritare una punizione che prima o poi non esaurisca il suo tempo, anche tra un milione di anni. I seguaci di queste infantili religioni invece sembrano potere applicare con leggerezza il concetto gravissimo di “punizione eterna, senza fine”.

Per questa ragione non potrei mai seguire nessuna religione strutturata nella idea di una retribuzione finale in un “paradiso eterno” e in un “inferno eterno”. Tutti possono sbagliare, e non tutti possono riparare ai loro errori o comprendere i loro sbagli (attraverso le lezioni della vita e del destino) in una breve vita. Ci sono vite di persone che sarebbero state vissute in modi completamente diversi se avessero avuto vite ed esperienze di vita diverse. Un figlio educato diversamente avrebbe potuto essere diverso… Un ragazzo cresciuto nel Bronx forse non si sarebbe dato alla malavita se fosse nato e cresciuto in un contesto completamente diverso. Qualcuno nato nella più totale miseria, magari da padre violento e madre alcolizzata, forse non si sarebbe mai dato a certi stili di vita criminosi per sopravvivere. E così via. Per questo non giudico che una sola vita sia sufficiente per decidere della eternità di un essere umano da passare sopra una nuvola o in calderone di fuoco e fiamme. E mi danno i brividi certe persone che invece tutti i giorni scrivono editoriali nella quale, con tanta leggerezza, si sostituiscono quasi a Dio emanando il loro giudizio di condanna eterna per le anime “colpevoli”.

Se devo immaginare un qualche “ordine divino”, riesco forse più facilmente ad accettare piscologicamente e a credere nell’idea della reincarnazione: nella idea che un’anima possa rinascere più volte, per imparare e maturare. Al posto di una dannazione eterna tra fiamme e tormenti, mi viene più umano e comprensibile pensare in una punizione che consista solo nell’essere “bocciati”: se non capisci la lezione della vita, se non cresci e non evolvi, allora non puoi passare oltre, e dovrai continuare a “ripetere lo stesso anno scolastico” fino a quando non sarai pronto per essere “promosso” a un livello di esistenza superiore, cui prima o poi arriveranno tutti, grazie alle numerose esperienze nelle diverse vite e nei diversi luoghi e piani di esistenza. Questo forse sarebbe davvero l’unico tipo di “economia delle anime” davvero intelligente, saggia e buona da parte di un vero Dio sapiente, intelligente e giusto. L’idea di un inferno fatto di sola punizione eterna per chi sbaglia invece mi fa mettere davvero in grande dubbio le qualità (bontà e saggezza) e capacità (educative e organizzative) di un simile Dio. Per questo anche nei confronti di simili giovinastri trovo davvero inopportuno l’augurio di Carlo Di Pietro: “A questi giovani, che lo sappiano, auguriamo lo stesso trattamento una volta varcate le soglie dell’aldilà”. Carlo, con simili ragionamenti scendi sullo stesso identico piano di questi giovani.

Carlo Di Pietro: “Si sappia che la natura, gli animali e le persone, che tanto la società neo pagana ci insegna a non rispettare, sono creazioni di Dio e vanno rispettate innanzitutto in quanto tali.”

Il rispetto per persone e natura non è un insegnamento religioso (sebbene anche la religione possa concorrere alla trasmissione di questi importanti valori), ma di tutta la società. Il mondo è pieno di persone non cristiane, forse anche senza alcun Dio, che hanno in ogni caso un grande e profondo rispetto della natura e del prossimo. L’idea che solo credendo nel Dio cristiano si possa amare e rispettare il prossimo e la natura, è una grande fesseria a cui certi credenti piace credere per sentirsi superiori e migliori rispetto al resto del genere umano. Ma come ho già detto, questi sono valori individuali e sociali, e può averceli sia il credente che il non credente. Come possono mancare anche ad entrambi.

Anche il termine “apostati” riferito a questi ragazzacci non ha comunque senso… ancora una volta si vuole far c’entrare la religione in un ambito molto più ampio, che è quello dell’educazione sociale e personale. Il non tirare calci ad un indifeso animale per divertimento non è questione di religione giusta, ma di educazione e civiltà generale alla base di qualsiasi religione e civiltà.

Carlo Di Pietro: “Ma è inutile parlare, un tempo, quando mancava il rispetto, almeno c’era il timore. Adesso Dio, purtroppo, non fa PAURA più a nessuno.!”

Anche qui Carlo dimostri la qualità bassa e rozza della tua religione “cristiana”. Carlo, la paura e il timore portano solo ad un rispetto temporaneo e “falso”. Sentirsi costretti a “comportarsi bene” per terrore e paura della punizione e dell’ira di un rabbioso Dio porta solo ad una obbedienza transitoria e del momento, non naturale e ancor meno spontanea. Se si ubbidisce solo a causa di ciò, l’uomo tenderà sempre a disubbidire o a “distrarsi” dalla “retta via” ogni volta e non appena il controllo del Tiranno o del Dittatore si sarà rilassato anche solo di un poco. Questo in teoria costringerebbe il tuo Dio ad un continuo regime di terrore e di pugno di ferro, perchè il suo popolo lo seguirebbe solo a causa di ciò, ovvero del timore e della paura. Le tue parole quindi sono terribili, perchè denotano la fede in un sistema che funziona solo grazie al timore e alla paura nell’Autorità. Anche l’attuale ordine sociale si fonda sul timore della punizione inflitta dalle leggi. Sinceramente quindi non vedo cosa porterebbe di nuovo un “regno di Dio” fondato su questo identico principio della paura. Anzi, temo che sarebbe anche peggiore, perchè sarebbe fondato sulla teocrazia, sulla costante minaccia esercitata da un potere  assoluto che costantemente ti fiata sul collo chiedendoti “ti stai comportando in maniera tale da non irritare il nostro Dio e non incorrere nella sua tremenda punizione?”… Da affermazionsi simili si deduce, Carlo, cosa ti manca così tanto dei vecchi regimi del medioevo.

Insomma Carlo Di Pietro, hai espresso uno sdegno su cui è difficile non essere d’accordo, ma ancora una volta è impossibile essere d’accordo con i ragionamenti e con le assurde affermazioni che ne fai derivare…

Gianfranco Giampietro (Don Stanzione, chi è che non firma i propri articoli?)

11 pensieri su “Carlo Di Pietro… per una volta d’accordo con te… ma a metà

  1. DiegoPig

    Insomma Carlo Di Pietro, hai espresso uno sdegno su cui è difficile non essere d’accordo, ma ancora una volta è impossibile essere d’accordo con i ragionamenti e con le assurde affermazioni che ne fai derivare

    Lo scopo di CDP non è quello di sdegnarsi, ma quello di elevarsi a giudice.
    E’ lo stesso motivo per cui per CDP gli omosessuali non possono essere solamente “peccatori” (perchè siamo tutti peccatori, lui compreso), ma malati di mente e pervertiti (nonchè potenzialmente pedofili).
    Solo in questo modo può giudicarli (e condannarli).

    Rispondi
    1. Gianfranco Giampietro Autore articolo

      Hai ragione… dimentico sempre l’aspetto poco nobile delle intenzioni degli articoli di CDP, anche quando il tema trattato è decisamente condivisibile…

      Rispondi
  2. Andrea ☮ il giullare matto Speaks

    Anch’io sono contro le violenze sugli animali, per quanto non sia un animalista.
    Augurare simile sorte nell’Aldilà non è un augurio cristiano… E’ un’imprecazione verso un fratello/sorella che ha sbagliato. L’imprecazione implica un giudizio che noi non possiamo permetterci.
    Possiamo e dobbiamo condannare il gesto; ma, per le punizioni spirituali, non sostituiamoci a Dio, nemmeno per gioco.

    Rispondi
    1. Gianfranco Giampietro

      Di solito pesco le immagini a caso nella rete usando google e digitando l’argomento che cerco… potrebbe essere un fotomontaggio o persino un “pupazzo” di scena… ma non ho dubbi sul fatto che un cane possa fare anche questa fine. Purtroppo ho visto in giro immagini persino peggiori. Purtroppo la perversione degli esseri umani a volte ha una grande fantasia 🙁

      Rispondi
  3. matyt

    Leggendovi, e leggendo CdP, mi è venuta spontanea una riflessione…
    Voi, come primissima impressione, cosa avete provato?
    Personalmente (e penso di non essere il solo), ho avuto l’urto del vomito, mi sono rifiutato di guardare il video perchè probabilmente mi avrebbe turbato inutilmente, e ho augurato tutto, ma proprio tutto, il male possibile a quei ragazzetti coglioni.

    CdP, mi pare, abbia assolutamente fatto lo stesso… ha augurato la peggiore punizione possibile (secondo lui, ovviamente) a quelli che si fatica a guardare come esseri umani…

    Poi, riprendendo a pensare in maniera fredda, ti automoderi, inizi a pensare che (giustamente) il rispetto verso l’altro è condizione fondamentale per il vivere civile, anche se questo altro è una merda umana.

    Ecco, il “raffreddamento” in CdP non avviene.
    Quindi si trova a dover giustificare una pulsione omicida (seppur allo stato fantasmatico), e in che modo lo fa?
    Tirando il ballo il magistero (quello con la minuscola), che, come avevamo osservato in precedenza, molte volte serve per giustificare tutti quelle pulsioni da bieco conservatore…
    In pratica, CdP si sta creando (e credo anche inconsapevolmente… il che è piuttosto grave, dal punto di vista psichiatico) una religione sua, che giustifichi questi residui “reazionari”.
    Poi che Gesù Cristo abbia detto “Ama il prossimo tuo” poco importa…
    L’importante è trovare una giustificazione di fronte a quello che si ritiene l’autorità più potente (per CdP, ovviamente, una divinità).

    Rispondi
    1. Gianfranco Giampietro

      La tua riflessione mi ha fatto venire in mente il secondo motivo per cui esistono le religioni…

      Il primo motivo ovviamente è quello della ricerca di un senso razionale ed esistenziale della nostra vita… razionale, perchè si tratta del tentativo di dare un senso ad un mondo che appare ignoto e quindi incomprensibile e indifferente nei confronti della nostra esistenza… esistenziale, perchè abbiamo bisogno di uno scopo per sentirci a nostro agio nella nostra esistenza.

      Il secondo motivo è la necessità di giustizia o di vendetta. Per coloro che sanno astenersi dall’odio, ciò di cui parlo è un esigenza “fredda”, come tu dici, o comunque “tiepida”… è il desiderio che tutti abbiamo di voler vedere i torti del mondo puniti, e i buoni ricompensati per le loro sofferenze. Per coloro che invece si fanno possedere dall’ira o dall’odio, il desiderio di giustizia degenera in un tipo di giustizia di più basso livello, che è semplicemente la vendetta o l’odio: il volere vedere soffrire in eterno coloro che non ci piacciono o che ci hanno fatto torto.

      La religione (o almeno alcuni tipi di religione… di sicuro non una religione come il buddhismo… ma quelle religioni che hanno come “Grande Capo” un giudice finale irato che punisce) è nata anche per concedere consolazione agli impotenti: ti hanno fatto dei torti in vita che la giustizia del mondo non è riuscita a compensare e a riscattare? Allora i colpevoli verranno puniti dopo la morte, e le vittime risarcite e premiate. Non ti piace qualcuno, vorresti vederlo soffrire in eterno in un luogo di punizione eterna? Allora non resta che convincersi che anche Dio la pensi così, e che ci penserà lui a far soffrire dopo la morte coloro che non possiamo distruggere noi in vita.

      La religione nel suo aspetto luminoso nasce come esigenza spirituale ed esistenziale. Nel suo aspetto tenebroso invece la religione nasce per compensare virtualmente tutti quei desideri, spesso anche poco nobili, che non riusciamo a vedere esauditi in vita.

      La “catarsi” di molte persone è pensare che il male che non possiamo fare noi in vita a qualcuno, lo farà Dio al posto nostro per noi (“brucerai all’inferno!”), perchè “ovviamente” Dio è “sempre d’accordo” con la nostra opinione e sulla sentenza che noi siamo pronti ad emanare.

      Anche io vorrei dare un bel calcio nel sedere a certa gente come gli artefici del video. Però anche l’inferno secondo me dovrebbe avere funzione “rieducativa” (e non “punitiva”)… Per questo anche riguardo a questo riesco a comprendere meglio gli orientali rispetto agli occidentali… In oriente l’inferno non è eterno (dato che questi popoli credono nella reincarnazione), ma è sostituita dall’idea di “naraka” (o “naraya”, “diyu” o “jigoku”), luoghi di dannazione temporanea nella quale l’anima dei dannati viene confrontata davanti a orribili incubi e luoghi della propria anima per mostrarle gli errori di cui deve ricordarsi (non direttamente, ma inconsciamente, come brutta sensazione) ed espiare nella prossima vita terrena.

      Anche quando vorrei vedere qualcuno soffrire terribilmente per tutto il male fatto, per me esiste sempre un limite temporale oltre il quale non è possibile infierire: tutti hanno la possibilità di cambiare e rimediare al male tramite la comprensione e maturando, anche tra dieci milioni di anni.

      Se Carlo Di Pietro crede che l’omosessualità sia una malattia, io invece credo che la cattiveria sia una malattia, una forma di immaturità e stupidità spirituale, dal quale prima o poi possono guarire tutti, fosse anche il diavolo in persona.

      Un ragazzo che oggi tira calci ai gatti e ai cani, forse un domani può cambiare e un domani penserà a quanto era stupida quando faceva queste cose da giovane.

      Io mi ricordo che da bambino ero molto egoista e avido, poco interessato alle persone se non come mezzo per i miei scopi. Parlo ovviamente di quando avevo circa cinque anni o poco più.

      Una persona ci mette un pò di anni per maturare… certe anime magari ci impiegano parecchi secoli a maturare.

      Con questo non voglio predicare il buonismo. Chi sbaglia deve sempre pagare, e caro. Ma anche il più grande dei mali merita una pena che sia limitata nel tempo, per quanto lungo meriti di essere questo tempo. Gesù diceva di perdonare 70 volte 7 … I suoi presunti seguaci dovrebbero essere molto meno ansiosi di sparare sentenze e condanne, soprattutto parlando di pene eterne…

      Rispondi
      1. admin

        Gulp! Leggerti è sempre fonte di notizie interessanti e di nuove conoscenze. Illuminante, molto più di certi illuminati-anche-troppo-illuminati (oserei dire “fulminati”) che scrivono per siti dal nome vagamente simile al nostro 😉

        Rispondi

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