Quando un soggetto cerca di difendere qualcosa che ritiene importante sarà pronto ad usare tutte le proprie energie ma – purtroppo – col rischio di rendersi ridicolo.
Questo è quanto succede ai membri dell’associazione fondamentalista Unione cristiani cattolici razionali che pubblicano un articolo dal titolo “Psichiatra Italo Carta contrario ad adozione gay: «violenza alla realtà e rischi patologie»“.
Mentre in Italia ancora si discute – soprattutto nello schieramente cosiddetto “progressista” (anche se ci vuole molta immaginazione) – su quale forma di tutela dare alle coppie omosessuali, nella Gran Bretagna del conservatore Cameron e nella Francia del socialista Hollande si parla di introdurre il matrimonio omosessuale (in Paesi dove esistono già i registri delle unioni civili) ed in Francia si discute anche di aprire alle adozioni da parte di coppie omosessuali.
I nostri uccrociati commentano la notizia e si compiacciono (erroneamente) scrivendo che «Recentemente la prestigiosa Royal Spanish Academy, l’istituzione ufficiale responsabile della regolazione della lingua spagnola, ha mantenuto nel suo “Dizionario della lingua” il concetto di “matrimonio” come “l’unione di marito e moglie, approvato da certi riti o formalità legali, per stabilire e mantenere una comunità di vita e di interessi”».
Se ad un esame di sociolinguistica (o anche di linguistica) uno studente dicesse che una Accademia è preposta a regolare ufficialmente la lingua, sarebbe immediatamente bocciato: la lingua è viva e non è regolata da nessuna istituzione. Ci possono essere invece delle istituzioni come la Real Academia (dagli uccrociati definita Royal Spanish Academy) che – sebbene non “ufficialmente” – hanno un’autorità tale nel loro campo da essere un punto di riferimento per gli studiosi della lingua.
Ovviamente la Royal Spanish Academy (o meglio Real Academia) ha mantenuto nel suo dizionario il concetto di matrimonio come unione di marito e moglie ma ha esteso il termine anche alle coppie omosessuali. Perciò anche la Real Academia ha preso atto che nella società (per questo si parla di sociolinguistica) il termine “matrimonio” a livello linguistico non si usa solo alle coppie eterosessuali ma anche a quelle omosessuali: ovviamente gli uccrociati si sono guardati bene dal dare la notizia completa.
Gli uccrociati in seguito affermano che «non a caso anche l’Enciclopedia Treccani, descrive tale termine come “l’unione fisica, morale e legale dell’uomo (marito) e della donna (moglie) in completa comunità di vita, al fine di fondare la famiglia e perpetuare la specie”». Gli uccrociati dovrebbero imparare che il corrispondente italiano della citata Royal Spanish Academy è l’Accademia della Crusca che – nel suo vocabolario – definisce il matrimonio (punto 1.4) come «Istituzione regolata da determinate leggi, doveri e facoltà nell’ambito morale e giuridico»: ovvio che questa definizione risponde benissimo anche al matrimonio omosessuale qualora dovesse essere introdotto per legge.
Inoltre – anche la stessa enciclopedia Treccani (che ovviamente non costituisce fonte del diritto) – menziona il termine di “matrimonio omosessuale” con riferimento ai Paesi Bassi che sono stati i primi a riconoscerlo.
Gli uccrociati riportano in seguito l’opinione del teologo Mauro Cozzoli secondo cui non esisterebbe nessun diritto al matrimonio omosessuale perché la «sapienza antropologica ed etica dell’umanità ha conosciuto e codificato un solo istituto matrimoniale dato dall’unione piena, stabile e pubblica tra un uomo e una donna. Non attribuendo, per ciò stesso, dignità di matrimonio a unioni poligamiche, di mera convivenza e omosessuali».
Forse l’opinione di un teologo non è molto attinente in una discussione giuridica ma – nonostante ciò – una domanda è necessaria: se la sapienza antropologica ed etica dell’umanità ha codificato un solo istituto matrimoniale dato dall’unione tra uomo e donna, come mai – giusto per limitarsi all’Unione europea – il matrimonio omosessuale è stato approvato in sei Stati (Belgio, Spagna, Svezia, Portogallo, Danimarca e Paesi Bassi)?
Gli uccrociati riportano il punto di vista (a firma di tal Giuseppe Sandro Mela) su www.rischiocalcolato.it: nell’articolo Giuseppe Sandro Mela fa notare il «significativo inasprimento fiscale a carico dei contribuenti in caso di un’eventuale equiparazione delle unioni gay al matrimonio tradizionale». Forse rischiocalcolato.it non è Il Sole 24 Ore o ItaliaOggi e di certo Giuseppe Sandro Mela non è un economista ma – come si legge nello stesso sito – è un laureato in medicina e chirurgia: forse nel dibattito esistente un economista è più indicato di un medico.
Ovviamente – giuridicamente parlando – è un discorso che fa acqua da tutte le parti considerando che l’art. 3 della Costituzione stabilisce che «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge».
Inoltre anche nell’ipotesi che ci fosse un significativo inasprimento fiscale bisogna considerare che – a conti fatti – un omosessuale non avrà mai bisogno di scuole o università presso cui inviare i propri figli, reparti di ginecologia o pediatria, etc. Se la politica non vuole concedere agli omosessuali l’istituto giuridico del matrimonio, perché la stessa politica non considera un’imposizione fiscale “speciale” considerato che il “costo sociale” di un omosessuale è inferiore rispetto ad un eterosessuale?
Inoltre – in un’ottica puramente economica – lo Stato avrebbe anche interesse ad introdurre il matrimonio omosessuale sia per non scoraggiare eventuali coppie italiani omosessuali ad andare all’estero (che non pagherebbero più le tasse in Italia) e sia per invogliare eventuali coppie gay straniere a venire (e magari investire) nel nostro Paese.
Inoltre – come successo nello Stato di New York – l’introduzione del matrimonio omosessuale ha avuto un impatto economico di 259 milioni di dollari ed ha creato nuovi posti di lavoro come ha ammesso lo stesso sindaco Bloomberg.
Nella confusione esistente per i cattolici tradizionalisti di Uccr, vengono introdotte delle opinioni contrarie all’adozione da parte di coppie omosessuali. Una persona con un minimo di conoscenza di diritto sa bene che matrimonio ed adozione sono due istituti totalmente diversi e non legati tra di loro (lo afferma anche la stessa Corte costituzionale nella sentenza 138/2010). Il legislatore potrebbe adottare il registro delle unioni civili ma permettere l’adozione (come in Germania) mentre potrebbe permettere il matrimonio omosessuale e vietare l’adozione: solo chi è in preda ad un furore ideologico riuscirebbe a mescolare istituti tanto diversi tra loro.
Contro l’adozione da parte di coppie omosessuali viene riportata l’opinione del dott. Carta che – intervistato da “La Stampa” – ha affermato: «ritengo che le coppie di omosessuali e quelle di lesbiche che non solo adottano un bambino ma si fanno ingravidare e inseminare preparino un grave rischio di patologie per la prole».
L’opinione del dott. Carta è ovviamente importante ed – in un sano discorso laico – è importante che si affronti il problema senza partigianerie ideologiche. Ovviamente è importante che – su un argomento così delicato – tutte le voci siano riportate ed a tal proposito è opportuno sottolineare che l’Associazione Italiana di Psicologia ricorda che «le affermazioni secondo cui i bambini, per crescere bene, avrebbero bisogno di una madre e di un padre, non trovano riscontro nella ricerca internazionale sul rapporto fra relazioni familiari e sviluppo psico-sociale degli individui. Infatti i risultati delle ricerche psicologiche hanno da tempo documentato come il benessere psico-sociale dei membri dei gruppi familiari non sia tanto legato alla forma che il gruppo assume, quanto alla qualità dei processi e delle dinamiche relazionali che si attualizzano al suo interno. Inaltre parole, non sono né il numero né il genere dei genitori – adottivi o no che siano – a garantire di per sé le condizioni di sviluppo migliori per i bambini, bensì la loro capacità di assumere questi ruoli e le responsabilità educative che ne derivano».
Un blog che vuole fare informazione ed approfondimento sa bene che riportare verità parziali (come quanto fatto da Uccr nel caso della Real Academia) e riportare le opinioni solo di chi esprime un punto di vista favorevole al proprio non è informare ma propagandare.
Cagliostro
http://alessandrocagliostro.wordpress.com/
@Cagliostro1743
Un piccolo suggerimento: palare di “peso” sociale, in questo caso, è errato e forviante, si deve parlare semmai di “costo” sociale o, ancor meglio, di costo a carico della società.
PS è anche errato dire che “non potrà usufruire della pensione di riversibilità del defunto partner” se ci fosse il matrimonio gay un omosessuale ne potrebbe beneficiare.
Hai più che ragione: ti ringrazio. Avevo copiato quella frase da un altro mio articolo che si inseriva in un contesto diverso.
per ovviare alle loro obiezioni si può escludere le coppie omosessuali dalla pensione di reversibilità nel caso, a patto però di escludere anche le coppie etero che non hanno figliato (almeno 3 figli).
Per ovviare alle loro obiezioni (ammesso che un’obiezione tale abbia senso: i soldi per la mia pensione li verso io, quindi non capisco perché non debbano andare, parimenti, alla persone con cui ho condiviso la vita) basterebbe dire che il coniuge supersisre in coppia omosessuale pesa mediamente molto meno rispetto a quello di una coppia eterosessuale: questo perché la speranza di vita media da tue persone di stesso sesso è la medesima, mentre tra uomo è donna che una differenza di 4 anni.
Guarda Remo,
l’obiezione fiscale è talmente ridicola (da 3000 punti di vista) che non è stata mai avanzata neanche dai più tenaci oppositori del matrimonio omosessuale o delle unioni civili (forse Sgarbi ha detto una cosa simile una volta ma non sono sicuro).
Chi arriva ad obiettare questo significa che ufficialmente considera gli omosessuali come cittadini di serie B non degni di essere cittadini italiani come gli altri.
Inoltre – come integrato nell’articolo – l’introduzione del matrimonio omosessuale ha avuto anche degli effetti economici positivi mentre non si ha notizia di ricadute negative nelle economie dove sono stati introdotti.
Cagliostro, sei ingiusto : tu pretendi conoscenza del diritto da parte di gente che di sicuro non dico abbiano una laurea in giurisprudenza, ma ci metterei la mano sul fuoco non hanno mai aperto nemmeno la Costituzione.
P.S. la struttura sintattica della frase è un po’ traballante, vabbè
In effetti da chi cita come fonte del diritto l’Enciclopedia Treccani credo che non ci si possa aspettare molto: è come sparare sulla croce rossa…..
La definizione di matrimonio sulla treccani lascia un poco spiazzati..
Ma in verità non credo che in nessun luogo si possa trovare diversamente..un esempio:
http://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/M/matrimonio.shtml
http://www.dizionario-italiano.it/definizione-lemma.php?definizione=matrimonio&lemma=M0336400
In verità hanno ragione.Però mi spiego…etimologicamente,lo si saprà,matrimonio riconduce proprio all'”unione legittima dell’uomo e della donna allo scopo di generare figli”
C’è monium no..”“che viene da””…e mater…
Quindi diciamo,da un punto linguistico,se così si vuol dire,la definizione è corretta.
Però il matrimonio dal punto di vista giuridico,per la società in cui viviamo è semplicemente l’unione legittima di 2 coniugi(per dirla proprio spicciola).Sul sesso dei 2 coniugi non ci sono in realtà specifiche.
E come si sa il fatto che non fosse previsto per individui dello stesso sesso era ovvio essendo considerata l’omosessulità malattia psichiatrica,disturbo psicologico o altro fino al 1990…
Ma adesso le cose son cambiate..
Si potrebbe coniare un termine allora per designare le nozze(andar a matrito,coprire etimologicamente) gay,ovviamente unioni civili,dico etc..non è esattamente fare questo..è un’ipocrisa come ho già fatto notare.
Ma sarebbe una cretinata…
La lingua evolve(facendo attenzione a furbi esempi di neolingua,che sono contestabili e potenzialmente pericolosi)e così matrimonio cambia accezione anche se rimane col suo nome originario poichè ormai è conosciuto così..
Come ho scritto su..allora chi non ha volto coperto non va a nozze?
L’etimologia è una cosa…ma il significato è spesso qualcosa di diverso..e non sempre c’è bisogno o è opportuno rifarsi all’etimologia,bisoggna farlo con coscienza e cognizione di causa..
Galabel,
la definizione da “vocabolario” è quella riportata da Uccr: c’è poco da fare.
Allo stesso modo la parola “matrimonio” proviene da “matris munia”: su questo non ci piove.
Però non è importante l’origine della parola ma la sua “destinazione”: ossia il significato che assume nel corso del tempo.
Ad oggi se si parla di “matrimonio omosessuale” tutti capiranno cosa significa: 200 anni addietro non era così.
Perciò l’espressione “matrimonio omosessuale” ha una sua legittimità perché è comprensibile da tutti mentre se parlassi di “frigorifero omosessuale” evidentemente sarei preso per pazzo.
L’uso che delle parole viene fatto nella società precede sempre l’introduzione nel vocabolario.
Pensa alla parola “scaricare”. Forse la prima cosa che ti viene in mente è il download da internet mentre se chiedessi il significato di questa parola ad un 80enne ti farebbe esempi come “scaricare una cassa”.
Se tu prendessi un vocabolario di degli anni ’80 evidentemente non troveresti questo significato che – ovviamente – è stato inserito nei dizionari solo dopo che il termine è diventato di uso comune nel “sub-linguaggio” informatico.
Perciò non è la Treccani o la Garzanti che “autorizza” l’uso delle parole ma nasce dall’uso che viene fatto nella società. Ad un certo punto la Treccani (come ha già fatto l’Accademia della Crusca che è ben più importante) evidentemente inserirà anche l’accezione (da non confondere con “eccezione”) omosessuale nel vocabolario.
Quindi è inutile farsi tante pippe mentali. Se si parla di “matrimonio omosessuale” ci si capisce? Si, e allora inutile farsi tante storie. Come “certificato” anche dalla Real Academia spagnola, il significato originario eterosessuale si è allargato anche nell’accezione omosessuale così come la parola “scaricare” legata alla materialità delle cose (carbone, grano, preservativi, etc.) si è allargata all’immaterialità (files pdf, jpeg, etc).
Non è esattamente ciò che ho detto io?
Si ma non concordavo con te sul fatto della necessità di coniare un nuovo termine per desginare le nozze gay ma forse è stato un “qui pro quo”.
si,trattasi di qui-pro-quo..quello era mostrare la paradossalità della cosa.
io non penso che nella Treccani ci sia scritto quello come definizione del matrimonio. Sembra più che altro scritto da creduloni che pensano che per fare i bambini bisogna sposarsi!!
Per chi volesse approfondire il pensiero del sig. Italo Carta lascio questo collegamento: http://www.queerblog.it/post/15289/ordinario-di-psichiatria-matrimonio-naturale-minacciato-da-violenza-distruttiva-per-la-salute-mentale
Dire che il suo pensiero in materia evidenzia un certo pregiudizio di fondo – non che un palese contrasto con le posizioni ufficiali degli enti preminenti -, mi pare superfluo, Inoltre frasi come “collasso della figura simbolica paterna”, “fantasma della madre fallica(?), onnipreste, partenogenetica” si leggono oramai solo dei manuali della preistoria della psicologia.
Scrivi “un omosessuale non avrà mai bisogno di scuole o università presso cui inviare i propri figli, reparti di ginecologia o pediatria, etc” ma, grazie al cielo, non è vero.
A parte che il ginecologo va frequentato non solo per le gravidanze e quindi si spera che le lesbiche lo frequentino eccome, ma nell’Anno Domini 2012 le tecniche di procreazione medicalmente assistita (in breve PMA) permettono agli omosessuali di avere figli eccome ed infatti ce ne sono sempre di più.
A proposito di costi sociali comunque c’è una cosa che non sapete: poiché in Italia ai figli di coppie omosessuali viene riconosciuto solo il genitore biologico ed il co-genitore non ha né diritti né doveri, il bambino o bambina è considerato figlio di ragazza madre o ragazzo padre e questo lo porta a stare in cima a qualsiasi classifica di accesso agli asili comunali e/o statali anche se ha di fatto due genitori (però i due genitori iniziano a contare improvvisamente quando si calcola la retta, che va in base alle entrate economiche familiari, ed allora anche il co-genitore stranamente risulta fare parte del nucleo familiare).
Marina,
la tua critica non è infondata.
Quando scrivevo di “omosessuale” mi riferivo solo gli uomini (infatti non l’ho apostrofato) anche se la tua critica è giusta considerato che “omosessuale” è un sostantivo/aggettivo sia maschile che femminile a differenza di “lesbica”.
Sul discorso sulla PMA sai bene che la fecondazione eterologa è vietata in Italia sebbene la strada dell’estero è sempre possibile.
Però mi voglio concentrare alla situazione legislativa in Italia. Una coppia omosessuale ovviamente non potrà procreare naturalmente (lasciamo perdere le coppie omosessuali che hanno figli provenienti da precedenti matrimoni etero) e la legge non permette la fecondazione eterologa et similia. A prescindere se sia giusto o sbagliato la legge impone questa situazione agli omosessuali che quindi – a rigor di legge – non potranno avere figli. Non avendo figli i cui costi sociali graveranno sulla società (scuole, etc) ovviamente un omosessuale “costa” meno alla società.
Quando intendi figli di coppie omosessuali credo tu ti riferisca a casi di tecniche di fecondazione assistita che sono vietate in Italia o a casi di figli nati da precedenti matrimoni eterosessuali.
Non ho ben capito il discorso della classifica di accesso agli asili: possiamo dire che i figli appartenenti a coppie di fatto omosessuali siano “privilegiati”?
Com’è possibile che la retta sia calcolata anche in base alle entrate del compagno? Fanno parte dello stesso stato di famiglia?
anche le tasse universitarie… tutti coloro che sono sullo stesso stato di famiglia anche se non parenti. E in certi casi si va a vedere indietro fino a 2 anni …
ok…..alla fine è un riconoscimento di una “situazione di fatto”: non lo sapevo…..
Contraddizioni della legge: da una parte riconosce le situazioni di fatto e dell’altro lato le ignora…..boh….
Questo però sarebbe un cavallo di battaglia cattolico proprio per riconoscere le coppie di fatto. Se le unioni fossero riconosciute il figlio che vive con due genitori omosessuali perderebbe lo status di figlio di genitore single e quindi si ritroverebbe (giustamente) più indietro nelle graduatorie. Un motivo più che valido per confutare chi parla di “privilegi” legati al matrimonio omosessuale: invece – da come mi insegnate – con il matrimonio omosessuale alcuni privilegi si perderebbero.
Parlando di figli di omosessuali mi riferisco sia a chi ha figli da precedenti relazioni eterosessuali che da chi ne ha all’interno della relazione omosessuale. Che le tecniche di PMA siano vietate in Italia mi sembra ininfluente visto che non è illegale farlo all’estero e si tratta di famiglie che poi vivono, vanno a scuola (e dal ginecologo) in Italia. Dal sito di Famiglie Arcobaleno (riferito ai soci 2011):
“Le socie e i soci dell’associazione famiglie arcobaleno sono 558: 394 donne e 164 uomini.
Sono genitori di 203 bambin* e ragazz*
– 52 sono nat* da precedenti relazioni eterosessuali
– 120 hanno due mamme o una mamma single e 27 hanno due papà o un papà single: sono stat* concepit* grazie a doni di gameti esterni.
– 4 hanno 3 0 4 genitori e sono nati da un progetto di genitorialità condivisa.
In associazione ci sono 270 aspiranti genitori, 168 donne e 102 uomini.
Nel 2011 sono nat* 36 bambin*, uno ogni 10 giorni in media. ”
Di questi bambini ce ne sono alcuni figli di due papà e pure loro frequentano gli asili (beh almeno quelli in età da farlo 🙂 )
Riguardo alla questione delle graduatorie in asilo nido le cose stanno proprio come ho detto: i figli di ragazze madri o ragazzi padri (chi insomma ha un unico genitore) hanno un punteggio più alto e quindi passano avanti in classifica e sembra essere l’unico “privilegio” indiretto causato dall’assurda non-legislazione italiana in merito. L’ISEE (che si usa per calcolare le rette) prende in considerazione tutti i redditi delle persone che coabitano, allo stato di famiglia non interessa se le persone coabitanti siano sposate o meno, quindi solo quando si tratta di prendere soldi, il co-genitore (o genitore non biologico) inizia a contare. Questi sono alcuni dei paradossi nei quali vivono tanti bambini in Italia.
Marina,
ti ringrazio per la tua spiegazione: sei stata chiarissima.
Hai pienamente ragione che le tecniche di Pma non sono vietate all’estero ma volevo evidenziare l’ipocrisia della classe politica italiana che – da un lato – impedisce alle coppie omosessuali di godere di alcuni diritti facendo di fatto dei cittadini di serie b ma – allo stesso modo – impone gli stessi doveri e la stessa imposizione fiscale.
Tutto ciò che hai detto è un elemento in più per far capire quanto sia necessaria una legge che regolamenti le coppie omosessuali non solo per dare uguali diritti ma anche uguali doveri (oltre all’esempio che hai citato dell’asilo). Allo stesso modo ormai è inutile parlare di “legislazione italiana” perché è possibile sempre far ricorso all’estero e quindi sarebbe meglio pensare ad una legislazione europea.
Ho visto che hai inserito come sito quello di famigliearcobaleno: sei anche tu un membro dell’associazione?
Sì faccio parte anche di Famiglie Arcobaleno
Spero vorrete scusare la domanda non proprio in tema: tutti quegli asterischi, sono proprio necessari?
Saluti
Gli asterischi vengono usati per indicare che il termine va usato sia al maschile che al femminile. Solitamente si usa il “maschile generico” ovverosia il termine maschile viene usato per indicare ambo i sessi a meno che non si parli esclusivamente di femmine e nemmeno sempre (“bambini nati” può indicare 89 bambine ed un bambino ed addirittura a volte si usa per abitudine anche se si parla esclusivamente di femmine), quindi a volte per evitare il “bambini/e nati/e” o il “bambini e bambine nati e nate”, si scrive “bambin* nat*” e sai che chi sta scrivendo intende essere inclusivo e non usare il maschile per chi maschio non è. In un libro che ho letto (Il libro di Tommy) si fa l’interessante esperimento di scrivere, a volte e non sempre, usando anziché il maschile generico, il femminile generico ed è francamente spiazzante all’inizio anche per me che sono donna.
“Gli asterischi vengono usati per indicare che il termine va usato sia al maschile che al femminile.”
Marina, il ruolo degli asterischi era chiaro. In realtà, mi chiedevo se fossero necessari.
Se l’estensore di un testo come quello riportato sopra ha ritenuto necessario mettere gli asterischi (ma pure con i canonici “maschile-barra-femminile” sarebbe stato lo stesso), allora significa che egli non sottovaluta il fenomeno dell’analfabetismo di ritorno come forse faccio io.
[È evidente, che usare il femminile generico inclusivo creerebbe solo confusione, perché non è consuetudine della nostra (maschilista?) lingua farlo.]
Grazie, Admin. E niente fiamme, garantisco. Mica è un sito come l’UCCR, questo, che andrebbe purificato col fuoco.
P.S.: per l’eventuale sostenitore UCCR che si ritrovasse a passare di qui: quella del fuoco è una metafora, non è il caso di partire per la tangente e denunciare piani orientati alla persecuzione dei cattolici
Marcoz, libertà di parola e per la libertà di asterisco….. 🙂
Perché ti rivolgi all’eventuale sostenitore Uccr? Non capisco come ci si possa rivolgere ad una entità che non ha la dignità di uomo ma è solo “nuddu ammiscatu cu nenti”.
Ma no, Conte… all’UCCR ci sono solo ragazzi che vogliono divertirsi. Il problema è che si prendono troppo sul serio.
La moda degli asterischi, ovvero un’aberrazione linguistica del politicamente corretto, è uno strazio linguistico.
In italiano esiste il maschile generico, questo non significa che la lingua sia maschilista è semplicemente un uso così come il lei allocutivo usato anche per riferirsi agli uomini.
“un’aberrazione linguistica del politicamente corretto”
Avevo sospettato, effettivamente, la presenza di questo substrato ideologico; tant’è vero che stavo per domandare se avrei fatto meglio a usare “ragazz”, per riferirmi alla mia prole (due maschietti – almeno, a vederli nudi), finché i soggetti non avessero espresso in modo acclarato il loro orientamento sessuale (il quale, si sappia, non mi desta preoccupazione). Poi, ho deciso di non pensare male per il timore di azzeccarci.
Saluti
“il loro orientamento sessuale” che io sappia l’orientamento sessuale non prevede alcuna discrasia il proprio genere e il sesso biologico (un gay è biologicamente maschio e si sente di genere maschile; una lesbica è biologicamente femmina e si sente di genere femminile): quello è il transgenderismo
Noi amiamo gli OT. Almeno fino a quando non sforano nel flame war. 😉
Fantastico Cagliostro..un articolo ineccepibile.
E’ comunque la solita storia..ribadisco quanto detto in occasione dell’ultima uccretinata circa il matrimonio omosessuale:
http://pontilex.org/2012/09/tradizionalisti-cattolici-uccr-costituzionalista-stefano-rodota/
ossia che negare il matrimonio omosessuale è discriminatorio,volere unioni civili per gay che, praticamente, sono matrimoni senza chiamarsi così è ipocrisia.
P.S.
scusate..ma non si può..
“ritengo che le coppie di omosessuali e quelle di lesbiche”
Cosa????UUUUhhhhhhhh…..
le lesbiche non sono omosessuali?cosa sono?eterosessuali?altro?
oltre alla discriminizazione degli omosessuali ci manga la discriminazione delle donne omosessuali….
Grazie Galabel,
concordo con te sul discorso “etimologico” matrimonio/unione civile…..
Nel caso della frase “ritengo che le coppie di omosessuali e quelle di lesbiche” detta dallo psicologo Carta credo che con “omosessuali” si riferisse agli uomini e con “lesbiche” solo alle donne. E’ comprensibile sebbene – stranamente – la parola omosessuale è un sostantivo/aggettivo (a seconda dell’uso) sia maschile che femminile mentre “lesbica” è solo femminile (da Lesbo).
Quindi – teoricamente – si può dire una donna “omosessuale” anche se è raro e questo ha dato origine alla frase del Dott. Carta (avrei detto allo stesso modo).
ma non è che teoricamente si può parlare..allora diciamo eterosessuale solo per gli uomini?
omosessuale è il “contrario” di eterosessuale,spero non ci sia bisogno di ricordarne l’etimologia…
Cecchi Paone è un omosessuale,la Concia è un’omosessuale.
E’ italiano(e non solo).
Qui è proprio ,lo dico semplicemente,che si prende omo per uomo..non c’è nient’altro da dire…che sia detto non lo discuto..ma è sbagliato distinguere in una frase omosessuali da lesbiche,sarebbe come dire c’erano uccelli e passerotti o c’erano persone e donne,,,
E’ proprio anche brutto se uno ci pensa bene…
anche perchè se vai a vedere la voce lescbica sul dizionario ti accorgi che è :”Donna omosessuale”.
Quindi si dice omosessuali e donne omosessuali…
Si può dire tutto,che si capisca etc..tutto quello che vuoi…ma è sbagliato e non si dovrebbe dire.
Si Galabel,
sono d’accordo con te sul significato della parola però l’equivoco nasce anche dal fatto che esiste una parola specifica con cui si può esprimere solo una donna omosessuale (ossia lesbica) mentre non esiste una parole per esprimere un uomo omosessuale.
Poi consideriamo che nelle interviste il testo riportato è l’adattamento fatto dal giornalista e quindi magari la frase detta è differente.
Inoltre spesso (anche se erroneamente) gli individui assegnano l’aggettivo “omosessuale” solo agli uomini e quindi magari il Dott. Carta ha voluto aggiungere “lesbiche” per specificare che il suo riferimento era anche alle donne: assegno il beneficio del dubbio.
ad ogni modo mi fa piacere constatare che siamo concordi,non mi stupisce..
Of course….
ironic mode ON : come non mettere in dubbio che l inseminazione artificiale di una lesbica sia causa di patologie per il nascituro. un argomentazione indubbiamente fondata e scientifica, non c è dubbio.
ironic mode OFF.
Il termine lesbica nasce da Saffo, grande poetessa, aristocratica nativa dell’isola di Lesbo, sulla quale Archiloco, la peggior lingua dell’epoca, ma poeta anch’egli, non
potè avere che parole affettuose, ma la cultura patriarcale dei Greci, fra l’altro larga mente dediti alla pederastia, non potè sopportare questa infrazione alla soggezione
femminile e coniò un termine specifico per l’omosessualità femminile.
Un poco come Cesare, marito di tutte le mogli e moglie di tutti i mariti, che ripudiò la
moglie proclamando che sulla moglie di Cesare neanche il sospetto era tollerabile.