Verethragha, opera di Ahura Mazda, venne a lui per la decima volta correndo sotto le forme di un uomo, splendente e bello, opera di Mazda: egli teneva una spada dalla lama d’oro, tempestata si ornamenti. […] Egli guida il valoroso Thraetaona, che sconfisse Azi Dahaka, […] il malefico delle Druj
Avesta, Khordah Avesta, Yasht Varharan 27-40. Torino 2008 a cura di Arnoldo Alberti
La vicenda di Adamo ed Eva è reale, e lo stesso dio che volens nolens fu a sancire questo e che in uno sprazzo di schizofrenia fu anche la grazia per il peccato da lui stesso organizzato. Questa situazione paradossale è ciò che ha sostenuto Carletto qualche giorno fa, nemmeno senza girarci intorno e mostrando sì il suo metodo di prendere le storie a episodi, a spezzoni, pur di dargli qualche parvenza di senso.
Orbene, l’inizio non è edificante:
Il primo uomo non solo è stato creato buono, ma è stato anche costituito in una tale amicizia con il suo Creatore e in una tale armonia con se stesso e con la creazione, che saranno superate soltanto dalla gloria della nuova creazione in Cristo.
E già qui si nota un certo influsso gnostico per tramite paolino: urge infatti ricordare che queste tematiche da Eta dell’Oro vennero estremizzate solo in seno a quelli, per quanto in buona fede in quanto già erano note agli Esseni e guarda un po’ anche ai primi cristiani.
Peccato che però venga dall’idea Avestica del mondo perfetto cui Ahreman oppose una contro-creazione (vendidad, Fargard I, 1-5; versione Pahlavi), tema in realtà che riprende il concetto Vedico di peccato degli Ašura e cioè dei pianeti rei d’aver mosso il sole dal suo percorso.
In tutto ciò si può solo dire che il Nostro pur non consapevole narra bene la mitologia. Una consolazione…
La Chiesa, interpretando autenticamente il simbolismo del linguaggio biblico alla luce del Nuovo Testamento e della Tradizione
Ricordate questa nota del simbolismo, perché…
insegna che i nostri progenitori Adamo ed Eva sono stati costituiti in uno stato “di santità e di giustizia originali” (Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1511), dove per grazia della santità originale si intende la piena “partecipazione alla vita divina” (Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 2).
Orbene come fatto notare da simbolo che era ora i due personaggi, pendant di Adapa e Maŝya e Maŝyana o ancora Yama e Manu, son diventati progenitori fattuali. Che il Nostro non sappia che cos’è un simbolo, una metafora o lo fa solo per prenderci pei fondelli?
Tutte le dimensioni della vita dell’uomo erano potenziate dall’irradiamento di questa grazia. Finché fosse rimasto nell’intimità divina, l’uomo non avrebbe dovuto né morire, né soffrire: “Il Signore Dio diede questo comando all’uomo: “Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti”. (Genesi 2, 16-17)
Sbaglio o Dio sta mentendo? Non per niente, ma a me risulta che la morte cominciò secondo lo stesso testo a presentarsi dopo la discesa dei Nephilim (Gen 6:1-8). Imbarazzante. E ridicolo, molto ridicolo.
“Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!”. (Genesi 3, 19)
Che il passo sconfessi qualsivoglia oltretomba, se non al massimo lo Sceol di origine babilonese: l’Arallu, non viene preso in considerazione. Al più che ricorda molto le imprecazioni di Enkidu contro al Prostituta shamhat:
e così Enkidu dimenticò il luogo dov’era nato. […] La prostituta parlò allora, a Enkidu: “Enkidu, tu sei diventato buono, sei diventato simile a un dio.
Epopea di Gilgamesh, Epopea Classica Babilonese, II 3-8. Mondadori 2004 a cura di Giovanni Pettinato
Vieni Shamhat, io voglio fissarti il destino! Io ti voglio maledire con grande maledizione. Che le mie maledizioni possano colpirti all’istante. […] Il deserto sia il luogo dove tu dormi
Epopea di Gilgamesh, Versione Mediobabilonese e Medioassira, Versione di Ur, 11-25. Ibid.
“Alla donna disse: “Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà”. (Genesi 3, 16).
Lasciamo stare che il passo sia stato addolcito del sub viri potestate eris della Volgata, sì?
L’uomo, in origine, era integro e ordinato in tutto il suo essere, perché libero dalla triplice concupiscenza che lo rende schiavo dei piaceri dei sensi, della cupidigia dei beni terreni e dell’affermazione di sé contro gli imperativi della ragione.
Come detto prima: il collegamento con temi Avestici è quasi automatico.
“Non amate né il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui; perché tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!”. (1Giovanni 2, 15-1 ).
Appunto, Giovanni, riprendendo tematiche gnostiche in piena ascesa nel mainstream dell’epoca denigra il mondo secondo i più classici canoni di questi:
L’ignoranza del Padre fu sorgente di angoscia e di paura. L’angoscia si è condensata come una caligine, sicché nessuno ha potuto vedere. Perciò l’errore si è affermato: ignorando la verità, ha elaborato la sua materia nel vuoto. Si industriò a formare creature sforzandosi di ancorare nella bellezza l’equivalente della verità.
Vangelo di Verità, vangeli Gnostici, Adelphi 2011 pg. 30 a cura di Luigi Moraldi
A loro volta basati su linee di pensiero Platoniche (Rep. VII 514 b – 520 a) anch’esse di gran lunga antecedenti al cristianesimo.
Per il peccato dei nostri progenitori andrà perduta tutta l’armonia della giustizia originale che Dio, nel suo disegno, aveva previsto per l’uomo. Dio è infinitamente buono e tutte le sue opere sono buone. Tuttavia nessuno sfugge all’esperienza della sofferenza, dei mali presenti nella natura – che appaiono legati ai limiti propri delle creature – e soprattutto al problema del male morale.
E del fatto che sia stato il creatore a creare tali le sue creature non ne parliamo, eh: Maldestro?
Da dove viene il male?
Non lo so: ma immagino che tra poco giungerà l’Illuminazione. Giusto?
“Quaerebam unde malum et non erat exitus – Mi chiedevo donde il male, e non sapevo darmi risposta”, dice sant’Agostino, (Sant’Agostino, Confessiones, 7, 7, 11).
Appunto. Ma ecco che il Nostro arriva a smentire de facto una sua fonte asserendo che invece, sì, evidentemente si può sapere.
Nella storia dell’uomo è presente il peccato: sarebbe vano cercare di ignorarlo o di dare altri nomi a questa oscura realtà. Per tentare di comprendere che cosa sia il peccato, si deve innanzi tutto riconoscere il profondo legame dell’uomo con Dio, perché, al di fuori di questo rapporto, il male del peccato non può venire smascherato nella sua vera identità di rifiuto e di opposizione a Dio, mentre continua a gravare sulla vita dell’uomo e sulla storia. La realtà del peccato, e più particolarmente del peccato delle origini, si chiarisce soltanto alla luce della Rivelazione divina.
Che è come dire che l’esistenza del peccato è tale solo per chi crede. Ha senso, c’ha girato tropo intorno con tutte queste petizioni di principio, ma ha senso. Per quanto ciò sconfessi l’evidentemente troppo razionalista Agostino…
La Tradizione dei Padri ed il Catechismo della Chiesa Cattolica ribadiscono il concetto secondo cui, ovviamente, senza la conoscenza di Dio che essa ci dà, non si può riconoscere chiaramente il peccato
Ecco appunto: notare l’Appello all’Autorità.
e si è tentati di spiegarlo semplicemente come un difetto di crescita, come una debolezza psicologica, un errore, come l’inevitabile conseguenza di una struttura sociale inadeguata, ecc. Soltanto conoscendo il disegno di Dio sull’uomo, si capisce che il peccato è un abuso di quella libertà che Dio dona alle persone create perché possano amare lui e amarsi reciprocamente.
Cui ovviamente Dio non reagisce pur essendo onnipotente. Forse che si diverta a far bruciare la gente? Mah…
Col cammino della Rivelazione viene chiarita anche la concretezza del peccato. Sebbene il Popolo di Dio dell’Antico Testamento abbia in qualche modo conosciuto la condizione umana alla luce della storia della caduta narrata dalla Genesi, non era però in grado di comprendere il significato ultimo di tale storia, significato che si manifesta appieno soltanto alla luce della morte e della Risurrezione di Gesù Cristo.
Pazzesco: come dire che i redattori di una favola non ne conoscano i significati! In più non è affatto vero che ne fossero ignari, meglio sarebbe dire che non se l’erano inventati al momento, visto che tali profezie di future redenzioni sono presenti in molti testi di varie sette: Esseni in primis. Enoch, Esdra e i Testamenti, pur con i loro rimaneggiamenti cristiani tardi e piuttosto grossolani, sono piuttosto coincisi in proposito.
[segue citazione spropositatamente lunga di Romani 5, 12-21, con cui si vuol giustificare il sacrificio anodino dello stesso Dio causa dello stesso male da emendare]
Bisogna conoscere Cristo come sorgente della grazia per conoscere Adamo come sorgente del peccato.
Riformuliamo la frase:
Bisogna conoscere i Saošiant come sorgente della salvezza per conoscere Yima come sorgente della corruzione.
Molto mitraica come cosa…
E’ lo Spirito Santo, mandato da Cristo risorto, che è venuto a convincere “il mondo quanto al peccato”, rivelando colui che del peccato è il Redentore. “E quando sarà venuto, Egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio”. (Giovanni 16, 8 ).
Più o meno come Buddha è venuto per conseguire l’Illuminazione, per il bene delle creature (BuddhaCarita, Asvaghosa. I 15, Adelphi pg. 17). O Krshna Per la protezione dei buoni e la distruzione dei malvagi, per ristabilire l’ordine (BhagavadGita IV 6-8, Adelphi pg. 62).
[segue l’ennesima tautologia-riassuntone]
Non ci facciamo, quindi, condurre al classico tranello da tutti quei bravi teologi, filosofi e studiosi che intendono rimarcare il concetto di astrattezza del peccato originale. Il peccato c’è, ed è proprio da quel momento che l’uomo comincia a conoscere la corruzione, la morte, le malattie e la disgrazia. Ricordate, cari amici, che chiunque nega la realtà del peccato originale automaticamente mette in discussione la realtà della vita di Cristo inteso come Redentore del mondo.
Già già: inutile ripetere come sia al più ridicolo questo genere di ragionamenti. Io faccio una cosa, mi lamento che delle persone mi obbediscano quand’anche le ho create con quei difetti e poi le maledico salvo poi tornare a emendare l’errore di cui io stesso son stato la causa. Bravo.
Il racconto della caduta utilizza un linguaggio di immagini, ma espone un avvenimento primordiale, un fatto che è accaduto all’inizio della storia dell’uomo (Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 13). La Rivelazione ci dà la certezza di fede che tutta la storia umana è segnata dalla colpa originale liberamente commessa dai nostri progenitori (Concilio di Trento: Denz.-Schönm., 1513; Pio XII, Lett.enc. Humani generis: Denz.-Schönm., 3897; Paolo VI, discorso dell’11 luglio 1966).
Peccato che il Concilio tridentino abbia stabilito non già la verità ma ciò cui bisogna credere se si vuol essere cattolici. Cosa che il Nostro lo ignora bellamente.
Orbene. credete che sia finita qui? No, al solito il Nostro vuol fare papiri, ed ecco che per perseguire questo intento è disposto alla cosa più triste che possiate immaginare: unire alla bell’e meglio due scritti. Rigorosamente coi piedi.
Tempo fa, trovandomi a dialogare con il mio fratello, ci siamo appunto interrogati sulle colpe di Adamo ed Eva e sulla loro reazione dopo la consapevolezza di quanto era accaduto.
Dubito che il fatto sia reale, ma bene che vada il fantomatico amico sarò stato Stanzione.
Essi, rinunciando apertamente e volontariamente al Paradiso, hanno preferito conoscere quel bene e quel male di cui il serpente decanta la grandezza. Satana, a mio parere, in quel momento non stava mentendo, anzi, i nostri due progenitori, che fino ad allora conoscevano esclusivamente il bene morale e fisico, dopo l’essere scesi a compromesso col corruttore e conquistatore serpente, hanno avuto la possibilità di comprendere anche il male. Ne è immediata testimonianza il fatto che Adamo si rende conto della sua nudità e del suo essere ormai imperfetto.
Tolto che il serpente nella genesi è un serpente e basta e di più non vien detto, esso può al massimo essere accostato a Ningishzida o al rettile che ruba l’Immortalità al re di Uruk ed a Esculapio. In quanto serpente.
Immagino quindi che adesso uscirà qualche citazione così…
Egli avvertiva disagio:
Come volevasi dimostrare, eccovi che Carletto cita senza alcun ritegno o almeno senso critico Genesi 3, dimenticando quindi piccoli dettagli quali:
- il serpente risulta l’unico tra lui e Dio che non mente Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male cui ovviamente segue si aprirono gli occhi di tutti e due
- Il Dio onnipresente e onnisciente non riesce a trovare le sue creature Dio chiamò l’uomo e gli disse: “Dove sei?” e pare avere aspetto antropomorfo Ho udito il tuo passo nel giardino
- Di nuovo il dio onnisciente pare dimenticarsi di questa caratteristica Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare? […] Che hai fatto? e pare anche piuttosto possessivo delle sue caratteristiche come un comune dio pagano mediorientale parlando per giunta al plurale(!) Ecco l’uomo è diventato come uno di noi, per la conoscenza del bene e del male. Ora, egli non stenda più la mano e non prenda anche dell’albero della vita, ne mangi e viva sempre!
Dietro la scelta disobbediente dei nostri progenitori c’è una voce seduttrice, che si oppone a Dio, la quale, per invidia, li fa cadere nella morte:
Segue l’ennesima citazione dello stesso passo, dimostrante al massimo che il serpente non voleva che gli umani fossero ingannati, secondo i più blandi canoni Babilonesi.
Ma poi:
“Ma la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo; e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono”. (Sapienza 2, 24).
Il fatto ovviamente che essendo la Sapienza l’ultimo libro dell’AT questo risenta dell’influsso delle dottrine Essene ed esoteriche dell’epoca di stampo zoroastriano non dice nulla al Nostro. Ovviamente, come potrebbe?
La Scrittura e la Tradizione della Chiesa vedono in questo essere un angelo caduto, chiamato Satana o diavolo. “… voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna”. (Giovanni 8, 44)
Strano però che il passo riecheggi il BhagavadGita
Le persone che praticano una austerità terribile in disaccordo con le prescrizioni dei trattati, pieni di falsità e di egoismo, abitate dalla forza di bruta del desiderio e della passione, queste insensate torturano il gruppo degli elementi situati nel loro corpo, e anche me che risiedo nel loro corpo: sappi che le loro convinzioni sono asuriche
BhagavadGita XVII 5-6 op. cit.
Forse perché l’ideologia di fondo è la stessa su cui si basa su quanto affermato da Paolo in Ef 6:10-12 e 1Cor 2:8.
“Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e Satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli”. (Apocalisse 12, 9).
Questo passo invece di fatto cita Enoch:
Lega Azazel mani e piedi e ponilo nella tenebra, spalanca il deserto che è il Dudael e ponilo colà […] E nel grande giorno del giudizio, sia mandato nel fuoco!
Enoc, LV Parte II X 4-6. Apocrifi dell’Antico Testamento 1, pg. 477. Torino 2006 a cura di Paolo Sacchi
Trasformando il Serpente in un drago secondo canoni siriaci, che come già detto è palesemente lo Scorpione.
La Chiesa insegna che all’inizio era un angelo buono, creato da Dio. “Diabolus enim et alii dÍmones a Deo quidem natura creati sunt boni, sed ipsi per se facti sunt mali – Il diavolo infatti e gli altri demoni sono stati creati da Dio naturalmente buoni, ma da se stessi si sono trasformati in malvagi” (Concilio Lateranense IV (1215): Denz. -Schönm., 800). La Scrittura, nondimeno, parla di un peccato di questi angeli.
Tutte cose queste, già note ad Esseni, Persiani, Indiani e Greci…
“Dio infatti non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li precipitò negli abissi tenebrosi dell’inferno, serbandoli per il giudizio”. (2Pietro 2, 4).
Inutile rimarcare la citazione cui sopra vero?
Tale “caduta” consiste nell’avere, questi spiriti creati, con libera scelta, radicalmente ed irrevocabilmente rifiutato Dio e il suo Regno. Troviamo un riflesso di questa ribellione nelle parole rivolte dal tentatore ai nostri progenitori: “Diventerete come Dio” (Genesi 3, 5).
Anche qui è inutile ricordare la palese somiglianza coi culti dei vicini dei pagani. D’altronde tale concetto era già noto ai Greci, che Carletto non abbia mai sentito parlare di υβρις a scuola?
Il diavolo è peccatore fin dal principio” (1Giovanni 3, 8), “padre della menzogna”(Giovanni 8, 44). A far sì che il crimine degli angeli non possa essere rimesso è il carattere irrevocabile della loro scelta, e non un limite dell’infinita misericordia divina. “Non c’è possibilità di pentimento per loro dopo la caduta come non c’è possibilità di pentimento per gli uomini dopo la morte” (San Giovanni Damasceno, De fide orthodoxa, 2, 4: PG 94, 877C).
Cosa che manda a farsi benedire la tanto sbandierata infinita misericordia.
La Scrittura attesta la nefasta influenza di colui che Gesù chiama “omicida fin dal principio” (Giovanni 8, 44), e che ha perfino tentato di distogliere Gesù dalla missione affidatagli dal Padre.
E qui segue la citazione di Matteo 4:1-11 che rimarca il topos della tentazione, nota già ai Buddhisti
Egli [nota mia: il re Shrenya] dal passo di leone, leone tra gli uomini, il [sovrano] incoronato pari a un leone dall’arruffata criniera, salì su quell’ottimo monte Pandava simile a un monte nel corpo, lui che era come i Pandava [nota mia: figli di Pandu, dinastia che nel Mahabharata è contrapposta ai Kaurava, Krshna è uno dei suoi maggiori esponenti] in valore. Vide allora il futuro Buddha dai sensi domi, quale picco su quel colle: stava assiso in posizione contemplativa, luminoso come la luna quando sorge dal folto delle nubi. […]Allora il re si posò su una nitida lastra di pietra di colore bluastro come le orecchie degli elefanti; e quando egli si fu seduto accanto e ne ebbe avuto la licenza, così gli parlò: “[…]Se, o diletto, non desideri impadronirti del regno paterno per l’affetto che porti a tuo padre né vuoi attendere la successione legittima, accetta subito metà dei miei dominii. […]” Così disse il sire di Magadha, e lo disse parlando equamente come Indra: e alle sue parole, il figlio del re, pari al monte Kailasa dai molti luminosi picchi, non vacillò.
Le Gesta del Buddha, X, 17-41 Ashvagosa. Adelphi pp. 123-7
E agli Zoroastriani:
Angra Mainyu, creatore del mondo del Male, tornò a dirgli: “Non distruggere le mie creature, o santo Zarathuštra, tu sei il figlio di Paurušaspa: io fui invocato da tua madre, e tu rinuncia alla religione degli adoratori di Mazda e avrai in dono, come avvenne per Vadhaghna, il dominio sulle nazioni” Spitama Zarathuštra rispose: “No, non rinuncerò mai alla religione degli adoratori di Mazda, né per il corpo né per la vita, anche se la mia anima dovesse bruciare!”
Avesta, Vendidat, Fargard 19,6-7; UTET, 2008 a cura di Arnoldo Alberti
Di cui abbiamo già discusso.
“Il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo” ( Giovanni 3, 8).
Come no: a me risultava che fosse venuto per liberare Israele e che non fosse certo necessario che il Messia fosse figlio di Dio.
Di queste “imprese”, la più grave nelle sue logiche conclusioni è stata la seduzione menzognera che ha persuaso l’uomo a disobbedire a Dio (notate anche voi l’ennesima denigrazione dell’ateismo?). La potenza di Satana però non è infinita. Egli non è che una creatura, potente per il fatto di essere puro spirito, ma pur sempre una creatura: non può impedire l’edificazione del Regno di Dio.
E allora perché non la ferma subito?
Sebbene Satana operi nel mondo per disprezzo contro Dio e il suo Regno in Cristo Gesù, e sebbene la sua manifestazione cagioni gravi danni – di natura spirituale e indirettamente anche di natura fisica – per ogni uomo e per la società, questa azione è consentita dalla divina Provvidenza, la quale guida la storia dell’uomo e del mondo con forza e dolcezza. La permissione divina dell’attività diabolica è un grande mistero, ma “noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio”.
“Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno..”. ( Romani 8, 28 ).
Che è come dire che dopo aver praticamente tutto di tutto all’improvviso non sanno più niente, un cambio troppo repentino e mirato per essere sincera ignoranza.
In breve: nel tentativo di voler spiegare qualcosa di assolutamente inutile s’è ritrovato a fare l’ennesima figura di tolla.
Tentasse almeno di essere meno sensazionalista…
Fonte delle sparate indecorose: http://www.pontifex.roma.it/index.php/opinioni/laici/11320-la-vicenda-della-caduta-gli-angeli-ribelli
Se vuoi saperne un po’ di più:
Ciao a tutti, sono arrivato su questo sito strabuzzando gli occhi ad ogni articolo di Pontifex e cercando su Google qualche voce contraria a quell’abominio verso la ragione, e sono contento di avervi trovato .
Piuttosto mi era venuto un dubbio che volevo condividere: in vari articoli avete dimostrato come grazie ai banner e ad Adsense i pontifessi guadagnino per ogni visita e commenti sulle loro pagine, e magari in quest’ottica si possono spiegare le diatribe a distanza con voi (mi sento ancora niubbio in questo ambiente), le fanta-denunce etc. Detto questo, non è che criticando i loro articolo e lasciando poi i loro link sotto si fa il loro gioco?? Non sarebbe possibile rimandare il lettore esterrefatto dalle ca**ate pontifesse ad uno screenshot o ad un pdf dell’articolo discusso?
Ben trovato MattFreeman.
Il tuo dubbio è legittimo. In effetti gli amici Pontifessi guadagnano anche quando si visita una loro pagina. L’entità di questi guadagni è comunque estremamente modesta: la semplice visualizzazione di un banner porta ad un guadagno ridicolo. Servono migliaia (molte migliaia) di visualizzazioni per generare pochi centesimi. Il vero guadagno deriva dai “click-through”, cioè dalle persone che scelgono di fare click su un banner.
L’idea dei PDF non viene perseguita con costanza ma è comunque valida. L’idea delle immagini comporta alcuni problemi pratici: è difficile copiaincollare il testo dalle immagini.
Ma resta un fondamentale problema: le leggi che regolamentano il diritto d’autore. Queste norme ci fanno propendere per la linea attuale, pubblicando ogni volta anche i link agli articoli. Ognuno di noi poi usa strategie diverse. C’è chi pubblica i link “cliccabili”, altri invece pubblicano i link come semplice testo. Io in particolare, viste le diverse occasioni in cui il sito Pontifesso non era disponibile, opto per la pubblicazione di link non cliccabili che sfruttano i servizi di caching della rete CoralCDN. In questo modo l’eventuale temporanea indisponibilità della pagina viene tamponata dai servizi della CDN. 😉
Evidentemente si potrebbe, anzi dovrei: visto che son l’unico tonno che lascia il link attivo per comodità , appunto eliminare semplicemente il link e lasciare l’URL. Poi non so il pdf è un’idea che alcuni di noi praticano già per gli articoli particolarmente meritevoli. Sinceramente io non saprei come farlo: non ho mai provato.
Tramite strumenti come “DoPdf” è possibile “stampare” sotto forma di file PDF.
Ti basta installare questo strumento, che fa comparire nell’elenco delle tue stampanti anche una stampante “fittizia”. Quando stampi selezioni la stampante “virtuale” creata da DoPdf (o simili) e l’output, invece di finire su carta, viene salvato in un file. 🙂