Mentre le polemiche sul femminicidio non sembrano placarsi, mi permetto di offrire il mio contributo pubblicando un piccolo decalogo di “regole di prudenza” che, se seguite, forse forse – ma non tanto forse – permetterebbero di ridurre la piaga degli stupri (sul femminicidio il discorso è assai più complesso, anche se mi riprometto non fare altrettanto appena mi sarò documentata più completamente…):
- Se una donna dice no, è un no, non un “sì” detto sarcasticamente;
- Il fatto che una donna sia vostra moglie, fidanzata od ex non attribuisce sic et simpliciter il “diritto” di usarla;
- Non è vero che le donne “ci stanno” e che, in fondo, a loro essere prese con un po’ di forza piaccia: il tremendo concetto di via grata puellae è una grandissima bufala;
- Essere costretti a fare sesso quando non si vuole è traumatico e doloroso: pensateciNo nessuno ha il diritto di aggredire un altro;
- Chi tenta un approccio “pesante” con una donna, non si permetta poi di fare battute o commenti sui “soliti” extracomunitari che stuprano, perché s’è posto allo stesso livello;
- Dedicato agli anti-abortisti: uno stupro ti uccide dentro, essere costretta a tenere il figlio del tuo stupratore per un [a me completamente incomprensibile] senso dell’amore o istinto materno, è come ripetere la violenza. Non si può scherzare su queste cose;
- Per le madri degli accusati di stupro: vostro figlio sarà anche un santo vittima della malizia femminile, ma se l’avesse fatto a vostra figlia?
- Per quelli che “sono le donne che provocano”: se fosse successo a vostra figlia? Per favore, non dite che “io a mia figlia se si fosse andata a cercare guai gliele avrei date di santa ragione” perchè sapete benissimo che non è vero;
- Per le donne: non è colpa vostra. Mai. In nessun caso. Noi donne, checché ne dicano i “soliti noti”, siamo meritevoli di rispetto, affetto e amore. Incazzatevi con lo stupratore, mai è poi mai con voi stesse;
- Per i media: c’è la fate a proporre questi tragici casi – peraltro quasi sempre perpetrati da padri, mariti, fratelli, amici, colleghi, conoscenti – senza insinuare il dubbio che la donna “ci stesse” o abbia “concausato” il fatto?