Eppure la vita è nostra!

Un paziente è mantenuto in vita per ben 12 anni in stato vegetativo permanente, fino a quando qualcuno si accorge che in realtà l’uomo riesce a comunicare con un movimento della lingua e della palpebra.

Su questo fatto di cronaca la giornalista di Tempi Benedetta Frigerio scrive un pezzo. In realtà l’articolo è breve e quasi vuoto. Sembra che davanti alla foto che ritrae il paziente con lo sguardo perso nel niente e tracheotomizzato anche lei manchi un po’ di convinzione e non sia in grado di giungere ad una conclusione sostenibile. Ma tornando al fatto, l’uomo a pronta domanda dei sanitari riesce a dire che non soffre. La signora Frigerio segna un punto a suo favore nella indefessa battaglia contro l’eutanasia che conduce da tempo sulla rivista cattolica. Ma come si sa, ciò che gioca a nostro favore, a volte può diventare il miglior argomento proprio contro di noi. E se fosse stato il contrario? Se per 12 anni il giovane Scott avesse tentato invano di comunicare ai parenti e ai medici che soffriva e nessuno si fosse potuto occupare della sua sofferenza? Manco un’aspirina….

Tuttavia quando si parla di fine vita la questione è molto più complessa di così. Certo la sofferenza fisica è un fatto fondamentale e non poter sapere se il paziente soffre, e quanto e dove, è un pensiero davvero da non dormirci la notte.  Ma ancora di più credo che la cosa riguardi in realtà non tanto il nostro pensiero sulla morte ma il nostro sentimento verso la vita. Per alcuni di noi possono essere necessari almeno un paio di prerequisiti perchè la vita valga la pena di essere vissuta, tipo essere consapevoli di essere al mondo e possibilmente poter disporre, almeno in parte, del proprio corpo, per quanto imperfetto e deperibile. Tuttavia bisogna riconoscere che questo sentimento per la vita potrebbe non essere condiviso da persone diverse da noi, magari con convinzioni di tipo religioso. Ad esempio chi crede che la vita non sia nella disponibilità di chi la vive (una specie di leasing) e che il proprio destino terreno sia totalmente in mano a un Ente Superiore che ne decide le sorti, il quale evidentemente non gradisce interferenze a tal proposito. Far dell’ironia sull’argomento è fin troppo facile, ma siccome privare altre persone di fantastiche illusioni così ben radicate sulla vita terrena e ultraterrena senza avere una proposta altrettanto allettante non sempre è cosa buona e giusta, cercherò di tenermene lontana.

Più seriamente vorrei invece concludere che, per quanto “cattolico” significhi universale – come mi ha fatto notare l’altro giorno una mia collega di religione mentre cercavo di protestare contro l’inappropriatezza dell’ora di religione impartita nella scuola statale di uno stato laico e multietnico – non credo che i cattolici possano imporre a tutto il mondo la propria visione della vita che deve essere vissuta a qualsiasi costo e in qualsiasi condizione. Nè tantomeno, in forza di questo, impedire a tutti gli altri, con la longa manus del Vaticano sul parlamento, di scegliere liberamente per se stessi in base al proprio sentimento, e alle proprie forze.

Ricordo che in Italia non esiste ancora una legge sul testamento biologico.

21 pensieri su “Eppure la vita è nostra!

  1. Fulvio Magni

    Nel corso dei secoli scienzati, filosofi e religiosi di ogni nazione e cultura si sono spesso interrogati su quale fosse lo scopo della vita. La risposta più logica che mi viene in mente è che lo scopo della vita, in fondo, è soltanto la sopravvivenza.
    Tutte le forme viventi, dai vegetali alla specie animale più evoluta, condividono l’istinto di sopravvivere. E l’evoluzione funziona perchè le specie si adattano alle nuove condizioni che sopraggiungono.
    Pertanto ritengo che vivere ancorati ad un lettino di ospedale non sia una prospettiva tanto peggiore delle altre.
    Naturalmente il mio è un punto di vista soggettivo, mai mi permetterei di giudicare le scelte altrui! Però mi pongo una domanda: perchè mai il signor “malato terminale” godrebbe del diritto di staccare la spina e io invece no?

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    1. Alessandra Piccinini

      Concordo sulla sua visione del senso della vita che si esaurisce in se stessa e forse un giorno trovandomi anch’io in condizioni simili potrei voler ostinarmi a sopravvivere. Tuttavia se non lo farò, vorrei avere il diritto di morire.
      Riguardo la domanda finale Fulvio, non sono sicura di capire. Perchè dovresti voler staccare la spina?? Io sono a favore dell’eutanasia per chi lo richiede per mettere fine alle proprie sofferenze senza prospettiva di guarigione, ma se ti vedessi buttarti sotto il treno ti fermerei (o almeno urlerei molto forte…)

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          1. Fulvio Magni

            Appunto. Un imprenditore sul lastrico che si getta sotto un treno non da una bella immagine di responsabilità, razionalità e pulizia. Si potrebbe risolvere in altro modo. Tipo con una bella punturina in ospedale, autoprocurata, dopo aver firmato un paio di carte. Tutto il più legalmente possibile.

          2. Alessandra Piccinini

            L’articolo di Tempi e il mio post non parlavano di questo. Un imprenditore strangolato dai debiti che si butta sotto il treno non è evidentemente una persona che rivendica il proprio diritto a morire, ma puttosto quello di vivere. Ripeto: attento alla confusione, altrimenti parliamo di tutto per non parlare di niente.

    2. alessandrapiccinini Autore articolo

      Concordo sulla sua visione del senso della vita che si esaurisce in se stessa e forse un giorno trovandomi anch’io in una situazione simile mi ostinerei a voler vivere, ma se fosse il contrario vorrei poter scegliere.
      Riguardo la domanda finale invece, non sono sicura di capire cosa intendi. Perchè dovresti staccare la spina?? E comunque io che sono a favore dell’eutanasia per coloro che la richiedono per mettere fine alle loro sofferenze senza speranza di guarigione, se ti vedessi buttarti sotto il treno non esiterei a fermarti (o almeno urlerei molto forte…)

      Rispondi
    1. alessandrapiccinini Autore articolo

      L’avvocato che è in te viene sempre fuori… ma la costituzione a volte è vista più come un consiglio che non come una legge…

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  2. faunita

    La Costituzione peraltro impone all’art. 32 (che certamente anche i più fervidi amici di uccr conoscono) di non violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana….. Rispetto significa anche permettere a chi non ha più possibilità di miglioramento, a chi sa di avere davanti a sé solo sofferenza ed umiliazione, di porvi fine senza ulteriore strazio, in piena coscienza e liberamente. Sondino e catetere e pannolone non possono essere imposti perché “Dio lo vuole”, non più di quanto non si possa sperare (e sul punto gli amici di uccr sempre a difesa del feto ben potrebbero dire qualche cosa, visto che Kosmos/Caglio s’è ormai tradito e quindi sappiamo che qualcuno di loro legge questo sito) che una ragazza in stato vegetativo resti incinta come pure qualcuno augurò….

    Mi sorge peraltro il dubbio che il protagonista della vicenda oggi in commento fosse non in stato vegetativo bensì colpito dalla (tremenda) “locked-in syndrome” (il paziente, pur lucido, è “bloccato” nel proprio corpo, impossibilitato a comunicare in alcun modo con l’esterno… Situazione da incubo)…

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    1. Cagliostro

      Si, io mi riferivo al secondo comma dell’art. 32 quando sostenevo che il testamento biologico sia un diritto costituzionale: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”.
      Secondo te gli uccrociati ed i pontifessi conoscono la Costituzione? Ho tantissimi dubbi.

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      1. Alessandra Piccinini

        Se poi rivoltiamo la frittata, si potrebbe anche dire che mentre alcuni devono lottare per interrompere trattamenti sanitari che non vogliono, altri sarebbero molto felici di ricevere cure di cui necessitano e che a causa dei tagli alla sanità ricevono sempre meno…. e potrei citare anche casi personali!!
        Sarebbe vedere bello vedere la mobilitazione della Chiesa anche per questi oltre che per i vari Scott.

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    2. Alessandra Piccinini

      Tempi ha trattato anche la locked-in syndrome che tuttavia non mi sembra una prospettiva di vita tanto migliore dello stato vegetativo. L’idea di essere perfettamente coscienti e di non essere padroni neanche di un centimetro quadrato del proprio corpo, mi sembra se possibile anche peggio dello stato vegetativo incosciente. Naturalmente questo è solo un punto di vista. Il punto di vista di un’atea e per di più che ancora riesce a stare sulle proprie gambe…. E comunque …… viva il libero arbitrio!

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    3. DOC

      Se ben ricordo con la locked-in puoi muovere solo gli occhi. le palpebre dovrebbero essere escluse, e le labbra assolutamente no non si muovono.

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        1. DOC

          allora precisazione la palpebra non la puoi chiudere perchè è pertinenza del VI cranico ma la puoi aprire. tutto il resto si è come hai scritto

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