Il monastero di Putuo e la solita malafede… piuttosto: parliamo dello IOR?

Ipocriti buddhisti che fanno quotare i loro templi in borsa ... Eih, aspetta un attimo!

Colui che eccelle nell’arte della guerra non obbliga il popolo a fornire soldati per due volte di seguito o a procurare provviste per una terza volta. Se riuscite a ottenere il vostro equipaggiamento recuperandolo all’interno dello stato invaso e vi approvvigionerete rubando provviste del nemico, le riserve alimentari del vostro esercito saranno sufficienti […] negli scontri fra carri, quando vengono catturati dieci o più carri, ricompensate chi ha catturato il primo. Cambiate le bandiere e gli stendardi dei carri presi al nemico sostituendoli coi vostri

Sun Tzu, L’Arte della Guerra: II Come si conduce una guerra

Che i Nostri avessero sviluppato un profondo complesso nei confronti del buddhismo identificandolo tutto con la scuola gelug tibetana era noto da quando pubblicarono l’ignominiosa intervista a Roberto dal Bosco, ma che non sappiano nemmeno della situazione da quelle parti tanto da confondere le azioni del Partito Comunista Cinese con un’impossibile, visto il regime, azione volontaria dei monasteri be’….  sì, diciamo la verità: data la loro abissale ignoranza ce lo si poteva aspettare.

Leggiamo quindi l’ennesima caterva di stupidaggini:

 La montagna sacra in Tibet Puto diventa una società finanziaria e non è una novità: altro che distaccamento dalle angosce dei beni materiali!

Già: prima frase primi fiaschi. Ma lo sanno eSSi che i Monasteri i Tibet son militarizzati e soggetti a stretto controllo delle autorità cinesi ed ergo qualsiasi trovata del genere sin a prova contraria sarebbe ad esse riconducibile (vd. ad esempio la trovata commerciale di Shangri-La)?

Ma non basta. Il fascino della Borsa ha ammaliato perfino i monaci buddisti. Anche i monasteri della montagna di Putuo hanno deciso di quotarsi in Borsa. Coroncina buddista in una mano, e smartphone per controllare l’andamento dei titoli ed è subito polemica. “Abbiamo studiato attentamente l’operazione per oltre un anno, e vogliamo lanciare un’offerta pubblica iniziale da 750 milioni di yuan”, (pari cioè a  92 milioni di euro), ha dichiarato al quotidiano China Daily, Zhang Shaolei, funzionario della società turistica che gestisce il santuario della Cina meridionale.

Che il nome della società sia palesemente cinese passa sotto silenzio…

Il Monte Putuo è una delle quattro montagne sacre del buddismo cinese, dove ogni anno milioni di fedeli si recano in pellegrinaggio per omaggiare la grande statua della dea della compassione Guan Yin, e pregare per la salute dei figli appena nati. Secondo la tradizione questi santuari sono considerati “bodhimanda”, luoghi spiritualmente puri che aiutano la meditazione.

Già: ci si dimentica persino di informare del cambio di luogo: ma eSSi sanno della differenza che intercorre tra buddhismo cinese e buddhismo tibetano?

Inoltre continuano a non comprendere il concetto di Bodhisattva, ma forse questo è dovuto a un’eccessiva semplificazione comunicativa delle loro fonti unita a un’inesistente voglia di andarsi a cercare le cose che non si sanno.

La via dell’illuminazione passa anche attraverso la Borsa di Shanghai?

Domanda stupidissima priva di fondamento, con tanto di palesi mal letture delle proprie fonti (ma di questo tratteremo più avanti), cui vale bene rispondere: la via della santificazione passa per lo IOR?

In un Paese in cui il Partito Comunista accetta tutte le fedi religiose – purché sotto il controllo del governo (solo alcuni vescovi cattolici si ribellarono: è altra storia!) [come no: infatti i disordini a Lhasa sono solo delle invenzioni scandalistiche dei giornali per tirare di più, parimenti ai fallimenti papali per non far eleggere al PCC i propri vescovi] – e cerca di soddisfare anche il bisogno di spiritualità sempre più diffuso tra i cittadini, l’iniziativa dei monasteri di Putuo sta provocando effetti paradossali.

Ed appunto per questo che è probabilissima un’ingerenza cinese, anche perché a ben pensarci questo sarebbe un cambio di bandiera piuttosto inaspettato da parte di un popolo che ha sempre ricusato la commercializzazione dei propri costumi su ordine di Pechino. Ma ovviamente questi sono ragionamenti troppo complicati per chi vuol sparare a zero su una cosa che nemmeno conosce e vuol conoscere…

Ma ecco la zappata sui piedi (aggiungo il grassetto a onor di chiarezza):

Gli alti dirigenti addetti alle questioni di culto fanno di tutto per smentire l’immagine di una Cina spietata e materialista: “Quest’idea danneggia l’immagine della religione e offende la sensibilità dei fedeli- dice all’agenzia Xinhua Liu Wei, rappresentante dell’Amministrazione Statale Affari Religiosi- e se guardiamo a quello che succede nel resto del mondo, nessun luogo di culto è mai stato quotato sui mercati prima d’ora”. Secondo Liu Yuanchun, ricercatore che si occupa di buddismo per l’Accademia Cinese di Scienze Sociali, l’operazione potrebbe essere addirittura contro la legge: “Le norme stabiliscono che i siti storici, culturali e religiosi di proprietà dello Stato non possono essere impiegati per il business. Un tempio buddista è un bene pubblico che appartiene allo Stato, non ai manager del complesso turistico o al governo locale”.

Ecco: vedete nominati i monaci in tutto questo? No, perché ancor a onor del vero: i monaci non avrebbero più poteri sui propri luoghi di culto da dopo l’Invasione, come sottolinea quel che appartiene allo Stato.

I funzionari (notate bene: funzionari, non monaci) di Putuo non hanno ancora comunicato la scadenza per l’offerta pubblica iniziale, né il listino presso il quale intendono quotare la montagna sacra, ma non è la prima volta che in Cina un luogo religioso tenta la scalata ai mercati: tre anni fa i monaci del Tempio Shaolin – già accusati di aver trasformato la presunta culla del kung fu in una specie di Disneyland delle arti marziali – furono costretti a ritirare il progetto di esordio sulla Borsa di Shanghai, e il mese scorso le autorità hanno bloccato l’esordio sui mercati di Hong Kong del monastero di Famen, celebre luogo di culto della Cina nordorientale.

Anche qui ci si dimentica come certi luoghi soffrano della politica cinese: in fondo se si fa del commercio sbandierando al cultura cinese del kung fu, perché questo è passato dagli anni ’60 a oggi, chi ci guadagna in ultima istanza?

Uno dei pilastri della religione buddhista tibetana è proprio il distaccamento dalle passioni e dai beni materiali, ma non sembra dal gioco nella Borsa di Shangai.

Chi se ne se la propria fonte specifichi che siano state proprio le autorità locali con l’appoggio delle agenzie turistiche: l’importante è trovare una colpa, finta o vera che sia, da affibbiare al buddhismo…

E ci fa riflettere che forse le accuse che fa Gianni Lannes, noto giornalista d’inchiesta, conosciuto per le sue indagini nucleari, la ‘drangheta e la Nato, che collega il Dalai Lhama niente po’ po’ di meno che al sig. Rockfeller

Peccato che il Rockfeller di cui parla non sia proprio quello che intendono i dietrologi: ma sanno distinguere un nome sì o no?

non siano poi così tanto campate per aria e sulle meravigliose montagne sacre si allunga un’ombra minacciosa che non ha nulla a che fare ne’ con “dio”, ne’ con la compassione o la saggezza, ne’ con la meditazione, con la Borsa di sicuro…

E qui potremo ben fare lo stesso discorso ma sull’onestà dell’estensore di tali castronerie.

Ma arriviamo al punto cruciale:

ecco un paio di cose che non han notato nelle loro fonti:

  • L’idea è stata resa pubblica dalle autorità  che gestiscono la montagna sacra di Putuo (necessariamente cinesi indi), su un’isola dallo stesso nome un po’ più a sud di Shanghai, per quanto non sia una novità assoluta: nel 1997 la Montagna di Emei, sacra anch’essa al buddismo, fece il suo ingresso al listino di Shenzhen – ma eravamo agli inizi della febbre della Borsa, e quasi nessuno se ne accorse.
  • Da tempo, poi, si mormora che anche il tempio di Shaolin, noto per le arti marziali nelle quali eccellono i suoi monaci – e per una commercializzazione esasperata tanto delle prodezze monacali che del tempio stesso – voglia quotarsi in Borsa, ma le critiche di eccessivo amore per il denaro sono già tante, che fin’ora il tempio ha tergiversato. notare come qui una semplice idea sia stata spacciata dai Nostri per fatto compiuto
  • Si tratta di un’operazione che è stata lanciata come tante altre del suo genere, con l’eccezione delle caratteristiche sacre: dapprima, dunque, le autorità locali hanno creato un’azienda a responsabilità limitata, chiamata Gruppo per lo sviluppo del turismo del Monte Putuo. Poi, è stato stabilito che il Gruppo avrebbe cercato di raccogliere poco meno di 100 milioni di euro a Shanghai, per «fare soldi, e promuovere il turismo locale», hanno detto, con una certa dose di onestà. Quod erat demostrandum

Queste sopra è tratta da LaStampa: http://www3.lastampa.it/economia/sezioni/articolo/lstp/461546/

  • La dea Guan Yin, del monte Putuo, dove milioni di credenti buddisti vanno a pregare per la salute dei loro bambini diventerà, oltre ai grattacieli di Shanghai, un altro simbolo di prosperità economica della Cina. Facile anche qui capire quindi di chi sia stata l’idea
  • E’ questa l’intenzione manifestata dal Putuoshan Tourism Developmment Corp., la società che si occupa del turismo nella regione, che prevede nell’immediato futuro di quotarsi in Borsa raccogliendo, attraverso una IPO, -offerta al pubblico di titoli di una società-, 118 mllioni di dollari: ««Abbiamo studiato attentamente l’operazione per oltre un anno, e vogliamo lanciare un’offerta pubblica iniziale da 750 milioni di yuan», ha dichiarato al quotidiano China Daily Zhang Shaolei, funzionario della società turistica che gestisce il santuario nella provincia dello Zhejiang della Cina settentrionale. Qui invece urge far notare di nuovo come l’idea della cinese agenzia turistica sia stata spacciata per l’idea dei monaci
  • Secondo Liu Yuanchun, ricercatore che si occupa di buddismo per l’Accademia Cinese di Scienze Sociali, l’operazione potrebbe essere addirittura contro la legge: «Le norme stabiliscono che i siti storici, culturali e religiosi di proprietà dello Stato non possono essere impiegati per il business. Un tempio buddista é un bene pubblico che appartiene allo Stato, non ai manager del complesso turistico o al governo locale». Di nuovo si ribadisce il concetto…
  • Ma quando l’operazione viene orchestrata attraverso società private che gestiscono siti religiosi, tanto le leggi statali che le accuse di profanazione diventano molto più facili da aggirare: é il caso della Emei Shan Tourism del Monte Emei, altra montagna sacra dei buddisti cinesi, quotata alla Borsa di Shenzhen nel lontano 1997 Oramai ci stiam ripetendo…

Quest’altra sopra invece è tratta da IlSole24Ore: http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2012-07-04/tempio-buddista-cinese-pronto-094349.shtml?uuid=AbPBTQ2F

Il resto non fa che ripetere questi essenziali concetti: diventa al più superfluo farlo notare.

Insomma, niente di nuovo sotto il sole: han al solito copiato frasi altrui spacciandole per proprie senza aver saputo leggere attentamente o capire le implicazione. La solita mala fede insomma…

Fonte della schifosissima malafede: http://www.pontifex.roma.it/index.php/editoriale/esteri/12264-buddhismo-distaccamento-dai-beni-materiali-no-grazie-ed-il-buddha-si-quota-in-borsa

Fonti ovviamente mal comprese dalla fonte di sopra: 

Qualcosa che i Nostri dovrebbero sentirsi prima di sparare sul buddhismo tibetano come gli capita: 

Fonte citazione iniziale: Sun Tzu – Sun Pin, L’arte della guerra. Vicenza 2011

 

9 pensieri su “Il monastero di Putuo e la solita malafede… piuttosto: parliamo dello IOR?

  1. pao

    FSM: Già: ci si dimentica persino di informare del cambio di luogo: ma eSSi sanno della differenza che intercorre tra buddhismo cinese e buddhismo tibetano?”

    Ma sei tu che hai il concetto sbagliato dei nostri pontizombies, guarda FSM, se questi sanno come si scrive “buddhismo” é giá tanto!

    Rispondi
  2. admin

    Scusate l’intervento… Ma senza arrivare allo IOR, io mi domando con che coraggio gli amici Pontifessi parlano di argomenti come questo quando abbiamo prove documentali e testimonianze che il mitico “meeting angelologico” era solo una scusa per riempire il cortile della chiesa di Santa Maria la Nova di banchetti per vendere i libri di Strazy e di Carletto, oltre che di santini, statuette con la neve, portachiavi ed immagini di San Michele a 2 euro l’una… Per non parlare degli scontrini fiscali! Ma con che coraggio!

    Rispondi
  3. Xodroont

    Scrivo un piccolo OT:
    http://www.uccronline.it/2012/07/09/la-mia-vita-distrutta-da-un-padre-gay-esce-in-italia-il-libro/
    Ragazzi, ma non vi viene da vomitare leggendo queste cose? Queste persone affermano di non essere omofobe, ma descrivono gli omosessuali, tutti, come un branco di viziosi depressi che non si curano di nessuno incapaci di crescere amorevolmente persino i loro figli…Come si fa ad affermare che le parole di queste persone non siano ricolme di odio come loro sostengono?

    Rispondi
    1. admin

      Ed il bello è che se tu provi a sollevare alla loro attenzione il problema dei preti pedofili, trovano subito il modo di deflettere il padulo e parlare d’altro. Proprio come i Pontifessi.

      Noi adoriamo gli OT … 😀

      Rispondi

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