L’isotopo mancante… o era la rotella?

Disegno Intelligente. Perché la selezione naturale non può aver fatto niente di così elegante

Alcuni scienziati affermano che l’idrogeno, poiché sembra essere ovunque, è la sostanza basilare dell’universo; non sono d’accordo. Io dico che c’è molta più stupidità che idrogeno, e che quella è la vera sostanza costitutiva dell’universo.

Frank Zappa

Gaudio e giubilo: oggi i Nostri han ricominciato con gli articoli creazionisti! Purtroppo l’articolista in questione è lo stesso di quest’altro articolo, il che è tutto un dire.

Il punto cruciale è il metodo: come per l’ultimo articolo dice e disfa. O cambia semplicemente argomento quando gli pare per ovvie questioni di nulla credibilità. Edificante.

Ma vediamo un po’ le perle di questo apologeta:

Oggi il mondo accademico indica per la Terra un’età valutabile all’ incirca di 4,6 miliardi di anni. Ma su quali elementi poggia questa datazione? Il nostro pianeta è davvero così antico? Prima di tutto dobbiamo dire che i 4,6 miliardi di anni – che sono un età così lunga da superare il paradosso se non addirittura la (mia) comprensione umana – sono sostenuti con ampia diffusione solo da coloro che affermano la teoria di Darwin.

Notare qui il paradosso: o afferma di essere contro il mondo accademico che o altrimenti non può circoscrivere i darwinisti con un solo.

In più: sbaglio o è un Ad Hominem? Anzi: Ad Categoriam?

Il darwinismo, per avere una parvenza di credibilità, difatti, ha bisogno di tempi lunghissimi per permettere alle mutazioni genetiche e al caso, lo spazio di dar luogo a qualcosa di fattibilmente concreto. L’assunto sottinteso è “in tempi smisuratamente lunghi, tutto può accadere” e in effetti…chi potrebbe controllare?

Chiunque: basta guardarsi le datazioni di qualsiasi fossile in un qualsiasi museo di scienze naturale.

O constatare, come fece Mendel, la micro-evoluzione delle piante con fenotipi sufficientemente appariscenti (piselli, fiori…).

In verità non è così perchè Dio ha creato tutto dal nulla, e le specie sono state create fin dall’inizio in maniera fissa e immutabile.

Come sia giunto a tale conclusione rigettata persino dai primi ostensori della credenza, gli Ebrei sostengono che Dio abbia diviso le acque non create, non è dato sapere.

Il D.n.a., lungi dall’essere il motore della mutazione è al contrario proprio lo “scrigno” biologico che preserva dagli errori genetici.

Crossing Over, tumori, insufficienze, allergie… immunità non ereditarie. Che sono codeste cose?

Queste verità, oltre ad essere quotidianamente sotto gli occhi di tutti, sono ampiamente dimostrate dagli strati fossili, laddove le specie compaiono all’improvviso già perfettamente formate senza passaggi plastici dall’ una all’altra.

Il primo passaggio fallace: anzitutto va considerato con son ovviamente pochi gli individui che si ritrova(ro)no in condizione di potersi fossilizzare, quindi anche volendo si ritrovano dapprincipio dei salti. Ciò non toglie che la continuità tra molti fossili è difficilmente negabile: di passa dalle piante, molluschi, pesci, insetti, rettili e così via. In fondo anche questo è constatabile: basta farsi un giro per gli appennini per riconoscere qualche roccia “fuori posto” fosse anche perché troppo levigata in alcune parti ed inspiegabilmente piena di resti di molluschi.

Delle mutazioni difatti e dei passaggi plastici – che in miliardi di anni dovrebbero rappresentare la norma e “coprire totalmente l’orizzonte”- non ve ne è minimamente traccia, anzi non se ne scorge nemmeno l’ombra!

Se per plastici intende diretti e senza salti di rilevabilità ho già speso sopra sufficienti parole. Per il resto: l’esempio dei therapsidi mi risulta più che bastevole.

E su cosa si basa allora la diffusione della teoria di Darwin?

Sul fatto che sei simile a tuo padre ma hai gli occhi di tua madre (che ha preso dallo zio), e che ti manca il dente del giudizio di tuo nonno. Mio caro! No: seriamente…

Ma torniamo all’età della Terra.

Ecco: sarebbe anche il momento.

La tecnica geocronometrica che fornisce l’abnorme età di 4,6 miliardi di anni è quella che si basa sul decadimento radioattivo dell’uranio.

Veramente no:

O perlomeno non come millanta…

La scienza però oggi offre anche almeno un’altra dozzina di metodi geocronometrici validi che in verità dimostrano una Terra molto più giovane.

Stranamente di questi metodi non se ne parla mai.

…Come non farà nemmeno lui ovviamente.

La teoria del decadimento radioattivo dell’uranio, si fonda sul principio base che in periodi molto lunghi l’uranio decada spontaneamente in un isotopo radiogenico del piombo, e in gas elio.

Che dire? Bisogna complimentarsi con la precisione dei termini. O forse ignora realmente i tempi di decadimento dell’uranio?

Questo decadimento è una costante e viene misurato in maniera statistica su determinati campioni rocciosi.

Da questo conteggio si può, a ritroso, calcolare l’età delle rocce e determinare così l’età del pianeta.

Peccato che il vero termine ante quam massimo sia già stato misurato: http://en.wikipedia.org/wiki/Canyon_Diablo_(meteorite)

Il che porrebbe la discussione direttamente nel cestino dei non c’era bisogno o al massimo era proprio necessario?

A rigor di logica sembra un sistema privo di difetti, un preciso orologio atomico, ma un’ analisi più attenta da luogo a consistenti dubbi.

Ad esempio non esiste la certezza che il decadimento, che attualmente sembra una costante, sia sempre stato così anche nel passato o che non abbia subito influenze esterne.

E questo varrebbe per tutti i giacimenti di Uranio?…

L’uranio, difatti, può essere facilmente arrichito artificialmente o naturalmente da fattori esterni che ne possono accelerare il decadimento fuorviando così il conteggio finale in eccesso.

Fenomeni che in natura possono alterare i risultati sono: reattori nucleari fossili, del tipo di quello del Gabon.

Peccato che l’esempio sia fuorviante: a Gabon furono trovati campioni con bassa concentrazione… sì: ma di isotopi nell’uranio! Il che più che un arricchimento direi che è il processo opposto.

radiazioni cosmiche concentrate di neutrini ad alta energia – esplosioni di supernove- fenomeni di inversione del campo magnetico terrestre- avvenuti molte volte nella storia del nostro pianeta.

Oltre al fatto che la parte più antica verrebbe naturalmente protetta dalla nuova, il caro dimentica lo scudo d’ozono formatosi con le prime piante. E quello sì che proteggerebbe una bella parte dei giacimenti, quantomeno quello risalente al Proterozoico.

Inoltre, forse il Nostro immagina che i cambi di campo della Terra siano cose da fine del mondo, se ritiene veramente che furono tanto forti da arricchire l’uranio in tutto il pianeta.

Altro fenomeno importante che può influire sul decadimento è l’ auto irraggiamento del piombo radiogenico da parte di neutroni liberi prodotti dallo stesso uranio.

Eppure è assai difficile pure qui che dovunque ci sia uranio ci sia anche piombo radiogeno.

Ma i conti non tornano principalmente con l’atmosfera. Il gas elio prodotto dal decadimento è un gas speciale con peso atomico 4. L’intera quantità di elio presente attualmente nell’atmosfera terrestre, è comunemente ritenuta dagli scienziati come l’elio radiogenico formatosi durante il processo di decadimento dell’uranio, nell’arco dei presunti 4,6 miliardi di anni.

Peccato che l’elio si possa constatare facilmente anche nell’acqua. Tra le altre cose…

Se la tecnica dell’uranio fosse attendibile, la quantità di elio radiogenico atmosferico dovrebbe coincidere in proporzione con la quantità fornita dalla misura dei 4,6 miliardi di anni, ma, calcoli alla mano, così non è. Con 4,6 miliardi di anni dovremmo avere nell’atmosfera 10.000 miliardi di tonnellate di gas elio 4, invece al momento, ne riscontriamo solo uno 0,035% del totale, circa 3,5 miliardi di tonnellate.

Dove sarebbe finito allora il restante 99,96%?

Nei giacimenti, negli oceani, legati con altri metalli…

I darwinisti suggeriscono l’ipotesi della fuga dal campo gravitazionale nello spazio profondo…

Cosa che non risulta da nessuna parte. Come già detto: c’è sempre più di un posto dove guardare.

Però questo processo è stato controllato e non avviene, anzi indagini più recenti hanno addirittura ipotizzato, che ben lungi dal perdere elio, la Terra ne acquisti parecchio nella sua orbita intorno al Sole.

Quindi se vogliamo adottare, pur nei limiti sopracitati, la tecnica del decadimento dell’uranio non possiamo non prendere in considerazione la grande anomalia dell’elio.

La stima della quantità di elio atmosferico fornisce un età della Terra che non supera i 175.000 anni…

Mentre, come già detto abbiamo anche un meteorite rinvenuto in un cratere di un 1 km c.a che con analisi incrociate ci distrugge questa ipotesi.

E in effetti, in base ad altri fattori, questa sarebbe l’età più vicina alla realtà, anzi 175.000 sarebbero già troppi: la Terra potrebbe essere ancora più giovane.

Fattori di cui non fornirà ovviamente le prove…

Ma rimaniamo comunque, molto più umanamente, nell’ordine di queste cifre…

Deo gratias!

Che dire? Se l’ultimo articolo era stupido questo è delirante…

Fonte dell’IDiozia: http://www.pontifex.roma.it/index.php/opinioni/laici/11796-creazionismo-la-terra-un-mondo-giovane-e-la-datazione-al-carbonio

Se volete leggere qualche altro commento a queste perle: http://pontilex.org/2012/03/lentropia-pontifessa-maggiore-la-serieta-che-larticolo-si-vuole-dare-maggiore-il-caos-dello-stesso/

9 pensieri su “L’isotopo mancante… o era la rotella?

  1. Xodroont

    Scusami FSMonster, ma devo dire che l’articolo risponde a degli errori dicendo altri errori XD
    Non voglio scoraggiarti, ma non è assolutamente vero che l’età della terra non si calcola dalla crosta terrestre, anche perché questa è praticamente, insieme a quella oceanica, l’ unica parte della terra che può essere direttamente studiata e , trovandosi a basse temperature, è l’ unico elemento della terra che può essere datato attraverso il metodo degli isotopi.
    Certo noi non sappiamo l’ età esatta della terra, ma solo perchè questa si è iniziata a raffreddare più tardi, ma, stando a quello che ci dicono i cratoni non è più giovane di 4,1 milioni di anni.
    Un altro errore grave che ho notato dell’ articolo (lo ho letto di fretta e furia), è che affermi che i fossili si datino attraverso il radiocarbonio 14, niente di più falso, il radiocarbonio arriva si e no alle migliaia di anni e non è utile per datare un fossile, per fare ciò si fanno complesse ricerche che ricorrono alla biostratigrafia unita allo studio di strati vulcanici.
    Per farti capire, se io ho un deposito fossilifero di fusulinidi e conodonti (fossili guida) sono molto portato a pensare che stia in un determinato contesto biostratigrafico, questo stesso contesto da un’altra parte lo posso trovare attraversato da una intrusione di roccia ignea databile, quindi so che è sicuramente più vecchio di quella roccia (che posso datare con gli isotopi), facendo vari incroci e comparando lo stesso contesto biostratigrafico con altri e con le rocce ignee che stanno “sopra” o “sotto” o che lo attraversano, io posso determinare l’ età di uno strato, e da qui determinare l’ età dei fossili che vi si trovano dentro.
    Lo so è abbastanza complesso come ragionamentoXD

    Rispondi
    1. Caffe

      Ulteriore precisazione: è vero che la datazione al carbonio 14 è valida per oggetti vecchi non più di qualche migliaio di anni, ma è vero anche che è applicabile solo a materiali organici (sarebbe interessante se qualche amico/a ci spiegasse perché); i fossili sono invece costituiti da minerali: essi sono solo l’impronta della pianta o dell’animale che, alla morte, sono rimasti intrappolati e sepolti dal fango, nel corso di milioni di anni, il materiale organico si è dissolto ed il suo posto è stato preso da minerali per cui è impossibile datare i fossili con il radiocarbonio e non solo perché la risoluzione di questo esame è di sole poche migliaia di anni. Detto per inciso, il processo di formazione dei fossili è così lento, che basterebbe da solo a confutare le stronzate che sparano creazionisti anti darwinisti , dai nostrani pontifeSSi a quelli, forse anche più fanatici americani.

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      1. Andrea Laforgia (derealizzato)

        “i fossili sono invece costituiti da minerali:”

        Non solo.

        Da Wikipedia:

        Il termine fossile (dal latino fodere, scavare) in paleontologia abitualmente viene usato per indicare resti integri o parziali di organismi un tempo viventi, più in generale viene usato per una qualsiasi testimonianza di vita geologicamente passata (antecedente all’epoca attuale): resti animali, quali ossa, denti, uova, conchiglie; resti vegetali, quali foglie, tronchi, pollini; evidenze di attività vitale (strutture di bioturbazione come tane e orme); tracce legate all’alimentazione (coproliti); ecc.

        Rispondi
  2. Isil

    Ormai vi seguo da parecchio tempo, ma mai come oggi ho atteso con impazienza una risposta ad un articolo di Pontifex
    Dopo averlo letto (un paio di volte a dire il vero, per essere sicuro di aver letto giusto), al di là delle ‘minuscole’ imprecisioni che mi hanno fatto sorridere o un po’ piangere, mi è sorta spontanea una domanda: Ma la datazione al carbonio che c’azzecca??

    Rispondi

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