Queste cose le hanno già dette meglio i Greci, senza presumere che siano minacce o promesse provenienti da Dio o dal figlio di Dio
Discorso Vero VI fr. 1
Buon giorno mondo, oggi tratterò di un articolo di M.S.M.A. Sì in pratica del solito trip mistico senza capo né coda questa volta vertente sull’Apocalisse. E quando mai.
Questo articolo è apparso per la prima volta su Pontifex sotto nome di un non meglio specificato G. Riccò a quanto mi informa Compagno Z, e lo scopo commerciale appare evidente a tutti (*1). Non è infatti pubblicità, potremmo chiedergli, anche il trascrivere con tanto di dispendio di parole oltremodo cortesi sia sul testo che sul suo autore pensieri di un determinato scritto? Non ha una palese funzione di invogliare il lettore a leggere quell’altro testo e di conseguenza ad acquistarlo?
Ma chiudiamo qui la questione: non ho intenzione di scontrarmi nuovamente con chi non è in grado di difendere le proprie opinioni tanto da preferire in estrema difficoltà la millanteria di denuncia a una risposta degna di questo nome. E si badi: queste parole sono riferite in rapporto alla diatriba e non alla persona, al contrario di eSSo evidentemente, mi ritengo abbastanza maturo da saper distinguere le opinioni dalle persone.
Ma ritorniamo al libro, questo volume ha ovviamente nelle intenzioni il fine di rendere un’idea come l’Apocalisse sostenibile al vaglio della logica. Come se tali opinioni, fossero reali, non fossero in grado di difendersi da sé! Il risultato al solito lascia molto a desiderare.
Dal testo di ultima pubblicazione del prof. Carlo Di Pietro, impegnato gratuitamente nella testimonianza e nella predicazione da laico[?!] [cosa che così fosse inficerebbe ulteriormente la difesa del Nostro, vd. nota 1, non avendo prettamente a che fare col lavoro di scrittore-articolista in sé. Ma come detto chiudiamo la questione qui] e da membro di varie Associazioni cattoliche, “I castighi di Dio” edito dalla Segno di Udine (*2), circa l’omelia prossima all’eresia[!] di padre Cantalamessa, nella quale questi nega ambiguamente[?] l’esistenza dei castighi di Dio, mi preme di citare un breve estratto in cui è spiegata chiaramente la necessità anche del Giudizio universale.
Non ci dilungheremo, o almeno non lo farò io: lascio a voi lettori di approfondire la questione, sul perché di tanta acredine. Ma continuiamo a leggere, sia mai che nr venga fuori una dimostrazione con tutti i crismi.
Come dogmaticamente definito dal Concilio di Trento, l’autore riporta e commenta ciò che viene scritto imperativamente nei catechismi di san Pio V, di san Pio X (da Mons. Sarto), nel Maggiore e in tutti gli altri catechismi più diffusi.
Niente di più recente ovviamente: si rischierebbe di dar l’idea d’esser modernisti. Al più qui si vede nuovamente come si giochi, ed eSSi lo fanno sin troppo spesso, sul fatto che tale opinione sia dogma e quindi non contestabile per cause di forza maggiore, il che a qualunque essere senziente parrebbe della due l’una: 1) o è dogma e quindi la discussione si chiude qui senza bisogno di dimostrazioni 2) è dimostrazione e quindi spingere anche sull’incontestabilità della cosa è sintomo della non logicità di questa.
Circa la necessità del Giudizio universale si legge: E’ necessario spiegare perché, oltre al giudizio privato dei singoli, si farà anche quello universale.
Non è pleonastico? Voglio dire: l’argomento è chiaro, perché insistere?
Primo, avviene spesso che sopravvivano ai defunti dei figliuoli, imitatori dei genitori, o dei discepoli, fedeli nell’amarne e propugnarne gli esempi, le parole e le azioni; il che necessariamente fa aumentare il premio o la pena dei defunti medesimi.
Una valida spiegazione di questo assunto? Ok, potrei capire la storia dell’indurre in tentazione, epperò a quel che so per la dottrina cattolica un peccato è valido solo se si è coscienti della cosa in questione. In definitiva: è vero che si da l’esempio ma è anche vero che non si è costretti a seguirlo. Insomma: non tutti costringono o persuadono completamente i propri discepoli/figli naturali/discendenti morali/fedeli a seguire la propria strada, e quindi tale giudizio non può valere per tutti. (*3)
Ora, poiché tale vantaggio o danno di valore sociale, non cesserà prima della fine del mondo, è giusto che di tutta questa partita di parole e di opere fatte bene o male, si faccia una completa disamina, impossibile a farsi senza il giudizio universale.
Che ci siano migliaia di modi per farlo senza per questo invocare una dottrina davvero simile alla palingenesi (al di là dello svolgimento della cosa) di tipo Stoico, più specificatamente senechiano, o andando ancor più a ritroso Avestico, è affatto pensabile. In fondo è dogma no?
Ma riflettiamo ulteriormente sui termini: «impossibile a farsi». Avrebbe senso in effetti se si trattasse di un essere fallibile e dalle limitate capacità di vedere le alternative. Eppure ricordo che qui non si tratta di umani bensì dell’essere per definizione Onnisciente, Onnipotente e Infallibile! E già: che storia è mai questa?
L’altra obiezione movibile è che questa sia una tautologia: non si sta infatti spiegando la ragione, bensì il perché tale modo è necessario; ma la domanda perché il cosiddetto Dio trascendente allo spazio e al tempo dovrebbe proprio agire a causa e in base a questo rimane ovviamente inevasa. Certo: invocando le vicende di Azi Dahaka e Apam Napat del mito persiano sarebbe parso più logico, così come pure invocando la spiegazione fornita dal testo di Nag Hammadi “Sull’Origine del Mondo”.
È necessario, infatti, che ciascuno vada nel luogo dal quale è venuto. Poiché con la condotta e con la sua gnosi, ognuno svelerà la propria natura
Origine del Mondo 127,14-5: la συντελεια
Epperò così si sarebbe palesato un vago retropensiero: in fondo tali vicende trattano di eventi astrali e quindi per forza di cosa ripetitivi in una maniera assai poco dissimile da quelli “pagani”. E si sa quanto ai Nostri prema fugare tali dubbi.
Secondo, poiché la fama dei buoni è spesso lesa, mentre gli empi vengono esaltati come innocenti, la giustizia di Dio vuole che i primi ricuperino innanzi all’assemblea di tutti gli uomini la stima, ingiustamente loro tolta.
Una spiegazione che sa molto di Aquinata, ma proviamo per una volta ad accoglierla: ci si domanderà perché il Dio dovrebbe aggiustare pro tempore una situazione che egli stesso ha contribuito a creare (in quanto creatore e ordinatore del tutto)? Perché ritardare tanto poi se gli sarebbe semplicemente bastato non creare tale distopia, cui pare sentire l’eco dell’apocrifo di Enoc?
E da allora coloro che posseggono la terra [B. agg. «ed il cielo» nda] non saranno potenti e superiori e non potranno vedere la faccia dei Santi perché la luce del Signore degli spiriti [che riecheggia peraltro l’etimo più semplice di Ahura Mazda: “il più grande degli spiriti celesti (= Ahura)”] apparirà sulla faccia dei santi, dei giusti, degli eletti. E, allora, i re potenti saranno dispersi e consegnati nella mani dei giusti e dei santi, e da allora non vi sarà chi (per loro) impetri perdono dal Signore degli spiriti poiché sarà finita la loro vita
3Enoc, Libro delle Parabole 38,4-6
Terzo, poiché gli uomini, buoni o cattivi, hanno compiuto nella vita le loro azioni con il loro corpo, ne segue che le azioni buone o cattive spettino anche ai corpi, che ne furono lo strumento.
A questo punto non sarebbe stato più logico attribuire il giudizio complessivo durante la vita individuale di ognuno?
E giusto dunque dare ai corpi, insieme con le rispettive anime, il dovuto premio di eterna gloria o il castigo: ciò che non si può fare senza la resurrezione degli uomini e il giudizio universale.
Ripeto: un giudizio anima-corpo in vita sarebbe stato infattibile perché… ? O devo di nuovo ricordare una certa comunanza con dottrine apertamente astronomiche?
[sulla dottrina zoroastriana, dopo aver riferito di Ahura Mazda e Angra Mainyu e della loro lotta] Ma verrà il tempo – è fissato dal destino – che Arimanios, l’apportatore di peste e fame, sarà necessariamente annientato dai mali stessi da lui creati, e scomparirà. La terra sarà pianeggiante e uniforme, ed esisterà una sola vita, una sola cittadinanza e una sola lingua per tutti gli uomini, finalmente beati. […] Ades dovrà soccombere, e gli uomini troveranno la felicità, non avranno più bisogno di mangiare e non proietteranno più ombra.
De Iside et Osiride 370b-c
Quarto, bisognava mostrare finalmente che nei casi prosperi o avversi, i quali capitano talora promiscuamente agli uomini buoni e cattivi, nulla avviene fuori della infinita sapienza e giustizia di Dio. Quindi è necessario non solo stabilire premi per i buoni e castighi per i cattivi nella vita futura, ma anche applicarli in un giudizio pubblico e generale, affinché riescano più notori ed evidenti
Ma, ripeto, se la cosa fosse logica tante manfrine di giudizi pubblici e terrore generale presso i probi non sarebbe già auto-evidente? Insomma cui prodest?
O vogliamo pensarla come il maestro di Nerone:
Questi uomini tanto saggi [gli antichi] hanno ritenuto indispensabile ricorrere alla paura per reprimere gli animi degli ignoranti, facendovi temere qualcosa sopra di noi. Data la grande protervia dei crimini, era utile inventare qualcosa a cui nessuno si potesse ritenere capace di tener testa; per decidere di spaventare dunque coloro che non ritengono di essere innocenti se non per paura, posero sopra la loro testa un vendicatore e per giunta armato.
Naturale Questiones, II: i fulmini e i tuoni, 42,3
e così si lodi da tutti Dio per la sua giustizia e provvidenza, in compenso dell’ingiusto lamento che persone anche sante talora fanno come uomini, vedendo gli empi pieni di ricchezza e colmi di onori.
Non ritenete ancora necessario ricorrere ad Enoc, giusto?
Inoltre è strano che tale opinione provenga proprio da quella organizzazione dei giusti di per sé affatto povera in canna: qualcuno potrebbe pensar male. D’altronde non sono i peggiori demagoghi quelli che chiedono di far piazza pulita dei corrotti solo per mantenere proprio quella situazione?
Tralascio la prima citazione biblica perché ovviamente pleonastica e del tutto inutile: di fatto una mera tautologia senza nessun intento esplicativo, sempre non si voglia cadere nella fallacia logica dell’ipse-dixit…
Faccio invece notare un dettaglio nella seconda citazione:
Era necessario pertanto che si indicesse un giudizio universale, affinché gli uomini non dicessero che Dio, passeggiando sulla volta del cielo, non si cura delle cose terrene (Jb 22,14).
Esattamente: Dio-passeggia-sulla-volta-del-cielo! Che storia è mai questa: Dio passeggia su un’ingannevole gioco di luci e atmosfera non cosciente che di fatto deambula su un effetto ottico quale il muoversi delle stelle?
In più: non si sta realmente dicendo che Dio è un pianeta? Leggete in parallelo la citazione qui sopra col mito del Fedone:
noi […] crediamo di abitare in alto sopra la terra: allo stesso modo di uno il quale, abitando in mezzo alla profondità del mare, s’immagina di abitare su la superficie, e vedendo attraverso l’acqua, il sole e le altre stelle, credesse cielo il mare […] Dunque, o Simmia, se anche dire una favola è bello, val bene la pena che tu ascolti come siano le cose sopra la terra subito al di sotto del cielo […] Anzi tutto dunque, o amico, egli riprese, dicono questo, che la vera terra, chi la guardi dall’alto ha l’aspetto delle nostre palle di cuoio divise a dodici pezzi [lo zodiaco secondo Santillana, che come i pentagoni di questa sfera descritti nel Timeo, i quali in totale sarebbero peraltro 30 come i gradi delle costellazioni zodiacali e il numero dei giorni dei vari mesi nel calendario solare con 5 giorni di scarto, sarebbe appunto composta di 12 segni. La cosa ovviamente è geometricamente falsa, ma ai Pitagorici interessavano in questo caso solo i numeri, ed è noto che il Fedro è un dialogo pitagorico o filo-pitagorico], iridescente, e come intarsiata di diversi colori; e di codesti colori perfino quelli che adoprano i pittori qui da noi sono immagini appena. E tutta quanta la terra lassù è colorata di colori siffatti e assai più iridescenti e puri di questi qui […] E le stesse cavità della terra, ripiene come sono di acqua e di aria, presentano lassù un colorito loro particolare: cosicché, rilucendo ancor esse tra mezzo le iridescente varietà di tutti gli altri colori, la superficie della terra apparisce alla vita un’unica ininterrotta iridescenza. […] [cominciando a parlare del fatto che lassù i metalli sono più puri e spendenti che di qui] La terra medesima riceve bellezza [κεκοσμησθαι, dalla stessa radice di κοσμος cui questo discorso vuol evidentemente fornire un etimo n.b.] di tutti questi ornamenti, come anche dall’oro e dall’argento e da tutti gli altri metalli di simil genere: tanto più che quivi, per loro le loro proprietà e naturale disposizione si vedono allo scoperto, e ce ne sono in gran quantità, e sono grandi e disseminati da ogni parte […] E le stagioni hanno più temperanza che non vi sono ammalati […] E inoltre vi sono boschi sacri agli dèi e templi dove gli dèi abitano realmente
Fedone, 110,5c-111,5c [grassetto mio]
Potremmo pensare al massimo che si tratti di un bel tiro mancino da parte dell’ateniese, se non trovassimo le stesse allusioni in Enoc, ove L’Altissimo vive su un trono rilucente al centro del cielo al pari del sinico ShangDi o dello Giove dello Giuliano, evidente allusione alla Polare. A questo punto dunque è chiaro e tondo: il posto dove vivono le divinità è apertamente il cielo. Non dovremmo quindi stupisci se anche nel Timeo troviamo i termini Πλανητες e Θεοι comodamente presi come sinonimi. Allo stesso modo potremmo inferire che i templi degli dei siano nientemeno quelli delle loro case cui originariamente si trovavano gli astri erranti come asserisce Porfirio.
Ma il punto non è questo: il fatto è che eSSi ci sbattono in faccia ciò che secoli di esegesi ha tentato di respingere in blocco contro ogni evidenza!
Che razza di difesa è mai quella che per mantenere nella quiete una questione di poco conto apre le porte alle confutazioni generali ben più problematiche?!
A buon diritto quindi questa formula di verità fu inclusa nei dodici articoli della fede cristiana, affinché gli animi di coloro che dubitano della provvidenza e giustizia di Dio, vengano sostenuti dall’efficacia di questa dottrina.
Una decisione a posteriori che giustifica una cosa da dimostrare a monte?…
Il resto è solo una tautologia, seppur si mutui Dio a Cristo facendo leva di nuovo sulle sacre scritture, del quarto “””argomento”””.
Che dire? Un’ottima difesa… per un “povero di spirito”.
Fonte della “difesa”: http://www.miliziadisanmichelearcangelo.org/content/view/2940/1/lang,it/
e
http://www.pontifex.roma.it/index.php/opinioni/laici/12335-dal-testo-di-carlo-di-pietro-qi-castighi-di-dioq-la-necessita-e-gli-scopi-del-giudizio-universale
Note:
- ricordiamo nuovamente le sue parole: «Appare evidente oltre ogni ragionevole dubbio che il sottoscritto non ha bisogno di pubblicità» nb: http://www.pontifex.roma.it/index.php/editoriale/il-fatto/12443-in-risposta-al-signor-mosconi-circa-la-qvicenda-medjugorjeq-ed-al-signor-del-corno-cira-il-plagio
- in proposito: http://pontilex.org/2012/02/lo-scrittore-distratto/
- c’è da aggiungere poi che questa dimostratio può al massimo essere valida in una società tanto patriarcale quanto utopistica, in quanto nemmeno tra tutti cristiani si è sempre stati per il pater familias: vedi l’esaltazione della figura femminile presso gli Gnostici di matrice orientale e la loro idea di parità sessuale basata sull’iniziazione e la conoscenza
Riferimenti:
- Plutarco, Iside e Osiride Milano 2009 a cura di D. Del Corno
- Seneca, Questioni Naturali; Bergamo 2011 a cura di R. Mugellesi
- Giorgio Santillana ed Herta von Dechend, Il mulino di Amleto, Saggio sul mito e sulla struttura del tempo; Milano 2009 a cura di A. Passi
- Platone, Timeo; Milano 2011 a cura di G. Lozza
- Platone, Fedone; Bari 2010 trad. e note di M. Valgimigli, intr. e note aggiornate di B. Centrone
- Porfirio, L’antro delle ninfe; Milano 2010 a cura di L. Simonini
- Flavio Claudio Giuliano, Alla Madre degli Dei e altri discorsi; Fondazione Lorenzo Valla 2006 a cura di J. Fontaine, C. Prato e A. Marcone
- Apocrifi dell’Antico Testamento 1, Torino 2011 a cura di P. Sacchi con la collaborazione di F. Franco, L. Fusella, A. Loprieno, F. Pennacchietti e L. Rosso Ubigli
- Testi Gnostici, Torino 2012 a cura di L. Moraldi
- Celso; Il Discorso Vero; Milano, 1994. A cura di G. Lanata
poveri pontifessi, è ingiusto trattarli così
Perché mai, loro ritengono che solo i “poveri di spirito” vedranno il Regno dei Cieli* giusto? E io li tratto come tali…
*Che in proposito non centra nulla con la Terra dei Beati avestica, coi Campi Elisi Omero-Platonici, lo Svarga di Indra, il Campo dei Giunchi Egizi, il Walhalla/Asgard Nordico… ecc. ecc.
oh oh.FSM, .hai toccato l´Apocalisse a Cidippino! (ma sarai supervessatoe malvagissimo?).
Sai bene che tutta la fede del predicatore webmaster laico verte su Castighi Divini e Fine del Mondo… adesso aspettati il superpippone megagalattico!
Che dire, te la sei cercata ..ma é sempre un piacere leggerti!
E già con l’ultimo articolo-supercazzola-tautologia sull’incarnazione nel vano tentativo di confutare, a scoppio ritardato, la mia obiezione su come la presunta divinità avrebbe potuto presentarsi mi (ci) ha già fatto ridere abbastanza. Non vedo l’ora di scompisciarmi…
Piuttosto, dopo aver letto il solito, arrogante e superficiale giudizio di Bruno Volpe sulla Pellegrini, mi sono chiesto:
1. il minidio di Pontifex si é per caso confuso? prima punisce la Pellegrini nei 400 e poi la premia facendola stravincere nei 200?
2. Bruno Volpe ha per caso dimenticato le parole: “non giudicate perché con il metro con cui giudicate sarete giudicati voi stessi?” Mi sembra le abbia pronunciate qualcuno che, per un cattolico, dovrebbe essere abbastanza importante.
Piuttosto, dopo aver letto il solito, arrogante e superficiale giudizio di Bruno Volpe sulla Pellegrini
Secondo me tu parti dal punto di vista sbagliato. Non è Brunello che emette sentenze. E’ il minidio Pontifesso che parla per suo tramite. Abbiamo già un predicatore laico che da Potenza si trasferisce in provincia di Salerno (ricordiamolo, la diocesi del Pierro, il primo vescovo condannato in primo grado per un reato) per venerare ed osannare i piedi del sacerdote di Campagna. Un sacerdote dalle curiose aderenze politiche (Scilipoti tra gli altri) e dalle bizzarre iniziative editoriali (con i suoi mattoni della serie “365 giorni con whatever you may wonder”).
Ecco, tra poco scopriremo che il caro Foxy altri non è che il portavoce ufficiale, il profeta del minidio Pontifesso.
Seguirà presto un comunicato stampa in cui si prenderà una qualsiasi dichiarazione della Pellegrini, la si stravolgerà estrapolandola dal contesto e la si utilizzerà per giustificare il “premio” del minidio Pontifesso alla suddetta.
😉
In realtà l’apocalittico pezzo era comparso anche su PontifeSS qualche giorno fa:
http://www.pontifex.roma.it/index.php/opinioni/laici/12335-dal-testo-di-carlo-di-pietro-qi-castighi-di-dioq-la-necessita-e-gli-scopi-del-giudizio-universale. La firma
era a nome “G. Riccò”.
To’, vedrò di correggere l’articolo: grazie della dritta.
La firma era a nome “G. Riccò”.
Un probabile alias del Nostro???
Probabile, anche perchè l’ignoto G. Riccò ha la strana abitudine di comparire a giorni alterni con l’altrettanto ignoto Antonio Pace…
e dato che li accomuna un inconfondibile cidippiniano stile di scrittura ed un leccacu****** ehm….” ammirazione infinita” per il predicatore webmaster laico (giornalista, scrittore, pubblicista, salvatore di tartarughe, miliziano ecc ecc ecc ), facile che siano suoi allievi ….
o?
@ Pao
“facile che siano suoi allievi”
Dici che sono come Pantamelo e Algopedante?
(è un riferimento che puoi capire solo se hai letto “La compagnia dei Celestini” di Stefano Benni)
ehm..chi??
non ho letto quel libro Compagno..
No problem, al prossimo articolo firmatoo da un alias che salta fuori faccio un quick post con il riferimento e capirai…
lo dico sempre io..
il mondo, che dico… l´Universo TUTTO ammira i pontizombies…
….siamo noi che, vessati da Satana, non li capiamo!
NON PRAEVALEBUNT!
(ma alla fine.. hanno imparato a scriverlo ??)
Io li ammiro certamente! Riescono sempre a farmi ridere!