A seguto della sentenza della Cassazione che ha confermato l’affidamento di un bambino alla madre omosessuale convivente con la sua campagna, i cattolici hanno reagito alla paventata possibilità che una coppia omosessuale possa adottare un bambino.
Tra i vari interventi il quotidiano dei vescovi italiani Avvenire ha titolato “Figli alle coppie gay? Sentenza pericolosa” mentre monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, intervistato da Radio Vaticana ha affermato che «l’adozione dei bambini da parte degli omosessuali, porta il bambino ad essere una sorta di merce».
Sempre Avvenire pubblica un articolo molto allarmante sulla crisi delle adozioni in Italia a commento del report sulle adozioni in Italia pubblicato dalla commissione per le adozioni internazionali della presidenza del Consiglio dei ministri.
Secondo il quotidiano della Cei «un calo così vistoso forse non se lo aspettavano nemmeno gli addetti ai lavori, che pur da un paio di anni segnalano grosse difficoltà. Il -22,8 per cento di bambini adottati nel 2012 non è una semplice diminuzione fisiologica visti gli anni di crisi; è, invece, un vero e proprio crollo». Nel 2012 «sono entrati in Italia 3.106 minori stranieri, contro i 4.022 del 2011. Il che vuol dire 916 bambini in meno. Le coppie adottanti sono diminuite più o meno della stessa percentuale: 2.469 nel 2012 contro le 3.154 del 2011, ben 685 in meno».
Per l’organo dei vescovi italiani «Il report della Cai non offre spiegazioni sul calo delle adozioni, oggettivamente inquietante visto che l’Italia è storicamente tra i più accoglienti al mondo».
Questa diminuzione sarebbe in parte dovuta a procedure internazionali che sono diventate più attente e quindi i Paesi d’origine dei bambini da adottare sono più cauti. Paola Crestani, presidente del Centro italiano aiuti all’infanzia (Ciai) ammette questo «è il caso della Colombia, che ha dimezzato il numero dei bambini adottati da coppie straniere (805 nel 2012 contro i 1.647 del 2011, ndr) perché dopo alcune inchieste giornalistiche ha messo il freno alle adozioni facili» mentre Avvenire rileva che «ci sono Paesi come il Guatemala e la Cambogia, che hanno provvisoriamente chiuso le adozioni per adeguare la loro legislazione».
La complessità delle procedure burocratiche non è comunque l’unico problema: «Aumentano le segnalazioni per bambini con problematiche sempre più rilevanti: disabilità serie, salute precaria. E contemporaneamente diminuiscono le coppie italiane disponibili a farsene carico, tanto che siamo noi stessi, spesso, a non accettare alcune segnalazioni», spiega Paola Crestani mentre l’organo della Cei commenta che questo «vuol dire che per tanti bambini “non perfetti” il sogno di una famiglia resterà tale».
La complessità delle procedure burocratiche resta un ostacolo all’adozione ma Paola Crestani spiega che «se una coppia offre grande disponibilità, i tempi si accorciano». Anche per Avvenire «se gli aspiranti genitori, insomma, non pongono particolari ostacoli né sul Paese d’origine né sull’età dei bambini, né su eventuali problemi di salute, in pochi mesi si può arrivare al traguardo».
Il dubbio è che le adozioni siano in calo perché ci sono meno bambini adottabili ma sempre su Avvenire Marco Griffini, presidente dell’Associazione Amici dei bambini (Aibi) rileva che «questa spiegazione non regge: gli orfanotrofi continuano a essere pieni. No, il problema è che diminuisce il bacino delle coppie disponibili».
Essendo diminuito il bacino delle coppie disponibili è da interrogarsi seriamente se per un bambino che proviene da una difficile situazione e che abbia serie disabilità o una saluta precaria sia più consigliabile restare in un orfanotrofio della Federazione Russa, della Colombia, del Brasile, dell’Etiopia o dell’Ucraina (i cinque Paesi da cui sono entrati la metà dei minori adottati in Italia nel 2012) oppure possa essere adottato da una coppia dello stesso sesso o da un single.
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Ricordo piuttosto vagamente, è passata una cinquantina d’anni, uno scontro con l’allora direttore del brefotrofio locale; non ricordo come iniziò la discussione, ma
incorsi nelle ire del Kapò e lo misi in fuga rifacciandogli che lui e tutti i suoi sodali
vivevano alle spalle di poveri bambini maltrattati e che l’unica soluzione decente
sarebbe stata chiudere i lager e dare le vittime in adozione. Ero un ragazzotto
vivace che non si lasciava intimidire facilmente.
Ma allora come oggi, la politica di tutti i governi, dichiaratamente bigotti o collusi, è
sempre consistita nel moltiplicare le difficoltà all’adozione per conservare il florido
business di brefotrofi, orfanotrofi e case famiglia.
andrebbe modificata la legge, in prima battuta, poi eventualmente si daranno i bambini anche ai single o alle famiglie non tradizionali.
Sono vissuta in un brefotrofio per cui ora non saltatemi addosso. 🙂
carino il cronometro… dovrebbero metterlo anche su Pontifex.roma, ma allo scadere del tempo… dovrebbe scoppiare il pc…
per inciso, non esiste che se anche una sola volta all’anno qualche parente biologio si fa vivo, il bambino non sia adottabile. capirai!!!!!
http://pontilex.org/2013/01/piccoli-miglioramenti/
Piccoli miglioramenti, appunto. 😀
bravi 🙂