Leggo l’articolo che CdP dedica a don Giorgio De Capitani e rimango basito dall’ignoranza che ammanta CdP, almeno per ciò che concerne l’ordinazione sacerdotale (sì sì, lo so, fosse solo quello saremmo ben contenti… la realtà è che ha lacune forti anche nei fondamenti della Fede… che ci volete fare, ci teniamo quello che abbiamo :-)).
Tornando al discorso ordinazione sacerdotale.
Scrive:
Come tutti sappiamo, un Prete che si rispetti al momento dell’ordinazione (quando si sdraia in terra dinanzi al suo Vescovo in segno di sottomissione e di umiltà nei confronti di Dio) si obbliga a seguire quanto segue: i 3 voti principali di povertà – castità ed obbedienza, la celebrazione della Santa Messa quotiana, la recita della Liturgia delle Ore quotidiana, l’utilizzo esclusivo della talare, l’esercizio delle virtù eroiche ed altro.
Contesto che quelli che l’ordinando presbitero pronuncia siano voti… dove sta scritto? CdP l’ordinando presbitero fa le promesse, tanto è vero che il Vescovo gli chiede: “prometti a me e ai miei successori filiale rispetto e obbedienza?”
Contesto la povertà: da nessuna parte si parla di povertà in nessuno dei riti di ordinazione a partire dai gradi più bassi quali possono essere il lettorato o l’accolitato fino ai gradi più alti quali il sacerdozio o l’episcopato.
Contesto che la promessa (e non il voto che è cosa ben diversa) di castità (che poi non è di castità ma di vivere celibemente) si faccia all’ordinazione sacerdotale: la si fa al momento dell’ordinazione diaconale, non a quella presbiterale.
Sono i religiosi che fanno i voti che sono cose ben diverse dalle promesse e sono del tutto slegati dall’ordinazione presbiterale. Ci sono anche i religiosi non sacerdoti che fanno lo stesso i voti, ma non sono preti.
Contesto anche che l’ordinazione avvenga nel momento in cui l’ordinando si sdraia per terra. L’ordinazione avviene per la preghiera consacratoria e l’imposizione delle mani del Vescovo, non perchè il candidato si sdraia a terra. Uno potrebbe farne anche a meno di sdraiarsi… non cambierebbe nulla. Se non ci fosse l’imposizione delle mani o la preghiera consacratoria l’ordinazione sarebbe nulla.
Contesto che ci sia l’obbligo di celebrare la Messa ogni giorno (e dove sta scritto?): fortemente consigliato e, sinceramente, doverosamente giusto ma non vi è alcun obbligo (dimmi in che punto del Codice di Diritto canonico è riportato questo obbligo CdP). E’ vero invece che c’è l’obbligo della recita della litrugia delle ore.
Contesto che ci sia l’obbligo dell’utilizzo della sola talare… e dove sta scritto? Se così fosse ce ne sarebbero di preti, vescovi e cardinali (si veda il card. Bagnasco, Ruini, Martini, Tonini, Ravasi, vabbhè mi sono stufato gli altri se vuoi te li cerchi…) che sarebbero fuori regola. Che sia il caso di bruciarli sul rogo?
CdP, tanti strafalcioni in una sola riga… c’è da impegnarsi e un bel po’ per farceli stare tutti assieme, non credi?
Scrive:
Avendo, quindi, il Prete scelto (su chiamata di Dio) questa missione, si obbliga a sottoscrivere anche un contratto con il Vaticano, accordo sia morale che materiale.
Il prete, carissimo CdP, non sceglie nulla, il prete risponde: nella vocazione il prete non è soggetto attivo ma passivo, il Signore chiame e il prete risponde, non sceglie ma risponde. Il prete non si obbliga a sottoscrivere nessun contratto con il Vaticano: ma che farnetichi, ma che dici, ma che hai bevuto, ma di che ti sei fatto?
Ma quanto distorta è la tua idea di sacerdozio… è davvero desolante il concetto di ordine sacro che ti sei fatto, davvero ma davvero triste.
La cosa più bella del mondo quale è il sacerdozio tu lo accosti a contratti e robaccai simile… su su non scherziamo… perchè su questo mi arrabbio davvero.
Scrive:
Tra le varie virtù c’è anche la pratica del contegno e della prudenza, onde evitare di dare scandalo…
Sarebbe una buona cosa che lo imparassi anche tu… quando deformate il Magistero o passate per vere cose assolutamente false (come il fatto che la Fraternità San Pio X sia in comunione con Roma, o date dell’eretico a GPII o al Concilio Vaticano II, o definite deicidi gli ebrei etc.) lì date scandalo perchè ignorate il Magistero di Santa Romana Chiesa e lo fate sapendo di sbagliare che è ancora più grave. Guai a chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli… quante persone scandalizzate voi… e quanto grave sarà la vostra responsabilità davanti al Signore… voi sì siete operatori di iniquità, voi sì siete falsi profeti.
D’altra parte devo ammettere che le parole di don Giorgio, se realmente sono sue, sono a dir poco indecenti. Al di là del contenuto sul quale non entro nè voglio entrare poichè le opinioni personali non sono mai censurabili quando espresse con buongusto, sicuramente la forma è del tutto inadeguata ad una persona civile, ancor prima che ad un prete. E la cosa è davvero triste e se volete preoccupante.
Caro Carletto… se mi prometti di rispondermi, le lacute dottrinali te le dico io… però lo faccio solo se mi rispondi, non sto qui a scrivere un papiro che poi neppure leggi… ma di soltanto una parola… e io ti enuncio tutte le vostre eresie, quelle si, vere e contrarie al Magistero di Santa Romana Chiesa (a proposito di eresie… ci avevi promesso una spiegazione minuziosa delle 101 eresie di GPII… ma lo sai che io sono ancora qui che le aspetto?).
D’altro canto, al di là del linguaggio scurrile da scaricatore di porto, non vedo in che modo la Congregazione per la Dottrina della fede abbia da interevenire a riguardo. Se proprio deve essere interessata una Congregazione è quella del Clero, non certo quella della DF, almeno per quello che si legge in questo post…
CdP la prossima volta, prima di pubblicare, rileggi quello che scrivi e stai bene attento che il cervello sia collegato alla mano… onde evitare simili figuracce.
Simone
Qui carletto: http://www.pontifex.roma.it/index.php/editoriale/il-fatto/6598-don-giorgio-de-capitani-se-questo-e-un-prete
Salve simone,
come specificato in precedenza, per problemi gravi di famiglia, ho poco tempo per scrivere.
Ho sintetizzato facendo l’unica attenzione nel non scrivere eresie.
Sono disponibile per un dibattito teologico, con costi a carico mio, presso la sede della M.S.M.A.
Non ho nulla da temere, in nome della verità.
Nel mio articolo si sintetizzava sommariamente l’ordinazione sacerdotale (su cui si sono scritti migliaia di testi), introducendo la NEFASTA E DEMONIACA eresia di Don Giorgio De Capitani, volgare ed anti cattolico (ma ruba lo stipendio al Vaticano).
Sei, dunque, off topic.
Quando vuoi, ti sfido in pubblica platea ad un confronto dottrinale.
Chiedo all’mministrazione del sito di rimuovere questo articolo altamente fazioso ed impreciso.
Buona domenica
C
Salve a Lei Carlo. Mi spiace per i gravi probelmi familiari di cui non ero a conoscenza e Le formulo gli auguri per una lieta risoluzione, tuttavia la sua sintesi è molto spartana e come Le ho evidenziato condensata di errori.
Dibattito teologico con Lei… non so in che veste si presenti Lei in primo luogo (ha qualche licenza teologica o qualche titolo che la qualifichi in qualche modo?) e in secondo luogo sono piuttosto impegnato e quindi non disponibile. Se vuole possiamo instaurare un dibattito qui, ma non le garantisco risposte ogni giornata… ma se ha la pazienza di attendere al massimo 3-4 giorni (non sempre mi collego) sono ben lieto.
Di nuovo sbaglia quando scrive che don Giorgio ruba lo stipendo al Vaticano perchè, se non lo sa la erudisco io, lo stipendio dei preti non è disposto dal Vaticano.
Per quanto riguarda la rimozione del mio articolo. In che punto di preciso esso è fazioso e soprattutto in che punto è impreciso?
Lei ammette le sue imprecisioni e descrizioni sommarie e non si sente legittimato a togliere il suo articolo. Io che lo scrivo corretto (e da parte sua non vi sono segnalazioni di errori o imprecisioni – nel qual caso sarei interessato a conoscerle) dovrei togliere quanto scritto. Per quale ragione? Quale logica impone di togliere ciò che è corretto e lasciare ciò che è, per ammissione dell’autore, impreciso?
LA IMPLORO DI MOSTRARMI LE IMPRECISIONI DEL MIO ARTICOLO
Nel contempo le rinnovo l’invito su quando saranno pubblicati i dettagli delle 101 eresie di GPII.
Dopo aver letto il contributo di Simone e la replica di don Giorgio non posso che respingere la tua richiesta, Carletto. Come ti hanno giustamente fatto notare: perchè dovremmo rimuovere un brano che contiene solo affermazioni corrette? Perchè invece non provvedi (tenendo fede agli obblighi di un bravo giornalista pubblicista in possesso della sua brava tessera) a pubblicare sul tuo bel sito Pontifesso un chiarimento ed una correzione (evidenziando la provenienza delle informazioni che pubblicherai, cioè il nostro sito e l’articolo di Simone)? Ci pare più corretto che sia tu a rettificare le vaccate clamorose che hai scritto!
Di Pietro, torni al posto. QUATTRO!
Abbia pazienza caro simoncino (dato che lei mi chiama carletto).
le risponderò appena possibile.
la ringrazio per la solidarietà.
saluti
Sembrerebbe che qualcuno abbia scritto delle inesattezze. Sembrerebbe che quel qualcuno non sia Simone. Sembrerebbe che quel qualcuno non sia don De Capitani.
http://www.dongiorgio.it/pagine.php?id=2368
Io , affacciato alla finestra , osservo.
Alberto a te non rispondo neanche. Scusami.!
Prego , non c’è di che. Una risposta non era necessaria nè richiesta.
Infatti… Domandare è lecito. Rispondere è cortesia 😉
Per ora osservo anche io, poi risponderò nel merito alla richiesta di CiDiPpino che pretende di dettare legge in casa di altri … Toh! 😀
ESTIGRANDISSIMIQUASSISSIMI! Thumb up per don Giorgio 🙂
Salve Simoncino,
come ho già specificato in altri miei interventi sul vostro sito, e come si evince dalle sporadiche mie
ultime pubblicazioni, in questo periodo ho gravi problemi personali e dunque i miei interventi sono stati
molto brevi, concisi e saltuari.
Non era mia intenzione dimostrare ignoranza in merito all’ordinazione sacerdotale, tuttavia ammetto di
essere stato molto sommario, e di non essere onnisciente.
A seguito, comunque, dell’intervento tuo mi preme dover replicare, anche se a gran fatica, alle
tue parole; non tanto a mia discolpa, quanto per chiarire precisamente delle tematiche interessanti, come
quella dell’ordinazione sacerdotale.
Riguardo ai voti, riconosco di essere stato superficiale: effettivamente, i religiosi fanno i voti
(indipendentemente dall’ordinazione sacerdotale);
nel caso dei preti, essi non fanno i voti di povertà, ecc…, tuttavia nel sacramento dell’ordine sacro, sono implicitamente contenute comunque la rinuncia alla sessualità e l’obbedienza all’autorità ecclesiastica.
Non mi è chiara la tua distinzione tra castità e “vivere celibemente”. La differenza tra religioso e
sacerdote (chierico) è che il religioso fa il voto, ma di fatto il “vivere celibemente” del chierico è
vivere in castità; quindi le due definizioni mi sembrano equivalenti.
Non sono tenuti alla povertà, come insegna anche San Tommaso d’Aquino (Dottore della Chiesa):
“Geremia apparteneva all’ordine sacerdotale. Eppure, come risulta dalla Scrittura, egli ebbe dei possessi
per diritto ereditario. Perciò i chierici possono ritenere i beni patrimoniali…
…Se così non fosse, non si vedrebbe più la differenza tra religiosi e chierici secolari”. (San Tommaso,
Somma Teologica, Supplemento, Q. 40, art. 3).
Fatto salvo, ovviamente, il dovuto distacco interiore, e la netta prevalenza che ci deve essere nell’amore
di Dio, rispetto ai beni ed alle altre creature:
“Il Signore non tollera di trovarsi come parte tra tali cose, nel senso di essere amato alla pari con
esse: in modo che uno ponga il suo fine in Dio e nelle cose del mondo. Ma non sdegna di esser parte per
coloro che possiedono le cose del mondo in modo da non essere distolti dal culto divino” (San Tommaso,
Somma Teologica, Supplemento, Q. 40, art. 3).
Riguardo al dovere del celibato che inizia dall’ordinazione diaconale, è vero, infatti si distinguono i
diaconi permanenti (che hanno anche moglie e figli) dai diaconi transeunte, che sono quelli che poi
diventeranno Sacerdoti e che quindi hanno già da allora l’obbligo al celibato.
Tuttavia il mio articolo, non intendeva scendere così nel dettaglio sotto questo punto di vista, bensì sommariamente di parlare della castità contenuta nell’ordine sacro, indipendentemente dal suo grado (diaconato, sacerdozio, episcopato).
Riguardo al momento dell’ordinazione, anche qui, non intendevo dire che avviene il Sacramento (cioè quando
viene impresso il carattere dell’ordine sacro nell’anima dell’ordinando) nel momento in cui si sdraia. Il
mio era un riferimento a tutto il rito in generale, inclusi tutti i suoi elementi pastorali e liturgici. E
mi sembra pure, dal tenore delle mie parole, che sia abbastanza evidente questa mia intenzione.
Per l’obbligo di celebrare la Messa ogni giorno, effettivamente credevo ci fosse. Tuttavia, pur senza
obbligo dato dalla disciplina ecclesiastica (diritto canonico), se mi metto nei panni di un sacerdote,
data la sublime ed indescrivibile intimità che questi dovrebbe avere con Dio nella celebrazione del
Sacrificio Eucaristico, mi sembra ovvio che Dio gradisce molto la celebrazione quotidiana, e che ad egli
sicuramente dispiace se un Sacerdote tralasci di celebrare quotidianamente; come se il Sacerdote avesse
qualcosa di più importante da fare… (ovviamente sono esclusi i casi di coloro che sono seriamente
ammalati. Tanto Dio conosce il cuore di ognuno, le intenzioni, ecc…).
I sacerdoti santi che la storia ricorda, come ad esempio Padre Pio, celebravano quotidianamente anche se
da soli.
Per la liturgia delle ore, convieni con me che c’è l’obbligo, se non sbaglio addirittura con voto.
Circa la talare:
Abito ecclesiastico «normale» è soltanto la «talare». Così ha deciso la CEI nel marzo 1966. È
semplicemente permesso l’uso del «clergyman» con forti restrizioni: non per l’esercizio del ministero, per
la amministrazione dei Sacramenti e dei Sacramentali, per la celebrazione della santa Messa, per la
predicazione e per la scuola di religione [1]. Questa disposizione della CEI è completata dalle
indicazioni che il decreto citato dà circa il clergyman: nero o grigio ferro con il colletto detto romano.
Questo colletto, che esclude maglioni, camicie ed altro, diventa l’elemento più qualificante dell’abito
«tollerato». Alle disposizioni della CEI, il cui Decreto era stato autorizzato dalla Santa Sede, sono
tenuti i Religiosi di qualunque genere. Infine, data l’origine del citato Decreto, non esiste autorità
anche diocesana che possa sopprimerne o mutarne le norme, alterarne in qualunque maniera il disposto o
concedere che il tutto sia supplito da una minuscola crocetta all’occhiello, del tutto incapace di fare
individuare facilmente il Ministro del culto cattolico…
[1] Tale decisione è confermata dalla lettera di S.S. Giovanni Paolo II e da quella del Cardinale Vicario
Ugo Poletti in cui si ribadisce fermamente la stessa disciplina; cfr, «L’Osservatore Romano», 18-19
ottobre 1982, pp. 1, 3.
Ovviamente nel mio discorso sintetico, per “talare” intendevo la disciplina dell’abito. Quindi, se la
Chiesa consente in casi straordinari, di indossare il clergyman, esso era implicitamente incluso nella mia
definizione rapida e sintetica di “talare”, come ad intendere “abiti religiosi autorizzati, nei modi e nei
tempi consentiti”.
A mio modestissimo parere, nel caso in cui persone anche dalla levatura dei nomi da te citati, con
indifferenza, nonostante i ruoli di grandissima responsabilità che ricoprono, dovessero non rispettare le
disposizioni della Chiesa, sono in disobbedienza chiara ed evidente.
Il prete non risponde assolutamente alla chiamata: il prete sceglie se rispondere alla chiamata, la
risposta è un elemento successivo. Filosoficamente prescinde prima la scelta.
Quanto al “contratto”, invece, non mi sembra che sia proprio come dici tu. Infatti, come si può bene
evincere dalle mie parole, non intendevo affatto un “pezzo di carta controfirmato dalle parti”, ma un
accordo avente forza morale ed anche giuridica, dato che, non dimentichiamolo, esiste una netta
distinzione tra la potestà d’ordine (che si acquisisce permanentemente con l’ordine sacro) e la potestà di
giurisdizione (che la Chiesa, a seconda dei casi, e con diversi livelli, conferisce ai membri della sua
gerarchia). Potestà che rientra nel potere di legare e di sciogliere conferito dal Cristo alla sua Chiesa
ed ai suoi ministri, come ha sempre insegnato la dottrina cattolica.
Quindi, tutto l’insieme di questi poteri, elementi e doveri morali, giridici, spirituali, ecc… che
caratterizzano il rapporto tra il chierico e la Chiesa, li ho sintetizzati con il vocabolo “contratto”.
Quanto all’argomento che trattai circa la comunione con Roma della Fraternità di San Pio X, mi sembra di
ricordare che specificai che la questione era di difficile discernimento e che io non ero l’autorità
preposta a stabilirlo, non che sono in comunione. Mi ricordo solamente e fermamente che asserii, senza
ombra di dubbio, che attualmente non ci fosse alcuna eresia e che quindi i membri della Fraternità di San
Pio X abbiano mantenuto l’unità di fede, fermo restando i dubbi circa l’unità di governo e di sacramenti.
Se sei al corrente di qualche eresia commessa dai membri della Fraternità, ti prego di comunicarmela.
Su Giovanni Paolo II personalmente ho semplicemente detto che ha baciato il corano, testo satanico dove si
nega la Divinità di Nostro Signore Gesù Cristo e la Verginità di Maria, entrambi dogmi di fede Divina e
Cattolica definita. Mi sono altresì espresso con riserve mie personali circa l’errata interpretazione
dell’ecumenismo, voluta da Giovanni Paolo II che, con i suoi modi, ha di fatto equiparato tutte le
religioni al cattolicesimo, mettendo in gravissima difficoltà, se non in pericolo di vita, le migliaia di
missionari impegnati nel mondo per <> (come Gesù Cristo aveva detto
e la Chiesa sempre ribadito).
Sempre in merito alla controversa figura di Giovanni Paolo II, ho espresso dei fondatissimi e documentati
dubbi circa la sua buona fede, in merito ai trasferimenti di fondi al movimento Solidarnosc, ai fondi neri
dello IOR, alla questione pedofilia (nello specifico allo scandaloso caso del Vescovo di Boston,
astutamente celato e camuffato dallo stesso Giovanni Paolo II).
Quanto al Concilio Vaticano II, non sono mie le seguenti parole:
<>
(Discorso di Paolo VI tenuto il 12 Gennaio 1966 nell’udienza generale).
Quindi se ho delle riserve su alcune affermazioni del magistero del suddetto concilio, non è perché a me
non piacciono (non sono un protestante che interpreta la Scrittura a proprio gusto rigettando il Magistero
della Chiesa), ma perché dissonanti rispetto al Magistero precedente Definitivo, infallibile e
straordinario. (Esempio, vedi dottrina sull’ecumenismo di difficile comprensione dei documenti del
concilio rispetto a come sintetizzato nella Mortalium Animos di Pio XI).
Quindi quando dici “ignorate il Magistero di Santa Romana Chiesa” ciò che dici è falso.
Anzi, dovresti dire che rispettiamo la “gerarchia” che i diversi tipi di atti magisteriali possiedono.
A maggior ragione, quel “fate sapendo di sbagliare” è temerario. Anche se fosse come dici tu
nell’accusarmi (e non lo è), solo Dio potrebbe leggere la coscienza di chi scrive, sapendo se l’individuo
sa o non sa di sbagliare, se è conscio dell’errore. Quindi il tuo è un giudizio temerario. Pur se il
contenuto del giudizio fosse azzeccato.
Se invece, sbagliassi ma fossi in buona fede, ancora peggio, perché hai fatto un giudizio temerario sul
foro interno della mia coscienza, e che non sarebbe neppure azzeccato.
Se, peggio ancora, non sbaglio (perché mi baso sul Magistero precedente, non sul mio gusto), oltre ad
essere temerario il tuo giudizio, è anche falso e ne è falso anche il presupposto.
Infine, quanto a Don Giorgio De Capitani, gran parte dei testi contenuti nel suo sito contengono
innumerevoli dottrine dal sapore ereticale, documentabilissime.
E’ pieno. Solo per mancanza di tempo te ne cito soltanto due, in cui lo ammette lui stesso:
“Non sempre la penso come la Gerarchia ecclesiastica” ( http://www.dongiorgio.it/don.php ).
“…io sono di Sinistra. Di una Sinistra radicale che non ha trovato finora nessun partito ideale in cui
trovarmi a mio agio. Una Sinistra che mette al centro l’Essere umano e l’Universo” (ibid.). Al centro non
c’è Dio????
Dice il Signore: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua
mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti” (Mt 22,37-38).
Non dice “amerai l’universo o l’uomo sopra ogni cosa”.
Circa l’uomo, poi, dice: “E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Mt
22,39).
Simile, ma non identico (o addirittura superiore). Secondo, non primo.
Circa la tua puntualizzazione sulla Congregazione Vaticana più idonea a valutare il caso di Don Giorgio De
Capitani, posso affermare che concordo con te, ma rimango dell’idea di una pertinenza anche della CDF (per
i motivi su elencati).
Quanto alla tua affermazione: “le opinioni personali non sono mai censurabili quando espresse con
buongusto”, permettimi di dissentire da questo concetto tipicamente relativista.
Infatti, la eventuale censurabilità di una affermazione, tu la basi sul “buongusto”, io la baso sulla
verità. Tra uno che dice in malo modo una cosa vera, ed un altro che dice con gran gentilezza e buon gusto
farisaico una cosa falsa, nessuna delle due è detta bene, ma tra le due Dio ha sempre rigettato di più la
seconda, dato che Egli guarda più alla sostanza che all’apparenza:
“Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all’esterno son
belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume” (Mt 23,27).
Per concludere, infine, il mio articolo aveva solo l’intento sommario e rapido di descrivere la moralità e
l’ortodossia che dovrebbe avere un servitore di Cristo, per di più non laico ma consacrato, e che questo
don Giorgio De Capitani mostra di non avere, anzi di essere anche un grandissimo villano nelle
espressioni.
Saluti.
C.
Salve Simoncino,
come ho già specificato in altri miei interventi sul vostro sito, e come si evince dalle sporadiche mie
ultime pubblicazioni, in questo periodo ho gravi problemi personali e dunque i miei interventi sono stati
molto brevi, concisi e saltuari.
Non era mia intenzione dimostrare ignoranza in merito all’ordinazione sacerdotale, tuttavia ammetto di
essere stato molto sommario, e di non essere onnisciente.
A seguito, comunque, dell’intervento tuo mi preme dover replicare, anche se a gran fatica, alle
tue parole; non tanto a mia discolpa, quanto per chiarire precisamente delle tematiche interessanti, come
quella dell’ordinazione sacerdotale.
Riguardo ai voti, riconosco di essere stato superficiale: effettivamente, i religiosi fanno i voti
(indipendentemente dall’ordinazione sacerdotale);
nel caso dei preti, essi non fanno i voti di povertà, ecc…, tuttavia nel sacramento dell’ordine sacro, sono implicitamente contenute comunque la rinuncia alla sessualità e l’obbedienza all’autorità ecclesiastica.
Non mi è chiara la tua distinzione tra castità e “vivere celibemente”. La differenza tra religioso e
sacerdote (chierico) è che il religioso fa il voto, ma di fatto il “vivere celibemente” del chierico è
vivere in castità; quindi le due definizioni mi sembrano equivalenti.
Non sono tenuti alla povertà, come insegna anche San Tommaso d’Aquino (Dottore della Chiesa):
“Geremia apparteneva all’ordine sacerdotale. Eppure, come risulta dalla Scrittura, egli ebbe dei possessi
per diritto ereditario. Perciò i chierici possono ritenere i beni patrimoniali…
…Se così non fosse, non si vedrebbe più la differenza tra religiosi e chierici secolari”. (San Tommaso,
Somma Teologica, Supplemento, Q. 40, art. 3).
Fatto salvo, ovviamente, il dovuto distacco interiore, e la netta prevalenza che ci deve essere nell’amore
di Dio, rispetto ai beni ed alle altre creature:
“Il Signore non tollera di trovarsi come parte tra tali cose, nel senso di essere amato alla pari con
esse: in modo che uno ponga il suo fine in Dio e nelle cose del mondo. Ma non sdegna di esser parte per
coloro che possiedono le cose del mondo in modo da non essere distolti dal culto divino” (San Tommaso,
Somma Teologica, Supplemento, Q. 40, art. 3).
Riguardo al dovere del celibato che inizia dall’ordinazione diaconale, è vero, infatti si distinguono i
diaconi permanenti (che hanno anche moglie e figli) dai diaconi transeunte, che sono quelli che poi
diventeranno Sacerdoti e che quindi hanno già da allora l’obbligo al celibato.
Tuttavia il mio articolo, non intendeva scendere così nel dettaglio sotto questo punto di vista, bensì sommariamente di parlare della castità contenuta nell’ordine sacro, indipendentemente dal suo grado (diaconato, sacerdozio, episcopato).
Riguardo al momento dell’ordinazione, anche qui, non intendevo dire che avviene il Sacramento (cioè quando
viene impresso il carattere dell’ordine sacro nell’anima dell’ordinando) nel momento in cui si sdraia. Il
mio era un riferimento a tutto il rito in generale, inclusi tutti i suoi elementi pastorali e liturgici. E
mi sembra pure, dal tenore delle mie parole, che sia abbastanza evidente questa mia intenzione.
Per l’obbligo di celebrare la Messa ogni giorno, effettivamente credevo ci fosse. Tuttavia, pur senza
obbligo dato dalla disciplina ecclesiastica (diritto canonico), se mi metto nei panni di un sacerdote,
data la sublime ed indescrivibile intimità che questi dovrebbe avere con Dio nella celebrazione del
Sacrificio Eucaristico, mi sembra ovvio che Dio gradisce molto la celebrazione quotidiana, e che ad egli
sicuramente dispiace se un Sacerdote tralasci di celebrare quotidianamente; come se il Sacerdote avesse
qualcosa di più importante da fare… (ovviamente sono esclusi i casi di coloro che sono seriamente
ammalati. Tanto Dio conosce il cuore di ognuno, le intenzioni, ecc…).
I sacerdoti santi che la storia ricorda, come ad esempio Padre Pio, celebravano quotidianamente anche se
da soli.
Per la liturgia delle ore, convieni con me che c’è l’obbligo, se non sbaglio addirittura con voto.
Circa la talare:
Abito ecclesiastico «normale» è soltanto la «talare». Così ha deciso la CEI nel marzo 1966. È
semplicemente permesso l’uso del «clergyman» con forti restrizioni: non per l’esercizio del ministero, per
la amministrazione dei Sacramenti e dei Sacramentali, per la celebrazione della santa Messa, per la
predicazione e per la scuola di religione [1]. Questa disposizione della CEI è completata dalle
indicazioni che il decreto citato dà circa il clergyman: nero o grigio ferro con il colletto detto romano.
Questo colletto, che esclude maglioni, camicie ed altro, diventa l’elemento più qualificante dell’abito
«tollerato». Alle disposizioni della CEI, il cui Decreto era stato autorizzato dalla Santa Sede, sono
tenuti i Religiosi di qualunque genere. Infine, data l’origine del citato Decreto, non esiste autorità
anche diocesana che possa sopprimerne o mutarne le norme, alterarne in qualunque maniera il disposto o
concedere che il tutto sia supplito da una minuscola crocetta all’occhiello, del tutto incapace di fare
individuare facilmente il Ministro del culto cattolico…
[1] Tale decisione è confermata dalla lettera di S.S. Giovanni Paolo II e da quella del Cardinale Vicario
Ugo Poletti in cui si ribadisce fermamente la stessa disciplina; cfr, «L’Osservatore Romano», 18-19
ottobre 1982, pp. 1, 3.
Ovviamente nel mio discorso sintetico, per “talare” intendevo la disciplina dell’abito. Quindi, se la
Chiesa consente in casi straordinari, di indossare il clergyman, esso era implicitamente incluso nella mia
definizione rapida e sintetica di “talare”, come ad intendere “abiti religiosi autorizzati, nei modi e nei
tempi consentiti”.
A mio modestissimo parere, nel caso in cui persone anche dalla levatura dei nomi da te citati, con
indifferenza, nonostante i ruoli di grandissima responsabilità che ricoprono, dovessero non rispettare le
disposizioni della Chiesa, sono in disobbedienza chiara ed evidente.
Il prete non risponde assolutamente alla chiamata: il prete sceglie se rispondere alla chiamata, la
risposta è un elemento successivo. Filosoficamente prescinde prima la scelta.
Quanto al “contratto”, invece, non mi sembra che sia proprio come dici tu. Infatti, come si può bene
evincere dalle mie parole, non intendevo affatto un “pezzo di carta controfirmato dalle parti”, ma un
accordo avente forza morale ed anche giuridica, dato che, non dimentichiamolo, esiste una netta
distinzione tra la potestà d’ordine (che si acquisisce permanentemente con l’ordine sacro) e la potestà di
giurisdizione (che la Chiesa, a seconda dei casi, e con diversi livelli, conferisce ai membri della sua
gerarchia). Potestà che rientra nel potere di legare e di sciogliere conferito dal Cristo alla sua Chiesa
ed ai suoi ministri, come ha sempre insegnato la dottrina cattolica.
Quindi, tutto l’insieme di questi poteri, elementi e doveri morali, giridici, spirituali, ecc… che
caratterizzano il rapporto tra il chierico e la Chiesa, li ho sintetizzati con il vocabolo “contratto”.
Quanto all’argomento che trattai circa la comunione con Roma della Fraternità di San Pio X, mi sembra di
ricordare che specificai che la questione era di difficile discernimento e che io non ero l’autorità
preposta a stabilirlo, non che sono in comunione. Mi ricordo solamente e fermamente che asserii, senza
ombra di dubbio, che attualmente non ci fosse alcuna eresia e che quindi i membri della Fraternità di San
Pio X abbiano mantenuto l’unità di fede, fermo restando i dubbi circa l’unità di governo e di sacramenti.
Se sei al corrente di qualche eresia commessa dai membri della Fraternità, ti prego di comunicarmela.
Su Giovanni Paolo II personalmente ho semplicemente detto che ha baciato il corano, testo satanico dove si
nega la Divinità di Nostro Signore Gesù Cristo e la Verginità di Maria, entrambi dogmi di fede Divina e
Cattolica definita. Mi sono altresì espresso con riserve mie personali circa l’errata interpretazione
dell’ecumenismo, voluta da Giovanni Paolo II che, con i suoi modi, ha di fatto equiparato tutte le
religioni al cattolicesimo, mettendo in gravissima difficoltà, se non in pericolo di vita, le migliaia di
missionari impegnati nel mondo per <> (come Gesù Cristo aveva detto
e la Chiesa sempre ribadito).
Sempre in merito alla controversa figura di Giovanni Paolo II, ho espresso dei fondatissimi e documentati
dubbi circa la sua buona fede, in merito ai trasferimenti di fondi al movimento Solidarnosc, ai fondi neri
dello IOR, alla questione pedofilia (nello specifico allo scandaloso caso del Vescovo di Boston,
astutamente celato e camuffato dallo stesso Giovanni Paolo II).
Quanto al Concilio Vaticano II, non sono mie le seguenti parole:
“Vi è chi si domanda quale sia l’autorità, la qualificazione teologica, che il Concilio ha voluto
attribuire ai suoi insegnamenti, sapendo che esso ha evitato di dare definizioni dogmatiche solenni,
impegnanti l’infallibilità del magistero ecclesiastico. E la risposta è nota per chi ricorda la
dichiarazione conciliare del 6 marzo 1964, ripetuta il 16 novembre 1964: dato il carattere pastorale del
Concilio, esso ha evitato di pronunciare in modo straordinario dogmi dotati della nota di infallibilità”
(Discorso di Paolo VI tenuto il 12 Gennaio 1966 nell’udienza generale).
Quindi se ho delle riserve su alcune affermazioni del magistero del suddetto concilio, non è perché a me
non piacciono (non sono un protestante che interpreta la Scrittura a proprio gusto rigettando il Magistero
della Chiesa), ma perché dissonanti rispetto al Magistero precedente Definitivo, infallibile e
straordinario. (Esempio, vedi dottrina sull’ecumenismo di difficile comprensione dei documenti del
concilio rispetto a come sintetizzato nella Mortalium Animos di Pio XI).
Quindi quando dici “ignorate il Magistero di Santa Romana Chiesa” ciò che dici è falso.
Anzi, dovresti dire che rispettiamo la “gerarchia” che i diversi tipi di atti magisteriali possiedono.
A maggior ragione, quel “fate sapendo di sbagliare” è temerario. Anche se fosse come dici tu
nell’accusarmi (e non lo è), solo Dio potrebbe leggere la coscienza di chi scrive, sapendo se l’individuo
sa o non sa di sbagliare, se è conscio dell’errore. Quindi il tuo è un giudizio temerario. Pur se il
contenuto del giudizio fosse azzeccato.
Se invece, sbagliassi ma fossi in buona fede, ancora peggio, perché hai fatto un giudizio temerario sul
foro interno della mia coscienza, e che non sarebbe neppure azzeccato.
Se, peggio ancora, non sbaglio (perché mi baso sul Magistero precedente, non sul mio gusto), oltre ad
essere temerario il tuo giudizio, è anche falso e ne è falso anche il presupposto.
Infine, quanto a Don Giorgio De Capitani, gran parte dei testi contenuti nel suo sito contengono
innumerevoli dottrine dal sapore ereticale, documentabilissime.
E’ pieno. Solo per mancanza di tempo te ne cito soltanto due, in cui lo ammette lui stesso:
“Non sempre la penso come la Gerarchia ecclesiastica” ( http://www.dongiorgio.it/don.php ).
“…io sono di Sinistra. Di una Sinistra radicale che non ha trovato finora nessun partito ideale in cui
trovarmi a mio agio. Una Sinistra che mette al centro l’Essere umano e l’Universo” (ibid.). Al centro non
c’è Dio????
Dice il Signore: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua
mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti” (Mt 22,37-38).
Non dice “amerai l’universo o l’uomo sopra ogni cosa”.
Circa l’uomo, poi, dice: “E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Mt
22,39).
Simile, ma non identico (o addirittura superiore). Secondo, non primo.
Circa la tua puntualizzazione sulla Congregazione Vaticana più idonea a valutare il caso di Don Giorgio De
Capitani, posso affermare che concordo con te, ma rimango dell’idea di una pertinenza anche della CDF (per
i motivi su elencati).
Quanto alla tua affermazione: “le opinioni personali non sono mai censurabili quando espresse con
buongusto”, permettimi di dissentire da questo concetto tipicamente relativista.
Infatti, la eventuale censurabilità di una affermazione, tu la basi sul “buongusto”, io la baso sulla
verità. Tra uno che dice in malo modo una cosa vera, ed un altro che dice con gran gentilezza e buon gusto
farisaico una cosa falsa, nessuna delle due è detta bene, ma tra le due Dio ha sempre rigettato di più la
seconda, dato che Egli guarda più alla sostanza che all’apparenza:
“Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all’esterno son
belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume” (Mt 23,27).
Per concludere, infine, il mio articolo aveva solo l’intento sommario e rapido di descrivere la moralità e
l’ortodossia che dovrebbe avere un servitore di Cristo, per di più non laico ma consacrato, e che questo
don Giorgio De Capitani mostra di non avere, anzi di essere anche un grandissimo villano nelle
espressioni.
Saluti.
C.
Non Le nascondo, signor Carlo, che vi sia soddisfazione in me per vedere che, dopo un periodo di incomprensibile silenzio, finalmente si è incamminato sulla strada del dialogo.
La cosa crea soddisfazione perchè, come Lei ben sà, il Signore cercava il dialogo con tutti, siano essi stati i peggiori peccatori o i migliori osservanti. L’adultera così come la samaritana al pozzo di Sicar sono salve perchè c’è dialogo e da questo dialogo nasce la loro conversione. Addirittura il primo santo è quel buon ladrone che in quell’ultimo dialogo con il Signore è stato salvato.
Il dialogo non svilisce mai, non impoverisce mai e chiunque chiuda al dialogo o lo rifiuti è tanto povero quanto miope, tanto egoista quanto lontano dall’insegnamento evangelico. Per cui mi compiaccio e La ringrazio per aver risposto alla mia osservazione e non le nascondo che ero convinto che non l’avrebbe fatto. Sono contento di essermi sbagliato.
Lo avevo cominciato anche con Bruno Volpe… poi non so per quale motivo di punto in bianco lo ha interrotto. Avevo preparato una serie di domande alle quale avrei voluto trovare risposta e invece sono ancora domande aperte (se vuole può guardare nel meno appena sotto il titolo alla voce “A tu per tu co brunello” e magari provare Lei a rispondere a tali domande).
L’uso del vezzeggiativo nei miei riguardi mi fa piacere, crea un clima familiare… a me piace poco usare termini distanti quale è il Lei ma in genere nei dialoghi diretti, salvo permessi contrari, sono abituato a mantenere questa forma di rispetto.
Riguardo la distinzione tra castità e vivere celibemente, allo stato attuale non vi è alcuna distinzione, non potendo il sacerdote sposarsi ne consegue che necessariamente deve osservare la castità. Quella mia era solo una precisazione, una puntualizzazione giusto per essere fedeli ai termini ufficiali della Chiesa, dato la mia propensione alla precisione.
Mi piace poco quando dice che Dio gradisce molto la celebrazioe quotidiana, quasi la Celebrazione Eucaristica fosse un mezzo per “tenere buono” in Signore che diversamente si arrabbierebbe. La Messa è un tesoro a noi donato che serve per la nostra salvezza, per venire incontro alla nostra debolezza, che fa bene a noi, non tanto al Signore che nella Sua perfezione non necessita di qualcuno che se lo arruffiani… ma forse anche qui è stata una sua imprecisione e forse ho travisato il il senso del suo discorso.
Riguardo alla disobbedienza circa l’uso dell’abito… io valuterei attentamente ciò di cui stiamo parlando. Sebbene l’abito possa assumere connotazioni importanti non possiamo dimenticare che è sempre un segno esteriore, un mero simbolo e per di più neppure di vitale importanza. Cita bene più avanti il passo dei sepocri imbiancati… trova profondo significato in questo contesto: a poco serve che l’esteriorità sia sublime, impeccabile se poi sotto si cela putridume: un abito impeccabile serve a poco se altrettanto impeccabile non è l’animo di chi lo indossa.
Sinceramente ritengo più in chiara ed evidente disobbedienza chi contesta il Concilio Vaticano II o ignora i dettami pontifici che negano la comunione con Roma della Fraternità San Pio X che chi si limita solo a con mettere la talare.
Possiamo giocare pure sul termine sceglie o risponde circa la chiamata sacerdotale ma nella concretezza è il Signore che sceglie, è Lui che chiama e il chiamato è libero di rispondere a questa chiamata. Certo vi è una liberta che implica quindi una scelta, ma così come era formulato il suo pensiero, sembrava che la vocazione fosse cosa opzionale e il tutto si riducesse alla libera volontà dell’aspirante all’ordinazione. Tenga inoltre presente che ogni vocazione viene vagliata dalla Chiesa che è l’unica autorità chiamata a decidere sulla veridicità di una vocazione, per cui la scelta che il candidato compie è relativa.
Per quel che riguarda il contratto, non necessariamente esso deve essere un pezzo di carta e controfirmato. Quando lei va a fare la spesa e pone nel carrello la scatola di pelati, per esempio, in quel momento lei ha stipulato con il supermercato un contratto valido. Il dottor Volpe che mi sembra sia avvocato la erudirà in questo: la forma del contratto non necessariamente è quella scritta (la definizione è all’art. 1321 del codice civile e poco più avanti dovrebbero parlare anche della forma del contratto, se i miei ricordi scolastici non fanno cilecca).
Riguardo alla distinzione della potestà d’ordine da quella di giurisdizione (ci sarebbe anche la terza di magistero) la Lumen Gentium nella sua Nota esplicativa ha ben precisato che “con l’ordinazione viene conferita una partecipazione ontologica agli uffici sacri, proprio perchè consacrazione e uffici sono da considerarsi elementi complementari nell’unico potere sacro”.
Lo stesso GPII nella sua lettera ai sacerdoti nel giovedì santo del 1979 scrisse “… analizzando con atenzione i testi conciliari è chiaro che bisogna parlare di una triplice dimensione del servizio e della missione di Cristo, piuttosto che di tre funzioni diverse”. Quindi non conconrdo con Lei quando parla che vi sia una netta distinzione tra le due (che poi sone tre) potestà (ma qui ci addentriamo in un ragionamente complesso che credo annoierebbe i vari lettori).
Per quel che concerne la Fraternità San Pio X, io ricordo bello grande il titolo dell’articolo a Sua firma in cui scriveva “Don Stanzione non mente, siete voi i bugiardi” o una cosa simile. E don Stanzione affermava che i lefebvriani erano in comunione con Roma.
Quella che manca ai lefebvriani è proprio, invece l’unità di fede: il disconoscere il Vaticano II di certo non ha ripercussioni sull’unità di governo. Loro riconoscono in Benedetto XVI il primato petrino (diversamente peserebbe ancora la scomunica ora tolta) ma non riconoscono il Vaticano II… che per quanto pastorale o misero lo si voglia far apparire è e resta un Concilio della Chiesa Cattolica.
Io non ho mai detto che i lefebvriani siano eretici: io modero sempre le parole quando scrivo e non mi lascio andare ad impeti passionari fini a se stessi. Ho solo detto che non sono in comunione con Roma.
Rigurado a GPII: premetto (così rispondo anche ad una sua annotazione successiva) che ognuno di noi ha la libertà di esprimere le proprie opinioni e i propri convincimenti: se legge gli Atti degli Apostoli vedrà come davanti ad una presunta eresia non si dice: fateli tacere, ma piuttosto: se è opera del Signore prevarrà, altrimenti soccomberà. La violenza o la soppressione forzata non hanno mai portato a nulla, e la storia lo insegna. Quello che Lei intravede come relativismo in questo mio modo di vedere è in realtà libertà di pensiero: non dico che quello che dice l’altro è giusto, ma dico che se lo dice in modo civile nessuno può impedirglielo. Io cerco di soprafare chi la pensa diversamente da me non facendolo tacere con la censuna, ma facendolo tacere con la bontà e l’inataccabilità dei miei ragionamenti. Se il mio ragionamento è fondato e basato su documentazioni certe… diventa inattaccabile e quindi l’altro altro non può fare se non tacere.
Il brutto è che voi spacciate le vostre affermazioni come Magistero della Chiesa senza la benchè minima prova a suffragio delle Vostre asserzioni. Prenda ad esempio il caso degli ebrei deicidi. La Nostra Aetate dice tutt’altro eppure si continua sul Vostro sito a propugnare questa odiosa idea. Li si apostrofa come perfidi, ben sapendo spero che in latino ha tutt’altro significato… eppure non si vuole utilizzare il termine più consoso e più corrispondente a verità… questo non è professare la Vera Fede, qusto è fare demagogia e stravolgere il senso vero ed autentico del Magistero della Chiesa.
Tra l’altro ribadito da Benedetto XVI di cui portate lo stemma a fianco al titolo.
Sul fatto che GPII abbia equiparato tutte le religioni sullo stesso livello, la invito a leggere la Dominus Jesus proprio di GPII.
Circa il disocrso IOR e il vescovo di Boston… non ho visto i suoi articoli e quindi mi riserbo.
Circa il fatto che il Concilio non abbia pronunciato dogmi, bhè credo sia cosa ben nota… un concilio è un concilio, con tutta l’autorità che esso porta con se, piacente o meno.
Lei poi cita il suo diritto a contestare il Concilio Vaticano II poichè non ha definito dogmi e produce come documento incontestabile la Mortaium Animons di Pio XI che, in quanto lettera enciclica non gode di nessuna infallibilità pontificia.
Quando dico chi ignorate il Magistero di Santa Romana Chiesa dico il vero. Infatti gli insegnamenti Magisteriali non sono costituiti della sola componete dei pronunciamenti straordinari ma anche di quella dei pronunciamenti ordinari. O per cinquant’anni la Chiesa ha insegnato in modo eretico, oppure anche quegli insegnamenti sono validi.
Riguardo al “fate sapendo di sbagliare” ritengo verosimile che Le siano stati inviati i nostri articoli a riguardo (sicuramente quello sulla FSPX) e in ogni caso Volpe sà le nostre puntualizzazioni, eppure invece di rispondere o correggere il tiro, imperterriti continuate nella vostra impresa, esponendo lo stemma di Benedetto XVI ma dicendo tutto l’opposto di quanto lui afferma. Come il Signore sono a dirvi: se sbagliamo mostrateci i nostri errori, ma se diciamo il vero perchè mi percuoti?
Riguardo a don Giorgio:
– Non sempre la penso come la Gerarchia ecclesiastica
bha ci sono cose che non sono vincolate alla verità di Fede: prendi la Sindone, il papa la adora e la riconosce ma potrebbe benissimo una persona non crederci… una frase così decontestualizzata vuol dir tutto e niente
-io sono di Sinistra. Di una Sinistra radicale che non ha trovato finora nessun partito ideale in cui trovarmi a mio agio. Una Sinistra che mette al centro l’Essere umano e l’Universo
quel mettere al centro l’Universo è effettivamente un po’ inquitante, sul fatto di essere di sinistra… io guardo la concretezza dei fatti, non tanto l’etichetta che uno si appiccia addosso
Simone
ho inserito 2 volte il mio commento perché per un problema di formattazione dei caratteri del testo, mi erano state rimosse alcune citazioni.
Leggi, quindi, il secondo commento.
Saluti
C
Simone, abitualmente non sono solito inviare mail agli autori di Pontilex. Ma nel tuo caso ho fatto una piccola eccezione. E devo dire che il tuo contributo è semplicemente ottimo! Hai smontato il bellissimo castello costruito da Carletto che ora viene a scusarsi pateticamente adducendo timide giustificazioni… “No ma io forse ho sintetizzato troppo”… Oppure “Già ho sbagliato ma non era questo che volevo sottolineare” … Sembra di vedere un ragazzetto in seconda superiore (quinta ginnasio per i classicisti) che, incalzato dalle precise e chirurgiche osservazioni del docente, tentenna e si giustifica.
Grazie. Grazie. E poi ancora: grazie! 🙂
Admin assolutamente, ti sbagli di grosso. Il mio articolo, come già premesso, era molto sintetico. Non ho detto nulla di falso.
Come promesso, nonostate purtroppo i seri problemi personali (la vita è fatta anche di forti dolori), ho ritagliato un pò di tempo ed ho fornito la mia risposta. Con la massima serenità che contraddistingue il buon Cristiano, ho anche sottolineato di essere stato fin troppo sintetico e, con massima umiltà, ho ammesso la mia “superficialità”.
L’intento dell’articolo, comunque, non è assolutamente deviante. Quello che dice Simoncino è doverosa replica, a cui ho risposto un pò meno rapidamente.
Spero vogliate apprezzare, invece di denigrare, il mio gesto di umiltà ed il mio impegno nella diffusione della verità Cristiana.
Spero, inoltre, che tutti siate in pieno accordo con me, quando dico che Don Giorgio De Capitani è sovente scurrile e, la tradizione, vuole che un Prete adotti un linguaggio ben diverso.
nb: non capisco come mai l’editor di testo mi ha rimosso parti del commento, forse per un problema di formattazione o, forse, perché ho usato la sequnenza di caratteri (tutto attaccato) < > .
Boh.
Saluti
C
L’editor dei commenti consente di introdurre tag html all’interno del testo inserito. Da grande conoscitore dei markup language, dovresti sapere che i tag vengono identificati appunto perchè racchiusi tra “<" e ">” … Pertanto la ragione per cui “scompaiono” parti del testo è che tutto quanto inserito tra “minore” e “maggiore” (dette anche “angle brackets”) viene processato dal motore di WordPress come un tag HTML.
Io mi sbaglio? In che senso? Molte delle affermazioni che hai pubblicato sono state sbugiardate da Simone e da don Giorgio. Io mi sbaglio?
Pretendo pubblica rettifica sul tuo sito. Ho già segnalato certe anomalie ad un docente universitario, appartenente all’ordine dei giornalisti e molto attento agli aspetti etici del lavoro di giornalista. Quindi ti invito a rettificare IMMEDIATAMENTE le informazioni ERRATE che hai pubblicato sul tuo sito attraverso un NUOVO ARTICOLO che evidenzi i TUOI errori.
segnala segnala.! che poi ci vediamo semmai in tribunale.!
Tribunale? E chi parla di tribunali… L’etica di un giornalista non viene valutata e pesata in un tribunale…
Una delle mie insegnanti del liceo non aveva occhi, aveva dei telelaser ante litteram. Quando facevo ricorso a qualche aiutino esterno nella redazione di uno scritto, nonostante tutti i miei tentativi di camuffare l’artificio, mi sentivo puntualmente dire “questa non è farina del tuo sacco”.
SFIDO TUTTI I CREDULONI,SFIDO, TUTTI I PIU’ FURBI STUDIOSI TEOLOGI DEL MONDO A RISPOENDERE. PERCHE’ CRISTO FIGLIO DI DIO ONNIPOTENTE, SAPEVA RESUSCIATARE, SAPEVA CAMMINARE SULLE ACQUE, MA ERA IGNORANTE IN GEOGRAFIA E INVECE DI APPARIRE AGLI AMERICANI, AI CINESI ECC.ECC. A TUTTA L’UMANITA’ VISSE SOLO IN PALESTINA SU UN FAZZOLETTO DI TERRA CIRCONDATO DA QUATTRO BEDUINI IGNORANTI DI QUELL’EPOCA ABITANTI DI CAVERNE A GRATTARSI LE PALLE . MAGO PROF. SILVA, (spettacoli)
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[admin: preferiamo non rendere visibili indirizzi email]