CdP… dove sono i miei 1000 euro?

(Se qualcuno sa come fare avere questo articolo a CdP gliene sarei grato… magari mi fa avere i 1000 euro promessi… seeeeee!!)

Visto che ci sono in palio 1000 euro… questa volta non lavoro solo per amore della verità ma anche per un ritorno economico (nella vana speranza che lo stesso sia soddisfatto).
Riprendo le varie domande di Sandro a cui Carletto risponde e cerco di commentare, documenti alla mano, quanto scritto da CdP.

Perché censurate i commenti su Facebook, se questi dicono che gli omosessuali non sono malati?)

Risulta difficile credere che l’omosessualità sia una malattia se la Chiesa in nessuno dei suoi documenti parla di essa come tale (e sfido CdP a dimostrare il contrario). La Chiesa, che è sempre stata molto attenta a ben pesare le parole che dice (giusto per la cronaca ha indetto un concilio per aggiungere o togliere la “i” in una parola, questo solo per dire l’attenzione che presta all’utilizzo dei termini) se non usa la parola “malattia” ci sarà pure un motivo… difficile non capire questo!
CdP parla di omosessualità come di anormalità psichica… eppure il dott. Cantelmi, lo psicologo che lo cura (o lo ha curato, non so se ci vada ancora) che si da il caso essere anche il presidente degli psicologi cattolici italiani che di certo è più titolato di CdP e di qualche sconosciuta suora (se mai fosse vero che si è fatto suggerire da loro) ebbe a dire (l’intervista è apparsa su Avvenire, sinceramente non ricordo la data ma se proprio ci tenete alla fonte esatta, fatemi sapere che cerco pure la data di pubblicazione): “Da parte degli psicologi e degli psichiatri cattolici non c’è nessuna difficoltà oggi a riconoscere il contributo della comunità scientifica dove ormai c’è un consenso unanime nel dire che l’omosessualità non è una patologia“… “Per questi approcci – sentenzia Cantelmi – è suonato ormai un vero e proprio requiem”. “Si tende ad accomunare le terapie riparative ad un approccio cattolico – spiega lo psicologo cattolico – ma questo è sbagliato perchè tali terapie partono da un presupposto non scientifico e cioè che l’omosessualità sia una malattia”. “I cosidetti riparatori – sottolinea energicamente Cantelmi – non sono certo gli psichiatri e gli psicologi cattolici”. Anzi, insiste, “oggi sentiamo di dire una parola definitiva sul fatto che le teorie riparative non sono praticabili e sono riprovevoli”. E continua ancora dicendo “Francamente – ammette – nessuno di noi oggi sa dire qual è il meccanismo se genetico, psicologico o misto, all’origine. La Chiesa però – precisa – da’ su questo orientamento un giudizio morale, condivisibile o meno, ma non parla mai di patologia”. “Oggi noi diciamo – spiega ancora – che l’omosessualità è una variante del comportamento sessuale”. Dal punto di vista terapeutico ciò significa che anche gli psicologi cattolici oggi si affiancano a tutti gli altri nel dire che “l’omosessualità di per sè non giustifica un trattamento psicoterapeutico“.
Ritengo quindi smentito CdP quando afferma che l’omosessualità è una malattia: né la Chiesa Cattolica Apostolica Romana né l’Associazione degli Psicologi e Psichiatri Cattolici Italiani (conosco quelli, non so dirvi gli altri perché non ho guardato a riguardo) dicono che l’omosessualità è una malattia.
Tralascio la superficialità della trattazione di CdP quando semplicisticamente descrive l’omosessualità come “Uno possiede una psicologia femminile in corpo di uomo, oppure, sa di essere un uomo, in un corpo di donna”… cose da bambini di terza o quarta elementare…

Scrive: Anche avere due teste è una variante, ma non rientra nella normalità. Variante non è uguale a normalità.
Sarebbe interessante discutere su cosa sia “normale”, sul significato della parola “normale” che deriva da norma… ma comunque: debbo ritenere quindi che, tutti coloro che non rientrano nei canoni della normalità (qualunque cosa essa voglia dire) devono essere curati?
Fammi pensare: gli zoppi, gli strabici, i down, forse anche i mancini (una volta si diceva che la sinistra era la mano del diavolo), i celiaci, gli obesi… etc. etc. etc. … sono tutte queste persone anormali e quindi malate, da curare?
Resto sempre basito della superficialità e della banalità delle argomentazioni addotte da CdP per difendere il suo pensiero tanto debole quanto falso.
Scrive: Che se le deformità fisiche e psicologiche non dipendono sempre da noi, i comportamenti morali si, perché in questi siamo noi che scegliamo.
Invito CdP a rileggere il Catechismo della Chiesa Cattolica e di tenere in considerazione che alcuni problemi psicologici influenzano in modo preponderante i comportamenti morali: ad un pazzo che uccide una persona in preda ad un raptus di follia sebbene vi sia stata l’azione concreta dell’uccidere di certo non vi era la volontà del commettere il delitto. Ad una madre che gli muore l’unico figlio e poi tenta il suicidio (come accaduto anche recentemente purtroppo), di certo in lei non vi era la lucidità perché capisse l’azione che stava compiendo… Ma tu CdP, deliberato consenso, libera volontà, piena avvertenza… queste tre espressioni qui le hai mai sentite? Non fare il saputello parlando di teologia morale, se poi non sai neppure le basi del Catechismo della Chiesa Cattolica…
Scrive: La censura dei commenti che dicono che l’omosessualità non è una malformità, è adottata da noi perché sono falsità. Negazione delle verità più ovvie e coerenti. La menzogna è un’immoralità che detestiamo.
CdP non sai quanto anche io odio la menzogna, soprattutto se proferite da coloro che si spacciano per diffusori della fede, i ben noti falsi profeti che, ci ricorda Gesù di certo non mancheranno nella storia della salvezza, e che ho scoperto, io come tanti, nel vostro sito pullulano…

 

Come contemplate due regole fondamentali, quali ama il prossimo tuo come te stesso e non giudicare se non vuoi essere giudicato, con l’augurio della galera per i gay e della morte prematura per Vendola?
A questa risposta CdP non risponde, si lancia in una dissertazione sui gay pride (di cui nella domanda non si accenna minimamente) ma di più non dice…
Al di là del fatto che concordo sulla bruttezza e l’inutilità dei gay pride (che danno degli omosessuali l’immagine più brutta che si possa immaginare) resta il fatto che al gay pride non ci sono tutti i gay e che non è vero che tutti i gay sono come i personaggi presenti ai gay pride, così come è vero (grazie a Dio) che non tutti i cattolici (diciamo anche la Chiesa Cattolica Apostolica Romana) la pensano come CdP e soci…
Quindi il generalizzare è sempre sbagliato, sempre condannabile e censurabile!
Riguardo a Vendola… qui CdP è davvero scandaloso… si arrampica sugli specchi in un modo tanto ridicolo quando eretico. Dice: …sarebbe meglio che morisse così non accumulerebbe colpe così gravi davanti a Dio…
Eppure il Signore ci ricorda Sapienza è “amante della vita” e leggiamo in Ezechiele 33,11 “non vuole la morte del peccatore ma che si converta e viva” e in Luca “non sono venuto a chiamare i giusti ma i peccatori (Luca 5,27). Come potrebbe in Signore, approvare il suicidio, o una morte indotta? Come potrebbe accettare che una persona – per peccare di meno – commettesse un peccato tanto grave (se fatto coscientemente)? O come potrebbe accettare anche solo lontanamente che si pregasse per la morte di una persona?
Il padre che nel capitolo 15 di Luca lascia andare il figlio a godersi la vita con prostitute, buon cibo e spassi vari non prega perché il figlio muoia così pecca di meno davanti a Dio, ma lo aspetta sulla porta tutto il tempo. E quando vede che questo si incammina verso casa, non lo aspetta sulla soglia per sentire le sue scuse, non lo bastona per i peccati commessi ma gli corre incontro, e fa festa, e uccide il vitello grasso, e gli mette l’anello al dito e i calzari ai piedi perché, dice il Vangelo “questo figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. Quindi il pregare o lo sperare che una persona muoia è una cosa biasimevole, eretica perché impedirebbe all’eventuale peccatore di potersi convertire ed accostarsi alla misericordia di Dio che gli è abbondantemente offerta nel Sacramento della Riconciliazione… e sappiamo bene che le vie del Signore non sono le nostre vie: ci sono conversioni che sono avvenute molto tardi. A me piace sempre citare Paul Claudel che definire un “poeta pornografico” è dire poco… scrive che era dedito a “orge di sesso sfrenato” eppure poi ecco la conversione, ecco che il Signore ha toccato il suo cuore e lui credette… Se si fosse pregato per la sua morte e questo fosse morto, il Signore non avrebbe potuto toccare il suo cuore e lui non avrebbe potuto incominciare un cammino, durato quattro anni, che lo ha portato poi alla scoperta della bellezza della Fede.
Se fosse meglio morire che accumulare gravi colpe e scandali… dovremmo pregare per la tua morte, caro CdP, poiché lo scandalo che tu rechi deformando la fede, reinterpretandola a tuo uso e consumo, dichiarando eretici papi e concili, di certo non rendo onore né alla Verità né alla Chiesa di Cristo. Eppure nessuno prega per la tua morta o te la augura (almeno io non lo faccio) o chiede al Signore di chiamarti presto a sé… ma solo di aprirti gli occhi al prodigio del Suo splendore che a te ancora è purtroppo celato. D’altra parte il libero arbitrio è un’arma a doppio taglio… sta solo a te aprire gli occhi e lasciarti abbracciare dall’amore del Signore.
Come giustificate il fatto che, per quanto ne diciate, umanità ed omosessualità esistono sostanzialmente dallo stesso momento, e la prima non ha mai smesso di crescere nonostante la seconda?
Scrive: Se umanità e omosessualità esistono sostanzialmente dallo stesso momento, non esistono insieme dall’inizio.
A ma appare una frase senza senso, ma forse sbaglio io… se esistono dallo stesso momento ne segue logicamente che esistino insieme dall’inizio (qualunque cosa voglia dire “inizio”).
Scrive: La trasgressione della legge naturale oltre che quella di Dio, ha distrutto la perfezione umana e reso l’uomo incline al male.
L’inclinazione dell’uomo al male, è nata con la disobbedienza a Dio, con la volontà, raccontata il Genesi, dove l’uomo volendo “farsi più furbo del Creatore” si volle cibare dei frutti dell’albero proibito pur avendo ricevuto da Dio un divieto a riguardo…
Detto questo non mi sembra CdP abbia risposto alla domanda, ha detto quattro frasette, per qualcuno forse un po’ complicate e filosofeggianti, ma nulla di più…

 

Come potete aver paura della collera di Dio? Se l’ira è uno dei sette peccati capitali, come è possibile pensare che Dio, essere perfettissimo, possa cadervi?
La seconda domanda mi suona familiare… mi sembra una di quelle che avevo posto in un mio vecchio articolo eheh…
Sinceramente speravo in una risposta più esaustiva… Comunque cerco di commentarla lo stesso, anche se è tanto fumo e ahimè niente arrosto!
Bhe intanto descrive Dio come un burattinaio che si diverte a muovere i fili delle sue marionette, quasi sadicamente, correggendo qualcuno e lasciando nel loro peccato altri (non si sa bene in base a quale criterio chi castiga con amore e chi lascia in balia si se stessi). Poveri noi se Dio fosse così… CdP mai sentito parlare di libero arbitrio? Se Dio intervenisse nella storia dell’uomo in modo così pesante, quale libertà avrebbe l’uomo di accogliere il messaggio evangelico? Eppure, tu che hai letto almeno una volta i Vangeli, ricorderai questo brano del Vangelo di Luca
C’era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando nell’inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura. Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi. E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento. Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno. Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti sarebbero persuasi.
Ma potresti leggerti sempre di Luca il capitolo 29.
No caro CdP, la fede, il credere non è una costrizione, una scelta obbligata: se non vi è volontà di aderire al messaggio di Cristo con libertà, a nulla giova. Una fede che non nasca dall’incontro libero e di amicizia dell’uomo con Dio, è una fede falsa, povera, vuota, sterile, ipocrita.
Scrive: E avremmo l’ardire di chiamare ingiusto Dio che decreta la dannazione eterna di un’anima ostinata e ribelle?
Assolutamente no! Nulla da ridire sulle sentenze di dannazione pronunciate da Dio (e come potremmo?)… qualcosa da ridire ce l’ho sulle vostre sentenze di dannazione, visto che né tu, né Volpe siete Dio (almeno non mi pare!).
Nessuna persona può permettersi di condannare un’altra all’inferno (non lo fa la Chiesa, non lo fa il papa non vedo con quale potestà lo possa fare tu o qualcuno del vostro sito) poiché solo Dio, il “solo Giusto”, “conosce cosa c’è davvero nel cuore dell’uomo, solo lui sa”, solo lui “guarda il cuore e non l’apparenza” come ci ricorda Samuele. Citi bene l’esempio del ladro che rubando si fa condannare alla prigione… e se per caso ti accorgi che il ladro ruba perché ha fame… anche allora è condannabile alla prigione? Va punito perché… aveva fame e non aveva di che sfamarsi?
Scrive: Oltretutto Dio deve esercitare la giustizia verso i buoni, proprio condannando i cattivi impenitenti.
Ti invito a rileggere la parabola del lavoratore dell’ultima ora… e a non dire a Dio come debba esercitare la Sua giustizia
Scrive: Come potrebbe ammettere in cielo i buoni insieme ai cattivi? Sarebbe ingiusto, come un qualunque giudice terreno che si corrompe.
Fortunatamente, caro CdP, quanto il cielo sovrasta la terra,tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri ci ricorda Isaia al capitlo 55. Io non mi farei tanti problemi a capire se il sig. x andrà all’inferno o meno… prima di guardare la pagliuzza che è nell’occhio del fratello, un tizio che forse hai già sentito nominare, un certo Gesù Cristo, disse un giorno di guardare la trave che pende dal proprio occhio. E ti assicuro che le travi sono sempre più grandi di quanto le si possa mai immaginare.

Quando vuoi ti do le coordinate bancarie per il bonifico.

Simone

Qui un’altra delle tante bestialità: http://www.pontifex.roma.it/index.php/opinioni/laici/8280-omosessualita-anormalita-deformita-verita-antropologiche-oscenita-gay-da-sanzioni-penali-violenze-psicologiche-vendola-corrompe-quindi-meglio-morto-dio-e-lira-virtuosa-questa-e-dottrina-risposta-alle-domande-di-sandro

37 pensieri su “CdP… dove sono i miei 1000 euro?

  1. pao

    Bell´articolo Simone, ma mi sa che i 10.000 € non li vedrai MAI! I pontifeSSi sono poveri…sai com´e,´i libri di Strazy non é che siano tra i Bestsellers…

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  2. admin

    Simone credo che l’immagine migliore per descrivere il tuo scambio (atipico) di opinioni con i Pontifessi sia uno schermidore (tu) abituato a giocare in punta di spada che deve fronteggiare un troglodita dotato di clava. Detto questo, non credo di dover aggiungere altro.
    Anzi, no, aggiunto solo ringraziamenti a profusione per il tuo pensiero!

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  3. Giuliano

    “Uno possiede una psicologia femminile in corpo di uomo, oppure, sa di essere un uomo, in un corpo di donna”… No e no. Se devo provare a descriverlo (è una lunga esperienza, ormai…) lo dirò così: un corpo di uomo, una psicologia maschile, un desiderio per altri uomini. Tutti insieme, senza sentirlo in nessun modo come una contraddizione. Questi discorsi mi sembrano il frutto di una chiusura, di un’incapacità di vedere, del mondo, nient’altro che i propri pregiudizi. Grazie a voi per questi tentativi di ristabilire un minimo di ragione.

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  4. Giuliano

    “Uno possiede una psicologia femminile in corpo di uomo, oppure, sa di essere un uomo, in un corpo di donna”… No e no. Se devo provare a descriverlo (è una lunga esperienza, ormai), lo direi così: un corpo di uomo, una psicologia maschile, un desiderio per gli altri uomini. Senza sentirlo minimamente come una contraddizione. Discorsi come questi fanno star male per quanto sono chiuse le persone che li pronunciano. Della meraviglia del mondo, voler vedere solo i propri pregiudizi, chiudendo gli occhi a tutto il resto. Grazie per il vostro tentativo di difendere la semplice ragione.

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  5. Giordano

    Bravo Simone, articolo molto bello anche se quei de********* “dirimpettai” non lo capiranno mai. 🙂

    *** Modificato sempre dal solito Admin per le stesse ragioni di prima *** 😆

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  6. Gan

    @ Simone: complimenti per il bell’articolo. Non sono però d’accordo quando dici che i Pride danno dei gay un’immagine deleteria, nè quando sostieni : “non è vero che tutti i gay sono come i personaggi presenti ai gay pride”. Mi viene da pensare che tu non abbia mai partecipato ad una di queste manifestazioni, altrimenti sapresti che forniscono, fatte le debite proporzioni, uno spaccato alquanto plausibile della variegata realtà GLBT.
    In esse i personaggi più stravaganti e a volte eccessivi, le trans impennacchiate, le drag-queen, i palestrati desnudi, soggetti tanto amati dalle telecamere dei telegiornali, costituiscono una minoranza colorita ma alquanto esigua; lo stesso si può dire dei personaggi più “politicizzati”, quelli che magari ostentano cartelli, simulacri e costumi non di rado di dubbio gusto. La stragrande , schiacciante maggioranza dei partecipanti ai Pride è costituita dai gay “della porta accanto” come me e come te, per i quali la stravaganza maggiore è levarsi la maglietta perché fa un caldo boia e la provocazione maggiore è il braccialetto rainbow o lo schioccare un bacio al proprio fidanzato.

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    1. admin

      Non ho mai partecipato ad un Pride. Ma penso che la sintesi del tuo intervento e di quanto riportato da Simone sia facile e naturale: il baraccone mediatico preferisce dare risalto a questi aspetti, più appariscenti e clamorosi, trascurando la reale composizione della popolazione che vive il Pride. Ovviamente il risultato è che l’immagine dei Pride sia quella degli eccessi, non certo delle persone normali che sono la maggioranza silenziosa dei partecipanti.

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    2. giux

      simone pure io volevo quasi farti questa osservazione. Ma anche non capisco in che modo le provocazioni poste in essere ai pride danneggiano l’immagine dei gay. alla fine si tratta di un modo di rispondere all’altrui odio e violenza. Trovo ipocrita poi utilizzare ciò come fanno alcuni per essere alibi alla discriminazione.
      Giuseppe

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      1. simone Autore articolo

        Rispondo a Gan e a giux contemporaneamente…

        Vi dico la verità: non ho mai partecipato ad un gay pride e in un certo senso poco capisco l’esigenza di una simile esibizione… è un po’ come fare la sfilata delle persone bionde, o di quelle con gli occhi azzurri… che ci sia da sfilare non so (ma potrebbe anche essere una mia deficienza a riguardo).
        Se la sfilata è intesa come liberazione da una oppressione, da un pregiudizio etc. io credo che l’effetto che si ottiene non è quello di aiutare a capire gli altri la realtà omosessuale ma di instilare maggiormente odio e discriminazione. Faccio notare che quando si vuole parlare male dei gay (prendete pontifex.roma.it per esempio) quelle che vengono prodotte sono sempre immagini estreme ma reali e che sono raccolte proprio nei gay pride… se l’unica immagine disponibile fosse quella di due persone che si amano normalmente, senza eccessi o estremismi… chi potrebbe mai odiare simile realtà?
        E’ questo ciò che trovo decisamente errato nei gay pride (e per questo dico che danno dei gay l’immagine più becera possibile): quell’esibizionismo ad opera di qualcuno (ma che poi come si può ben constatare in tv raccoglie e categorizza tutti) che fa apparire l’omosessuale come una persona che mira solo al un divertimento inteso come trasgressione, di una persona che si limita a vivere per il proprio corpo e il proprio piacere fisico, che vive per la propria apparenza, la propria esteriorità. Una persona, insomma, che ha un corpo ma non ha un cervello, ha un fisico scolpito ma non ha un cuore, ha voglia di trasgredire ma non di divertirsi normalmente. Sotto questo pensiero ho espresso le mie riserve e le mie obiezioni. E sono intimamente persuaso che buona, una buonissima parte, dell’odio che caratterizza alcune persone sia proprio derivante da questo pregiudizio. Quanto rispetto maggiore ci sarebbe, verso gli omosessuali, se l’immagine che le persone avessero di loro fosse quella pubblicizzata dall’Ikea? Di due persone, normali, della porta accanto, che si amano?
        Ci sono troppi falsi stereotipi in giro e molte volte è proprio la comunità gay con alcuni propri esponenti estremisti ad “alimentare”, passatemi in termine, questa specie di malumore: proprio perchè viene presentata un’immagine distorta della realtà che caratterizza la maggioranza dei gay che sono in realtà le persone che abitano sul tuo stesso pianerottolo e che molto spesso solo quelle che ti tengono il figlio quando hai bisogno di uscire dieci minuti.
        E’ necessario smettere di fare i gay pride a mio avviso e di presentare al mondo la realtà del mondo gay che non è solo muscoli e sesso ma persone normali che sanno amare e che vogliono amare.
        Andanvo avanti con queste pagliacciate, scusate la crudezza, si fa solo del male al mondo gay e a tutti coloro che non sono “pagliacci” come quelli che inesorabilmente vengolo presentati dai media e dagli altri mezzi di comunicazione.

        Rispondi
  7. Sandro

    Simone ottimo articolo. Effettivamente ho fatto mia la domanda a te familiare perché l’ho trovata assolutamente illuminante.

    I tre articoli (con questo) che ho letto su quelle quattro domande da me poste (di cui una parte della quarta presa in prestito da questo sito) mi hanno riempito di soddisfazione, anche per l’alta qualità di quanto ho letto (alta qualità che di solito trovo qui).

    Vi segnalo solo che sulla pagina Facebook di Pensare è gratis (raggiungibile anche dall’home page del mio blog omonimo) ho inserito un album di screen shot con le principali espressioni di Pontifex. Se avete segnalazioni ho intenzioni di espandere la ricerca e di rinfoltirlo: sono a disposizione. Se vi va di condividerlo o di ripubblicarlo fate pure.

    Rispondi
  8. Gianfranco Giampietro

    Grandioso articolo… concordo pienamente. L’unica cosa su cui ho una opinione differente è sul concetto di “giustizia divina”… nel senso che io ce l’ho eccome l’ardire di chiamare “ingiusto” un Dio che condanna alla dannazione eterna un’anima, per quanto peccatrice possa mai essere… Certo, se penso ad Hitler, a Stalin o a Torquemada forse mi viene davvero da pensare al fatto che ci possano essere “anime” che meritano le “fiamme” eterne… però riflettiamo mai seriamente sul concetto di “eternità” ? Io credo che spesso non abbiamo una perfetta coscienza del concetto di “eternità”… “eternità” non è qualcosa che si esaurisce nel giro di 1000 anni o di un milione di anni… è qualcosa che dura all’infinito…

    Io credo che una delle prime basi del concetto di “giustizia” sia che la punizione deve essere proporzionale alla colpa…

    E, seriamente, quale punizione infinita nel tempo può essere esattamente proporzionale a qualsiasi colpa possa mai essere commessa da un essere senziente limitato nel tempo?

    Persino per un Hitler… posso capire una punizione lunga 200 milioni di anni, 900 milioni di anni, 1000 milioni di anni, ma l’eternità è un concetto troppo vasto che travalica ogni possibilità di “equa” giustizia…

    E anche volendo parlare di “fiamme eterne” per soggetti e casi particolari di tipo estremo (faccio ancora una volta l’esempio abusatissimo di Hitler), dovremmo concordare sul fatto che le “fiamme eterne” sono una condanna estrema per davvero pochi, e che quindi l’inferno dovrebbe essere davvero molto poco popolato…

    Idea che invece spesso non ritrovo in certe religioni, pronte persino a condannare alle fiamme eterne coloro che hanno la sola colpa di non aver indovinato la religione giusta…

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    1. admin

      Ogni religione ha regole (simili alle leggi di uno Stato) da far rispettare. Quando uno Stato verifica che le sue leggi sono poco rispettate cosa fa? Inasprisce le pene, cercando di far leva sull’effetto deterrente della possibile pena. La religione segue lo stesso principio. Giovanardi inasprisce le pene (per qualsiasi cosa, perchè Giovanardi è quello che inasprisce le pene, anche per gli starnutatori abusivi). Le religioni non ne hanno bisogno. Hanno il fuoco eterno come spauracchio per quasi ogni cosa. Hai fatto sesso con la vicina di casa? Tutti e due all’inferno in eterno. Hai dimenticato di recitare le preghiere nella giusta sequenza? Fuoco eterno! Hai pensato di rubare una mela al supermarket? Fuoco eterno!
      Diciamo che Giovanardi avrebbe poco lavoro all’interno di una religione. Spesso c’è poco da inasprire. 😉

      BTW Welcome back! E sono lieto di sapere che non lasci commenti perchè troppo impegnato per lavoro. Quindi da questo punto di vista spero di non rivederti mai più (anche se sentiamo tutti la tua mancanza) 😀

      Rispondi
    2. giux

      ciao probabilmente l’inferno non sono le fiamme eterne ma una cosa molto diversa.
      Magari simone potrebbe chiarirci questo concetto se gli va.
      Giux

      Rispondi
      1. simone Autore articolo

        L’inferno è la dannazione eterna di quanti, per loro libera scelta, non accolgono l’amore misericordioso di Dio: e questo è un rifiuto totale, definitivo. Gesù esprime tale realtà con alcune immagini: geenna, fuoco inestinguibile, fornace ardente… Sono immagini per descrivere lo stato di sofferenza estrema, di dannazione eterna che colpisce quanti sono nell’inferno. La pena principale dell’inferno consiste nella separazione eterna da Dio: soltanto in Lui infatti l’uomo può avere la vita e la felicità, per le quali è stato creato e alle quali aspira (GPII ebbe bene a dire … è Lui che cercate (Gesù, ndr) quando sognate di felicità…)).
        Dice bene Gianfranco circa l’ingiustizia che corrisponderebbe ad una pena infinita (l’eternità all’inferno) in conseguenza di una colpa finita (per quanto grande possa essere il peccato commesso dall’uomo). Per questo qualche teologo, come ad esempio von Balthasar (uno dei più fini teologi del Novecento) spera che l’inferno in realtà sia vuoto… di fatto nessuno sa se lo stesso sia vuoto, ci sia qualcuno o sia stracolmo, nessuno è tornato per dircelo e forti della parabola del lavoratore dell’ultima ora, speriamo che, almeno all’ultimo, ogni persona si apra all’amore di Dio.
        La stessa speranza è stata espressa da Benedetto XVI, che è stato grande amico di Balthasar, che nella Spe Salvi scrive:

        …Possono esserci persone che hanno distrutto totalmente in se stesse il desiderio della verità e la disponibilità all’amore. Persone in cui tutto è diventato menzogna; persone che hanno vissuto per l’odio e hanno calpestato in se stesse l’amore. È questa una prospettiva terribile, ma alcune figure della stessa nostra storia lasciano discernere in modo spaventoso profili di tal genere. In simili individui non ci sarebbe più niente di rimediabile e la distruzione del bene sarebbe irrevocabile: è questo che si indica con la parola ‘inferno’. Dall’altra parte possono esserci persone purissime, che si sono lasciate interamente penetrare da Dio e di conseguenza sono totalmente aperte al prossimo – persone, delle quali la comunione con Dio orienta già fin d’ora l’intero essere e il cui andare verso Dio conduce solo a compimento ciò che ormai sono. Secondo le nostre esperienze, tuttavia, né l’uno né l’altro è il caso normale dell’esistenza umana. Nella gran parte degli uomini – così possiamo supporre – rimane presente nel più profondo della loro essenza un’ultima apertura interiore per la verità, per l’amore, per Dio…

        Si deduce bene quindi come sperare che la misericordia di Dio supplisca ogni colpa (citando un antico prefazio potremmo dire “dove abbondò la colpa sovrabbondi la Tua misericordia”) non sia un pensiero sbagliato ma anzi una speranza che, da cristiani, deve appartenerci poiché non è cristianamente concepibile che si voglia il male, la morte spirituale di qualcuno.

        Tengo a precisare, giusto per amore della verità, che la Chiesa proclama i santi, ossia coloro che sono stati riconosciuti modelli esemplari nell’amore al Signore (sottolineo che il santo non è una persona perfetta, ma una persona che si lascia plasmare dal Signore e lo ama, lo segue, lo ascolta e cerca di conformarsi il più possibile ai suoi insegnamenti – il santo è anche uno che sbaglia, che pecca – e chi non lo fa – ma che accortosi dell’errore, della caduta ha il coraggio di rialzarsi e ricominicare). Tuttavia la Chiesa mai ha proclamato e mai potrà proclamare la dannazione di una persona. Non può farlo poiché solo uno è il Giudice, solo uno conosce davvero il cuore dell’uomo e solo Lui può separare il grano dalla pula… di certo non l’uomo con tutti i suoi limiti e le sue povertà.
        Spero di essere stato abbastanza chiaro

        Rispondi
        1. admin

          Simone trovo molto più stimolanti per la mia fede in letargo le tue parole (poche, ben misurate e ragionevoli) piuttosto che le lenzuolate urticanti e cervellotiche dei Pontifessi. Grazie di esistere!

          Rispondi
        2. Gianfranco Giampietro

          Ti ringrazio Simone per avere dato risposta ad alcune delle mie più frequenti perplessità nei confronti della concezione cristiana di “inferno”. Idea totalmente estranea all’ebraismo, compare per la prima volta solo nelle affermazioni di Gesù circa il “fuoco” della Gehenna.
          Considerando l’attitudine che Gesù aveva ad esprimersi per mezzo di allegorie e parabole, non mi stupisce apprendere che tale fuoco ha significato soprattutto simbolico.

          Dalla tua risposta mi sembra di capire che fondamentalmente è l’uomo che si condanna da solo. E parliamo sempre di casi ESTREMISSIMI. Non credo che siano tanti i casi di persone che si votano volontariamente al male e all’odio più totale. Non credo nella bontà innata dell’uomo. Ma insieme all’egoismo dell’uomo vi è anche una certa positività del suo spirito: egli desidera amare ed essere amato. La vita può mettere su binari sbagliati, ma è veramente raro, secondo me, potersi davvero votare al male totale e irrecuperabile.

          Personalmente poi io ritengo la vita talmente complicata da ritenere che sia impossibile giudicare tutto sulla base di una sola vita vissuta… Il serial killer che uccide a causa di un malfunzionamento della sua psiche (malfunzionamento di certo non voluto da lui) non avrebbe diritto a poter rivivire un’altra vita senza quell’handicap condizionante? Ed i bambini che nascono morti? La persona che è stata costretta a rubare per sopravvivere? Da questo punto di vista sono sempre stato molto più propenso alla reincarnazione (non della persona, quanto piuttosto del “sè”) come più equa “economia spirituale”, non bastando una sola breve vita per potere giudicare praticamente nessuno in via definitiva. Secondo questa “economia” l’anima immatura viene costretta solamente a “ripetere l’anno scolastico”, mentre l’anima più matura viene promossa ad un cerchio più interno dell’esistenza universale. Nessuna punizione, nessun premio, solo semplice evoluzione. Personalmente, se fossi una deità, disegnerei l’esistenza delle cose in maniera molto simile a questa.

          Fa comunque piacere leggere la vera essenza del cristianesimo, quale dovrebbe veramente essere, che presuppone la fiducia nell’ intrinseco desiderio finale, dentro ognuno di noi, alla felicità e all’amore.

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          1. simone Autore articolo

            L’uomo si condanna da solo… certamente: Dio non può volere la morte del proprio figlio, egli come il padre della parabola del figliol prodigo è alla porta che lo aspetta. Certo se poi questo figlio invece di adare incontro al padre, se ne sta in disparte e rifiuta il suo amore… il padre nulla può fare. Dio ci ha creati liberi di scegliere il bene e il male. Genesi con la creazione dell’uomo e il divieto di mangiare del frutto proibito ne è esempio sublime. L’uomo ha disobbedito all’unico divieto che il Signore aveva lui imposto… e quindi ne ha pagato le conseguenze.
            Il caso del serial killer che uccide per problemi psichici di certo non ha una colpa oggettiva per l’azione compita. Dov’è infatti il suo deliberato consenso? Dov’è la sua piena avvertenza dell’azione compiuta? Non vi è e quindi non può essere accusato di un simile crimine. Neppure l’imperfetta legge degli uomini lo condanna, figurarsi la perfetta legge di Dio.
            Il bambino che nasce morto… recentemente è stato ufficializzat ciò che da diverso tempo si pensava: ovvero che non si capice per quale motivo questi bambini debbano essere privati del paradiso (si parlava una volta di limbo)… nessuno pensa che questo ora esista… sarebbe un’ingiustizia da parte di Dio privare loro, che non hanno colpa, di godere della luce del Suo volto.
            Anche chi ruba per fame… non vi colpa in lui: il Signore stesso ci ricorda …date da mangiare agli affamati, ogni volta che avrete fatto queste cose anche al più piccolo dei miei fratelli l’avrete fatta a me…
            La tua idea di reincarnazione parte dal presupposto che il giudice possa solo giudicare ciò che vede, e quindi il comportamente esteriore dell’uomo. Dio, invece, non solo può vedere l’esteriorità del comportamento, ma anche il cuore e i pensieri dell’uomo che li compie. Dice giustamente Samuele: l’uomo guarda l’apparenza ma Dio guarda il cuore… ed è in base a questo che alla sera della vita saremmo giudicati.
            La tua idea di evoluzione verso la santità è concretezza nel cristianesimo dove è lasciata ancora più libertà di quanta tu non ne proponga. Infatti nel tuo modello vi è il vincolo che ognuno è obbligato ad essere indirizzato al bene… ma perchè imporre questa forzatura? Perchè limitare così la libertà dell’uomo? Diamo sì la possibilità di scegliere il bene (paradiso) passando anche attraverso un periodo di purificazione più o meno lungo (purgatorio) ma diamo pure la possibilità di scegliere il male (inferno).
            Tu mi dirai… e perchè uno dovrebbe essere così sciocco da scegliere il male? Non lo so… per questo molti sperano nell’inferno vuoto… ma togliere la possibilità che una persona scelga il male sarebbe limitare la sua libertà. E Dio non è mai stato e mai sarà un dittatore.
            Ognuno è libero di fare le sue scelte, e Dio giudicherà in base alle scelte di ciascuno e alla capacità di questo di prendere sensatamente le proprie decisioni.

  9. Carlo Di Pietro (Pontifex.Roma)

    Salve,

    – per comunicazioni con il sottoscritto inviare email rigurdanti i miei testi a:
    carlomariadipietro (at) gmail.com

    – per comunicazioni con il sottoscritto inviare email rigurdanti i miei articoli e discussioni sul web a:
    carlomariadipietro (at) alice.it

    – per comunicazioni con il sottoscritto inviare email rigurdanti i facebook a:
    utente facebook Carlo Di Pietro

    Allegare in email:
    nome e cognome, indirizzo, recapito telefonico gsm o rete fissa.

    Cordiali saluti.

    Rispondi
    1. admin

      Siamo sempre in attesa di spiegazioni plausibili circa la comparsa di commenti a nome di “Carlo Di Pietro” su questo nostro piccolo blog e la contemporanea dichiarazione comparsa sul sito Pontifesso relativa alla pubblicazione di un commento sul nostro sito con l’elenco dei contributors… Grazie.
      Fino ad allora avremo il dubbio di quale sia il CdP trolleggiante.

      Rispondi
    2. simone Autore articolo

      poichè le tesi da te sostenute sono di dominio pubblico, credo sia bene – dato che vedo l’argomento suscita interesse, non continuare in privato la conversazione (o dibattito o come tu voglia chiamarlo) ma di procedere pubblicamente. Il farti avere il contenuto del mio articolo era finalizzato a farti partecipe della sua esistenza, non certo per procedere in privato la discussione.

      Quindi se vuoi rispondere, questo è il posto ideale, oppure se preferisci anche sul tuo sito… magari mettendo qui sotto il link, giusto per dare una continuità alla discussione…

      Rispondi
    3. AlbertoB

      Facciamo così Carlo , ti invio fotocopia dei miei documenti in carta bollata autenticata da un notaio , iban e numero di carta di credito e bancomat con relativo PIN preferisco darteli di persona quando vengo giù.
      Aspettami eh , ho l’aereo domani mattina alle 9.

      Rispondi

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