Eurispes: per gli italiani anche dove c’è omosessualità c’è casa.

Un popolo di santi, poeti navigatori e “gay-friendly”: così potremmo definirci dopo aver letto l’ultima ricerca di Eurispes sull’omosessualità da cui emerge che l’82 per cento degli italiani non ha atteggiamenti diversi nei confronti degli omosessuali mentre c’è un 9,4 che dichiara di sentirsi imbarazzato dalla loro presenza. Atteggiamenti di aperta ostilità solo per il 5,8 degli intervistati: il 4,5 per cento dichiara che preferisce non entrarci in contatto e l’1,3 manifesta un atteggiamento di disapprovazione nei loro confronti. Queste percentuali che vedono gli italiani totalmente aperti nei confronti dell’omosessualità sono addirittura superiori a quelle rilevate dal Pew Research Center secondo cui per tre italiani su quattro l’omosessualità deve essere accettata dalla società. Anche una ricerca Istat aveva mostrato come gli italiani fossero aperti alle istanze agli omosessuali e disapprovassero le discriminazioni nei loro confronti.

Omosessualità una forma d’amore come l’eterosessualità: a pensarla in questo modo è la maggioranza dei nostri concittadini (51 per cento) mentre il 35,3 tollera l’omosessualità a patto che non venga ostentata. Solo per il 9 per cento è sinonimo d’immoralità.

Tra i motivi che possono spingere le persone a non accettare l’omosessualità il 44,8 pensa che il pregiudizio nasca perché viene ritenuta contro natura ma per il 41,6 per cento l’avversione nei confronti degli omosessuali è frutto solo di ignoranza. Solo il 5,5 per cento degli intervistati pensa che l’avversione nei confronti dei gay nasca per rispondere a principi religiosi assegnando alla religione un ruolo decisamente marginale: un dato non sorprendente se si pensa che secondo uno studio del 2009 del Pew Research Center la religione è importante solo per un italiano su cinque.

Per due italiani su cinque (il 41 per cento) sarebbe giusto che anche le coppie dello stesso sesso possano sposarsi civilmente mentre il 20,4, pur contrario al matrimonio, si dice d’accordo al riconoscimento delle unioni civili: il 61,4 degli intervistati (più di tre italiani su cinque è d’accordo con forme di riconoscimento giuridico per le coppie gay). Ad essere contrario ad ogni diritto per le coppie omosessuali è il 35,4 degli intervistati. I dati di Eurispes sono simili a quelli di un sondaggio della Ipso di Renato Mannheimer secondo cui il 40 per cento degli Italiani sarebbero a favore nel concedere alle coppie dello stesso sesso il diritto a sposarsi.

La ricerca di Eurispes viene pubblicata all’indomani delle parole di Guido Barilla che al programma radiofonico La Zanzara ha dichiarato: «Non faremo pubblicità con omosessuali, perché a noi piace la famiglia tradizionale. Se i gay non sono d’accordo, possono sempre mangiare la pasta di un’altra marca. Tutti sono liberi di fare ciò che vogliono purché non infastidiscano gli altri».
Questo il commento di Eurispes: «Prima di fare affermazioni del genere, forse Barilla, dovrebbe approfondire e informarsi, visti anche i mezzi che ha disposizione, su che cosa effettivamente pensano gli italiani e su come la società si sta evolvendo. Immaginare che la rappresentazione della famiglia e, quindi, della nostra società debba escludere le minoranze – in questo caso gli omosessuali – non è solo miope, ma anche offensivo nei confronti di quanti, e sono la stragrande maggioranza degli italiani, non ritengono che l’omosessualità rappresenti un problema o un “male” da sconfiggere. Da una grande azienda che pretende di rappresentare l’italianità, ci saremmo aspettati qualcosa di più intelligente».
Di tutt’altro avviso il deputato Eugenia Roccella del Pdl che ha scritto: «Guido Barilla è un uomo coraggioso, perché ormai ci vuole coraggio a difendere la famiglia formata da un uomo e una donna e magari persino “fondata sul matrimonio”, come dice la nostra Costituzione. Gli attacchi forsennati delle associazioni gay e l’invito al boicottaggio dimostrano quanto siano fondati i timori per la libertà di espressione espressi durante il dibattito parlamentare sull’omofobia». Segno tangibile di una espressione politica che ormai non ascolta neanche gli umori del proprio elettorato.

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5 pensieri su “Eurispes: per gli italiani anche dove c’è omosessualità c’è casa.

  1. Faggot

    Le espressioni politiche devono avere il coraggio delle proprie idee, non seguire gli umori dell’elettorato.
    Il contrario di Guido Barilla, che lancia il sasso e poi nasconde la mano.

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    1. Cagliostro Autore articolo

      Da una parte hai ragione. Uno statista indica la strada e non se la fa indicare dagli umori elettorali (soprattutto in politica economica o estera) però un partito che su alcuni temi cosiddetti “etici” non ascolta il proprio elettorato è un partito distante dai cittadini.

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  2. Remo

    Non so, io ho l’impressioni che queste ricerche dipingano un’Italia che non c’è: prima di tutti non mi pare che tengono conto della distorsione nelle risposte date dalla cosiddetta “desiderabilità sociale”, secondariamente, un conto è ripondere ad astratte domande un altro è trovarsi di fronte al caso completo, io vivo al nord, in Emilia, e se fosse così non si sentirebbero sempre battutine o allusione su “quello è gay”, non si vedrebbe gente tintinnarsi il lobo o ridacchiare quanta passa il “frocio”; un altro esempio sentito oggi a pranzo in mensa di uno che sul caso Barilla diceva: “io sono sempre stato favorevole ai gay, perché più ce ne sono più donne ci sono per noi normali”,
    Per l’italiano medio il gay ancora prima che persone è solo “uno che lo prende nel culo”, e per lui può avere il rispetto che si può portare a “uno che lo prende nel culo tutta la vita”.

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    1. Cagliostro Autore articolo

      La tua osservazione è pertinente e nelle risposte si pone sempre il problema di quanto siano veritiere. Poi può essere vero anche il contrario: in pubblico siamo portati a disprezzare magari per cercare l’accettazione sociale mentre in un sondaggio anonimo possiamo esprimere il nostro reale pensiero. Insomma secondo te ai sondaggi ci descriviamo meglio di quanto in effetti siamo (e non è assurdo) ma possiamo anche avere il caso contrario che nella vita reale esprimiamo il peggio di noi stessi.

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      1. Remo

        Questa sua (giusta) osservazione mi porta però a una domanda: siamo ciò che pensiamo di essere o ciò che facciamo? Il commentatore di Tempi che non si sente omofobo perché ha amici gay, non li picchia e tollera persino che si baciano per strada, non lo è oppure lo è perché poi sostiene che sono malati, che non hanno diritto a pari diritti e che affermare ciò è loro pieno diritto di parola/pensiero/religione?

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