Come risulta dalla relazione annuale sull’interruzione di gravidanza il numero degli aborti è diminuito rispetto all’anno precedente confermando un trend iniziato dal 1982.
Le cifre dovrebbero far ben sperare ma non è così per i vari cattolici ed ovviamente per i nostri uccrociati che pubblicano un articolo dal titolo “Meno aborti grazie alla legge 194? No, ovviamente” in cui si critica il fatto che gli aborti siano diminuiti.
Giuliano Guzzo scrive che «non si fa alcun accenno, nel conteggio degli aborti, a quelli possibili in conseguenza all’utilizzo della cosiddetta “pillola del giorno dopo”» che «può essere abortiva, come dimostra il fatto che la prima autorizzazione ministeriale per sua la commercializzazione venne annullata dal TAR Lazio (sent. n. 8465 del 12/10/2001) per omessa indicazione, sul foglietto illustrativo, di tale effetto (interessante il punto della sentenza dove si parla della “non veridicità della qualificazione del prodotto come ‘contraccettivo di emergenza’” e dell’“omissione di ogni adeguata informazione della donna sull’idoneità del farmaco ad impedire l’impianto dell’ovulo fecondato”)».
Purtroppo il Tar ha affermato qualcosa di un po’ diverso e forse c’è stata un po’ di confusione nella lettura della sentenza che nasce da un ricorso presentato dal Movimento per la vita contro il ministero della Sanità.
Nella sentenza è scritto – in effetti – di «non veridicità della qualificazione del prodotto come “contraccettivo di emergenza”» e di «omissione di ogni adeguata informazione della donna sull’idoneità del farmaco ad impedire l’impianto dell’ovulo fecondato» ma queste non sono le motivazioni del Tar del Lazio bensì quelle del Movimento per la vita che sono state sintetizzate – come sempre avviene – in ogni sentenza.
Infatti la frase totale della sentenza è «Con il quinto motivo si sostiene (ossia da parte del Movimento per la vita, ndr) – con richiamo ai principi sanciti dalla legge 25.1.1992, n. 74 e dal d.lgs. 30.12.1992, n. 541, in via generale sul contenuto dei messaggi di informazione sulla qualità e caratteristiche dei prodotti e in particolare dei medicinali – il carattere ingannevole e non veritiero delle avvertenze riprodotte nel foglio illustrativo del farmaco “NORLEVO”, con riferimento sia alla non veridicità della qualificazione del prodotto come “contraccettivo di emergenza”, sia all’omissione di ogni adeguata informazione della donna sull’idoneità del farmaco ad impedire l’impianto dell’ovulo fecondato, meccanismo d’azione che va considerato abortivo per chi ritiene che la gravidanza abbia inizio a partire dalla fecondazione».
Il Tar ha rigettato queste motivazioni sostenendo che «Quanto al primo profilo di doglianza nel foglio illustrativo è diffusamente precisata la nozione di contraccezione di emergenza, nel cui ambito si colloca il “NORLEVO”, in contrapposizione ai metodi ordinari di prevenzione della gravidanza; sono inoltre elencate tutte le ipotesi in cui il prodotto va assunto con identificazione delle tipologie dei rapporti sessuali non protetti. Il consumatore è quindi esaustivamente edotto circa i presupposti e le condizioni caratterizzate dalla straordinarietà in presenza delle quali può essere assunto il farmaco, ed ipotizzati usi non conformi alle indicazioni non si traducono in vizio del contenuto dell’atto oggetto di sindacato. Quanto all’incidenza del farmaco sui processi fisiologici della donna nel foglio illustrativo è indicato che il sistema di contraccezione opera “bloccando l’ovulazione o impedendo l’impianto”».
Sebbene per il Tar «la descrizione dello stesso si configura conforme a criteri di corretta e completa informazione del consumatore», i giudici rilevano anche che «la successiva proposizione “impedendo l’impianto” risulta priva di oggetto, non precisando che l’effetto terapeutico si riflette sull’ovulo fecondato» e quindi «una completa e dettagliata informazione per ciò che attiene il secondo dei delineati effetti terapeutici si rende necessaria proprio in presenza di differenziati orientamenti etici e religiosi circa il momento iniziale della vita umana, così da rendere edotto in maniera chiara e non equivoca che il farmaco agisce sull’ovulo già fecondato impedendo le successive fasi del processo biologico di procreazione». Purtroppo le sentenze bisogna saperle leggere e non tutti riescono.
Inoltre è difficile che la pillola del giorno dopo possa essere messa in relazione con gli aborti. Infatti, secondo quanto afferma l’Organizzazione mondiale della sanità, «la contraccezione di emergenza con Levonorgestrel ha dimostrato di prevenire l’ovulazione e di non avere alcun rilevabile effetto sull’endometrio (…) quando somministrata dopo l’ovulazione. La pillola è inefficace dopo l’annidamento e non provoca l’aborto».
Quindi se si dovesse considerare “abortiva” la pillola del giorno dopo, bisognerebbe considerare tale ogni sistema di contraccezione.
Ovviamente gli aborti sono diminuiti nel corso degli anni e quindi Giuliano Guzzo si pone questi interrogativi: «Come spiegare allora la pur discutibile diminuzione degli aborti? Anche perché si tratta di un caso pressoché unico nei Paesi industrializzati. Che la 194/’78 sia la Legge migliore del mondo? E perché? In base a quali sue misure o provvedimenti?».
A tal riguardo la sua spiegazione è molto semplice: «Molto più verosimile è il ritenere che la riduzione del numero di aborti sia determinata da una serie di concause, prima fra tutte il calo della fertilità tra le donne italiane, che dice come, mentre nel 1985 le donne italiane avevano in media 2,7 figli a testa, oggi ne abbiano 1,2 ciascuna. Meno figli perché meno gravidanze e meno gravidanze, ovviamente, vuol dire meno aborti».
Questa spiegazione sarebbe stata confermata nel caso in cui a diminuire fossero stati solo il numero di aborti in valori assoluti e non anche il tasso di abortività (numero delle Ivg per 1.000 donne in età feconda tra 15-49 anni) ed il rapporto di abortività (numero di Ivg per 1.000 nati vivi).
Il tasso di abortività nel 2011 è risultato pari a 7,8 per 1.000, con un decremento del 5,3 per cento rispetto al 2010 (8,3 per 1.000) e del 54,7 per cento rispetto al 1982 (17,2 per 1.000).
Nel 2010 il rapporto di abortività è stato di 208,3 Igv per 1000 nati vivi con un decremento dello 0,8 per cento rispetto al 2009 e del 45,4 per cento rispetto al 1983 quindi il calo degli aborti non può essere messo in relazione con il calo delle gravidanze altrimenti l’incidenza del tasso di abortività e del rapporto di abortività sarebbe rimasto stabile: un sociologo come Giuliano Guzzo dovrebbe essere in grado di considerare anche questi fattori nell’analisi della realtà.
Cagliostro
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@Cagliostro1743
Del fatto che “prima” della 194 gli aborti fossero assai più diffusi (posto il divieto di contraccezione, repressa penalmente fino al 1975) e pericolosi, tra ferri da calza, medici che si facevano pagare profumatamente e tanta ipocrisia, UCCR nulla dice. In attesa di un bel post che elogi la bellezza dei dolori del parto perché così dice la precettistica biblica, posso parafrasare la Genesi con un “tu donna abortirai con dolore”, perché mi par di capire che tutto sommato è quel che viene auspicato….
Gli aborti clandestini si facevano prima e si continuano a fara adesso, anche a pagamento, e mi sembra strano sostenere che i medici che li fanno siano cattolici dell’UCCR, mi sembra più logico pensare che siano seguaci del libero pensiero e radicali.
Al posto di “partorirai con dolore” abbiamo messo “abortirai con dolore”, con la differenza che mentre il dolore del parto finisce col parto mentre quello dell’aborto inizia subito dopo l’aborto e non finisce più.
Nessuno parla di che??? Ah, degli embrioni uccisi, avevo capito male!
P.S. La Chiesa non ha nulla in contrario al parto indolore, si informi meglio, signora, lei da una lettura fondamentalista della Bibbia e poi da del fondamentalista agli altri…
Il signor Sgrò, dopo averci pensato sei mesi, torna a replicare su questo sito ad un commento di una gentile utente dimostrando solo di non aver capito nulla dei concetti espressi da Faunita, ne di nessun altro argomento attinente al fenomeno dell’aborto, il quale, caro signo Sgrò, è cosa troppo seria e complicata per la sua testolina infarcita delle parole d’ordine propalate dai vari Casini (Carlo, quello del movimento per la vita), che si fondano su menzogne avvalorate solo da “studi”di organizzazioni pro life molto attive nella propaganda ma che poco si curano della correttezza delle loro affermazioni. L’aborto è un’argomento che mi mette a disagio, la considero una sconfitta per tutti noi, è un dramma che troppo spesso viene scaricato sulle sole spalle della donna, una cosa che vorrei che non accadesse mai, insomma: ma, purtroppo è un fenomeno che accade, è fisiologico per qualsiasi civiltà, per evoluta che sia; non si può evitare totalmente, quindi va governato, non proibito e basta. La legge centonovantaquattro, checchè ne pensi e straparli, egregio Sgrò, dati del ministero della sanità, ha di fatto limitato il numero di aborti sia clandestini che legali, praticati in Italia, essendo inoltre quelli clandestini, quasi del tutto pertinenza degli immigrati, sia per ragioni culturali che per la conseguenza delle infami leggi sull’immigrazione partorite dalla mente dei sui sodali proibizionisti fascio leghisti, caro il mio bamba Italo balilla. Con quale arroganza, poi, lei si permette di sindacare i drammi altrui, lei per caso ha l’utero, bigodino dei mie calzari? Cosa pensa, che una donna costretta all’aborto, lo faccia perché è di moda e solo per farle dispetto? E perché, tra i mezzi per evitare questo flagello, i trinariciuti da parrocchietta come lei, sono così contrari ad ogni forma di contraccezione? Lo sa lei, esperto di santini, che la maggioranza degli embrioni non arriva ad attecchire nell’utero e vengono espulsi naturalmente, senza nemmeno che la mamma se ne accorga? Dio avrà i suoi imperscrutabili motivi, ma mi sembra che, come sterminatore di embrioni, scherzi mica, pure lui. Le ricordo anche, se non se ne fosse accorto, che su questo sito nessuno ascolta radio Maria, a parte me, per farmi due risate; i sensi di colpa che vorrebbe instillarci e le menzogne da lei sciorinate a ritmo di rosario, qui non attaccano, tutto questo se lo tatui sulle chiappe per ricordarselo meglio, prima di tornare a fare il professorino clericotrinariciuto da queste parti.