Leggo con divertimento l’articolo sul povero “maschio in via di estinzione”, pubblicato dai cari pontifessi, paladini in difesa di questa specie in via di estinzione (non per niente, il sito è gestito solo da portatori di fallo).
L’articolo, “Quello che gli uomini non dicono” (http://www.pontifex.roma.it/index.php/editoriale/il-fatto/7911-quello-che-gli-uomini-non-dicono-la-crisi-della-virilita-tra-i-tanti-fenomeni-emergenti-di-questi-ultimi-anni-ce-sicuramente-la-crisi-delluomo-inteso-come-maschio ), illustra la sofferenza profonda e destabilizzante dell’uomo moderno, che non ha più un ruolo nella società attuale e che ha, come unica soluzione, quella di “femminilizzarsi”. La “virilità”, intesa dall’autora come “disponibilità a rischiare la vita per salvarla [salvare cosa? se stessa?], per salvare l’onore (cioè la dignità umana), per la fedeltà ai propri valori; intesa come assertività, coraggio, fortezza.“, è sparita, con queste conseguenze: “Alcuni uomini sono depressi, insicuri, ansiosi; sperimentano un senso di inadeguatezza sia in famiglia, che sul lavoro, che con gli altri uomini; hanno una scarsa autostima e poca fiducia in sé e nelle proprie capacità; si sentono timidi, paurosi, deboli. Le ricerche dicono che aumenta l’impotenza maschile, l’ansia da prestazione sessuale, l’infertilità maschile e rilevano persino una graduale riduzione del desiderio sessuale e del livello di testosterone, l’ormone maschile.“. Il portatore di virile pene “non sa più chi è, come è, come dovrebbe essere e come lo vogliono gli altri. Ci prova, ad accontentare tutti, ma non funziona: sembra che nessuno sia contento di lui. E questo lo fa soffrire.”.
La causa è ovviamente la donna, la femmina, la portatrice di ovaie che non sta più al proprio posto, ma prevarica i “sacri confini” e relega il maschietto all’impotenza. Beati i tempi in cui la donna le pigliava dal marito-padre-fratello-sconosciuto, tempi in cui il suo unico compito era mettere al mondo i figli e curarli, servire il marito e lasciare al maschio l’istruzione, il lavoro e la propria auto-realizzazione.
“L’unico uomo buono è l’uomo morto; o quello castrato. Basti pensare alla forza, tipica caratteristica maschile; se ne sente parlare come se fosse un sinonimo di violenza, anziché esserne l’antidoto.”
Non per niente l’autore dell’articolo punta il dito contro le campagne di sentibilizzazione verso le violenze domestiche: “Risale al 2006 una campagna organizzata dalla Provincia di Brescia contro la violenza sulle donne. In tutta la provincia sono stati affissi due manifesti: nel primo era raffigurata una ragazza con una mano sul viso, con la scritta “Gli occhi neri sono di suo padre”; nel secondo l’immagine rappresentava un bambino nell’atto di picchiare una bambina, con la scritta “Lo fa anche papà”. (…) Il messaggio è chiaro: il padre è un orco, il maschio è un carnefice. Dipende dal Dna, non c’è dubbio.”.
Poco conta se il 30% delle donne sotto i 29 anni è vittima di violenze domestiche (rapporto Unicef: http://www.unicef-irc.org/publications/pdf/digest6i.pdf ) o che sono “più di 6 milioni le donne dai 16 ai 70 anni che hanno subito abusi fisici o sessuali nell’arco della loro vita. Sono 2 milioni le donne che hanno subito violenza domestica dal partner attuale o da un ex partner, mentre 5 milioni di donne hanno subito violenza fuori dalle mura domestiche.” (rapporto dei Carabinieri su dati dell’ISTAT: http://www.carabinieri.it/Internet/Cittadino/Consigli/Tematici/Questioni+di+vita/Violenza/Violenza+domestica.htm ). Il maschio, in quanto virile, ha diritto a usare la propria naturale forza: proibirglielo significa minare la sua natura, la sua essenza, portandolo all’allarmante situazione di depressione cronica messa in luce da questo illuminante articolo.
E’ un dato di fatto: fisicamente l’uomo è più forte e, se non educato al rispetto, può dettare il bello e il cattivo tempo con qualsiasi donna, che non potrà che subire passivamente la violenza (passivamente nel senso che, per quanto possa ribellarsi, difficilmente riuscirà a proteggersi con efficiacia).
Fortunatamente i tempi si sono evoluti: con l’introduzione nel mondo di lavori non legati all’aspetto fisico, ma alle capacità e competenze intellettuali, le donne si sono guadagnate la “parità”, un proprio ruolo e il rispetto dovuto. Non siamo più stupide di un maschio, nè più incapaci. Possiamo fare gli stessi lavori concettuali di un uomo, possiamo studiare (checchè ne dicano le Sacre Scritture!!!) e superare intellettualmente i portatori genetici di peni e testicoli. Non dobbiamo più dipendere dalla mera forza fisica del maschio: possiamo guadagnare il nostro stipendio ed emanciparci (concetto abominevole per i pontifessi in primis).
Cosa causa tutto ciò?
Lo dice bene l’articolo: la virilità maschile non è più un “valore“, una caratteristica che garantisce al maschio rispetto a priori. La virilità fine a se stessa è una stronzata, è violenza, è dimostrazione del fallimento in tutti gli altri campi dell’uomo. L’uomo non vale per la propria forza fisica, ma vale per le proprie capacità, per il carattere e via dicendo. Finiti i tempi in cui si trovava una donna solo perchè “aveva la clava più grossa e portava a casa il mammut più ciccione”!!! Ciccio! Ora il mammut me lo compro comodamente al supermercato col mio stipendio! Come la mettiamo?!
E così si è creata una nuova “classe” umana, quella degli uomini inadeguati, falliti, patetici, che piagnucolano sulla propria gretta sorte accusando le “femministe” di averli privati del loro “ruolo naturale” (di “maschio dominante”, di “capo-padrone della donna” ecc…); cercano scuse ridicoli per giustificare la loro profonda manchevolezza: una volta avrebbero ottenuto una donna col la violenza (ricordo il caso di Franca Viola, il cui stupratore pretendeva a buon vedere che lei lo sposasse: l’aveva violentata apposta… deflorata, non le restava che sposarlo per non essere ufficialmente disonorata. Lo dice anche la Bibbia, nel Deuteronomio 22,23-29… contravvenire alla Bibbia è abominioooooooo!!!). Oggi questi uomini, privati della loro “virilità”, non hanno una compagna (troppo sfigati), nè un lavoro decente (i datori di lavoro assumono le donne al loro posto!) e, tendenzialmente, si ritrovano a scrivere tristi articoli, o libri, sulla loro triste condizione, ascoltati da altri manipoli di falliti single o divorziati... strano che i portatori di idee sessiste come queste siano sempre persone appartenenti a categorie simili…
QUALCHE EXTRA
Nella fretta indignata con cui ho scritto stamattina, mi sono lasciata scappare le altre chicche riportate dal signor Roberto Marchesini (forse depresso per il diminutivo del proprio cognome, ben poco virile rispetto a un neutro Marchesi… mha).
Innanzi tutto, seguace fedele dell’odio pontifesso verso le lingue antiche, si avventura con scarsi risultati nell’analisi linguistica del termine “virilità”. Scrive, infatti: “Il termine virilità deriva dal latino, lingua che usa due termini diversi per indicare l’uomo: vir e homo; stessa cosa vale per il greco: aner e anthropos. Homo e anthropos indicano l’uomo in quanto maschio, mentre vir e aner rimandano alla persona maschile pienamente realizzata, ossia l’eroe.”
Come sempre, mi si permetta di mettere qualche puntino sulle “i”: come dice giustamente, il latino ha due termini che indicano il termine italiano “uomo”, vale a dire homo, hominis e vir, viri. Ma (e c’è sempre un “ma”!!!), il termine homo non indica “l’uomo in quanto maschio” come vorrebbe il Marchesinello, ma il generico “essere umano”, uomo o donna che sia, contrapposto al concetto di “bestia” o di “dio”. Non per niente il famoso detto “Homo homini lupus [est]” non si traduce come “Il maschio è un lupo verso gli altri maschi”, ma con un generico “L’uomo (l’essere umano) si comporta come un lupo verso gli altri esseri umani”. Il “maschio” è reso invece dai vocaboli mas, maris (nel caso in cui si intenda “di genere maschile”) e da vir, viri che indica l’essere umano-maschio contrapposto all’essere umano-femmina come primo significato, e solo secondariamente l’uomo “nella pienezza del termine, per la sua particolare attività civile, politica ecc…” [citando il Vocabolario della lingua latina edito Loescher 3° edizione]. Di eroi e piene realizzazioni proprio non se ne parla.
Lo stesso discorso vale per il greco: aner, andros indica l’essere umano-maschio opposto all’essere umano-femmina, in secondo luogo indica poi lo sposo, il marito e l’amante; genericamente assume poi il significato di “essere umano” contrapposto all’idea di “dio-divino”; poi ancora adulto e, al quinto posto, indica anche “uomo come persona virile, cioè dotato di qualità (…) o guerriero” (niente eroi). Anthropos, anthropou indica, infine, il generico “essere umano” (non il maschio), la persona umana, senza alcuna distinzione di sesso e genere [informazioni prese dal Vocabolario della lingua greca edito Loescher prima edizione].
Siamo, quindi, davanti alla solita manipolazione arbitraria delle lingue (con la vana speranza che i lettori siano degli ignoranti cronici e che non se ne accorgano) per dimostrare posizioni prive di alcun serio fondamento.
Checchè se ne voglia dire (e i pontifessi di voglia ne hanno tanta), concludo con la definizione che il dizionario Devoto-Oli del 2010 dà di “virilità”: “Età biologica dell’individuo di sesso maschile il cui sviluppo morfologico, funzionale e psichico è completo (…); quindi piena efficienza, sia dal punto di vista delle manifestazioni sessuali, sia di quelle della forza muscolare“.
Personalmente sono dell’idea che un maschio sia ben più dei suoi muscoli e della sua potenza sessuale, ma se i tradizionalisti dirimpettai vogliono essere giudicati in base a queste due sole caratteristiche, si accomodino pure.
Ho usato toni un po’ poco consoni, ma certi discorsi mi irritano nel profondo… Intanto, il mio compagno si esibisce in una dimostrazione molto poco “virile” di “salto della frittata in padella con conseguente spetasciamento della stessa per tutta la cucina”… domani lo troverò tra gli inserzionisti più cattivi di Pontifex a difendere la tradizione secondo cui solo le tettofere (portatrici di seni) potevano accostarsi ai fornelli!
Toni più che adeguati al livello di Pontifesserie di cui ti occupi nel tuo brano, AleCr 😆
Mi dispiace per la frittata spatasciata… Servono ripetizioni di “salto carpiato della frittata”? Considerami a disposizione per colmare le lacune del tuo compagno… 😉
“Oggi questi uomini, privati della loro “virilità”, non hanno una compagna (troppo sfigati), nè un lavoro decente (i datori di lavoro assumono le donne al loro posto!) e, tendenzialmente, si ritrovano a scrivere tristi articoli, o libri, sulla loro triste condizione, ascoltati da altri manipoli di falliti single o divorziati… strano che i portatori di idee sessiste come queste siano sempre persone appartenenti a categorie simili…”
Credo che il nocciolo della questione sia tutto qui , ovvero il senso di inadeguatezza che provano certuni. La tua vita è mediocre? Le donne ti schifano? Non trovi un lavoro che ti piaccia o che ritieni consono alle tue immaginifiche qualità? E’ chiaramente un complotto , bisogna trovare un colpevole! Di sicuro non è perchè probabilmente sei un cesso di persona , un buzzurro , becero ,rozzo e ignorante. Macchè. La capacità di introspezione e di giudicare sè stessi non è contemplata , neanche nella Bibbia , figuriamoci.
Allora saltano fuori immani cazzate come quelle dell’articolo in questione.
Rimane però il dubbio sulla categorizzazione dell’autore : o è un poveretto emarginato dal mondo e dalla società civile… oppure è il classico tipo che , finito di battere tasti a caso sulla tastiera del pc, corre al supermercato a comprare il dentifricio e il detersivo per i piatti , dato che se n’era dimenticato e se la moglie lo scopre son dolori. 😀
Che articolo illuminante! (quello pontifesso, intendo).
Non avevo mai capito niente di come funziona, meno male che sono arrivati loro a spiegarmelo.
Pensa un pò, sono sempre stato orgoglioso della mia virilità, e non mi rendevo neanche conto di essere inadeguato, e di soffrire di…. aspè, cos’era…. depressione, insicurezza, ansia e scarsa autostima.
Eppure ho sempre pensato che chi usa la propria forza con chi è più debole fosse proprio il ritratto dell’insicuro e inadeguato.
E che fosse più virile cercare, sì, il confronto fisico, ma con chi è più forte, e dà la possibilità di mettersi alla prova e superare i propri limiti, magari in un incontro leale (boxe, arti marziali, ma anche calcio o tennis).
Ma sbagliavo tutto! Quelli che vedono le donne come persone da rispettare, e non da prevaricare con la forza fisica, sono uomini solo a metà! Viva la sana “correzione domestica”, d’altronde è tutta colpa di Eva, e se il padreterno ha creato la donna più debole avrà avuto le sue buone ragioni. Ecco.
Bè, cari pontifessi, se l’admin me la passa, vi spedirei in redazione un bel pacco di carta igienica, così ve ne andate tutti a ca**re, che ne dite?
L’admin interviene solo per domandarti se hai già l’indirizzo a cui inviare la corrispondenza…
E poi il tuo è semplicemente un augurio di perfetta salute fisica: chi è sano si scarica regolarmente. Diciamo dunque che ci auguriamo che i Pontifessi siano più che sani… 😆
E poi tu che cosa vuoi dai Pontifessi? Tu ti arricchisci con gustosissimi piatti a base di crostacei, che sono per definizione blasfemi e proibiti dall’AT. Vergognati e pentiti! 😉
Dato che il mio paese natale è vicinissimo a Campagna, posso recapitare direttamente a don Stanzione, con i migliori auspici.
Siamo certi che apprezzerà il gesto di stima e di affetto… 😉
p.s. aspetto la querela?
mah…io tutta questa ansia da prestazione…tutta questa depressione, questa “crisi del maschio” non la capisco proprio.
Il mio gianfilippo suona l’alzabandiera tutte le volte che vede una tetta o un bel paio di gambe….ergo: non vedo proprio perchè la mia virilità di “maschio” dovrebbe risentirne. 😀 😀
e comunque…se anche guardassi alle cavolate “virilità/mascolinitàecc”, mi chiamo Andrea…cito da Wikipedia:
Andrea è un nome proprio di persona italiano maschile. Talvolta, ad imitazione di altre lingue, viene usato come femminile, indipendentemente dal fatto che la sua etimologia (il greco andros) sia legata al concetto di virilità e mascolinità.
Deriva dal greco ἀνήρ (anēr), genitivo ἀνδρός (andrós), che indica l’uomo con riferimento alla sua mascolinità, in quanto contrapposto alla donna (corrispondente al latino vir, viri, mentre uomo nel significato di genere umano è homo, hominis in latino e ἄνθρωπος, ánthropos, ἀνθρώπου, anthrópou, in greco). Il nome greco originario, Andréas, rappresenta l’ipocoristico (vezzeggiativo), abbreviato al primo elemento, di nomi greci composti con andr- come Androclo, Androgeo, Andronico. Può essere anche considerato un derivato di ἀνδρεία (andrèia), termine che in lingua greca significa “valore, coraggio, virilità”.
Il significato è analogo a Mascula, che deriva però dal latino.
stavo per dimenticare: ho un video che fa apposta per tutti i maschietti che hanno delle crisi di “virilità”:
http://www.youtube.com/watch?v=vK0LwnkGOnw&feature=player_detailpage#t=182s
dimenticavo:
e poi c’è poco da fare…le donne sono meglio!
è inutile combattere, è una battaglia persa. A volte è importante sapere quando ritirarsi ……….e pregare che non imparino a riprodursi per partenogenesi !!!! 😀
Si, si, vabbè. Ma la tua donna la meni, ogni tanto? Sennò sei ansioso e inadeguato.
certo! Come no!
deve capire chi porta i pantaloni in famigl……CARA! MA??? sei già a casa!?!? no stavo solo leggendo il AHIA! NO! non è come pensi colombella!! massì tesoro hai ragione tu! nono scusa pasticcino mio…ma certo tesoro….sì cara! 😀 😀 😀
OT : direttamente da “La Settimana Enigmistica” vi propongo il “Quesito della Susi”.
Quanti alter ego di un noto personaggio ci sono tra i commenti di Pontifex? Un indizio : è riconoscibile per usare la punteggiatura in modo fantasioso , ad esempio scrive ” xxxx .! ”
😀
Si vabbè sveli il nostro segreto supersegretissimo per individuare le molteplici emanazioni dell’entità universalmente conosciuta come Maldestro! 😉
Deve trattarsi di una malattia contagiosa… Chi va con lo zoppo impara a zoppicare; chi legge Carletto impara la sua punteggiatura .!
😆
Lui mette i punti ovunque, non solo sulle “i”; è un puntiglioso.!
stiamo sottovalutando l’aspetto divertente della faccenda:
con l’articolo ci hanno mostrato quale sia il PROBLEMA.
Adesso chiediamo a gran voce LA SOLUZIONE!!
ok l’uomo per i pontifessi è poco maschio, complessato blabla ecc ecc, bene, ammettiamo per assurdo che abbiano ragione, cosa bisogna fare per RI-Scwarzeneggherizzare il maschio italiano!? 😀
altrimenti stiamo qua a cagare dubbi e basta, e come direbbe Bersani, “noi non stiamo mica qui a mettere l’Autan alle zanzare!” 😛 😛
da uomo son d’accordo. E non sono manco un “macho” per dire, anzi: figuarsi che son addirittura quattrocchi più antitetico di così… Eppure sono d’accordo.
Strano che poi questa cosa dovrebbe essere chiara non dico dai tempi di Sparta (“Perchè a Sparta le donna comandano sugli uomini?” “Perché solo le donne sono capapci di generare veri uomini”) o delle Matrone Romane, ma perlomeno dall’Ottocento. Voglio dire: e quella storia delle Suore che baciarono garibaldi? La moglie Anita? La moglie di Einstein? ma anche oltre: Mildred Loving? Sonia Ghandi?
Ma i PontifeSSi, oltre a fare assurdi non sequitur, sono rimasti al paleolitico?
scusa ma le società paleolitiche erano matriarcali… quindi loro non sono rimasti al paleolitico bensì hanno inventato qualcosa di nuovo… l’epoca pontifessa il pontifeico.
E’ strano che non abbiano dato colpa agli omosessuali.. boh?!
A dire il vero si scagliano contro i musulmani che hanno pregato in piazza del Duomo a Milano… in fondo all’articolo.
e nessun comunista??
Non illudiamoci, siamo ancora quelli dell’età della pietra, millenni di civilizzazione ci hanno fatto un baffo, ci hanno dato una patina superficiale di buone maniere ma sotto sotto siamo parenti stretti del pitecantropo del Pleistocene come risulta evidente se guardi bene La Russa o Gasparri. I nostri istinti primordiali sono nati per l’esigenza di assicurare la sopravvivenza al genere umano tramite la competizione con le altre specie e la riproduzione di ogni singolo individuo tramite la competizione con i suoi simili. E’ cambiato il contesto ma i nostri istinti sono sempre lì, allo stato latente ma pronti a scatenarsi appena se ne verificano le condizioni, ambientali o patologiche che siano, nei casi estremi ci scappa il morto, lo stupro o entrambi, comunque condizionano il comportamento di noi tutti.
Ammettiamolo pure: quante pulsioni violente o fantasie inconfessabili si agitano nelle nostre testoline in conseguenza di certi avvenimenti della nostra vita? I più convivono con i loro istinti senza lasciar loro la possibilità di far danni perché li riconoscono e li accettano se sono stati educati a farlo e li lasciano sfogare ricorrendo a cose come lo sport, il cinema o i videogiochi, solo a queste condizioni la convivenza con i nostri simili rimane sopportabile; qualcun’altro come Buttiglione, la Binetti o i nostri amici pontifessi invece, sono ossessionati dai loro istinti, ma non li accettano perché li manda il diavolo e per reprimerli indossano il cilicio, si danno alla politica e prendono a martellate i coglioni del prossimo. Insomma, in ognuno di noi vive una bestia, l’importante è saperlo, il resto sono chiacchiere.
Non posso che condividere: so benissimo che in 10000 anni l’essere umano, i suoi sentimenti, i suoi pensieri e i suoi desideri non sono cambiati di una virgola. Gli uomini antichi non erano più stupidi o più animaleschi di noi, solo più ignoranti (nel senso ampio del termine).
Con i secoli non ci siamo evoluti, ma si è evoluta la nostra educazione e conoscenza: un tempo si accettavano status quo ora, fortunatamente, intollerabili. L’uomo non ha perso virilità: non può più usarla per soddisfare ogni suoi più basso istinto.
ahahhahah, grande Ale Cr!
Comunque, cari pontifeSSi, se anche fosse, la perdita della virilitá mascolina dovrebbe essere l´ultimo dei vostri pensieri..tanto CHE CACTUS VE NE FARESTE??? ):D
Relax!
stavo leggendo repubblica, e quando ho visto l’articolo ho pensato:
“tò ma guarda!”
l’articolo giusto al momento giusto:
“Essere Maschi”
http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2011/06/08/news/passaparola_8_giugno-17393329/?ref=HREC2-7