Ma è vita questa?

Su un muro nella vecchia circonvallazione di Forlì qualcuno ha scritto “ma è vita questa?” Qualunque siano i problemi dell’autore, la domanda è interessante e mi è venuta in mente leggendo un articolo sulla rivista ufficiale di CL, Tracce .

Allora la storia è questa: a Bologna c’è un policlinico di secondaria importanza in cui lavorano poco più di 5.000 sanitari di cui neanche 900 medici, un ospedaletto in cui convergono malati da tutt’Italia, insomma poco più che una  clinichetta privata per interventini di primo livello: il policlinico Sant’Orsola-Malpighi. In questa strutturetta trascurabile si eseguono appena 55.000 ricoveri all’anno e poco più di 30.000 interventi chirurgici.

Alessandra Stoppa autrice dell’articolo ne descrive così uno dei reparti più prestigiosi: “Il reparto di Ginecologia è noto per le tante interruzioni di gravidanza e l’attività di fecondazione in vitro“. In altre parole il reparto di ginecologia del nostro policlinicunculo è una specie di laboratorio eugenetico in cui si fanno abortire le donne feconde e insensibili e si ingravidano artificialmente quelle sterili e cocciute. Forse di tanto in tanto qualcuna la si fa anche partorire normalmente, ma è secondario.

Qui il primo ottobre – continua Alessandra Stoppa – è venuto al mondo Giacomino, con una malformazione incompatibile con la vita. Di solito un bambino così è scartato dall’inizio. Lui sarebbe nato, ma solo per morire. Le cose sono andate diversamente

Cioè, effettivamente le cose sono andate proprio così. Però dobbiamo tornare indietro e leggere la storia dall’inizio per vedere che non tutto è come sembra. O forse sì.

Comunque la storia è questa: marito e moglie che hanno già due figli più una bambina venuta al mondo e subito dopo morta, aspettano un altro figlio. Alla prima ecografia il feto risulta gravemente malformato, anacefalo, senza scatola cranica, e con zero possibilità di sopravvivenza. La coppia cattolica e ciellina rifiuta l’aborto previsto in questi casi (e nessuno glielo impedisce, pare). Inizialmente i genitori sono un po’ dubbiosi sul da farsi, consultandosi con il cardinale di Bologna Carlo Caffarra, il quale li invita a chiedere il miracolo e a parlare direttamente con la Madonna, e con altri amici che condividono la loro stessa esperienza religiosa, si convincono sempre più che devono lasciare fare alla natura e a Dio che tutto vede e tutto sa.

Tuttavia, si dovrà programmare il taglio cesareo perchè il parto non può avvenire naturalmente date le condizioni del bambino. La natura non collabora, rimane solo Dio. Infatti, il bambino nasce, sopravvive 19 ore, molto più del previsto, e poi muore per volere divino. Le poche ore di vita del piccolo, secondo Alessandra Stoppa, stravolgono letteralmente il lager Sant’Orsola di Bologna illuminandolo di una luce nuova e ammorbidendo perfino i cuori induriti dei sanitari, fino ad  allora dediti a pratiche di selezione genetica e sperimentazione su feti umani. La meraviglia che mette in crisi medici e paramedici, e persino l’ostetrica con 33 anni di esperienza sul campo, è che non si era vista mai una madre che pretende che il bambino con un’aspettativa di vita di pochi minuti venga lasciato morire tra le sue braccia, anzichè essere portato in terapia intensiva, non si capisce a fare che.

“In Italia non esistono forme strutturate di comfort care, dove un bambino così grave, su cui non è possibile intervenire, possa vivere il tempo che gli è dato in una dimensione “normale”, insieme alla sua famiglia – denuncia la Stoppa – Invece, dopo due ore che Giacomo scalcia e si fa sentire, lo portano con la mamma in una stanza tutta per loro del reparto ordinario.”

Ho letto e riletto l’articolo e anche se ho raccontato la storia sempre con un velo di ironia, ho pianto. Ho pianto perchè la storia è tragica e non si può non piangere. E’ la storia di un bambino che nasce malato e senza speranza di vita e muore tra le braccia della sua mamma e del suo papà. Questo è il mio riassunto o se volete la mia semplificazione.

La mia insensibilità e la mia totale mancanza di senso religioso mi impediscono di capire che cosa abbia insegnato questa vicenda ai fedeli lettori di Tracce su Dio e il suo imperscrutabile volere, ma a me questa storia ha detto due cose:

1. Nel nostro Paese se vuoi abortire un feto gravemente malformato e con nessuna aspettativa di vita, hai diritto di farlo (obiettori di coscienza permettendo). Se non vuoi, hai diritto di portare avanti la gravidanza, di essere assitito in un ospedale pubblico e di partorire in sicurezza.

2. Alla domanda “ma è vita questa?” ognuno ha diritto di dare la propria personale risposta e comportarsi di conseguenza per se stesso e, se donna, per la vita che porta in grembo e di cui è responsabile, perché come dice sempre un mio amico spagnolo: “vivere da adulti è una responsabilità, più che una scelta”.

Buon anno a tutti

2 pensieri su “Ma è vita questa?

  1. webtraveller

    E’ un tema molto complesso. Se permetti vorrei dire la mia, anche se ammetto che sull’aborto ho un pensiero molto indeciso. Credo che prima di stabilire che un feto sia incapace di sopravvivere, bisognerebbe fare attenzione, perché è capitato che persone e anche neonati dati per spacciati siano sopravvissuti contro tutte le previsioni. Non grido mai al miracolo in questi casi, ma piuttosto rifletto circa la possibilità di dire con certezza o meno quante chance ci siano di sopravvivere. Il giudizio dei medici è sempre corretto?
    E poi mi domando quanto siano informate le coppie circa l’alimentazione da seguire in gravidanza, che deve essere salutare onde evitare tutto questo (lo so ,ho scoperto l’acqua calda). Potrei parlare anche di tutti i veleni che respiriamo ed ingeriamo – spesso inconsapevolmente -, o del fatto che non si deve fumare in gravidanza, ma se ne è già parlato tanto e forse non mi credereste neanche.
    Per quanto mi riguarda, la vita è tale al di là di forma e condizioni. Condizioni che è nostra responsabilità migliorare ogni qualvolta vi siano problemi, anche se ci sembrano insormontabili. Il bambino col tumore neonatale più grande del mondo fu operato e ce la fece. Per un po’ di tempo mangiò attraverso un tubicino inserito nella pancia nel quale il padre inseriva l’omogeneizzato, poi la mascella si ristabilì completamente. Accadde a cavallo tra la fine degli anni novanta ed il 2001. Il bambino più prematuro del mondo aveva il cuore grande come un ditale alla nascita, ma l’hanno salvato. Nacque nel 1987, e ad 11 anni (l’età che aveva quando fu fatto il servizio) era già un ragazzino come tutti gli altri.
    Purtroppo i cattolici, o meglio la chiesa, tendono a monopolizzare queste notizie ed a mostrarle sotto una luce religiosa rischiando di rovinare tutto. Ti assicuro che non c’è bisogno di essere cattolici per parlare di queste cose. Non mi considero appartenente ad alcuna ideologia di pensiero religioso, ateo od agnostico, perché il mio pensiero varia molto da cosa a cosa. Se si parla di omosessualità mi trovo molto più d’accordo con voi che con la chiesa, mentre su questioni riguardanti la vita forse sono più dalla parte dei pro vita – non per motivi religiosi però -, per cui non mi associo a nessuna ideologia, poiché ho opinioni molto varie che chiedo siano rispettate senza che mi si facciano pressioni. Lo chiedo gentilmente anche a voi.
    Riguardo al tema dell’articolo vorrei un chiarimento: un acefalo è proprio senza testa o gli manca il cranio pur avendo tutto il resto? Non si potrebbe in quest’ ultimo caso ricostruire le parti mancanti come si è fatto spesso nella storia ottenendo successi insperati? Hanno ricostruito nasi, orecchie e parti di cranio a gente che li aveva persi o addirittura che era nata senza. La medicina non ha limiti.
    Se la terapia intensiva avesse potuto salvare la vita al feto allora sarebbe stato meglio ricorrervi.
    Potrei anche parlare degli interessi economici delle case farmaceutiche ma non credo c’entri molto.
    Non mi viene in mente altro da dire per ora. Spero che leggerai il mio commento, rispetto in ogni caso il tuo parere.

    Rispondi
  2. alessandra

    Sono d’accordo con te Webtraveller, sono temi molto complessi che riguardano l’individuo e non dovrebbero essere manipolati da nessuno. Non dalla Chiesa né dall’ ideologia. È importante che le scelte che riguardano la nostra vita, la capacità di sopportare il dolore, il senso della nostra esistenza siano lasciate alla libertà individuale. Per questo è importante viverre in un paese che garantisca tale libertà

    Rispondi

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