CL: ultimo atto

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Ieri sera ho deciso: vado al Meeting. Quando arrivo è tardino, sono le sette e mezza e in giro c’è poca gente, tutti seduti alle tavole rotonde della piadina e del kebab. Ecco, già dal menù mi accorgo che qualcosa non va. C’è qualcosa di strano nell’aria. Mi aggiro per le mostre e ne visito due: una sulle Apac e una sull’immigrazione.

La prima racconta questo interessante esperimento in Brasile di carceri autogestite e semiaperte.  Di ispirazione cristiana, sì, ma tanto pannelliane nella loro idea di rispetto dei diritti umani, di giustizia, espiazione e riabialitazione.

La seconda è una grande mostra, fiore all’occhiello del Meeting 2016. Il tema non poteva non essere l’immigrazione quest’anno. Un allestimento degno di Emergency. Una lunga introduzione storica dall’inizio della civiltà fino all’immigrazione italiana negli Stati Uniti. E poi loro: i barconi, gli annegati, i disperati, senza distinzione di provenienza, di fede religiosa. Tutti uguali. E infine l’accoglienza per tutti.

Sento le guide parlare: tante frasi stranamente non astruse e condivisibili, molta enfasi sulla persona, poca sulla religione. Ancora tanti volontari come ogni anno, ma un po’ stanchi, meno aggressivi delle edizioni passate a cui ero stata. Lontani anni luce dal ciellino infoiato che tenta di convertire Nanni Moretti ai bordi della piscina di Palombella Rossa. Stand di melanzane sott’olio e borse 3×2. Sarà l’ora tarda, ma nessuno cerca di venderti improbabili biglietti della lotteria per sostenere la causa ciellina.

D’altronde la causa è persa ormai. CL è finita. L’ho capito. In che cosa si trasformerà non lo so. Forse in una specie di Azione Cattolica più pragmatica e dai canti meno ridicoli. Forse tutta quella gente si disperderà come le gocce nella pioggia del finale di Blade Runner, film tanto caro a noi ciellini degli anni ottanta. Non so di preciso però basta guardare in alto per vedere che l’aquilone non vola più.

Carrón, capo dello Stato Maggiore succeduto a Giussani, non riesce a rimanere sul pezzo. D’altra parte Comunione e Liberazione è un movimento personalistico, invenzione geniale scaturita negli anni ’50 dalla smania incontenibile del prete milanese che, insofferente verso l’autorità stantía della Chiesa, fonda per paradosso un movimento che ha come prima regola l’obbedienza all’autorità. Solo che l’autorità è la sua e, considerato il seguito, deve essere anche di quelle potenti. Si chiama carisma, ci insegnavano. Carisma. C’era chi ce l’aveva, e molti altri no. Perché a comandare bastano pochi e a seguire servono i molti.

Oltre a Giussani, il carisma ce l’avevano altri successori di Cristo in terra, ad esempio Formigoni, Ronza, Lupi, Mauro ecc. ecc. L’esortazione di Giussani a “sporcarsi le mani nella vita di tutti i giorni” viene presa molto sul serio e alla fine si sviluppa nell’utero di CL un mostruoso minotauro. Si fa politica attiva sostenendo sempre il potere: prima si appoggia la corrente andreottiana della democrazia cristiana con Sbardella, detto “Lo Squalo”, e più tardi il caimano. Perché la politica, si diceva, “si cambia dal di dentro” e cioè con la connivenza e non con la contestazione che era invece cosa da cubani. La Compagnia delle Opere, Formigoni, Perego, Sanese, Simone, e qualche altra decina di personaggi rinviati a giudizio per corruzione, le mani se le sporcano, eccome.

Ma Giussani muore e con lui il carisma che evidentemente non s’insegna e non si impara. Dev’essere genetico. Dopo di lui arriva il papa spagnolo, Julián Carrón. Un bell’uomo che avrebbe avuto maggior successo come attore che non come leader ciellino.  Forse gli manca il carisma o forse semplicemente non è Giussani. Non leggo nulla in lui di quella vecchia passione cieca fanatica irrazionale ossessiva e ossessionante, totalitaria e inconsapevole che vivevamo noi trentacinque anni fa. Leggo invece una sua intervista al Corriere del 21 luglio e quasi mi commuovo quando sento che al giornalista che lo incalza riguardo il basso profilo scelto e le relative critiche interne al suo operato, risponde così: “la ricerca dell’egemonia è in contraddizione con la verità….ho ricordato che avevamo qualcosa di più affascinante che raccogliere briciole di potere…preferisco la testimonianza che la militanza…spogliarsi del potere non vuol dire perdere la propria identità….”

E ce lo dici ora Carrón?

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