Pontifex e Uccr legittimano la pedofilia e l’incesto?

Il sito non secolarizzato Pontifex forse a corto di argomenti trova utile copiare un articolo dal titolo “Perché accettare le nozze gay e non incesto e pederastia?”: un imbarazzante post pubblicato da tempo nel blog fondamentalista di Uccr.

Pontifex e Uccr si rifanno ad un articolo del sito “LifeSiteNews (sito di un gruppo tradizionalista cattolico del Canada) e si domandano se la «mentalità omosessuale deve spingerci ad accettare anche la pedofilia e l’incesto?».
La domanda – a prima vista – potrebbe sembrare ironica ed ingenua (infatti i più rideranno) ma merita una risposta: ovviamente se fossero veramente razionali avrebbero trovato la risposta da sé.

Riguardo l’incesto, per i due blog cattolici «Se infatti basta avere una relazione romantica, basata sul consenso reciproco, per essere riconosciuti come coppia da parte dello Stato, con che diritto si dice “si” a due omosessuali e “no” ad un padre e ad un figlio (maggiorenne o minorenne) che intendono veder riconosciuta la loro relazione romantica-sessuale, godendo dei conseguenti privilegi? Riconoscere la relazione omosessuale e non quella tra padre/madre e figlio/figlia non è forse discriminazione?».

La risposta è semplice. Va detto che nell’ordinamento esistono molti diritti: diritto alla vita, ad informare ed essere informati, all’onore, alla privacy, alla segretezza della corrispondenza, a circolare liberamente, etc. Tali diritti non sono mai assoluti (ad eccezione del diritto alla vita) ma sono sempre collegati l’uno con l’altro.
Ad esempio il diritto alla segretezza della corrispondenza viene meno se – in situazioni di interesse pubblico – prevale il diritto di cronaca: è ciò che è avvenuto – ad esempio – con la rivelazione della corrispondenza inviata al Papa.
Il diritto ad informare viene meno davanti al diritto alla privacy di un privato cittadino (la situazione è diversa per un personaggio pubblico).
I “confini” esistenti tra un diritto ed un altro sono – il più delle volte – stabiliti dalle interpretazioni date dalla Corte di Cassazione con le sue sentenze.
Nel caso dell’incesto la Corte di Cassazione (sent. 494 del 28 novembre 2002) rileva come il divieto del riconoscimento dei rapporti incestuosi (che gli uccrociati ed i pontifessi paventano) si fondi su due argomenti: (a) l’ordine pubblico familiare e (b) i diritti dei membri della famiglia legittima.
Per il primo caso il divieto «varrebbe a tutela della concezione costituzionale stessa della famiglia, esigente che fatti tanto gravi come quelli di endogamia, dalla “coscienza sociale” considerati alla stregua di attentati all’ordine naturale dei rapporti interpersonali e, a certe condizioni, puniti come reato, restino fuori dell’ordine giuridico».
Per il secondo caso prevalgono – al “diritto” eventuale di un padre ed una figlia di avviare una relazione affettiva – i diritti dei membri della famiglia legittima, che sarebbero turbati dall’ingresso nella vita familiare di figli nati da genitori incestuosi.
Perciò è molto facile rispondere agli uccrociati ed ai pontifessi che si domandano: «Se infatti basta avere una relazione romantica, basata sul consenso reciproco, per essere riconosciuti come coppia da parte dello Stato, con che diritto si dice “si” a due omosessuali e “no” ad un padre e ad un figlio (maggiorenne o minorenne) che intendono veder riconosciuta la loro relazione romantica-sessuale, godendo dei conseguenti privilegi?».
Infatti non basta – così come è scritto – avere una relazione romantica e consensuale per essere riconosciuti come coppia da parte dello Stato: bisogna considerare se esistano altri diritti che limitino il diritto ad avere un riconoscimento giuridico.
Nel caso delle coppie incestuose si è espressa la Corte di Cassazione con la citata sentenza 494 del 20 novembre 2002 mentre – nel caso delle coppie omosessuali – la risposta viene dalla Corte Costituzionale con la sentenza 138 del 13 aprile 2010 nella parte in cui si afferma che «l’unico importante diritto, in relazione al quale un contrasto si potrebbe ipotizzare, sarebbe quello, spettante ai figli, di crescere in un ambiente familiare idoneo, diritto corrispondente anche ad un interesse sociale. Tale interesse, tuttavia, potrebbe incidere soltanto sul diritto delle coppie omosessuali coniugate di avere figli adottivi. Si tratterebbe, però, di un diritto distinto rispetto a quello di contrarre matrimonio, tanto che alcuni ordinamenti, pur introducendo il matrimonio tra omosessuali, hanno escluso il diritto di adozione».
Quindi esistono altri diritti che vietano il riconoscimento del rapporto affettivo incestuoso ma non esistono altri diritti che vietano il riconoscimento di quello omosessuale: questo per la Corte di Cassazione e la Corte Costituzionale.

Riguardo l’incesto i “ponticrociati” (pontifessi e uccrociati) propongono le opinioni di alcuni intellettuali o ideologi come W. Reiche, Mario Mieli, Shulamith Firestone e quella di Aldo Busi secondo cui: «Può esistere una pedofilia blanda, quella praticata dai bambini sugli adulti. I bambini sono in certi casi corruttori degli adulti».
Seppur non condivisibili, è facile notare che le parole di Busi sono molto simili a quelle dette al National Catholic Register dal religioso cattolico americano Padre Benedetto Groeschel, dell’ordine tradizionalista dei Frati Francescani del Rinnovamento secondo cui gli adolescenti – in alcuni casi di abusi sessuali – agiscono da seduttori nei confronti dei sacerdoti.

Quindi i ponticrociati si pongono la domanda: «è sufficiente amare qualcuno ed essere amati per venire riconosciuti dallo Stato?». No, non è sufficiente: bisogna considerare se vi sono dei diritti che contrastino con tale riconoscimento. Nel caso dell’incesto – come stabilito dalla Corte di Cassazione – ci sono dei diritti che contrastano con il “diritto” alla relazione incestuosa mentre nel caso delle coppie omosessuali – come stabilito dalla Corte Costituzionale – non ci sono altri diritti contrastanti: la risposta è semplice.

I ponticrociati continuano e si domandano: «Se si, perché non riconoscere l’incesto, la pedofilia (…) o la poligamia (…) e invece riconoscere le coppie omosessuali?».
Nel caso della pedofilia la risposta è ancora più semplice. Per il nostro codice penale (art. 609 quater) è punibile con la reclusione da cinque ai dieci anni chiunque compia atti sessuali con una persona che non ha ancora compiuto 14 anni.
La base di questo reato è molto semplice. Un minore di 14 anni viene considerato – per legge – incapace di dare un consenso informato a comportamenti regolati dalla legge, in particolare i rapporti sessuali.
In sintesi un minore di 14 anni non ha la maturità necessaria per capire l’importanza di un atto importante come l’atto sessuale e quindi oggettivamente non può esprimere il proprio consenso: per questo motivo è punito il maggiorenne (comunemente detto pedofilo) che ha un rapporto sessuale con un minore di 14 anni che – data la sua età – non può essere consenziente.

I ponticrociati quindi si chiedono «una società che riconosce oggi le relazioni omosessuali, ci spinge ad accettare anche la pedofilia e l’incesto?». Assolutamente no: le relazioni omosessuali avvengono tra adulti consenzienti e non ledono altri diritti, nella pedofilia manca il consenso mentre l’incesto lede i diritti della famiglia d’origine. Non è molto difficile da capire anche per un omofobo fondamentalista religioso.

L’articolo si conclude con un pensiero che – preso a sé – sembrerebbe quasi legittimare la pedofilia e l’incesto. Infatti si legge che «la motivazione per offrire un riconoscimento statale ad una relazione sessuale deve essere differente dunque dal mero sottolineare una relazione romantica tra persone consenzienti. C’è bisogno che tale relazione abbia alcune caratteristiche che la rendono unica e vitale per la società, come solo possono essere le relazioni tra l’uomo e la donna, basate sull’incontro equilibrato e naturale tra gli appartenenti dei due diversi sessi, relazioni originalmente aperte alla vita e adatte alla giusta e bilanciata accoglienza di un nuovo essere umano».
Se il fondamento per riconoscere giuridicamente una relazione affettiva deve essere – così come scritto – la possibilità di accogliere un nuovo essere umano dovremmo considerare degne di riconoscimento giuridico anche i rapporti cosiddetti pedofili o i rapporti incestuosi: anche questi rapporti sono aperti alla vita e da questi rapporti è possibile generare un nuovo essere umano.
Per fortuna – come visto – ci sono altri motivi che vietano il riconoscimento giuridico di questo tipo di rapporti.
Se si vuole passare invece dall’irrazionalità di questo tipo di fondamentalismo religioso alla sana razionalità laica bisogna ricordare che – sempre per la Corte Costituzionale nella citata sentenza – la procreazione «sarebbe soltanto un elemento eventuale nel rapporto coniugale e ciò dimostrerebbe quanto lontano sia il concetto di famiglia da accogliere nell’ambito dell’art. 29 Cost. rispetto a quello della tradizione giudaico-cristiana. Il matrimonio sarebbe, senza dubbio, l’unione di due esistenze, i cui fini fondamentali coincidono con i diritti e i doveri che i coniugi assumono al momento della celebrazione in base all’art. 143 cod. civ., fini ai quali è estranea la prospettiva, soltanto eventuale, della procreazione, altrimenti si dovrebbe considerare impossibile la celebrazione di un matrimonio tutte le volte in cui sia naturalisticamente impossibile per i nubendi procreare». Tutto questo secondo la Carta che è alla base della nostra società: la Costituzione della Repubblica Italiana.

Inoltre – per rilevare che procreazione e matrimonio siano aspetti totalmente separati tra di loro – bisogna evidenziare che tutte le forze politiche presenti in Parlamento hanno approvato un disegno di legge (che aveva tra i suoi proponenti anche la cattolica Paola Binetti) che ha eliminato le differenze ancora esistenti tra figli legittimi (ossia nati da una coppia sposata) e figli naturali (nati da una coppia non sposata: attualmente sono il 25% sul totale dei nati): ora non esiste più neanche questa differenza terminologica e si parlerà solo di figli.
Parti del mondo cattolico stanno aprendo addirittura all’adozione da parte dei single (e di fatto permetterebbe l’adozione anche alle coppie omosessuali): insomma collegare matrimonio e procreazione è solo una “ponticretinata”. Se tale “ponticretinata” è comprensibile nel blog di Uccr (i cui amministratori sono per la maggior parte studenti), è meno scusabile nel blog di Pontifex di cui una delle firme più presenti è Bruno Volpe, avvocato, che certamente dovrebbe rifiutare ragionamenti giuridici di un livello così basso.

Cagliostro
http://alessandrocagliostro.wordpress.com/
@Cagliostro1743

1 pensiero su “Pontifex e Uccr legittimano la pedofilia e l’incesto?

  1. diego

    allora la domanda è: se riconosciamo le nozze eterosessuali, perchè non accettiamo incesto e pedofilia? Un vecchio di 50 anni può fare figli con la figlia di 14 (come altrove è successo), abbiamo l’incontro da sessi diversi e la possibilità di accogliere una nuova vita. Perchè non legittimare queste cose? E già che siamo in tema si potrebbere legittimare la poliandria e la poligamia, sempre nuove vite nascono!!

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